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domenica 30 novembre 2008

Mobilitazione per far tornare l'Acqua Pubblica - Rimborsare Canoni di depurazione non dovuti

Acqua: torna pubblica a Parigi, in Italia si privatizza

"Oggi, lunedì 24 novembre, il Consiglio Comunale di Parigi approverà la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, mandando a casa 25 anni di gestione privata affidata a Veolia e Suez, le due più grandi multinazionali mondiali dell'acqua". Lo riporta Marco Bersani di Attac Italia a margine del 'Secondo Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua' che si è tenuto lo scorso weekend a Aprilia (LT). "Mentre in Italia destra di governo e opposizione moderata fanno a gara per la messa sul mercato dei servizi pubblici locali - e la sinistra spesso assiste impotente - la giunta municipale parigina osa pensare l'impensabile e praticare l'alternativa: dal 1 gennaio 2010, un ente di diritto pubblico, nel cui comitato di gestione siederanno anche i rappresentanti dei lavoratori e degli utenti, gestirà l'intero ciclo dell'acqua della città di Parigi" - aggiunge Bersani. Nei giorni scorsi a Genova l'assessora all'acqua della municipalità di Parigi, Anne Le Strat ha mostrato la delibera che il Consiglio municipale voterà oggi per non riconfermare i contratti con i due giganti privati dell'acqua, Veolia e Suez, in scadenza per fine 2009, passando ad una gestione pubblica che gestirà dalla produzione, alla distribuzione, alla tariffazione - con la municipalizzazione, la città di Parigi ha calcolato che risparmierà 30 milioni di euro l'anno, e come ha sottolineato l'assessora alla fine del suo intervento: "Se siamo riusciti a farlo noi con la presenza delle due multinazionali dell'acqua più importanti del mondo, credo propria che sia possibile ovunque" - riporta Maurizio Gubbiotti su Aprileonline. In Italia, invece, il 6 agosto scorso, il Parlamento italiano ha votato con l'appoggio dell'opposizione - e in particolare del Pd - il disegno di legge che prevede la privatizzazione dell'acqua pubblica in Italia entro il 2010. Si tratta, nello specifico, dell'articolo 23bis della legge numero 133/2008 (già decreto legge 112 - la cosidetta 'finanziaria triennale' del ministro Tremonti) che affida "il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica". Ciò al fine - afferma il decreto - "di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale". In altre parole si spalanca la via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Una legge approvata nonostante lo scorso anno siano state presentate dal 'Coordinamento nazionale per l'acqua pubblica' oltre 400mila firme per una Proposta di legge di iniziativa popolare per "la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e dispozioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico". Una proposta di legge che - come ricordava sul quotidiano 'La Repubblica' il giornalista Paolo Rumiz- è stata depositata in parlamento nel luglio 2007 ma "sia sotto il governo Prodi che sotto quello di Berlusconi non s'è trovato uno straccio di relatore, nemmeno d'opposizione, capace di esaminare e illustrare la volontà dei cittadini così massicciamente espressa". Il problema della privatizzazione dell'acqua pubblica e le iniziative per la ripubblicizzazione del servizio idrico sono state al centro anche del Forum Sociale Europeo tenutosi lo scorso settembre a Malmoe dove è nata la 'Rete europea dei movimenti per l'acqua. Ma tra le maggiori pressioni per la liberalizzaione dell'acqua pubblica vengono anche dalla Commissione Europea - dove la lobby delle multinazionali del settore sa far valere i propri interessi - sulla base dell'assunto, fondamentalmente ideologico e nella maggior parte dei casi smentito dai fatti, che la privatizzazione dei servizi pubblici garantirebbe "migliori servizi a minor costo". "Ad Aprilia, che ha ospitato il Forum, sanno bene che significa affrontare un colosso delle dimensioni della multinazionale Veolia" - riportava ieri Andrea Palladino su 'il manifesto'. Settemila ricorsi, settemila famiglie che continuano da due anni a pagare le bollette al comune, mantenendo la tariffa pubblica e respingendo le fatture di Acqualatina, la spa mista controllata dall'azienda francese. «Noi cerchiamo di far capire alle persone cosa sia la privatizzazione - ha detto Alberto De Monaco del comitato di Aprilia - partendo proprio dalle bollette che le famiglie ricevono». Di fronte ad aumenti che arrivano anche al 300% appare chiaro a tutti cosa intenda per servizio pubblico una società privata, con sede a migliaia di chilometri" - concludeva Palladino. Il 'Secondo Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua', che si è tenuto lo scorso weekend, ha inteso perciò riportare all'attenzione il problema della privatizzazione e rilanciare le mobilitazioni territoriali e di una forte vertenza nazionale che consenta il rafforzamento delle lotte territoriali e la riapertura di una capacità di incidere sull'agenda politica nazionale per aprire la strada alla legge di iniziativa popolare.

Erano agguerriti i sindaci e gli assessori riuniti a Roma il 21 novembre nella sala della Pace della Provincia per dar vita alla costituzione del Coordinamento nazionale degli enti locali per l'acqua pubblica. Rappresentano centinaia di migliaia di cittadini che da Castellammare di Stabia ad Aprilia, città dove si è dato appuntamento il Secondo Forum italiano dei movimenti per l'acqua (22-23 novembre), dall'agrigentino all'area dell'astigiano, formano comitati civici e aprono vertenze sul territorio per contrastare il passo all'incedere della privatizzazione del servizio idrico. Così il conflitto sull'acqua in Italia comincia a mostrare proporzioni rilevanti ed implicazioni inedite. L'oggetto della contestazione e della mobilitazione straordinaria è un articolo, il 23bis, inserito come modifica apportata in sede di conversione al decreto legge 25 giugno 2008 n. 112, e approvato dalla Camera il 5 agosto scorso (legge 133/2008). La norma in questione se da un lato ribadisce il regime di proprietà pubblica delle reti, dall'altro conferma la possibilità di affidamento a soggetti privati della gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, nel cui quadro è fatto rientrare il servizio idrico, introducendo l'obbligo del ricorso in via ordinaria alla procedura di evidenza pubblica. D'altro canto, si prescrive che le concessioni rilasciate non mediante gara cessino entro il 31 dicembre del 2010. Viene infine ad essere sottoposta a condizioni restrittive, anche se fatta salva, la possibilità di affidamenti diretti a favore di società in house, cioè a capitale totalmente pubblico. In sostanza, nel nuovo contesto normativo predisposto dal governo diventa più difficile contenere e limitare il processo di privatizzazione in corso che ha preso le mosse a partire dalla legge Galli del 1994. Ma l'opposizione, fuori dalle aule parlamentari, non si placa e tende a compattarsi coinvolgendo vari soggetti, per giunta assumendo diversi profili ed iniziative. Tre Regioni, Piemonte, Liguria e Emilia Romagna hanno impugnato per incostituzionalità l'art. 23 bis. Nei prossimi mesi è atteso lo svolgimento del referendum promosso da ben 144 comuni della Lombardia per l'abrogazione di alcuni articoli della legge regionale 18/2006 grazie a cui si è stabilita la consegna ai privati dell'erogazione dell'acqua. Nella zona di Latina, gli abitanti contro le superbollette imposte da Acqualatina, controllata per il 49% dalla multinazionale francese Veolia, moltiplicano i loro sforzi per evitare gli esosi aumenti e denunciare l'illegittimo distacco dei contatori. Nello stesso tempo, in Sicilia, i sindaci della provincia di Agrigento si coalizzano per rescindere il contratto con la Girgenti Acque Spa, responsabile di gravi disservizi, e fanno fronte comune con le associazioni di base onde impedire che la società privata imposta dal commissario ad acta della Regione s'impossessi dell'acquedotto. Il baricentro di questa radicata protesta consiste nella proclamazione del principio che l'acqua è un bene comune nonché diritto inalienabile e inviolabile di ogni persona. Deve perciò ritornare interamente nelle mani dell'autorità pubblica, seguendo l'esempio di Parigi, che si appresta a ristabilire la gestione municipale del servizio idrico, togliendola a Suez e Veolia, i due più importanti operatori privati del settore esistenti al mondo. Quello che si chiede, insomma, è una gestione razionale, solidale e non speculativa delle risorsa acqua che deve essere sottratta alla logica del mercato. Sotto l'egida del profitto, come dimostrano gli studi di Water remunicipalisation tracker, le tariffe vengono gonfiate, cresce inefficienza e obsolescenza dei servizi. A rimetterci è l'utenza, soprattutto la parte della popolazione con minor reddito. Nel 2007 le famiglie italiane, secondo un dossier dell'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, hanno speso in media circa 230 euro in più, mentre l'Istat, nel rapporto sullo stato degli acquedotti 2008, segnala un regresso nella capacità di distribuzione della rete idrica confrontata con i livelli del 1999. Sicché il "business dell'acqua" non produce miglioramento ed efficienza ma evidenzia vizi congeniti e spreco di denaro. Avvantaggia pochi manager e alimenta inutili e costose consulenze tecniche. Inoltre, di frequente i grandi gruppi agiscono con condotte illecite per falsare e distorcere il meccanismo concorrenziale, cosa che ha portato l'Antitrust ad applicare pesanti sanzioni pecuniarie nei riguardi di Acea spa e Suez Environnement S.A. Il sistema di privatizzazione dell'acqua sembra dunque irrimediabilmente entrare in rotta di collisione con l'interesse generale di molte comunità italiane che rivendicano, a giusto titolo, il primato del pubblico, vicino ai bisogni fondamentali dei cittadini senza distinzione di censo. (Carlo Lavalle)



Lunedì sera, Consiglio Comunale di Sciacca. All’ordine del giorno, tra le altre questioni, ce n’era una particolarmente a noi de L’ALTRASCIACCA cara: i canoni di depurazione. Finalmente se n’è parlato anche nel civico consesso ed era ora, dopo ben sei settimane dalla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale n.335/2008. Sei settimane in cui noi abbiamo cercato di sostituirci a chi doveva far chiarezza e fornire le giuste indicazioni ai cittadini che, in mancanze delle quali o in presenza di messaggi fuorvianti, potrebbero continuare a pagare ingiustamente quanto non più dovuto. E molti lo stanno facendo.
Ruolo importante di “supplenza” svolto dalle associazioni, come la nostra, in merito alla questione, riconosciuto pubblicamente dai Consigliere Giuseppe Bono e Paolo Mandracchia e stigmatizzato invece negativamente da altri, quasi come se la nostra fosse stata una vera e propria azione di disturbo della quiete pubblica.
Ci aspettavamo tanto dalla seduta consiliare del 24 Novembre (e lo avevamo anche scritto) ma quello che è avvenuto nel pubblico dibattito di ieri sera ha dell’incredibile, dello stupefacente, dell’incomprensibile.Certo, la mozione approvata ieri chiede di fatto un atteggiamento maggiormente deciso, ma il messaggio finale che comunque nel complessivo è scaturito è quello di un ingiustificabile “incertezza” dell’amministrazione comunale, certamente più “fuorviante” degli interventi delle associazioni in proposito nell’ultimo periodo. Tutto ciò va nella direzione esattamente opposta alla chiarezza.
Invece di entrare nel merito della questione e degli inoppugnabili dati di certezza circa la RETROATTIVITA’ degli effetti della sentenza, e di conseguenza del diritto dei cittadini di vedersi rimborsati i canoni pagati “irragionevolmente” negli ultimi dieci anni (per i quali si aspettano ancora altri “pareri”) si è voluto far trapelare quell’incertezza, mista a non chiarezza o, peggio ancora, disinformazione nei confronti dei contribuenti.
Se tutto ciò non bastasse, il Sindaco e i consiglieri Comunali tutti, hanno approvato una mozione d’indirizzo sulla legittimità del diritto dei cittadini a NON PAGARE quello che è stato dichiarato ILLEGITTIMO, cioè i canoni di depurazione nelle bollette in scadenza.
Grazie, grazie ed ancora grazie per essere arrivati ad una tale e articolata conclusione che ratifica un diritto SACROSANTO sancito dalla Legge, cioè quello di non pagare un corrispettivo di un servizio non goduto. Ci rammarichiamo ancora una volta che la maggioranza dei Consiglieri (tranne il Consigliere Paolo Mandracchia) non si sia posto il problema di chiedere all’EAS la restituzione dei soldi dei cittadini incassati e non riversati o di chiedere il conguaglio con i crediti per oltre SEI MILIONI DI EURO vantati dal nostro Comune e a tutt’oggi non restituiti.
Si è preferito, ancora una volta, far finta di nulla e considerare l’EAS (questo si che è scandaloso) un’ente in regolare attività anziché un’ente in LIQUIDAZIONE avanzata, arrivando a sostenere che i soldi eventualmente pagati oggi, per canoni di depurazione, saranno “conguagliati” nella prossima bolletta. Scusate, ma se dal 27 maggio 2008 è subentrata all’EAS la Girgenti Acque S.p.A., ci sarà una prossima bolletta EAS ?Noi crediamo di NO e per questo motivo non riusciamo a comprendere quale ragionamento trasversale abbiano fatto i nostri rappresentanti istituzionali per giungere ad una tale conclusione.
Non è bastata la chiarezza della sentenza n. 335/2008 della Corte Costituzionale, né il parere di una miriade di avvocati che si sono espressi CHIARAMENTE sulla retroattività, né le decine diautorevoli Associazioni di Consumatori che hanno promosso, come Noi, moduli per la richiesta di rimborso, né, infine, centinaia di Enti Locali che stanno già predisponendo la restituzione dei canoni pagati illegalmente.
Non fare chiarezza giova a qualcuno ? Trincerarsi dietro ad una nota (non parere) dell’ANCI (istituzione di parte) e proficuo ? o semplicemente dobbiamo dire : C’E’ PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENT……CAPIRE ?
Ai cittadini il giudizio . (http://www.laltrasciacca.it/)




Difendere i Beni Comuni come l'acqua è una battaglia a cui nessuno può e deve rinunciare, è fondamentale per il nostro futuro di cittadini e di essere umani, per le nostre tasche... rimborsare i canoni di depurazione è un altro diritto sancito dalla Legge, è un istanza retroattiva e dalle ultime bollette siamo in diritto di detrarre le quote di depurazione ancora erroneamnete riportate, questa sentenza ha valenza nazionale e riguarda tutti i Comuni di Italia che non hanno gli impianti di depurazione.... l'Acqua deve tornare in mano Pubblica, non ha senso privatizzare un bene comune, fare arricchire poche multinazionali ed essere costretti a pagare per bere dalle nostre fonti e dalle nostre risorse idriche... ACQUA PUBBLICA: PER TUTTI, DI TUTTI


Nel 2000 la Bechtel Corporation di San Francisco, con l'appoggio della Banca Mondiale che aveva promesso un prestito alla Bolivia, ottenne dal governo boliviano la privatizzazione di tutte le risorse idriche di Cochabamba, la terza città del paese.E' una storia che può avvenire anche da noi...anzi...stà già avvenendo!

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