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giovedì 30 aprile 2009

Scandalo alla banca del cordone ombelicale di Sciacca

(AGI) - Agrigento, 30 apr. - Scoperte dalla Guardia di finanza aggiudicazioni pilotate negli approvvigionamenti di materiali e strumentazioni in uso alla Banca del Cordone 0mbelicale dell'Ospedale di Sciacca (Agrigento), al secondo posto a livello mondiale per numero di cordoni ombelicali raccolti.
Turbata liberta' degli incanti e truffa aggravata i reati contestati. Segnalati alla Corte dei conti possibili danni erariali per oltre 15 milioni di euro.

Indagine parallela della GdF e della Procura della Repubblica di Sciacca. Appalti pilotati e danni erariali per oltre 15 milioni. Si faceva, tra l'altro, ricorso spasmodico alle procedure d'urgenza per evitare gare e trattative private.

Emerse numerose omissioni inerenti la lavorazione del sangue contenuto nel cordone ombelicale donato dalle madri all'atto del parto.LE FOTO.

Altro "colpo" della Guardia di Finanza che ha scoperto gravi irregolarità nelle procedure di acquisti di materiali e strumentazioni in uso alla Banca del Cordone Ombelicale dell'Ospedale di Sciacca (Ag) che ha vantato il secondo posto a livello mondiale per numero di cordoni ombelicali raccolti nel periodo tra il 1999 e il 2006.

Altro pessimo segnale di una sanità malata gravemente. Ecco il metodo: in virtù di borse di studio e finanziamenti per partecipazione a convegni concesse da società operanti nel settore medico-farmaceutico , venivano, infatti, "pilotate" a favore di queste ultime le aggiudicazioni delle forniture di materiali e strumentazioni, grazie a preventivi accordi sulla redazione dei capitolati di gara ed allo spasmodico ricorso a procedure d'urgenza che consentivano di evitare il ricorso a gare e trattative private.

Turbata libertà degli incanti e truffa aggravata i reati contestati dagli inquirenti. Segnalati alla Corte dei Conti possibili danni erariali per oltre 15 milioni di euro. E non solo: da un'indagine parallela coordinata dalla magistratura inquirente della procura della repubblica di Sciacca, sono emerse numerose omissioni inerenti la lavorazione del sangue contenuto nel cordone ombelicale donato dalle madri all'atto del parto.

Già nel corso anno 2008 le indagini avevano permesso la scoperta di numerose anomalie nella gestione degli appalti che spesso avrebbero visto il ricorso a trattative private in regime d'urgenza con ditte indicate dal responsabile dell'unità operativa al cui interno opera la banca del cordone ombelicale, nonché anomalie riguardanti i quantitativi, assolutamente sproporzionati, di acquisti di reagenti e reattivi per la tipizzazione delle sacche di sangue cordonale rispetto alle sacche effettivamente tipizzate e pubblicate sulle banche dati mondiali che permettono il collegamento tra i soggetti che hanno bisogno di trapianto e coloro che detengono unità di sangue cordonale.

L'approfondimento delle investigazioni, che ha comportato l'analisi e la ricostruzione degli acquisti effettuati presso l'unità operativa di medicina trasfusionale e microcitemia, per quanto attiene a reagenti e sacche per la raccolta del sangue, dal 1999 ad oggi, ha permesso di ipotizzare un quadro situazionale caratterizzato da una gestione personalistica ed al di fuori di ogni regola di buona amministrazione e cura del bene pubblico da parte del direttore di tale unità che, tra l'altro violando anche le disposizioni interne dell'azienda ospedaliera, avrebbe concordato l'aggiudicazione delle forniture a ditte di suo gradimento con le quali aveva stabilito preventivamente le caratteristiche e le modalità delle forniture che, proprio per tale ragione, sovente non sarebbero transitate per la farmacia.

Oltre a tali gravi violazioni nella gestione degli appalti, peraltro ormai divenute routinarie nella condotta degli indagati, nel corso delle investigazioni sono emerse irregolarità di diversa natura che, per tipologia e diffusione, sono risultate di gran lunga più allarmanti da un punto di vista sociale rispetto alle prime sopra descritte. Difatti, da un'articolata e parallela attività d'indagine, accuratamente coordinata dalla magistratura inquirente della procura della repubblica di Sciacca, sono emerse numerose omissioni inerenti la lavorazione del sangue contenuto nel cordone ombelicale donato dalle madri all'atto del parto.

Le cellule staminali presenti nel cordone ombelicale, di tipo pluripotenti non ancora differenziate, hanno la capacità teorica, se impiantate in un organo, di differenziarsi e svilupparsi come quell'organo, ovvero, in caso ad esempio di soggetto affetto da leucemia, di essere trapiantate nel midollo osseo malato e permettere a quest'ultimo di rigenerarsi e riprendere a riprodurre sangue nuovo.

Ovviamente perché si possa procedere a questo tipo di trapianto c'è bisogno che vengano effettuati numerosi controlli sia finalizzati all'individuazione del codice genetico delle cellule staminali, in quanto laddove un malato di midollo avesse bisogno di un trapianto si deve preventivamente classificare il suo codice genetico e lo si deve confrontare con quello dei cordoni ombelicali raccolti e conservati, sia di natura immunologica, finalizzati a verificare che il donatore non abbia patologie infettive come Hiv, epatite B e C, sifilide, ecc., che potrebbero infettare il paziente che riceve il trapianto ponendone a serio rischio la stessa sopravvivenza.

Gli obblighi inerenti tali ultimi esami, vista l'importanza e l'imprescindibilità degli stessi, sono stati nel tempo cristallizzati in varie disposizioni normative nazionali e regionali ed in protocolli operativi valevoli per tutti i soggetti operanti nel delicato settore della manipolazione del sangue, dei suoi componenti e derivati.

Dall'attività condotta dalle Fiamme Gialle Saccensi, confortata anche da numerosi elementi di riscontro, è emerso un inquietante quadro della situazione della banca del cordone ombelicale di sciacca, che si ricorda essere considerata prima in europa e la seconda nel mondo come importanza, nella quale molti esami obbligatori sulle sacche raccolte non venivano effettuati tra cui anche i previsti esami immunologici da compiere a 6/12 mesi dalla donazione sia sulla madre che sul bambino il cui sangue cordonale viene donato e dai quali si potrebbero evidenziare patologie infettive manifestatesi successivamente alla donazione e non rilevate a quel momento perché in incubazione, come nel caso dell'aids ovvero dell'epatite B e C, ecc..

La banca del sangue dell'Ospedale di Sciacca è al secondo posto a livello mondiale per numero di cordoni ombelicali raccolti.

Le indagini svolte dalle fiamme gialle, che hanno riguardato la gestione della Banca del Cordone Ombelicale di Sciacca (AG) dal 1999 al 2006, hanno consentito di accertare l'esistenza di rapporti "privilegiati" tra i responsabili della Banca del Cordone e talune società operanti nel settore medico-farmaceutico , basato su un inquietante meccanismo di "do ut des" in base al quale, a fronte della concessione di borse di studio e finanziamenti per partecipazioni a convegni da parte delle società coinvolte, venivano "pilotate" a favore di queste ultime le aggiudicazioni delle forniture di presidi medici e strumentazioni in uso alla Banca del Cordone, grazie a preventivi accordi sulla redazione dei capitolati di gara nonché grazie allo spasmodico ricorso a procedure d'urgenza che consentivano di evitare il ricorso alle gare.

Turbata libertà degli incanti e truffa aggravata i reati contestati ai responsabili dagli inquirenti.

Per i responsabili è stato già richiesto, nei giorni scorsi, il rinvio a giudizio da parte dei magistrati della Procura della Repubblica di Sciacca.

Rilevati e segnalati, inoltre, alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Palermo possibili danni all'erario per oltre 15 milioni di euro, derivanti dai fatti illeciti e da ulteriori gravi irregolarità accertate nel corso delle indagini delle fiamme gialle.


mercoledì 29 aprile 2009

In Sicilia la crisi non esiste. L'ARS non frena le spese, anzi...

Bilancio del Parlamento siciliano: voto unanime in pochi minuti come sempre. Altro che risparmi, crescono i costi.

Se avessero potuto, avrebbero fatto tutto a porte chiuse, ma non possono e sono stati costretti ad esaminare il bilancio nel corso di una seduta a Sala D’Ercole. Naturalmente hanno ridotto i danni al minimo indispensabile: lunedì, senza preavviso (per la stampa) e pochi minuti, giusto quanto serve per l’escussione delle varie voci. La consuetudini di riservatezza sono state rispettate. E con esse l’assoluzione plenaria che i deputati si concedono ogni anno, approvando ciò che ritengono si debba spendere per tenere in piedi l’attività parlamentare in Sicilia.

Nonostante la cura con cui il blitz di bilancio viene ogni anno preparato non si può fare a meno di diffondere notizie sulle cifre che si spendono e sulla stessa entità dei cosiddetti costi della politica. Sicché, dopo avere letto per mesi, ciò che il presidente dell’Assemblea sostiene, che sono stati eliminati gli sprechi e sono diminuite le spese, si scopre che è esattamente il contrario: le spese sono aumentate e considerevolmente, e che la storiella delle maggiori spese per la manutenzione di Palazzo dei Normanni è una favoletta.

La valanga di euro che si spende ogni anno per stipendi e vitalizi a favore dei parlamentari e del personale (funzionari) seppellisce ogni altra voce.

Ma ciò che impressiona è la faccia tosta: nonostante l’incremento dei vitalizi per gli ex deputati, si mantengono in vita regalie che hanno fatto gridare allo scandalo da alcuni anni a questa parte, come l’aggiornamento politico e culturale degli ex deputati, che costa ai contribuenti 1,8 milioni di euro. Una cifra che non manda in bolletta certo il Palazzo ma che sul piano dell’etica politica con il lustro di luna che c’è in giro e i richiami al risparmio, grida vendetta.

Se non si può rinunciare all’arrotondamento del lauto vitalizio, figuriamoci per il resto. Altro alibi da cestinare velocemente: i guai arriverebbero dallo scioglimento anticipato dell’Assemblea che avrebbe spiazzato il ragioniere del Palazzo. Ma le regole che regalano quattrini a chi deve lasciare lo scanno di deputato in anticipo chi le fa?

Cambiate le regole invece che battervi il petto, contriti, facendo finta di essere dispiaciuti. C’è un’altra voce, inedita, su cui vale la pena di riflettere per giudicare la volontà di mettere a posto i conti, più volte sbandierata dal presidente dell’Assemblea, Francesco Cascio, imprudentemente: è l’indennità di risultato ai funzionari, per la quale sono stati stanziati due milioni di euro. Anche qui, come per i vitalizi degli ex deputati, c’è da inorridire per la sfacciataggine: gli stipendi da capogiro (con un aumento di 34 milioni di euro per l’anno in corso) – in alcuni casi dieci volte più alti di un funzionario statale – non sembrano appagare i destinatari.

E così arrivano gli incentivi per i risultati. Quali risultati? E chi li esamina i risultati? I deputati del consiglio di Presidenza, il Presidente? O gli stessi destinatari delle indennità? Non lo sappiamo, così come non sappiamo tante altre cose, perché il bilancio – così come viene formulato - non rivela un bel nulla e ciò su cui stiamo discettando è soltanto la “schiuma”.

Avremmo voluto dirvi quanti soldi arrivano agli ex deputati, quanti ai deputati in carica; avremmo anche avuto la necessità di darvi notizia sui costi degli stipendi al personale (funzionari) . Niente di tutto questo.

Le voci del bilancio interno sono generiche e non permettono di dedurre correttamente l’entità degli emolumenti concessi. E questo fa capire poco o niente. Possiamo sapere che i costi per la bouvette sono aumentati in modo notevole, che sono previste risorse per i corsi di lingua ed informatica per i deputati (sarebbe utile conoscere i nomi di coloro che lo frequentano) ; che la voglia di risparmia dell’Assemblea è stata frustrata dai bisogni, perché bene che andasse le cifre sono rimaste invariate per alcune voci, mentre è cresciuta la spesa complessiva di Palazzo dei Normanni per 3,7 milioni di euro.

Tutto questo, è bene ricordarlo, è stato approvato all’unanimità dai deputati presenti. Ma, virtualmente, anche dagli assenti, perché volendo qualunque deputato avrebbe potuto, e dovuto, partecipare alla seduta, chiedere conto e ragione delle voci di bilancio ed esprimere alla fine il proprio voto.


Approvato il bilancio interno dell'Assemblea regionale. Rispetto al 2008 l'Ars costerà 3 milioni e 700 mila euro in più.

Gestire la cosa pubblica si sa, è un onere gravoso, che impegna mentalmente e fisicamente ogni esponente politico che si trova eletto nelle stanze dei bottoni, da quella più piccola come può essere quella di un Comune di pochi abitanti, a quella più grande, rappresentata in questo caso dalle massime cariche dello Stato. Resta da capire chi paga concretamente questi oneri e quanto pesano questi contributi. Nel caso dell'Assemblea regionale siciliana pesano tanto sulle spalle dei contribuenti e questo peso è destinato ad aumentare così come si può dedurre dai 3 milioni e 700 mila euro di aumento del bilancio interno all'Ars, approvato ieri con un voto all'unanimità. In parole povere l'Assemblea costerà 166 milioni e 200 mila euro e la quasi totalità dei finanziamenti per coprire queste spese arriverà dalla Regione.

Ma andiamo nel dettaglio a vedere cosa coprono queste spese e soprattutto quanto è stato l'incremento, o il decremento, rispetto allo scorso anno. Naturalmente abbiamo l'indennità, la diaria e i rimborsi ai deputati che rimangono invariati rispetto al 2008: per coprire queste spese basteranno solamente 21,9 milioni di euro. Invariata anche la cifra destinata alle spese di rappresentanza: 840 mila euro erano l'anno scorso e tali rimarranno anche quest'anno. Aumentano, però, le spese per le retribuzioni ai funzionari che nel 2009 toccheranno quota 33,8 milioni; 1,3 in più rispetto ai dodici mesi appena trascorsi. L'aumento più importante riguarda la spesa per il personale in quiescenza che cresce di 4 milioni rispetto al 2008 attestandosi sui 41,7 milioni di euro.

Tra gli aumenti più curiosi ecco 1 milione e 800 mila euro in più per l'aggiornamento politico culturale dei deputati non rieletti e 60 mila euro in più da destinare a caffetteria e servizi di ristoro. La spesa sale così da 490 a 550 mila euro. Decremento invece per le spese relative a servizi e attrezzature informatiche (256 mila euro in meno); infermeria e visite fiscali (20 mila euro in meno) e acquisto di giornali e riviste (125 mila euro in meno). Le nuove voci di spesa riguardano invece l'indennità di risultato ai funzionari per cui saranno previsti 2 milioni di euro e l'assicurazione contro gli infortuni del personale a cui saranno destinati 350 mila euro.

martedì 28 aprile 2009

Si allarga l'inchiesta sull'acqua. Uno scandalo dietro l'altro

A breve la chiusura dell'intera inchiesta sulla gestione del servizio idrico

All'inizio si indagava solo sulle ipotesi di abuso d'ufficio e di truffa aggravata nell'ambito dell'erogazione di un servizio pubblico. Oggi l'inchiesta sulla gestione del servizio idrico in provincia di Frosinone si arricchisce di ulteriori elementi tanto che gli agenti della Guardia di Finanza di Frosinone, comandati dal colonnello Giancostabile Salato, cui la procura di Frosinone ha delegato l'attività investigativa, stanno lavorando anche su due nuovi filoni di indagine: frode nelle pubbliche forniture e occultamento e distruzione di documenti. Allo scopo nei giorni scorsi le fiamme gialle hanno effettuato nuovi accessi negli uffici di Acea Ato 5 a Frosinone, ma anche in quelli del gruppo a Roma, acquisendo documentazione ritenuta di grande interesse investigativo. Altri avvisi di garanzia sarebbero partiti in questi giorni. Una piega ulteriore dell'inchiesta emersa dall'esame della montagna di carte passate al setaccio in questi mesi dalla Finanza. L'indagine, si ricorderà, nel suo complesso, ha preso le mosse dalle denunce di diversi utenti di Acea Ato 5 che lamentavano aumenti tariffari spropositati. Al termine di una prima fase di indagini che ha, tra l'altro, riguardato il riconoscimento ad Acea Ato 5 dei maggiori costi operativi per il triennio 2003/2005 e la illegittima retroapplicazione della nuova tariffa idrica integrata per i consumi dell'anno 2006, le fiamme gialle hanno contestato al gestore la responsabilità di un ingente danno finanziario procurato a tutti gli abitanti della provincia di Frosinone con le bollette gonfiate con tariffe ritenute dagi inquirenti illegali. L'attivismo della Guardia di Finanza sul fronte investigativo ha portato ad aprire una finestra anche sul sistema di reclutamento del personale all'interno di Acea Ato5. Gli uomini del colonnello Salato hanno acquisito anche in questo caso importante documentazione che è allo studio degli inquirenti. Al momento su questo punto non vi sarebbe, però, alcuna ipotesi avanzata dagli investigatori. Sul fronte difensivo Acea Ato 5 ha sempre respinto le accuse ritenendo di aver sempre operato nell'ambito del dettato normativo e mai in violazione della legge. Il collegio difensivo, del quale secondo indiscrezioni fanno parte nomi di grido dell'avvocatura quali Carlo Taormina, che tra l'altro ieri era a Frosinone, e Giulia Buongiorno, si sta già organizzando e avrebbe formulato i primi atti. Tutto in attesa della conclusione dell'inchiesta che, comunque, non è lontana dalla chiusura dal momento che in procura contano di mettere la parola fine sul tutto per l'estate, a luglio segnatamente.

lunedì 27 aprile 2009

Grandi Opere? Prima completiamo quelle ferme da decenni


Fa quasi sorridere sentir parlare di PONTE SULLO STRETTO quando in Sicilia non ci sono strade per raggiungerlo. Fanno lo stesso effetto, in provincia di Agrigento, le voci su nuovo AEROPORTO quando nella stessa non esiste una strada a due corsie per senso di marcia. A Sciacca poi fa strano un TEATRO (IL SAMONA’) da 500 posti a sedere mentre in città non esiste più una strada degna di essere chiamata con questo nome.

Si fa un gran parlare di GRANDI OPERE, trascurando quelle che alla gente interessano davvero, ovvero le OPERE ESSENZIALI. Quelle opere che tutti vogliono e lo direbbero a gran voce, se solo venissero interpellati. Quelle opere che rendono, principalmente, una città, una Provincia e una Regione, VIVIBILE, ancor prima che turistica.

E così, vengono favoriti insediamenti turistici di lusso quando tutt’intorno è TERRA BRUCIATA. Da Sciacca, paradossalmente, si fa prima ad arrivare a Roma (prendendo l’aereo da Palermo) piuttosto che raggiungere Catania. E da TERZO POLO TURISTICO , senza accorgersene, si rischia d’essere scambiati per TERZO MONDO TURISTICO, per TERRA DI CONQUISTA, laddove tutto è permesso, laddove la gente viene spesso sfruttata come sfruttate sono le loro risorse. Quello stesso TERZO MONDO che spesso identifichiamo con la vicina AFRICA ma che invece, forse, ci appartiene più di quanto immaginiamo. E riflettendoci non siamo poi così tanto distanti: ALBERGHI DI LUSSO e GRANDI STRUTTURE, all’esterno delle quali le strade sono fatiscenti. Quelle che si trovano, spesso sono pure dissestate. Degrado diffuso ma grandi CATTEDRALI NEL DESERTO. Quelle non possono e non devono mancare, laddove la megalomania serve pure a distrarre la gente, che vive di stenti.

Mentre siamo distratti dalle nostre manie di grandezza, trascurando ciò che veramente potrebbe garantire il necessario sviluppo del nostro territorio, ovvero le infrastrutture, trasferiamo i nostri “turisti” lontano dai centri abitati, non favorendo le visite nelle nostra città, a meno che non la si voglia visitare da un elicottero, e dall’alto sembra pure bella ed ordinata.

Forse dovremmo cominciare a smetterla di pensare in GRANDE, parlando anche di GRANDI OPERE, e cominciare a realizzare, invece, l’ESSENZIALE.

domenica 26 aprile 2009

La politica fa ACQUA da tutte le parti

Speriamo di sbagliarci ma l’acqua che, in questi giorni, vediamo trasudare dai pori della politica locale non sembra essere proprio la stessa acqua che a noi de L’ALTRASCIACCA sta tanto a cuore e per cui ci siamo tanto battuti. Nella spasmodica ricerca di un’alleanza che permetta, ai vari antagonisti, la vittoria alle prossime elezioni di Giugno, tutti stanno trascurando una componente essenziale, ovvero: I PROGRAMMI. Sembra quasi che l’intento generale sia quello di conquistare solamente una poltrona piuttosto che quello di rimboccarsi le maniche e tentare di risollevare le sorti di una città, mai vista così in basso. Lo ripetiamo, speriamo di sbagliarci, ma ci auguriamo di finirla di assistere a grandi e piccole manovre, ad alleanze più o meno vincenti e, sulla carta, “per il bene della città” e cominciare a sentire, finalmente, parlare di PROGRAMMI. Questi, a loro volta, non possono prescindere dall’elemento ACQUA.

Il 6 Febbraio, nel formare il Comitato civico SCIACCA PER L’ACQUA abbiamo rivolto l’invito a tutti, ma proprio tutti, a farne parte attiva. L’invito era ovviamente rivolto anche a tutti gli schieramenti politici.

Ebbene, hanno risposto ed aderito: IDV, VERDI, PD e PRC. Sembra quasi che l’argomento interessi solo a loro. A dire il vero, non è che questi abbiano fatto chissà che cosa per invitare la gente a firmare la petizione per l’acqua pubblica a Sciacca (attualmente in corso - su www.sciaccaperlacqua.eu l’elenco degli esercizi pubblici dove è possibile ancora sottoscriverla) ma quantomeno hanno aderito e quindi crediamo che la pensino come noi. E gli altri? Da che parte stanno? Dove sono: PDL, UDC ed MPA? Saranno in altre faccende affaccendati… e l’acqua? A che posto la mettiamo?

Rinnoviamo l’invito a tutta la politica locale all’adesione a questo progetto, largamente condiviso dalla maggioranza dei saccensi, che ponga in primo piano la ripubblicizzazione del servizio idrico in provincia e nella città di Sciacca, attraverso obiettivi precisi da attuare in consiglio comunale e presso l’Ato Idrico. E’ stato fatto, a suo tempo, un errore ma si torni subito indietro, principalmente a Sciacca. Che non si pensi di parlare di “bene della città” o di “futuro” della stessa senza impegnarsi “seriamente” contro la privatizzazione dell’acqua favorendo, di fatto, gli interessi di pochi, magari di qualche uomo politico o di qualche partito, mascherato o no da lista civica.
www.laltrasciacca.it

sabato 25 aprile 2009

E ti vengo a cercare...

E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo oramai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza

venerdì 24 aprile 2009

Il conflitto tra satira e informazione

Dalla puntata di Annozero del 16-04-2009: Travaglio e la comica F.Fornario





Sabina Guzzanti a AnnoZero del 16 Aprile 2009.

La Guzzanti ha indossato la toga per sovlgere la pubblica accusa contro Vauro, accusato di essere incorso in un vero e proprio "conflitto di interessi". Infatti è stato talmente stupido di andare contro i suoi stessi interessi, facendosi cacciare.
Un'altra battuta delle sue l'attrice l'ha riservata a Mediaset. "La televisione - ha detto - ha insegnato agli italiani a parlare. Mediaset ha fatto un passo avanti: ha insegnato loro a stare zitti".
Anche Report ha attirato gli strali della pubblica accusa, incarnata da Sabina. "La Gabanelli - ha detto la Guzzanti - sulla Social card ha fatto la spia, perché è andata raccontando chi faceva i suoi affari e guadagnava sui fondi che erano destinati ai poveri. E questo non si fa".

giovedì 23 aprile 2009

Leggeri conflitti di interesse....

Passaparola di Marco Travaglio del 20 aprile 2009


La legge Mammì e Berlusconi
Che cosa succede l’8 gennaio 1994? Succede che il Cavalier Silvio Berlusconi in procinto, ma non ancora ufficialmente - l’aveva dichiarato - di entrare in politica, di “ scendere in campo”, come avrebbe detto lui alla fine del mese, sale le scale della sede de Il Giornale in Via Gaetano Negri a Milano, raggiunge la sala dove si stava per tenere l’assemblea dei redattori e arringa i giornalisti de Il Giornale in assenza e all’insaputa di Montanelli. Antefatto: Berlusconi non aveva mai messo piede nei piani alti de Il Giornale per una ragione molto semplice: che quando ne era diventato l’azionista e poi l’editore Montanelli non gli aveva mai permesso e lui non si era mai azzardato a mescolarsi con Il Giornale, si occupava ovviamente dell’amministrazione come fanno gli editori. Nel 90 aveva poi lasciato il suo ruolo di editore, cedendo le quote al fratello Paolo, come vi ho detto, per aggirare la legge Mammì. Non è una cosa da poco aggirare la legge Mammì, perché la legge Mammì, che pure è una barzelletta per quanto riguarda i criteri antitrust, è la legge che ha consentito a Berlusconi di continuare a possedere l’intero panorama della televisione commerciale in Italia, prevedeva e prevede delle sanzioni, ovvero la perdita immediata della concessione pubblica da parte di chi la violasse: sappiamo che Berlusconi l’ha violata almeno per due profili, da un lato perché continuava a essere il reale proprietario de Il Giornale, come dimostra quello che è accaduto l’8 gennaio del 1994, quindi avrebbe dovuto perdere la concessione per le televisioni e poi perché continuò a controllare ben più del 10% di Telepiù, la pay tv che aveva messo in piedi e che poi la Mammì lo costrinse a cedere nella quota eccedente il 10% e lui, ovviamente, la aggirò passando le quote a dei suoi amici e prestanomi che spesso lui stesso aiutava a comprarle, come poi è venuto fuori dai processi e naturalmente come poi le famose authorities non hanno voluto sanzionare perché fanno sempre finta di niente. Pensate soltanto alle authorities in questi giorni che cosa non stanno facendo rispetto alla violazione palese della legge Gasparri e della legge Frattini: sono due leggi che Berlusconi ha fatto nel 2004 e sono due leggi che Berlusconi viola; non so se avete sentito l’Avvocato Ghedini l’altro giorno a Annozero dire “ beh, ma Berlusconi l’ha fatto lui il Testo Unico dei beni culturali, mica potrà violarlo!”: non so se la regola valga anche per la Gasparri e per la Frattini, fatto sta che le sta violando tutte e due. La Gasparri stabilisce che i dirigenti della RAI li nomina il Consiglio di amministrazione, però il Consiglio di amministrazione, come sapete, non si riunisce a Palazzo Grazioli, ma si riunisce non so se al settimo o all’ottavo piano di Viale Mazzini 14, mentre invece le nomine si stanno facendo a casa di Berlusconi e lui ha anche annunciato “ guardate che vi siete sbagliati, perché i nomi che ho in mente non sono quelli che avete scritto, ma sono altri” e quindi ha confermato pienamente che se ne sta occupando lui, senza averne alcun titolo. In più c’è il fatto che se ne sta occupando un signore che è anche il proprietario della concorrenza e che, naturalmente, ha tutto l’interesse a piazzare dei dirigenti inadeguati alla RAI per guadagnare in ascolti e in pubblicità su Mediaset. E di dirigenti inadeguati nominati da Berlusconi alla RAI ce ne è una lunga tradizione, come evidentemente ricordate, ma i nomi che circolano in questi giorni ci dicono che in futuro avremo dirigenti se possibile ancora più inadeguati di quelli che aveva nominato le altre volte, perché Mediaset è molto in difficoltà e c’è bisogno proprio di una RAI diretta da un gruppo di paracarri e di piante grasse, di Ficus probabilmente. Passeremo dal genere animale al genere vegetale.
Ritornando a bomba, violò la legge Mammì e la violò perché andò a parlare con una redazione che non doveva avere nulla a che fare con lui e con cui lui non doveva avere nulla a che fare: perché ci andò? Perché da mesi aveva avvertito Montanelli della propria intenzione di scendere in campo politicamente, Montanelli gli aveva sconsigliato tutto ciò, Berlusconi se ne era infischiato e aveva ragione Berlusconi, perché nelle condizioni in cui era, come disse giustamente a Montanelli e a Biagi, “ se non entro in politica vado a finire in galera e fallisco per debiti”, quindi non poteva fare altrimenti: o la galera o il governo, scelse il governo e evitò la galera e i debiti. Però Montanelli gli aveva detto che mai e poi mai Il Giornale sarebbe diventato il suo organo di partito: Berlusconi fece un discorso molto chiaro, nelle riunioni che teneva il sabato a Arcore, con tutti i direttori dei giornali e dei telegiornali delle sue reti, Montanelli non ci andava, ci andava il condirettore Federico Orlando e Berlusconi aveva detto chiaramente “ dovremo diventare un’orchestra che suona uno spartito unico: il mio” e l’unico che disse esplicitamente di no fu Montanelli (Federico Orlando, ovviamente). Trovate tutto in un libro che si intitola “ Il Sabato andavamo a Arcore”, pubblicato da Federico Orlando per l’editore Larus, oppure nel libro “ Montanelli e il Cavaliere”.
A quel punto Berlusconi decide di sostituire Montanelli, perché già sa che Montanelli, simbolo dell’Italia liberaldemocratica, conservatrice gli dirà di no e gli dirà di no sul giornale edito da suo fratello, quindi praticamente sarà una critica, quella di Montanelli, che vale il triplo rispetto a quelle che partono da sinistra, perché nessuno potrà accusare Montanelli di essere diventato di sinistra. Avere un nemico dalla propria, dalla parte dei propri elettori, moderati, conservatori etc., sarebbe stato devastante e conseguentemente Berlusconi spera di riuscire a pensionare Montanelli dandogli un ruolo di padre nobile da accantonare e da mettere in un angolo, oppure addirittura da mandare via, non pensando che Montanelli a 85 avrebbe tirato fuori le energie per fondare un nuovo giornale. Quindi aspettava l’occasione per farlo fuori e intanto gli faceva massaggiare i nervi dai suoi sgherri, dai suoi killers, che in televisione sparavano a zero contro Montanelli un giorno sì e l’altro pure: erano i soliti Sgarbi e Fede, non sono cambiati i nomi. Leggerete che cosa sono riusciti a dire Sgarbi e Fede in quei mesi: cose di cui persino loro dovrebbero vergognarsi, il che è tutto dire.

Fede chiede le dimissioni di Montanelli
Ma Montanelli i nervi non se li lascia saltare e continua a non dimettersi: aspetta che qualcuno lo faccia fuori, tenete presente che Montanelli è il giornalista più importante, più famoso, più bravo secondo me d’Europa allora e anche dopo allora, conseguentemente a Berlusconi cominciare la sua avventura politica cacciando il più grande giornalista d’Europa probabilmente creava qualche problema. Allora sperava che se ne andasse Montanelli e Montanelli non si muoveva, finché a un certo punto Emilio Fede, il servo più servile, più zelante, il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio del 94, quando mancano ormai tre settimane alla discesa in campo di Berlusconi, si presenta al Tg4 e chiede le dimissioni di Montanelli, il quale il giorno dopo gli dedica un controcorrente: vedete la differenza di stile che c’è tra Montanelli e questi poveretti che hanno preso il suo posto al giornale, che dedicano decine e decine di pagine a Santoro etc.. Montanelli, quando doveva polemizzare, lo faceva con un controcorrente di dieci righe, cinque righe: “ Giovedì sera annuncio a sorpresa di Emilio Fede nel suo Tg4: adesso - ha detto - voglio parlarvi di informazione: c’è sempre una prima volta!”, questo è come Montanelli ha sistemato Emilio Fede il giorno dopo, mentre tutti i giornali scrivevano “ Fede contro Montanelli: c’è dietro Berlusconi, lo cacceranno” etc. etc., dieci righe. Questo è il detonatore, perché? Perché tutti i giornali - all’epoca esistevano ancora dei giornali con dei direttori che sapevano difendere la libertà di stampa - intervennero dicendo che era una vergogna quello che succedeva, un giornalista - se possiamo chiamare Fede giornalista, diciamo un iscritto all’albo dei giornalisti - che chiede la cacciata del più grande giornalista italiano al suo padrone. Per esempio, su Il Messaggero uscì un editoriale dal titolo “ Va in onda la liberaldemocrazia”, durissimo contro Berlusconi; sentite: “ dal pulpito di rete 4 è stata impartita ieri sera una lezione di intolleranza, proprio mentre infuria la polemica su quanto sia favorito, rispetto ai concorrenti, un candidato alle elezioni che possiede tre reti televisive - all’epoca se ne parlava, pensate! - l’invito di Emilio Fede a cacciare Montanelli perché troppo autonomo è il primo esempio pratico del livello di indipendenza che potrebbe crearsi all’interno dell’impero di Berlusconi”. Questo episodio moltiplica l’inquietudine, perché lascia capire quanto potrebbe essere forzatamente massiccio e compatto il sostegno al Cavaliere degli organi di informazione del suo gruppo: “guai a chi si azzardasse a uscire, anche per un attimo, dal coro, la durezza dell’intervento, preannunciato proprio perché avesse maggiore risonanza, mostra lontane tentazioni da Min. Cul. Pop. (Ministero della Cultura Popolare di Mussolini) e lascia sbigottiti. E’ auspicabile che si tratti soltanto della mossa maldestra di un giornalista bravo ma troppo zelante, convinto di fare la cosa gradita al proprio editore: certo resta da vedere se Berlusconi presterà orecchio a questi consigli, speriamo che non lo faccia e si mostri del tutto estraneo all’iniziativa, anche perché condividerla sarebbe mossa improvvida per chi si presenta come un campione della liberaldemocrazia”.
Sapete chi era questo signore che si stracciava le vesti contro Berlusconi e Emilio Fede? Paolo Bonaiuti: non è un omonimo, è proprio lo stesso che oggi fa da portavoce a Berlusconi e trovate.. è quel signore che compare soprattutto la domenica, quando va in riposo Capezzone, anche Capezzone chiude per riposo settimanale come le pizzerie, in quel caso subentra Bonaiuti. E’ quel signore che vedete vestito in modi variopinti, che fa sempre così con la testa, come quei cagnolini che stanno sul retro delle macchine degli agricoltori, vicino al cappello di paglia. Ecco, quello è Bonaiuti: all’epoca era vicedirettore de Il Messaggero, era di sinistrissima naturalmente e sparava a zero, scrivendo delle cose anche condivisibili, nel senso che anche lui ha avuto un periodo in cui ragionava con la sua testa, poveretto, poi ha smesso!

Berlusconi irrompe in redazione
Per dirvi che questo era il clima nel quale Berlusconi decide di andare in redazione a Il Giornale per smentire questa cattiva stampa che gli sta venendo addosso e non si rende conto, in realtà, che sta semplicemente alimentando proprio l’interpretazione che ha dato persino Bonaiuti, ossia che siamo di fronte a un atto sommamente illiberale. Va alla redazione de Il Giornale, io quel giorno non c’ero, ero a Torino e un collega mi fece sentire al telefono gran parte dell’intervento di Berlusconi, che pure fu abbastanza breve e comunque trovate il testo nel libro; Berlusconi disse sostanzialmente che, se la redazione voleva combattere con armi adeguate - cioè a cannonate - contro i comunisti, non sarebbero mancati i mezzi per farlo: i mezzi erano quelli che da anni i giornalisti de Il Giornale chiedevano, almeno i computers, in quanto Il Giornale era l’unico quotidiano nazionale che aveva ancora le macchine per scrivere, non aveva ancora le tecnologie e poi c’erano stipendi da fame, completamente fuori mercato. Promise tecnologie e soldi, fece capire che sarebbero arrivate le tecnologie e i soldi se si fosse voluta combattere la battaglia sua, ossia quella di un anticomunismo completamente fuori tempo massimo, nel senso che il muro di Berlino era caduto da cinque anni, si combattevano i comunisti quando non c’erano più. Se invece si voleva attardarsi dietro la cosiddetta linea del fioretto, cioè Montanelli, che era considerato ormai un rammollito, uno che combatteva i comunisti con il fioretto anziché con il manganello e con la clava, beh, allora ciccia: questo fu il discorso ricattatorio di uno che non era più l’editore de Il Giornale ai giornalisti de Il Giornale in assenza del direttore. Capite che in sostanza Berlusconi invitava la redazione a sollevarsi contro il suo fondatore e direttore, il quale, ignaro di quello che stava succedendo, stava qualche piano sotto. Questo è lo scandalo, questa è la cosa che i berlusconiani non riescono a accettare: perché? Perché se ne rendono conto anche loro che, se accettassero che le cose sono andate così - e sono andate così! - il loro campione sarebbe semplicemente un dittatorello da quattro soldi che aveva rivelato di essere un dittatorello fin da prima di scendere in campo, quindi neanche che si sia guastato work in progress. Ecco perché in questi anni, approfittando del fatto che Montanelli non c’è più, hanno cominciato un’opera di negazionismo e di revisionismo sul divorzio tra Montanelli e Berlusconi e, proprio di questo, mi sono occupato in questa prefazione, in questa nuova introduzione del libro, citando le cose incredibili che si sono lette in questi anni su Il Giornale: su quel giornale dal quale era stato cacciato Montanelli, quel giornale che hanno accettato di dirigere prima Vittorio Feltri al posto di Montanelli, poi Mario Cervi al posto di Montanelli, poi Maurizio Belpietro, fino al poveretto che avete visto anche voi due settimane fa a Annozero e che non nomino per questioni di decenza.
Tutti questi signori hanno tentato, a poco a poco, una riappropriazione indebita di Montanelli - ripeto - cacciato dal giornale che aveva fondato, nell’indifferenza di tutti costoro che, naturalmente, hanno continuato a scriverci o hanno addirittura ricominciato a scriverci come Cervi, che era passato alla Voce insieme a noi e poi è tornato indietro con il biglietto di andata e ritorno, come se quello non fosse il giornale dal quale Montanelli era stato cacciato e sul quale Montanelli è stato insultato dal 94 al 2001, persino durante la direzione di Cervi. Tant’è che Montanelli, negli ultimi giorni della sua vita, manifestò molta amarezza e un’intervista a Diario, per esempio, a Pietro Cheli disse che da Cervi certe cose non se le sarebbe aspettate.
Comunque dopo morto hanno cominciato a dire che il divorzio non era dovuto a quell’irruzione di Berlusconi e anzi, che quella di Berlusconi non fu un’irruzione, che Berlusconi entrò in redazione con il consenso di Montanelli, che in realtà Montanelli non se ne era andato per dissensi politici sulla discesa in campo di Berlusconi, per il conflitto di interessi etc., se ne era andato così per una bizza umorale, per un’alzata di testa senile, oppure perché era geloso, come ha detto Berlusconi: “ Montanelli era geloso di me e avrebbe voluto diventare come me ma non c’era mai riuscito”, pensate la piccolezza di questo ominide!
Il problema è che Montanelli ha sempre raccontato il contrario, ossia che lui non sapeva che Berlusconi stava arringando la sua redazione e che tutto ciò avvenne a sua insaputa: lo disse in una famosa telefonata a Raggio Verde il 23 marzo 2001, dieci giorno dopo che io ero stato intervistato da Luttazzi al Satyricon, c’erano anche allora polemiche sulla RAI, c’erano già preannunci di epurazioni come ce ne sono oggi e conseguentemente Feltri era venuto a Raggio Verde da Santoro a dire che Montanelli anzi, era un voltagabbana, era uno che aveva tradito il suo benefattore, perché Berlusconi sarebbe un benefattore e allora intervenne telefonicamente Montanelli per dire testualmente “ intanto voglio ringraziare Travaglio, il quale ha detto l’assoluta e pura verità, assolutamente la versione che lui ha dato degli avvenimenti è quella esatta e debbo dire che devo manifestare una certa sorpresa per quello che ha detto Feltri, il quale senza dubbio sa come andarono le cose e queste cose le ripeto in sua presenza. Feltri dice che la mia condotta verso Berlusconi era stata ambigua e gli rispondo che ho conosciuto due Berlusconi, ossia il Berlusconi imprenditore privato che comprò Il Giornale e noi fummo felici di venderglielo, perché non sapevamo come andare avanti, su questo patto: tu, Berlusconi sei proprietario de Il Giornale e io, direttore, sono il padrone del giornale, nel senso che la linea politica dipende solo da me. Questo fu il punto tra noi due e quando Berlusconi mi annunziò che si buttava in politica, capii subito quello che stava per accadere: cercai di dissuaderlo, d’accordo con Confalonieri e con Gianni Letta, neanche loro volevano che il Cavaliere entrasse in politica, ma tutto fu inutile e dal momento in cui lo decise mi disse “ da oggi Il Giornale deve fare la politica della mia politica”. Io gli dissi “ non ci pensare neanche” e allora lui riunì la redazione a mia insaputa totale, come ha raccontato Travaglio e disse “ d’ora in poi Il Giornale farà la politica della mia politica” e a quel punto me ne andai, cosa dovevo fare? Questo Feltri lo sa, ma non lo può dire perché andò a prendere il posto di Montanelli cacciato in quel modo”, cosa che poi Montanelli scrisse anche due giorni dopo su Il Corriere della Sera il 25 marzo 2001: “ riunita a mia insaputa la redazione egli la avvertì (la redazione) in parole povere che, se volevano più quattrini anche nella busta paga, non avevano che da mettersi al servizio dei suoi interessi politici, ora che aveva deciso di scendere in lizza.” La risposta della redazione furono 35 lettere di dimissioni che poi diventarono 55, infatti furono 55 gli ex giornalisti de Il Giornale che andarono a lavorare alla Voce con Montanelli. Quello è il punto chiave, quello è l’inizio di tutto, quello è l’inizio del regime: l’inizio del regime è addirittura un po’ precedente rispetto al discorso della discesa in campo e alla nascita del primo governo Berlusconi, quando comunque Montanelli immediatamente fin dal 94 - tenete presente che stiamo parlando di quindici anni fa - per primo cominciò a avvertire sui pericoli di regime che l’Italia correva. E allora concludo con alcune cose che diceva Montanelli, a proposito del berlusconismo: “ il regime si realizzerà dopo la vittoria del Polo, la prima cosa che farà Berlusconi sarà spazzare via l’attuale dirigenza RAI per omologarne le tre reti a quelle sue”, sembra scritto oggi perché ogni volta Berlusconi fa le stesse cose, il problema è che c’è qualcuno che lo scrive e che lo vede e c’è qualcuno che fa finta di niente. Oggi quelli che fanno finta di niente sono la stragrande maggioranza, proprio anche perché su Il Corriere non c’è più Montanelli a scrivere, su La Stampa non ci sono più Galante e Garrone, Bobbio, non c’è più Silos Labini, non ci sono più i grandi vecchi che queste cose le dicevano e le sentivano.

mercoledì 22 aprile 2009

L'AltraSciacca scrive a Bufardeci

Osservato che, negli scorsi anni, l’Assessorato Regionale ai Trasporti ha provveduto puntualmente ad aumentare il costo del biglietto dei mezzi pubblici (adeguandoli all’indice ISTAT dei prezzi al consumo) e considerato che i nostri pendolari (studenti ed impiegati) sono costretti ad utilizzarli giornalmente per raggiungere i luoghi dove studiano o lavorano, abbiamo scritto all’On. Giovambattista Bufardeci per sottoporgli le seguenti richieste:
- Nessun aumento delle tariffe per il biennio 2009-2010. In alternativa una diminuzione delle stesse.
- l’estensione a 7 giorni della durata del biglietto di andata e ritorno (attualmente limitato al solo giorno di emissione).

Oggetto: Misure regionali a sostegno delle famiglie dei pendolari saccensi

La nostra associazione, facendosi carico delle numerose istanze presentateci dalle famiglie dei pendolari saccensi, costretti ad utilizzare giornalmente l’unico mezzo di collegamento pubblico esistente tra Sciacca e le altre cittadine della Regione Sicilia,

- Visti i decreti assessoriali 95/GAB del 28 Luglio 2004, 71/GAB del 19 Luglio 2007 e 31/GAB dell’11 Aprile 2008 sulle “tariffe da applicare sulle autolinee extraurbane e suburbane e costo minimo del biglietto di corsa semplice da applicare sulle autolinee urbane nel territorio della Regione siciliana”;
- Considerato che le tariffe per il trasporto pubblico esercitato con autobus attualmente in vigore, fissate dal decreto 31/GAB dell’11 Aprile 2008 sono state adeguate, nel corso degli anni, alle variazioni ISTAT intervenute tra il Dicembre 2001 e il Dicembre 2007;
- Visto che le suddette variazioni ISTAT ammontano a:
a) 2,4% (Dicembre 2001 - Dicembre 2002)
b) 2,5% (Dicembre 2002 - Dicembre 2003)
c) 2,0% (Dicembre 2003 - Dicembre 2004)
d) 1,7% (Dicembre 2004 - Dicembre 2005)
e) 2,0% (Dicembre 2005 - Dicembre 2006)
f) 1,7% (Dicembre 2006 - Dicembre 2007)
e a queste è stata aggiunta, con il decreto attualmente in vigore, un’ulteriore percentuale del 3,3% a parziale ristoro dell’aumento dei costi di trazione;
- Rilevato quindi che il prezzo dei biglietti ha subito un incremento del:
a) 4,9% nel 2004 (decreto 95/GAB del 28 Luglio 2004),
b) 5,7% nel 2007 (decreto 71/GAB del 19 Luglio 2007)
c) 5,0% nel 2008 (decreto 31/GAB dell’11 Aprile 2008)
per un complessivo ricarico del 17% dal prezzo iniziale antecedente alla data del 28 Luglio 2004 e questo rappresenta, in media, un’ulteriore spesa di 150 euro a famiglia;
- Osservato che sulla base delle informazioni ISTAT ed in funzione delle variazioni percentuali dei prezzi al consumo relative ai periodi Dicembre 2007 - Dicembre 2008 si potrebbero prevedere aumenti corrispondenti del 3,2% ma che nel frattempo il costo del carburante è notevolmente diminuito da 1,376 euro dell’aprile 2008 (data in cui era stata applicata la percentuale del 3,3% a parziale ristoro dell’aumento dei costi di trazione) alle attuali 1,080 euro circa e di queste variazioni ne hanno goduto solamente i gestori del servizio pubblico di trasporto;
- Tenuto conto che tra Sciacca e Palermo non esistono altri mezzi pubblici di collegamento in alternativa agli autobus gestiti dalle autolinee Gallo e che i suddetti aumenti incidono in maniera sostanziale sui bilanci familiari dei pendolari, studenti e lavoratori;
- Ritenuto che codesto Assessorato procederà a breve, così come previsto dall’art.27, comma 6, della legge regionale n.19/2005, alla definizione annuale dei criteri di politica tariffaria del trasporto pubblico locale esercitato con autobus intavolando una riunione tecnica con i rappresentanti dell’AST, dell’ANAV, dell’ASSTRA Sicilia, della FITTEL e del Consorzio CESAP e alla stessa non parteciperanno le associazioni dei consumatori, che hanno comunque il diritto di rappresentare e tutelare gli interessi dei numerosi pendolari che utilizzano i mezzi regolamentati dai decreti assessoriali;
- Considerato che la durata del Biglietto di andata e ritorno è attualmente limitato al solo giorno di emissione;

C H I E D E

- che si proceda in compensazione tra la variazione percentuale del 3,2% dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo relativo al periodo Dicembre 2007 – Dicembre 2008 e l’aumento del 3,3% applicato da codesto assessorato con Decreto del 2008 a parziale ristoro dell’aumento dei costi di trazione, non più dovuto per il forte decremento del prezzo del carburante in questi ultimi mesi, quantomeno, nella definizione annuale dei criteri di politica tariffaria del trasporto pubblico locale esercitato con autobus , al mantenimento per il 2009-2010 dei già pesanti importi relativi ai biglietti di corsa semplice e di andata e ritorno;
- che si provveda, in alternativa, ad un adeguamento dei costi al ribasso, in controtendenza alle misure applicate da codesto assessorato negli ultimi quattro anni che hanno di fatto agevolato solamente i gestori delle autolinee rispetto all’utenza finale, costretta a sostenere anche gli aumenti del costo del biglietto a fronte di un servizio rimasto, spesse volte, inadeguato;
- che si pensi, finalmente, di estendere a sette giorni dalla data di emissione, la validità del biglietto di andata e ritorno, attualmente limitata ad un solo giorno;

Le misure sopraindicate sono volte a sostegno delle famiglie dei pendolari, costretti giornalmente all’utilizzo del suddetto unico mezzo di trasporto, verso le quali si richiedono e si ritengono necessari interventi regionali che possano risollevarle dal periodo di forte crisi economica che ha investito, negli ultimi mesi, la nostra penisola.

Certi di un suo solerte e positivo riscontro, porgiamo distinti saluti e l’augurio di buon lavoro.

Associazione di promozione sociale L’ALTRASCIACCA

martedì 21 aprile 2009

Saremmo pronti per un evento sismico di certe proporzioni?


E’ notizia di questi giorni, l’inchiesta sulla consistenza del materiale impiegato per la costruzione dell’ospedale ‘’San Giovanni di Dio’’ di Agrigento. Gli esiti riscontrati, a seguito degli accertamenti compiuti nelle scorse settimane dai consulenti nominati dalla Procura della Repubblica di Agrigento, sono assolutamente preoccupanti.

Dopo aver esaminato 120 campioni prelevati dalla struttura, è stata rilevata infatti una quantità di cemento inferiore a quanto necessario ed, inversamente, una quantità di sabbia superiore al consentito. Insomma, c’è poco da dormire sonni tranquilli, anche per noi che saccensi che potremmo improvvisamente aver bisogno di recarci in quella struttura, alla luce, fra l’altro, degli avvenimenti devastanti che qualche giorno fa hanno colpito la regione dell’Abruzzo e che dovrebbero far riflettere in molti.

E’ malcostume diffuso, da ciò che si evince da questa inchiesta o da altri esempi presenti anche sul territorio saccense, che quando si tratta di bene pubblico, si preferisce utilizzare materiale non proprio di prima qualità, con tutto quello che ne potrebbe conseguire in termini di sicurezza per chi ne usufruisce.

Ci siamo quindi posti i seguenti interrogativi:
- Sciacca sarebbe pronta a fronteggiare una calamità naturale delle stesse proporzioni che ha colpito la popolazione Abruzzese?
- Un terremoto di tale intensità che danni procurerebbe alle nostre abitazioni e alle strutture pubbliche?

Probabilmente l’ hinterland saccense è più preparato di noi, da questo punto di vista, poiché ha vissuto, in prima persona il devastante terremoto che ha colpito la Valle del Belice circa 40 anni fa. Ma noi lo saremmo?

Sarebbe il caso dunque, e giriamo la nostra richiesta alle autorità competenti in materia, che si provvedesse preventivamente al controllo dei materiali utilizzati per la costruzione degli edifici pubblici presenti sul territorio saccense nonché a tutte le abitazioni di privati possibilmente soggette a crolli a seguito di terremoto o semplici frane. E anche qui, gli esempi non mancherebbero.

Sarebbe logico, prevedendo situazioni di pericolo, che si fronteggiassero le evenienze ancor prima che queste si verificassero. Colti all’improvviso sopraggiungerebbe il rammarico che qualcosa, mesi o giorni prima, poteva ma non è stata fatta, Non ci resterebbe, a quel punto, che la ricerca inutile di eventuali colpevoli che alla fine, a cosa fatta, non servirebbero a restituire vite umane alle famiglie che tragicamente le hanno perse.
http://www.laltrasciacca.it/

lunedì 20 aprile 2009

Il successo de L'AltraSpesa

Si è conclusa con successo la seconda edizione della raccolta alimentare organizzata dall’associazione di promozione sociale L’AltraSciacca e denominata “L’AltraSpesa”. I ragazzi del team presieduto da Pietro Mistretta quest’anno sono stati coadiuvati dagli amici del Freedom, movimento giovanile della parrocchia del Carmine e dagli Scout Gruppo Sciacca1. La raccolta alimentare è stato organizzata appositamente durante il periodo delle festività pasquali per dare la possibilità a molte famiglie saccensi in condizioni difficili di trascorrere una festa serena. Infatti è proprio questa la peculiarità dell’AltraSpesa: tutto il ricavato raccolto a Sciacca viene distribuito integralmente a cittadini saccensi senza eccezioni di sorta.
Sabato 4 aprile quindi sono stati ben 6 i supermercati coinvolti in questa iniziativa e durante tutto il giorno sono stati raccolti ben 2890 chili di alimenti, nel dettaglio 1490 chili tra pasta, riso, farina e legumi, 160 chili di zucchero e sale, 310 chili di condimenti vari, 450 litri di latte, 220 litri di bevande assortite, 45 chili di scatolame di ogni genere e 215 chili tra biscotti e dolciumi per la felicità anche dei più piccoli.
Il successo dell’iniziativa è stato decretato anche dal fatto che si è potuto verificare un sostanziale incremento nella merce raccolta rispetto alla prima edizione, basti pensare che l’anno precedente erano stati solo, si fa per dire, 950 chili i generi alimentari ottenuti dalla generosità dei saccensi al cospetto però solamente dei due supermercati coinvolti precedentemente nell’AltraSpesa.
Tutti questi generi alimentari, adesso e fino alla giornata di venerdì santo, saranno distribuiti equamente tra 40 famiglie di Sciacca, tra le più bisognose, famiglie segnalate dall’ufficio degli Affari Sociali del comune o semplicemente conosciute per il loro stato di evidente disagio.
Anche questo è un segnale che rende particolarmente positiva la seconda edizione dell’AltraSpesa poiché l’anno precedente le famiglie aiutate erano state soltanto 18 dislocate un po’ in tutte le aree della città.
Mediamente, quindi, sono stati consegnati quasi 40 Kg di generi alimentari a famiglia. Ma la quantità ed il tipo di spesa sono stati fatti variare a seconda della composizione del nucleo familiare (numero ed età dei componenti). Un lungo e duro lavoro che si è concluso venerdì scorso e che è stato svolto dai soci de L’AltraSciacca, il gruppo Freedom e da alcuni volontari cittadini.
Sforzi che sono stati ripagati dal sorriso di queste famiglie e dai loro infiniti ringraziamenti pieni di gioia, che ovviamente inoltriamo a chi ha contribuito a quest’opera di solidarietà, i saccensi.
L’iniziativa, in questi tempi di crisi, mira anche a portare un po’ di conforto e gioia soprattutto a quelle famiglie che hanno bambini a carico e che non sempre hanno la possibilità di godere di tale generosità.
La raccolta alimentare ha quindi proposto a tutti i cittadini saccensi e agli imprenditori locali del settore alimentare un gesto di solidarietà che si è concretizzato con il dono di prodotti alimentari integri, nel rispetto delle normative vigenti in materia igienico-sanitaria e della data di scadenza.
Questo momento di importante solidarietà è ormai divenuto un appuntamento imprescindibile per la comunità saccense e, come tale, non abbiamo dubbi sul fatto che sarà ripetuto tutti gli anni, magari sempre in coincidenza con le festività inerenti alla Pasqua ed alla settimana santa ricordando però sempre che molte delle famiglie indigenti sono nostre vicine di case, sono persone invisibili ma che spesso conosciamo bene, sono adulti e bambini silenziosi che hanno bisogno spesso anche solo di una parola di conforto e speranza e che non è mai troppo tardi né troppo presto per continuare a fare del bene, sempre, tutti i giorni, in maniera discreta, educata, nel rispetto della dignità e del coraggio altrui.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

domenica 19 aprile 2009

Un'altra lista civica?

Presso i locali del circolo nautico Il Corallo è stata indetta, lo scorso 16 marzo, la prima conferenza stampa dell’associazione politica “Popolari per Sciacca”, una compagine che si sta preparando alle prossime tornate elettorali del 6 e 7 giugno. Popolari per Sciacca, come spiega il leader Stefano Scaduto, ancora non ha concretamente deciso se presentare una propria lista alle prossime elezioni ma lo farà eventualmente solo dopo un confronto diretto con i cittadini saccensi, confronto attraverso il quale illustrerà idee e programmi del movimento politico. Non manca però una stoccata rivolta agli altri partiti più o meno ufficiali che intendono sottoporsi al consenso dei saccensi: “Tutti stanno parlando sempre e solo di alleanze, nessuno stila programmi politici per la città, nessuno dice come intende risolvere i problemi che riguardano la nostra Sciacca, come la crisi delle terme piuttosto che la situazione delle strade piuttosto ancora la questione annoso del mercato ittico. Non si può stilare un programma politico solamente in piena campagna elettorale, non si può basare tutto sulla ricerca delle migliori alleanze. Per quanto ci riguarda infine, siamo aperti al dialogo ed al confronto con chiunque, non abbiamo alcuna pregiudiziale ma vogliamo affrontare la politica in modo diverso, seguendo altri dettami, altri modi di agire.”
I concetti e le idee espresse dall’avvocato Scaduto sembrano quindi essere molto precise e semplici al contempo per un associazione politica che si muove sicuramente attorno all’area solcata da Sturzo e De Gasperi. L’occasione per il pubblico dibattito invocato da Scaduto si avrà la prossima domenica presso il cinema campidoglio a partire dalle 10,30: sarà quindi occasione per aprire un confronto serio e stimolante tra tutti coloro che vorranno partecipare e i Popolari per Sciacca.
Contestualmente continuano le grandi manovre anche per gli altri partiti politici e liste civiche. Se da un lato sono sicure le presenze della Lista Turturici e del PdL, soprattutto l’area che fa capo al ministro Alfano e all’onorevole Marinello, dall’altro la situazione appare continuamente in itinere.
Il PD locale sta cercando di mettere insieme una robusta alleanza tra tutte le forze che sembrano non volere appoggiare la ricandidatura del sindaco uscente Mario Turturici ed il tavolo del confronto è sempre più pieno. E’ notizia di questi giorni che il PD potrebbe stringere un accordo politico-elettorale tanto con la parte dell’Udc facente riferimento all’onorevole Mannino quanto con l’Mpa del governatore della regione Sicilia Raffaele Lombardo. Il deputato all’ARS Enzo Marinello, elemento di spicco del PD saccense, si sta muovendo su più fronti per verificare per l’appunto la possibilità di condurre in porto questi accordi che sicuramente porterebbero molto fieno nella cascina della prossima tornata elettorale. Allo stesso tempo occorre capire e verificare cosa intendano fare la parte di PdL che ruota attorno a Miccichè e a Cimino e l’Italia dei Valori. Anche dalle loro decisioni finali si potrebbe determinare questo o quel risultato. Per quanto riguarda invece i nomi dei possibili candidati a sindaco le possibilità sono sempre quelle: Vito Bono, da solo o a capo dell’alleanza PD-Udc-Mpa, Pippo Turco, sempre a capo della stessa alleanza o solo con l’Mpa, l’ex sindaco Cucchiara sempre per l’area del PD, Mario Turturici, in campagna elettorale già da mesi con la possibilità di vedere altri candidati spuntare dall’Idv o da ulteriori liste civiche fuoriuscite tanto da destra quanto da sinistra.
Staremo a vedere ma è sicuramente giunto il tempo di far vedere le carte e cominciare con una seria campagna elettorale.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

sabato 18 aprile 2009

Te lo leggo negli occhi

Finirà me l'hai detto tu
ma non sei sincera,
te lo leggo negli occhi
hai bisogno di me.
Forse vuoi dirmi ancora no
ma tu hai paura,
te lo leggo negli occhi stai soffrendo per me.
E nei tuoi occhi che piangono
mille ricordi non muoiono
perdonami se puoi
e resta insieme a me.
Tra di noi forse nascerà
un amore vero,
te lo leggo negli occhi
tu lo leggi nei miei.
Ma non sei sincera
te lo leggo negli occhi
stai soffrendo per me.
E nei tuoi occhi che piangono
mille ricordi non muoiono
perdonami se puoi
e resta insieme a me.
Tra di noi forse nascerà
un amore vero,
te lo leggo negli occhi
tu lo leggi nei miei.
(Franco Battiato/Dino)

venerdì 17 aprile 2009

I precari e non della Satira

Crozza a Ballarò del 14-04-2009 "Maroni e Belpietro: ma non dovevamo parlare del meglio dell'Italia?"

E Maroni s'incazza... alle porte un altro epurato della satira?

giovedì 16 aprile 2009

Pale Eoliche? Si ma Attenzione...

In questi giorni, in cui a Sciacca si fa un gran parlare di pale eoliche e vediamo schierarsi su due fronti contrapposti i favorevoli e i contrari all’installazione del mega-impianto eolico “Cassero” sul territorio saccense, ci è stato chiesto più volte di schierarci o di conoscere soltanto un nostro parere sull’argomento.

In occasione della partecipazione di un membro del nostro Consiglio Direttivo, l’Ing. Mario di Giovanna, al convegno, in programma Venerdì 17 Aprile alle ore 17 presso la Chiesa di S. Margherita, sulla questione “Cassero” e sulla lotta intrapresa dal Comune di Sciacca per scongiurarne l’installazione dal titolo “Salviamo il paesaggio dall’eolico industriale” vogliamo esprimere la nostra opinione, frutto di un importante studio sull’argomento.

Mario Di Giovanna illustrerà, attraverso riproduzioni virtuali, l’impatto ambientale che le pale del Parco Cassero potrebbero avere sul territorio saccense delle Contrade Bonfiglio, Santa Domenica, Quarti, Salinella, Castelluccio e Saraceno. L’imponente struttura di questo impianto, da come sarà rilevato dal nostro socio, potrebbe seriamente danneggiare l’immagine di un territorio che dovrebbe essenzialmente vivere di turismo, a prescindere dalla presenza o meno della Sir Rocco Forte Hotels. Ci aspettiamo, quindi, analoghi interventi e dello stesso spessore per eventuali altre installazioni nel territorio saccense, anche se non visibili dal Verdura Golf Resort, poiché Sciacca dovrebbe essere “turistica” a prescindere da qualunque “presenza” e lungo l’intero territorio.

Fondamentalmente, la nostra associazione, è favorevole all’energia pulita, alle fonti alternative e all’impianto di parchi eolici ma sostanzialmente contraria a forme di speculazione economico-ambientali-politiche collegate all’eolico. La “vacatio legis”, collegata alla questione, andrebbe al più presto colmata. Noi siciliani, vivendo in una Regione a Statuto Speciale, abbiamo il diritto di pretendere una regolamentazione seria in materia, tenendo conto che buona parte del nostro territorio è essenzialmente destinato al suo sviluppo turistico, una della nostre principali risorse.

Non sappiamo se, ed in che modo, il governo regionale si stia muovendo in questa direzione ma pensiamo che si debba urgentemente intervenire, possibilmente concertando incontri tra associazioni, partiti politici e rappresentanti dei Comuni siciliani per avanzare una legge di iniziativa popolare che supporti le idee di quanti vorranno abbracciare questo progetto.

Riteniamo inaccettabile che questioni di questo livello siano relegate ad ambiti sovra comunali. A nostro modo di vedere, devono essere i Comuni stessi, invece, a pianificare lo sviluppo del proprio territorio, individuare le zone da destinare agli importanti impianti eolici ed autorizzarne l’installazione. E’ ovvio, quindi, che pale eoliche non vadano installate in zone che fanno del turismo ambientale una risorsa.

Crediamo che il 2% sull’energia prodotta rappresenti un misero contentino per chi si vede “invadere” il proprio paesaggio naturale con l’installazione, quasi sempre da parte di privati, di un impianto eolico. Il ritorno economico per la popolazione, che “presta” i propri territori, deve senz’altro essere maggiormente sostanzioso. Non solo si dovrebbe pensare alle cessioni di quote energia non inferiori al 20/30% dell’intera produzione ma si dovrebbe cominciare a valutare l’ipotesi dell’utilizzo della stessa energia prodotta da pale eoliche comunali installate ad hoc per l’ammortizzamento totale dei costi dell’illuminazione pubblica e per il parziale ristoro di quelli della popolazione.

Secondo regole precise, le pale devono essere installate e messe in funzione entro un determinato periodo di tempo. Queste devono quindi necessariamente essere collegate al resto dell’impianto e produrre energia, pena la loro rimozione. Tutto questo per fronteggiare il fenomeno delle pale eoliche che girano a vuoto come enormi girandole, non essendo infatti collegati ad alcuna centrale elettrica. E’ questo è cronaca dei nostri tempi e dei nostri territori.

Sarebbe importante che l’attenzione dei ricercatori si orientasse sulle possibilità, a breve scadenza, di accumulare l’energia prodotta dall’eolico. Sappiamo infatti che, allo stato attuale, questa va utilizzata all’istante e non può essere accumulata.

Ribadiamo quindi il nostro fermo:
- SI ALLE PALE OLICHE
- SI AD UNA LEGGE CHE PUNTI ALLA REGOLAMENTAZIONE DELLE INSTALLAZIONI SUL TERRITORIO SICILIANO
- SI ALLE PALE EOLICHE PER SODDISFARE LE NECESSITA’ DI ENERGIA DEGLI STESSI TERRITORI IN CUI VENGONO INSTALLATE. REALI VANTAGGI E NON MISERI CONTENTINI.

- NO ALLE PALE EOLICHE IN ZONE TURISTICHE
- NO ALLE PALE EOLICHE CHE GIRANO A VUOTO
- NO ALLE SPECULAZIONI DI OGNI TIPO SU QUESTO ARGOMENTO

Su quest’ultimo punto, in conclusione, vorremmo soffermarci un attimo. Abbiamo visto, in queste ultime settimane, l’amministrazione comunale mobilitarsi, come non aveva mai fatto finora, per fronteggiare l’installazione del Parco “Cassero”. Sperando di non contemplare un altro caso di speculazione, l’impegno profuso è senz’altro lodevole ma ci sarebbe piaciuto, e lo diciamo con grande rammarico, avere il Comune di Sciacca al nostro fianco anche nella salvaguardia di uno dei beni essenziali per la vita umana quale l’acqua, in difesa della quale non è stato mosso un dito, anzi.

A Sciacca non avremo, forse, impianti eolici nei pressi di Rocco Forte ma la nostra acqua è stata sicuramente privatizzata senza batter ciglio. Come ogni volta, il conto delle scelte politiche sarà pagato dalla popolazione.
http://www.laltrasciacca.it/

mercoledì 15 aprile 2009

"Per il terremoto non do nemmeno un euro"

“MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO…”
(di Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia)

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no - stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell´italiano generoso, delpopolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull´orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l´uno con l´altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni voltala Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l´economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c´è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C´è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli altri - da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n´era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l´ha preso? Dove l´ha letto? Da quanto tempo l´aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E´ un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l´unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c´è.

Io non lo do, l´euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po´ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l´Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l´Irpinia ci fu l´Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L´Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c´è una scuola, la più popolosa, l´Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d´affitto fino ad ora, per quella scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C´è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c´è, annegato, con gli altri, anche l´euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l´sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l´alibi per non parlare d´altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all´opposizione) perché c´è il terremoto. Come l´11 Settembre, il terremoto e l´Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know - how del Sol Levante fosse solo un´ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all´atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c´è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d´altronde.

Giacomo Di Girolamo

martedì 14 aprile 2009

L'AltraSpesa 2009: aiutare con semplicità il prossimo

Vogliamo tornare a parlare di una nostra recente iniziativa,” L’AltraSpesa 2009“, fornendo alla popolazione un quadro generale e conclusivo, contenente tutti i numeri di questa edizione.

L’AltraSpesa si è svolta lo scorso 4 aprile presso i sei supermercati aderenti all’iniziativa e che citiamo nuovamente, ringraziandoli ancora per la loro disponibilità e collaborazione:
Iper te (ex AMS discount) – Via Lioni 60
Dimeglio – Contrada Tabasi
Dimeglio – Via A. De Gasperi 249
GS – Via Lido Esperanto 1
Qui Discount – Via Allende
Eurospar (ex Standa) – Via Giovanni XXIII

Alla raccolta dei beni si sono avvicendati i soci de L’AltraSciacca, il gruppo giovanile Freedom della Parrocchia del Carmine e il gruppo scout “Sciacca 1”.

Ma i veri protagonisti della giornata sono stati i saccensi, che hanno voluto mostrare la loro generosità, andando oltre tutte le nostre aspettative. Si è registrato anche qualche caso di gente che veniva appositamente per partecipare alla colletta alimentare. Molti di loro ci hanno anche chiesto di far sapere l’esito finale dell’iniziativa, ed è quello che stiamo facendo adesso.

Già nel primo pomeriggio, il deposito dei beni appariva ben pieno e risultava difficoltoso muoversi all’interno.

I giorni successivi sono stati dedicati alla sistemazione e all’inventario. Da quest’ultimo abbiamo rilevato che sono stati raccolti complessivamente 2890 chili di alimenti così suddivisi:
- PASTA, RISO, LEGUMI E FARINA: 1490 chili
- SALE E ZUCCHERO: 160 chili
- CONDIMENTI: 310 chili
- SCATOLAME: 45 chili
- BISCOTTI E DOLCIUMI: 215 chili
- BEVANDE: 220 litri
- LATTE: 450 litri

Sulla base dei nominativi dello scorso anno, di altri pervenuti da gente che partecipava alla colletta e di quelli forniti dal dipartimento Affari Sociali del Comune di Sciacca, inizialmente si era pensato di soddisfare le esigenze di 40 famiglie. Calcolo che è stato rifatto, poiché sono pervenute tantissime altre segnalazioni di famiglie, che non si potevano permettere una Pasqua serena. Il numero quindi è raddoppiato, arrivando a circa 80 famiglie saccensi. Un numero abbastanza elevato che rappresenta una realtà invisibile, ma che purtroppo esiste nella nostra cittadina . Ce ne siamo resi conto noi stessi entrando nelle loro case o semplicemente incontrandoli e ascoltando le loro storie di abbandoni, malattie e difficoltà. Famiglie che sono aiutate spesso da conoscenti o da associazioni di volontariato cittadine, ma che abbiamo voluto aiutare anche noi con una colletta alimentare, che si distingue dalle altre per il fatto che i destinatari sono esclusivamente di Sciacca.

Impegno, questo, che abbiamo preso con la cittadinanza tutta e che non ci ha permesso di poter mandare una parte del contributo saccense alla popolazione sfollata dell’Abruzzo, colpita dal tremendo sisma. Per la quale è stata però indetta una raccolta alimentare da parte dei volontari della Protezione Civile e “l’Associazione Nazionale Volontari Vigili del Fuoco in Congedo delegazione di Sciacca”.

Mediamente, quindi, sono stati consegnati quasi 40 Kg di generi alimentari a famiglia. Ma la quantità ed il tipo di spesa sono stati fatti variare a seconda della composizione del nucleo familiare (numero ed età dei componenti). Un lungo e duro lavoro che si è concluso venerdì scorso e che è stato svolto dai soci de L’AltraSciacca, il gruppo Freedom e da alcuni volontari cittadini.
Sforzi che sono stati ripagati dal sorriso di queste famiglie e dai loro infiniti ringraziamenti pieni di gioia, che ovviamente inoltriamo a chi ha contribuito a quest’opera di solidarietà, i saccensi.

Vogliamo chiudere quest’ampio resoconto con gli ultimi, ennesimi ringraziamenti:
- al gruppo Freedom e agli scout “Sciacca 1” per la preziosa collaborazione.
- ai supermercati aderenti all’iniziativa, ma anche a quei supermercati che hanno risposto alla proposta con un secco no, per la paura che la gente si indisponesse nel vedere i volontari davanti la loro attività, cosa che effettivamente, a giudicare dalle cifre finali, non è avvenuta.
- ai cittadini volontari che si sono offerti per la distribuzione dei beni.
- a tutti i cittadini che hanno risposto con generosità al nostro appello.

Per vedere foto e video della giornata, vi rimandiamo a questo link.

Sperando in risultati ancora più soddisfacenti, anche se questi sono già ottimi, diamo appuntamento alla prossima edizione dell’AltraSpesa. Magari ottenendo anche l’adesione di concittadini come quello che alla cassa del supermercato, commentando l’iniziativa, ha detto ironicamente “L’AltraSciacca….che vorrebbero fare? cambiare il mondo?”…beh! replichiamo a chi avesse lo stesso dubbio che nel nostro piccolo vorremmo cambiare in positivo solo tutto ciò che non va nella nostra città, compresa la condizione di miseria di diverse famiglie, seppur questa iniziativa può essere solo una piccola boccata d’aria. Noi abbiamo fatto solo da intermediari, sono stati i nostri concittadini i protagonisti…sono loro che hanno cambiato questo piccolo mondo!

lunedì 13 aprile 2009

Il punto della situazione: continuate a seguirci!

Lasciate alle spalle le festività pasquali, ne approfittiamo per fare il punto della situazione sulle iniziative che la nostra associazione sta portando avanti in questi giorni e nelle prossime settimane.

Lo scorso Venerdì Santo (il 10 Aprile 2009) si è conclusa la consegna dei beni raccolti con la colletta alimentare denominata L’ALTRASPESA. Viste le numerose richieste pervenute alla nostra associazione, le derrate, destinate inizialmente a 40 famiglie saccensi, sono state suddivise ulteriormente al fine di soddisfare le impellenti necessità di circa 80 nuclei familiari, tra i più indigenti della nostra città.

E’ questo il numero definitivo delle famiglie a cui abbiamo cercato di garantire una pasqua dignitosa grazie alla generosità dei numerosi saccensi che sabato 4 Aprile avevano donato 3 tonnellate circa di beni alimentari.

Prosegue intanto la petizione popolare per l’acqua pubblica giunta a quota 3500 firme circa. Il Comitato cittadino SCIACCA PER L’ACQUA, è ritornato, lo scorso sabato, al Mercatino di San Michele e continuerà a presidiarlo, con il proprio banchetto, anche nelle prossime settimane, fino alla fine di questo mese. Nel frattempo, invitiamo tutti i saccensi a sottoscrivere la petizione presso tutti gli esercizi pubblici che hanno aderiscono all’iniziativa. L’elenco è consultabile sul sito web: www.sciaccaperlacqua.eu

Scade il 30 Giugno 2009 la presentazione degli elaborati per partecipare il PREMIO NAZIONALE DI LETTERATURA E POESIA “VINCENZO LICATA - CITTA’ DI SCIACCA“. Le iscrizioni sono aperte a tutti. Si può partecipare con una Poesia a tema libero, una Poesia a tema libero dialettale, una Poesia in lingua italiana avente per tema “Il Mare” oppure un Racconto a tema libero. E’ possibile consultare il bando e scaricare il modulo di adesione visitando il sito: www.vincenzolicata.it. La premiazione dei migliori elaborati è prevista per il prossimo mese di luglio 2009 a Sciacca.

Anche quest’anno, nel mese di Agosto 2009, sarà allestita la mostra video-fotografica amatoriale su Sciacca denominata SCIACCA VISTA DA NOI, giunta ormai alla seconda edizione. Presto, sul sito: www.sciaccavistadanoi.it troverete le modalità di partecipazione, che ricordiamo, è assolutamente “gratuita”. Saranno previste alcune novità che vi annunceremo nelle prossime settimane. Nel frattempo “scaldate le vostre macchine fotografiche”!

Ma le nostre attività non finiranno qui. E di tutto il resto, non vi anticipiamo ancora nulla!
www.laltrasciacca.it

domenica 12 aprile 2009

Buona Pasqua a Tutti

Dedico questa splendida canzone di Faber De Andrè augurando a tutti voi una Buona e Serena Pasqua nella speranza che la pace, il coraggio, l'amore possa infondersi sempre di più nelle vostre, nelle nostre, Vite. Con un pensiero rivolto soprattutto alle genti d'Abruzzo. Forza!

Buone Feste di cuore

sabato 11 aprile 2009

Il cemento e le case... dubbi & misteri



In caso di terremoto l'ospedale è l'ultimo edificio a dover crollare. All'Aquila è stato il primo. L'ospedale San Salvatore è inagibile al 90%. Per curare i feriti gravi non si può aspettare. Non sempre si ha il tempo per trasferirli altrove.
Luca Antonini, cardiologo dell'ospedale dell'Aquila, ha perso la moglie e il figlio sotto le macerie: "L'ospedale è inagibile perchè qualcuno lo ha costruito male, perché qualcuno ci ha lucrato sopra".
Gian Michele Calvi, membro Commissione Nazionale Grandi Rischi:"Nell'ospedale ci sono stati danni importanti che... sono inaccettabili soprattutto perchè si ritiene che un ospedale debba non solo non crollare, ma anche garantire la funzionalità nei momenti di emergenza".
Chi si attribuisce il merito di aver costruito l'ospedale San Salvatore come è possibile leggere dal suo sito? Impregilo!
Impregilo è il braccio di cemento armato di ogni governo. E' il monopolista delle Grandi Opere, degli inceneritori, delle autostrade. Gli ex amministratori delegati dell’Impregilo e della Fibe (gruppo Impregilo) sono stati rinviati a giudizio a Napoli per lo scandalo dei rifiuti. Impregilo è ovunque: nella Salerno-Reggio Calabria per la quale ha chiesto un prolungamento di tre anni per la consegna dei lavori. Ha costruito l'inceneritore di Acerra, è nell'alta velocità. E' la società a cui il Governo vuole affidare il Ponte sullo Stretto, le nuove centrali nucleari, la TAV.
L'Impregilo è specializzata in ospedali. Oltre a quello dell''Aquila ha costruito gli ospedali di Lecco, Modena, Careggi, Poggibonsi, della Versilia, Destra Secchia, Cerignola e Menaggio. Tutti, di sicuro, antisismici. Dove c'è Impregilo c'è casa.

Free Blogger

www.beppegrillo.it

venerdì 10 aprile 2009

Oggi Lutto Nazionale per le vittime del terremoto abruzzese



I terremoti, il piano casa e il ritorno al nucleare
E allora bisognerebbe comportarsi di conseguenza tenendo sempre presente che noi siamo un territorio sismico: avete presente il piano casa? Avete presente il piano casa nella sua prima formulazione ma anche nella seconda, quella sulla quale le regioni hanno calato allegramente le brache perché non sta bene dire di no al presidente del Consiglio padrone d'Italia e padrone di tutto.
Il piano casa consente all'inizio ai proprietari praticamente di tutto ciò che c'è di costruito, adesso ai proprietari di una parte – bisognerà vedere nei particolari quali abitazioni – di allargarsi del 20/30% di cubatura. Immaginate... avete presente i mostri che ci sono in giro? Immaginateli aumentati del 20/30% cosa possono diventare: un terzo di mostri in più. Pensate che molti di quei mostri di cemento stanno in zone mediamente, altamente o altissimamente sismiche e quindi pensate all'effetto moltiplicatore di morti nel caso di un terremoto come quello di stanotte.
Io non so se qualcuno ha ancora i fusibili e i cavi della testa collegati, ma bisognerebbe fare dei collegamenti: noi la settimana scorsa eravamo in pieno fervore edificatorio, “i muratori possono partire!”, questo ci diceva il Presidente del Consiglio.
Il piano casa ce l'ha regalato la natura stanotte e ci ha fatto capire che forse in questo Paese bisogna tenere presente di quale Paese si tratta.
Mi veniva in mente anche questo meraviglioso piano per costruire 4 o 5 nuove centrali nucleari: per fortuna sono parole, ma intanto iniziano le procedure, si iniziano a buttare i soldi. Qui non è neanche in discussione centrali si o centrali no, nucleare si o nucleare no: qui ci sarebbe da discutere se un Paese ad altissimo rischio sismico come l'Italia, in un'epoca nella quale esistono alternative per approvvigionarsi di energia rispetto al nucleare – uno può dire “c'è solo il nucleare”, una volta avevamo solo il petrolio, adesso ci sono alternative -, in questo contesto, in questo paese sismico siamo proprio sicuri di poterci permette a cuor leggero di mettere in piedi 4 o 5 impianti nucleari che saranno pronti nei prossimi vent'anni ma che inizieranno ad essere pericolosi molto prima di quando verranno inaugurati?
Proviamo a immaginare dove verranno dislocati: sicuramente nel calcolo delle probabilità 2 su 5, 3 su 5 finiranno in zona sismica, visto che in Italia sono molto estese, dopodiché non c'è centrale sicura che possa garantire di non emettere radiazioni letali in un contesto di un terremoto che oggi nessuno di noi può prevedere.
Mi viene in mente, guardando quella lingua di fuoco che attraversa l'Italia nelle parti più a rischio: va a finire proprio dove la punta dello stivale da un calcio nel culo alla Sicilia e cioè tra Scilla e Cariddi. Scilla e Cariddi sono il punto di partenza e il punto di arrivo del mirabolante, fantasmagorico ponte sullo stretto di Messina. Già si ride molto, tra gli esperti internazionali, sulla possibilità di un ponte a campata unica, il più lungo del mondo, perché quella è una zona molto ventosa e ci sono grossi rischi di stabilità solo per le correnti ventose; ma qui siamo color viola, quasi blu: immaginate Messina, che ancora ci ricorda con le sue ferite aperte il terremoto del 1908. Anche perché l'anno scorso si sono celebrati i cento anni di quel terremoto e chi è andato a documentare la situazione nelle zone terremotate di Messina cento anni fa ha scoperto baracche, catapecchie, prefabbricati, interi quartieri dove non ci sono le fognature, dove lo Stato non è ancora arrivato cent'anni dopo.
Quelle ferite aperte dovrebbero almeno dirci “siamo proprio sicuri di fare un ponte proprio lì”? Se bastano le correnti ventose a mettere a rischio un ponte, immaginarsi se dovesse riprodursi un terremoto, e questa mappa di pericolosità dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, non stiamo parlando delle solite Cassandre catastrofiste, ci dice che lì si annida una delle massime concentrazioni di rischio.
Sto parlando da profano, le cose di buonsenso che si possono dire semplicemente cercando di collegare quattro cose che dovrebbero venire in mente ai nostri politici di cui leggiamo le solite giaculatorie, i soliti ammonimenti, “stiamo insieme, lavoriamo insieme”: per carità, non lavorate, non andate lì, non disturbate, lasciate libere le squadre! Vi ricordate la scena di Vermicino col povero Pertini che, credendo di fare chissà che cosa, riuscì soltanto a intralciare, per non parlare di Berlusconi che naturalmente coglierà l'occasione del terremoto per tirar su un po' di voti; l'abbiamo già visto anche perché di solito i suoi governi coincidono con catastrofi di ogni genere – lui porta molta fortuna a se stesso ma una discreta sfiga agli altri -, l'abbiamo già visto in zone di disastri.
Abbiamo visto a San Giuliano di Puglia, quando promise di ricostruire una San Giuliano 2, come Milano 2: “i miei architetti giungeranno sul posto!”, oppure quando ci furono le stragi negli sbarchi nel mare adriatico, quando disse: “gli sbarcati dall'Albania li ospito io”. Tutte balle, naturalmente, sono tutte cose che si dicono a favore di telecamera: a San Giuliano la situazione è ancora critica e di lui non hanno sentito più notizia alcuna.
Sicuramente lui andrà lì come un avvoltoio ad approfittare di una situazione per tirar su qualche voto, anche perché siamo in campagna elettorale per le europee e lui deve arrivare al 51%.
Speriamo che i politici evitino il più possibile quelle zone e lascino arrivare i volontari e i tecnici compresi magari quelli come Giuliani che vedono lontano e sanno come si risolve la situazione.