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giovedì 29 aprile 2010

"Io sono autonomo". Intervista al consigliere comunale Gioacchino Settecasi

Consigliere Settecasi qual è la sua area politica di riferimento?
Io sono alla mia prima esperienza da consigliere comunale. Sono stato eletto all’interno della Lista Autonoma Saccense ma subito dopo le elezioni mi sono dichiarato indipendente dalla lista. Adesso io sono autonomo pur facendo parte della maggioranza. Scelgo e voto di volta in volta le varie proposte. Abbiamo il compito di fare qualcosa di positivo per la città di Sciacca in questi 5 anni e speriamo di riuscire a farlo, soprattutto per i giovani per i quali poco la città offre per il futuro. Io inoltre faccio parte di un gruppo di giovani formato sin dagli inizi dell’università, ci conosciamo tutti da tempo e mi sento espressione di quel gruppo, che fa riferimento all’onorevole Antonello Antinoro dell’Udc.
Data la sua vicinanza ad Antinoro e la sua contestuale appartenenza alla maggioranza che sostiene il sindaco Vito Bono, come valuterebbe un eventuale appoggio alla maggioranza da parte dell’Udc?
Se l’amministrazione comunale dovesse decidere in tal senso e scegliere questa possibilità, per quanto mi riguarda non ci sono problemi. Io durante le elezioni comunali ho sposato un progetto che è quello che fa capo al dott. Vito Bono e rimango su quell’idea. Al contempo se l’Udc un domani decidesse di fare un percorso di questo tipo, che ben venga, non sarò certo io ad oppormi. L’importante è che qualsiasi percorso si intraprenda tutti insieme, per il bene della città. Chiunque lavori per la città è ben accetto. Io comunque sono e resto autonomo anche se, come detto, appartengo ad un gruppo e ad uno schieramento politico ben preciso.
E’ possibile che all’interno del consiglio comunale nasca un gruppo consiliare costituito tutto da indipendenti?
Quello che so è che alcuni consiglieri, non solo io, si sono dichiarati indipendenti. Tutto può succedere. Può darsi che davvero venga a crearsi un gruppo di questo tipo ma non è detto che io ne entri a far parte in modo automatico. Staremo a vedere.
Quali sono i punti principali di cui si è occupato in questi primi mesi di consiliatura?
Io faccio parte della IV Commissione, quella sulla polizia municipale, spettacolo e pubblica istruzione. Stiamo portando avanti un buon lavoro, abbiamo effettuato il giro delle scuole della città per verificare le condizioni nelle quali versano le strutture scolastiche di Sciacca che, come purtroppo sapete, sono in pessimo stato. Poi mi sono interessato molto della vicenda dello stadio comunale. Forse, dopo un iter burocratico complicato e lunghissimo, siamo nell’imminenza della riapertura che mi auguro possa avvenire prima dell’estate. Poi, essendo che per 12 anni ho fatto parte del gruppo scout, mi interessano molto le problematiche sociali. Spero e mi impegnerò in tal senso affinchè nel bilancio vengano destinate forti e cospicue somme sul sociale. A Sciacca ci sono davvero tante famiglie che ne hanno di bisogno.
Cosa ne pensa della edizione 110 del Carnevale di Sciacca che si terrà nel prossimo mese di maggio?
Sono convinto che il carnevale abbia un suo tempo preciso che doveva essere rispettato, poi, come sappiamo, c’è stata la questione della frana in piazzetta Libertà e quindi si è deciso per il rinvio. A mio parere non è che le somme destinate al carnevale sono troppe, è che sono troppo poche quelle destinate all’estate saccense. In estate c’è più turismo, più movimento commerciale ed economico, è in quel periodo che occorre garantire più spettacoli. Anche in questo caso attendiamo l’approvazione del bilancio che credo avverrà nel giro di un paio di mesi.
Anche lei ha presentato già qualche mozione o interrogazione all’amministrazione?
Io, al momento, no perché faccio parte della maggioranza ma ritengo che nelle prossime settimane anch’io comincerò a presentarne. Sono convinto infatti che le mozioni e le interrogazioni non sono strumenti negativi, anzi sono utili per portare a conoscenza del consiglio i problemi della città cercando consequenzialmente di risolverli. Oltre allo sport, allo stadio, alle manifestazioni per il sociale ed all’edilizia scolastica, mi sto occupando adesso della verifica dei beni immobili comunali, molti dei quali potrebbero essere destinati alle associazioni di volontariato. Quella del consigliere è comunque un’esperienza positiva, che mi sta arricchendo come persona e mi sta facendo crescere e capire tante cose.
In futuro le piacerebbe fare carriera politica?
Penso che ognuno è giusto che abbia le proprie aspirazioni ma in politica sono sempre gli elettori che scelgono e giudicano a seconda di come e quanto abbiamo lavorato. Per me la politica è e deve rimanere un servizio, mettersi a servizio degli altri allo stesso modo di quando facevo lo scout.
Una battuta sulla politica regionale: come ne pensa dell’attuale governo guidato da Raffaele Lombardo?
L’Udc, a parte i primi mesi di governo, è stato messo alla porta da Lombardo. Sicuramente la politica in Sicilia vive un momento poco brillante. Adesso mi dispiace venire a conoscenza delle indagini che stanno riguardando il presidente Lombardo. La magistratura svolgerà il proprio compito e staremo a vedere quello che succederà, sicuramente i siciliani non si meriterebbero un’altra batosta dopo quella subita già con la condanna di Cuffaro, poi dimessosi. L’Udc mantiene posizioni fortemente critiche comunque sull’operato che fino ad oggi ha svolto il governo Lombardo.
Qual è la sua posizione in merito alla cosiddetta privatizzazione dell’acqua?
Intanto devo dire che aderisco in maniera convinta e decisa alla manifestazione promossa dall’associazione L’AltraSciacca in merito alla raccolta firme per ottenere un referendum che riporti l’acqua pubblica. Ritengo sia inconcepibile far pervenire all’utenza bollette dell’acqua così tanto esose. Il contratto con Girgenti Acque a quanto pare è blindato da numerose clausole anche se tutti dicono che non mancano i motivi per risolvere e rescindere tale vincolo contrattuale. Credo che serva la giusta cautela ma allo stesso tempo è doverose cautelare i cittadini, soprattutto i più anziani, che vivono con una pensione spesso misera e per di più si vedono recapitare tali bollette. Sulle buche, sulle perdite idriche e sui restanti disservizi c’è poco da aggiungere: sono sotto gli occhi di tutti.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

martedì 27 aprile 2010

Una firma per l'acqua pubblica. "Si scrive acqua, si legge democrazia"

Dal 24 aprile, in tutte le piazze italiane, comincerà una raccolta firme a favore del referendum per l'acqua pubblica. “L'acqua è un bene comune e non si vende. Si scrive acqua, si legge democrazia” questo il motto dei promotori dell’iniziativa.
Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, costituito da centinaia di comitati territoriali che si oppongono alla privatizzazione ha deciso di raccogliere le firme per proporre 3 quesiti referendari. A partire dal sabato 24 aprile al via la raccolta delle firme che in tre mesi dovrà arrivare almeno a quota 500.000 per poter richiedere i referendum. I banchetti per la raccolta delle firme saranno allestiti su tutto il territorio nazionale, compreso Sciacca dove l’associazione di promozione sociale L’AltraSciacca se ne occuperà direttamente poiché il gruppo guidato da Pietro Mistretta e Matteo Mangiacavallo è il referente provinciale del forum.
Dal punto di vista normativo, l’approvazione dei tre quesiti rimanderà, per l’affidamento del servizio idrico integrato, al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso alle aziende speciali o, in ogni caso, ad enti di diritto pubblico che qualificano il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente “privo di rilevanza economica”, servizio di interesse generale e privo di profitti nella sua erogazione.
Verrebbero poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini. E si riaprirebbe sui territori la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali. Anche in Sicilia intanto una legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua è giunta all’ARS e più di un milione e trecento mila abitanti chiedono che il servizio idrico venga tolto dal mercato.
“Vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua. Vogliamo restituire questo bene comune alla gestione condivisa dei territori. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene collettivo. Per conservarlo per le future generazioni.”
Perché un referendum? Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.
Perché tre quesiti? Perché si intendono eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua. Perché si vuole togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.
Cosa si cerca di ottenere? Si vuole restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. “Si scrive acqua ma si legge democrazia”.
Questi i quesiti che saranno proposti nel referendum.
Primo quesito: «Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europee” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166?»
Secondo quesito: «Volete voi che sia abrogato l’art. 150 (Scelta della forma di gestione e procedure di affidamento) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, come modificato dall’art. 2, comma 13 del decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008.
Terzo quesito: «Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»
Col primo quesito si vuole fermare la privatizzazione dell’acqua.
Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015. Abrogare questa norma significherebbe contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.
Con il secondo quesito si vuole aprire la strada alla ripubblicizzazione del servizio idrico.
Si propone l’abrogazione dell’art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato. L’articolo definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico. L’abrogazione di questo articolo non consentirebbe più il ricorso né alla gara, né all’affidamento della gestione a società di capitali, favorendo il percorso verso l’obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Darebbe inoltre ancor più forza a tutte le rivendicazioni per la ripubblicizzazione in corso in quei territori che già da tempo hanno visto il proprio servizio idrico affidato a privati o a società a capitale misto.
Infine, col terzo e ultimo quesito si intendono eliminare i profitti dal bene comune acqua.
Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si eliminerebbe il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici, avviando l’espropriazione alle popolazioni di un bene comune e di un diritto umano universale.
La battaglia dell’acqua insomma è ancora ben lungi dall’essere conclusa.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

domenica 25 aprile 2010

25 APRILE... SEMPRE. CONTINUARE A RESISTERE. La storia di Gildo Moncada

Alla vigilia del 25 aprile, 65° anniversario della Liberazione d’Italia dal nazi-fascismo, un ricordo di Gildo Moncada, partigiano, grafico e pittore.
Mio padre.
Tra gli attestati che egli ha ricevuto mi piace menzionare il “Diploma d’onore ai combattenti per la libertà d’Italia 1943-1945” conferitogli il 19 giugno 1984 dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini e dal Ministro della Difesa Giovanni Spadolini.
Tanti furono i siciliani, gli agrigentini che, da volontari per la libertà, combatterono la guerra di Resistenza fino all’estremo sacrificio della propria vita, per gli ideali di Libertà, Democrazia e Patria.
Mio padre, Gildo Moncada, agrigentino, fu uno di questi. Il 26 aprile del 1944, entrò a far parte della Brigata partigiana “Leoni” operante in Umbria e nel territorio confinante con le regioni Toscana e Marche, dipendente dalle ricostituite Forze Armate Italiane e dalle truppe alleate anglo-americane comandate dal generale Alexander.
Gildo Moncada divenne partigiano, volontario per la libertà, a 16 anni e 3 mesi.
Ragazzino, decise di lasciare la famiglia di mio nonno Raimondo, per dare il suo contributo alla grande rivolta di popolo che fu la Resistenza per liberare l’Italia dall’occupazione e dall’oppressione nazi-fascista.
Risalgono al 19 e 20 giugno 1944 alcune sue foto in divisa partigiana, durante i giorni della Liberazione di Perugia.
Durante un’azione militare a San Sepolcro (in provincia di Arezzo), nella caldissima area di guerra rappresentata dalla Linea Gotica, e in uno dei momenti più cruenti del secondo conflitto mondiale, venne gravemente ferito.
Rientrato definitivamente dieci anni dopo nella sua terra, mutilato ad una gamba, è stato fino al 1997 sempre tra gli organizzatori della Festa Nazionale del 25 aprile ad Agrigento assieme al senatore Salvatore Di Benedetto, comandante partigiano, grande invalido di guerra, e presidente provinciale dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), e rappresentanti di altri enti, Istituzioni, partiti e sindacati.
Un ricordo personale affinché la memoria viva nelle nostre carni e non cancelli, rimuova, mortifichi - anzi onori - il sacrificio di quanti hanno dato la vita per consentirci di vivere in una Patria pacificata, unita, libera, democratica e repubblicana.

Raimondo Moncada

venerdì 23 aprile 2010

"Non siate timidi". Intervista al consigliere comunale Nicola Assenzo

Quali sono le principali iniziative che ha portato avanti in questi mesi?
In questi mesi ho presentato diversi interrogazioni all’amministrazione tra le quali quelle inerenti alla riapertura dello stadio comunale, dello stato del campo da gioco, quelle che denunciano lo stato precario delle vie Lido, Catusi, Bergamo, Brescia e Verona, l’interrogazione sull’albo pretorio, sullo Stazzone, sulle associazioni di vigilanza e sugli addobbi natalizi. Poi nel dettaglio io cerco di rivolgermi soprattutto ai giovani e di affrontare tutte quelle piaghe come il disagio giovanile ed il precariato che affliggono la nostra generazione. Mi sono occupato quindi soprattutto di attività inerenti allo sport ed alla cultura, attività che permettano la crescita dei giovani e gli allontanino dalla strada. In merito allo sport, mi sono interessato della riapertura dello stadio. Col precedente assessore, Ignazio Piazza, avevamo già cominciato qualche iniziativa, ora la delega è passata a Fazio col quale mi auguro la problematica possa continuare ad essere affrontata. A breve sarà convocata la Commissione Provinciale allo Sport attraverso la quale si chiederà la riapertura al pubblico dello stadio, almeno per 3500 persone. Questo permetterebbe alle società di aprirsi alla gente, attivare nuovamente gli sponsor oltre che si tornerebbe a dare un immagine degna della città alle squadre e tifoserie ospiti. Da lunedì inoltre entrerò a far parte della Commissione allo sport e spettacolo, e cercherò di occuparmi anche della locale squadra di tennis.
Qual è la sua valutazione di questi primi mesi di amministrazione Bono?
Come ho avuto modo di dire durante una delle ultime sedute consiliari, chi è capace di acquisire consensi e capire quali sono i problemi dei cittadini non è detto che sia altrettanto bravo e capace di risolverli. Io noto già adesso un evidente e notevole calo di consensi per l’amministrazione. Ci sono innumerevoli problemi da risolvere ed occorre maggiore decisionismo, basti pensare a vicende come quella della chiusura del traffico oppure se e quando fare il Carnevale. Ai problemi che già ci sono, non è possibile aggiungere quello dell’indecisione sulle scelte da compiere. Quindi al momento il mio giudizio basato sui fatti sull’amministrazione è negativo. Tutte le associazioni di categoria si lamentano, poche sono le iniziative inerenti all’attrattiva turistica, non si fa nulla per i giovani né per gli anziani, il mondo dell’imprenditoria lamenta una totale mancanza di attenzioni. Inoltre comparti fondamentali per la città come quelli della ceramica, dell’agricoltura e della pesca spesso si ritrovano senza interlocutori. La vicenda del cambio di assessore poi è stata gestita malissimo. La sostituzione dell’assessore è sembrata più una sorta di “minaccia” del Pd al sindaco: perché cambiare un assessore se lo stesso ha avuto i complimenti da parte di tutti? Di solito si cambia quello che non va. L’amministrazione inoltre non può apportare modifiche ed emendamenti in consiglio comunale all’ultimo momento, manca il dialogo anche all’interno stesso della maggioranza. L’opposizione di certo non è e non farà da stampella all’amministrazione, credo che prima o poi gli stessi rappresentanti della maggioranza arriveranno a bloccare o bocciare qualche punto tecnico o politico.
Prima delle elezioni l’Udc aveva partecipato al cosiddetto “Patto di San Michele”. Adesso il voto in consiglio del collega Friscia si è rivelato determinante per approvare il debito Bollare e il piano triennale delle opere pubbliche. E’ possibile che si profili un ingresso nella maggioranza da parte dell’Udc?
L’Udc non entra e non entrerà nella maggioranza. Il Patto di San Michele era solo un incontro al quale abbiamo partecipato e durante il quale non si è trovato alcun accordo. Tra l’altro i punti per i quali non si è trovato l’accordo sono gli stessi che adesso portano alla crisi della Giunta e della maggioranza. Per quanto riguarda le dichiarazioni di voto, le stesse sono sempre unitarie, l’architetto Friscia privilegia i punti tecnici e per questo li ha votati.
Se qualcuno invece vi chiedesse di aderire alla maggioranza?
Sicuramente per aderire alla maggioranza dovrebbe prima esserci un cambiamento radicale in seno all’amministrazione perché sono troppe le cose che non vanno. In questo momento chiederlo a noi sarebbe come chiederlo al Pdl, sarebbe come chiedere aiuto al 118 e noi non siamo gli infermieri di nessuno. Occorre proporre di certo qualcosa di veramente nuovo alla città.
Dal punto di vista personale come si sta rivelando questa esperienza da consigliere comunale?
Si tratta sicuramente di un’esperienza positiva, sono un giovane operatore politico e la mia soddisfazione in merito è doppia. Ho la possibilità di conoscere meglio alcune dinamiche della mia città, è un’esperienza che fa crescere notevolmente se intrapresa con coscienza e serietà, si viene contattati da tutte le categorie e realtà cittadine alle quali si cerca di dare le opportune risposte e soluzioni del caso. Infatti per esempio nelle mie interrogazioni cerco sempre di non parlare delle singole buche ma chiedo a chi di competenza perché si è agito o non si è agito in un determinato modo. Mi ero anche candidato alle elezioni provinciali dove sono il primo dei non eletti, quindi non si sa mai…
L’onorevole Calogero Mannino segue ancora con interesse la politica locale?
L’onorevole Mannino si tiene sempre informato su quello che accade in città, sicuramente si tratta di un Mannino nuovo, diverso, forse più moderno. Io da capogruppo dell’Udc mi rapporto con lui quando ho qualche indecisione o per conoscere meglio alcuni fatti del passato, chiedo i suoi consigli per poter agire in maniera più corretta. Allo stesso tempo però è bene sottolineare però che non mi ha mai imposto alcuna decisione o votazione all’interno del consiglio comunale. Io sono un giovane consigliere è il mio personale invito rivolto proprio a tutti gli altri giovani consiglieri è quello di essere autonomi, di non essere timidi, di esprimere la loro opinione durante le sedute consiliari e di non farsi dettare le decisioni da nessuno. Questi sono consigli che rivolgo anche a me stesso se un giorno li dovessi dimenticare.


Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

martedì 20 aprile 2010

Mafia e Poteri Forti. Tra indagini e lotte intestine

La notizia è di qualche giorno fa ma le reazioni all’interno della famiglia mafiosa sono ancora tutte da valutare. Il ministro della Giustizia, l’agrigentino Angelino Alfano ha firmato cinque decreti di prima applicazione del regime di carcere duro 41 bis nei confronti di altrettanti presunti esponenti di Cosa Nostra. Si tratta di Francesco e Giuseppe Capizzi, ritenuti appartenenti alla famiglia mafiosa di Ribera, Accursio Dimino, presunto affiliato della famiglia Sciacca, Salvatore Imbornone, della famiglia di Lucca Sicula e Gino Guzzo, ritenuto esponente del clan di Montevago. In questo modo - si sottolinea in ambienti del ministero della Giustizia - è stato inferto un duro colpo alla mafia agrigentina. Carcere duro dunque per cinque degli arrestati e condannati in merito all’operazione denominata “Scacco Matto” condotta dalla Dda di Palermo contro le cosche dell’Agrigentino, tra Sciacca, Ribera e la Valle del Belice. Come si ricorderà la pena più alta era stata inflitta a Gino Guzzo, di Montevago, ritenuto il reggente della famiglia mafiosa del Belice, condannato a 21 anni di reclusione mentre Francesco Capizzi era stato condannato a 12 anni. Undici anni e 4 mesi invece la pena per Accursio Dimino, di Sciacca, e Salvatore Imbornone, di Lucca Sicula. Lo Stato c’è quindi e vuole dare l’impressione, anche attraverso questi provvedimenti, di avere in pugno la situazione. Su tutto il territorio siciliano il lavoro degli inquirenti e delle forze dell’ordine è costante e massiccio, e dipana via via una fitta ragnatela di affari ai quali partecipano un po’ tutti, specie i cosiddetti “colletti bianchi”, professionisti insospettabili, lontani dall’antiquato stereotipo del mafioso dedito alla fuga ed agli omicidi.
Ultimamente per esempio, i carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno arrestato tre persone appartenenti al mandamento mafioso del clan Resuttana. I boss sono accusati a vario titolo di "associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni". All'individuazione dell'attuale reggente del mandamento e a due suoi fedelissimi si è giunti anche grazie alle dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia. I militari hanno eseguito anche delle perquisizioni domiciliari per ritrovare l'arsenale militare della cosca.
Tra i colletti bianchi l’ultimo caso in ordine di tempo è quello dell’architetto palermitano Liga, accusato di essere l’erede dei boss Lo Piccolo, arrestati anni fa. Dopo mesi di indagini, pedinamenti ed intercettazioni, la Guardia di Finanza ha arrestato a Palermo il 59enne Giuseppe Liga, presunto successore dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
Liga era soprannominato “l’architetto“, nome indicato in alcuni pizzini sequestrati al momento dell’arresto dei Lo Piccolo e recentemente confermato da quattro pentiti, Isidoro Cracolici, Francesco Franzese, Gaspare Pulizzi e Marcello Trapani.
Alla fine, grazie ad intercettazioni e pedinamenti, la sua identità è stata confermata: Liga, reggente regionale del Movimento cristiano lavoratori, avrebbe portato avanti gli affari dei boss, storici capimafia di Tommaso Natale, il clan più importante del capoluogo siciliano.
Le accuse mosse nei suoi confronti sono associazione mafiosa, estorsione e fittizia intestazione di beni. Insieme a lui sono finiti in manette Giovanni Angelo Mannino, 57 anni, Agostino Carollo, 45 anni, e Amedeo Sorvillo, 57.
Questi ultimi due sono due imprenditori di Palermo che avrebbero fatto da prestanome per una società di Liga, la “Eu.Te.Co“, Euro Tecnica delle Costruzioni.
Le indagini hanno accertato che nel periodo in cui l’indagato aveva acquisito il ruolo di reggente del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo, Liga non ha trascurato il suo impegno politico pubblico con il Movimento cristiano dei lavoratori, dimostrando così la capacità di infiltrazione dell’organizzazione mafiosa nelle istituzioni.
Gli agenti hanno anche sequestrato diversi computer e numerosi documenti appartenenti a Liga, materiale attualmente al vaglio degli inquirenti.
In provincia di Agrigento invece la lotta più serrata all’interno delle cosche è quella per accertare chi è il più forte, il più influente, il più temuto dalla gente e dagli stessi mafiosi. Tutto è, o sembra essere, subordinato ai voleri del superlatitante Matteo Messina Denaro, la cui influenza travalica qualsiasi confine provinciale. Si parla sempre di pizzo e appalti nelle deposizioni più importanti fornite da Calogero Rizzuto e Maurizio Di Gati, due tra gli ultimi collaboratori di giustizia. A quanto pare Messina Denaro voleva eliminare dalla scena i Capizzi a causa di alcune divergenze nella gestione della criminalità in provincia. Anche la presenza di altri importanti esponenti della malavita mafiosa siciliana non facilita i rapporti tra le cosche, basti pensare all’attività di altri due latitanti: il cattolicese Giuseppe Falsone ed il favarese Gerlandino Messina. In ballo c’è anche la cosiddetta guerra dei supermercati: la costruzione, l’”affidamento”, il pizzo, in una lotta senza esclusioni di colpi. Perché la famigghia mafiosa non è così unita come può apparire dal di fuori. Le lotte per il potere sono all’ordine del giorno e le prime donne sono pronte a qualsiasi bassezza pur di scalare la vetta del potere criminale. Non sono rari i casi infatti di mafiosi che pagano il pizzo ad altri mafiosi. E’ tutta una questione di rispetto, di avere maggiore o minore influenza sugli altri e di potere. Un potere, simbolico, economico, sociale, per il quale si farebbe tutto ed il contrario di tutto. Perché per alcuni è proprio vero che “cumannari è megghiu ca futtiri”.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

sabato 17 aprile 2010

Polverini - Zaccheo: il sistema delle raccomandazioni e la crisi del comune di Latina

Tratto da Striscia La Notizia.

Il sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo chiede di incassare per il lavoro fatto per eleggere la Polverini.

Ma chi portiamo al potere?

venerdì 16 aprile 2010

"Le nostre scuole sono come trappole per topi". Intervista al consigliere comunale David Emmi

Lei è alla prima esperienza in politica. Come valuta questi primi mesi da consigliere comunale?
Sicuramente si tratta di un’esperienza positiva, è chiaro che il ruolo di opposizione è ben diverso da quello di maggioranza. La politica ed i politici devono essere a disposizione delle persone, la politica deve essere vissuta con passione e non come obbligo. Del resto mi ero già proposto 5 anni prima ma allora non ce l’avevo fatta. E’ un’aspirazione che coltivavo da un po’ di tempo.
Di quali commissioni fa parte e di cosa si è occupato in questi mesi?
Io sono componente della Commissione Sanità e solidarietà sociale e della Commissione sulla Pubblica Istruzione dal quale tra breve mi dimetterò per lasciare spazio al consigliere Nicola Assenzo che, per sua scelta, al momento non fa parte di alcuna commissione. Abbiamo visitato diverse scuole della città. Devo dire che la situazione dell’edilizia scolastica a Sciacca è allarmante, alcune scuole non rispettano alcuna normativa vigente in merito alla sicurezza mentre la quasi totalità dell’edilizia scolastica è fatiscente. Ci sono scuole che rappresentano delle vere e proprie trappole per topi, si deve intervenire e presto. So dell’esistenza di un progetto per costruire una nuova scuola in contrada Perriera ma penso anche per quale motivo non si chieda all’azienda ospedaliera parte del vecchio ospedale sito in via Figuli. Potrebbe rappresentare una buona soluzione. Sulla sanità e solidarietà sociale invece non sempre l’amministrazione ha grande competenza su questi settori. Ma una cosa è certa: l’ospedale non è di nessuno, non è né di destra né di sinistra, l’argomento sanità è di fondamentale importanza. Ricordo che Vito Bono da consigliere comunale se ne occupava quasi giornalmente mentre adesso forse si è distratto. La gente ha votato questo sindaco non per farsi dire che “soldi non ce ne sono” o per farsi dire che cosa non ha fatto la vecchia amministrazione, la gente vuole sapere cosa intendono fare loro, quali sono i loro progetti.
Qual è la sua opinione da operatore del settore sulla nuova riforma della sanità in Sicilia?
Una riforma della sanità era necessaria ma le riforme non si possono fare puntando solo sul risparmio, bisogna tenere conto delle esigenze dei cittadini utenti. Qualsiasi riforma non può prescindere e non può toccare la qualità dei servizi, i dissesti finanziari della sanità siciliana non possono essere pagati dai cittadini.
Qual è la sua opinione sul lavoro portato avanti in questi mesi dall’amministrazione Bono?
Vito Bono è una persona perbene e corretta ma la gente è stanca di sentirsi ripetere che “soldi non ce ne sono”. Al momento la mia opinione sull’amministrazione è negativa, c’erano grandi aspettative su questo sindaco, ricordo la piazza stracolma quando è stato eletto, con scene ed immagini incredibili di giubilo, quindi deve fare di più. Vito Bono è indipendente solo teoricamente, in realtà è ostaggio della politica. Perché ha rimosso Piazza se lo riteneva un ottimo assessore? Quando lui pensa che una cosa è giusta, la deve fare mentre invece tutti lo tirano per la giacchetta. Dovrebbe far capire a tutti chi è che comanda se ne ha la capacità. Manca la progettualità, per ora va avanti solamente l’ordinaria amministrazione. Per esempio perché sulle Terme è calato il silenzio più assoluto? Abbiamo un assessore al termalismo che da sindacalista era ogni giorno in tv a parlare di termalismo a Sciacca mentre adesso non ne parla più. Sulle consulenze invece non mi interessa fare ancora polemiche. La città ha bisogno certamente di una marcia in più, Enrico Di Benedetto è un bravo ragazzo ma non condivido la scelta del sindaco. Non la condivido per il futuro della città, non perché è il genero del sindaco.
Cosa ne pensa dell’ormai prossimo Carnevale a Maggio?
Con una parola dico che “Sdici”. Il carnevale a maggio è fuori luogo, è una forzatura inutile, per questa festa serve un discorso più ampio, più serio, il carnevale deve essere una risorsa e non un aggravio di spese. Perché spendere tanti soldi per niente, per tre giorni. L’unica cosa positiva che ha il carnevale per come è stato inteso in questi ultimi anni è che quantomeno nei mesi precedenti alle sfilate allontana i ragazzi dalle strade, i giovani hanno qualcosa da fare e si riuniscono per stare insieme. Queste somme le avrei spese per organizzare l’estate saccense con eventi che promuovono al meglio il nome della città. Occorre inventarsi eventi nuovi, creare la novità ed il richiamo turistico. Per esempio sul carnevale nessun commerciante attualmente contribuisce alla realizzazione della festa. Il comune invece potrebbe assicurare ai nostri commercianti che non arrivino bancarelle da fuori città e che le stesse vengano collocate in posti marginali alla festa al patto che la categoria contribuisca economicamente alla realizzazione della festa, con stand organizzati solamente dai nostri commercianti. Inoltre perché non coinvolgere i privati? Non fare quest’anno il carnevale avrebbe permesso di organizzare un grosso evento estivo. Io avrei condiviso questa idea se fosse stata portata avanti. I famosi capannoni potrebbero pagarsi da sé, attraverso il museo del carnevale, attraverso la creazione dell’ente carnevale, le risorse ci sono ma occorre metterle in campo. A maggio poi gli alberghi sono tutti pieni da tempo perché arriva la nazionale tedesca di calcio, anche se qualche turista volesse venire per la nostra festa non avrebbe dove andare a dormire, non ci sono più posti. In Italia gli unici carnevali famosi sono quelli di Viareggio, Cento e Venezia, noi invece dobbiamo lavorare. Ci vogliono persone competenti che, seppur pagati, si inventano eventi e creano turismo, quelli sì che sarebbero consulenze ben spese. A San Vito Lo Capo per esempio si sono inventati un evento di 15 giorni sul cuscus che è di grande richiamo, noi invece al di là della normale amministrazione non sappiamo andare.
Come sono i rapporti all’interno del suo gruppo consiliare di appartenenza?
Assolutamente ottimi. Io sono tra le new entry insieme a Calogero Bono, Cognata e Dimino. Si lavora bene, stiamo a guardare ma sappiamo anche quando proporci.
Tra le diverse interrogazioni presentate, qual è quella a cui tiene di più e per la quale auspicherebbe una rapida risoluzione?
Essendo che nella mia vita professionale ho lavorato molto con i diversamente abili, nelle mie interrogazioni spesso si fa leva sul fatto di abbattere le barriere architettoniche. Ci sono molte persone più sfortunate di noi e devono essere aiutate cercando di rendere la loro vita un po’ più facile. Per esempio una delle mie prossime iniziative sarà quella di chiedere all’amministrazione che vengano create delle rampe di accesso per i disabili sulle spiagge, almeno una per spiaggia.
Ha ambizioni politiche? Le piacerebbe fare carriera politica?
Per ora cerco di fare bene il consigliere comunale. Poi a chi è che non piacerebbe fare il Presidente del Consiglio?
C’è un appello che vuole lanciare all’amministrazione Bono?
Quello di occuparsi concretamente e celermente dell’edilizia scolastica per la quale siamo dinanzi ad una vera e propria emergenza. Uscite di sicurezza, scale antincendio, mense adeguate sotto ogni punto di vista. Ci sono tante emergenze ma forse i casi limite sono quelli delle scuole in via Sarno e nel quartiere di Santa Caterina. Ed infine giudico molto negativamente i tagli in merito alla solidarietà sociale. La commissione a tal riguardo su mia iniziativa ha convocato l’assessore Vecchio il quale ci ha garantito che l’amministrazione tornerà presto a pagare il contributo benzina per le famiglie che portano figli diversamente abili in centri riabilitativi al di fuori di Sciacca. Occorre andare incontro a queste famiglie: so che c’è un pulmino di ragazzi diversamente abili che si recano a Sambuca per la riabilitazione. E’ difficile andarli a prendere porta a porta ma ho proposto di creare dei punti di incontro, almeno tre, dove a questi genitori possa venir maggiormente comodo accompagnare i figli. Ci stiamo lavorando.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

martedì 13 aprile 2010

"Sciacca ha Tutto. Fuorchè la mentalità turistica". Intervista al giornalista Enzo Porrello

Professore Porrello quali sono state le tappe principali della sua lunga carriera giornalistica?
Io mi sento il decano dei giornalisti di Sciacca, credo di rappresentare tutti per la lunga esperienza e per i 50 anni di giornalismo che è la mia vita. Nonostante io ho 82 anni, sono ancora molto attivo e posso dare tanto sia al giornalismo che alla mia città. Ho fatto 28 anni di televisione, prima con TRS e adesso con RMK che ritengo la mia famiglia e che è formata da tanti bravi ragazzi. Sono stato 4 anni alla RAI di Palermo, ho collaborato con tante riviste, di una sono stato anche il direttore, si chiamava “Seschiera” ed era edita dalle Terme di Sciacca. Per 30 anni sono stato corrispondente de “La Sicilia” ma ho iniziato prima con “Sud Sport” di Catania e poi con “L’Ora” di Palermo. Al mio attivo ho anche 7 libri, scritti dall’86 al 2008 e conto di pubblicarne degli altri. Le idee e la voglia di fare non mi mancano. Nella mia vita ho fatto anche 40 anni di scuola, ho insegnato pure dentro al carcere.
Come si è evoluto nel tempo il modo di “fare il giornalista”?
Mi ricordo che noi abbiamo cominciato con i “fuori sacco” che erano delle lettere scritte a macchina, poi siamo passati alle telefonate che venivano trascritte dagli stenografi, negli ultimi anni ho usato anche i fax mentre adesso tutto funziona via computer, con internet e le e-mail. Nella mia lunga carriera mi sono occupato soprattutto di sport, come il calcio e le corse automobilistiche, ma anche di cronaca nera seguendo tantissimi processi alla Corte d’Assise di Sciacca. I casi che ho seguito e che ricordo di più sono: il sequestro Campisi, la frana a San Marco, il caso di 3 ragazzi uccisi e trovati morti all’interno del portabagagli di un’auto nei pressi della SS115 e l’omicidio Miraglia. Ho seguito tantissimi consigli comunali e conosciuto tutti gli ultimi sindaci.
Quali sono i sindaci di Sciacca che ricorda con più affetto?
Quelli ricordo maggiormente e con più piacere sono Pippo Craparo, Cucchiara, Ettore Bobbio e Di Paola.
Qual è un episodio della sua lunga carriera che le è rimasto impresso?
Mi ricordo sempre il “Premio della Bontà e del Coraggio Antonino Alagna”. Quel Premio l’ho inventato io prendendo spunto da un triste fatto di cronaca. Siamo negli anni ’70, Antonino Alagna si getta in acqua per cercare di salvare suo cugino che rischiava l’annegamento, senza pensarci due volte. Si accorge della scena un certo Rapisardi, faceva il muratore ricordo, anche lui si getta in acqua e riesce a salvare il cuginetto ma non Antonino Alagna che purtroppo muore. Quel fatto suscitò in me un emozione tale che creai quel Premio il quale ogni anno veniva attribuito a persone meritevoli e che si erano particolarmente distinte. Il Premio veniva sponsorizzato da “La Sicilia”, poi ebbe le collaborazioni con gli scout e con il Lions Club. A premiare venivano prefetti, vescovi, gente di una certa importanza. Quanti ricordi!
Perché non ha mai pensato di intraprendere la carriera politica?
Alle persone alle quali io volevo bene sconsigliavo di entrare in politica, quindi non potevo farlo io. Non l’ho mai fatto perché la politica non è mai stata confacente al mio carattere. Ricordo che per anni ho assistito a dibattiti consiliari con l’aula piena zeppa di fumo. Adesso per fortuna non fanno più fumare dentro l’aula. Non ho mai voluto fare politica attiva, ho mantenuto sempre il distacco dai partiti per avere la mia indipendenza. E sinceramente nessuno comunque mi ha mai proposto di ricoprire incarichi pubblici. Il giornalismo deve amare la verità e l’obbiettività ma per fare questo occorre restare liberi. E’ chiaro poi che nel mondo del giornalismo non tutti la pensano come me, ci sono i giornalisti veri e quelli “venduti”, ossia non liberi come Fede, Feltri o come alcuni giornalisti di Rai3. I giornalisti che ho amato ed apprezzato di più sono stati Biagi, Montanelli, Gervaso, Giorgio Bocca anche se lui è un po’ schierato. Mentre tra quelli sportivi Cannavò, Roghi, Gianni Brera. A proposito di sport e di calcio invece, ricordo con tristezza la tragedia del “Grande Torino” schientatosi con l’aereo sulla collina di Superga. Quel Torino io l’avevo visto giocare a Palermo in una partita terminata 2 a 2. Ricordo che le partite cominciavano alle 14,30 ma noi alle 10,30 eravamo già al campo a “prendere posto”.
Cosa manca a Sciacca per diventare polo turistico al pari di Taormina, Cefalù o Giardini Naxos?
A Sciacca manca soprattutto la mentalità, sia civica che amministrativa. Noi abbiamo tutti i presupposti per diventarlo ma non siamo ricettivi, non siamo appetibili alla clientela, mancano strade degne, bagni pubblici, cestini dove gettare via le carte, occorre sapere le lingue sia nei negozi che, per esempio, in ruoli strategici come può essere quello dei vigili urbani. Mancano i trasporti. Insomma mancano tante piccole ma importanti cose.
Lei ama molto il teatro e la poesia. Perché il famoso Teatro Rossi venne demolito?
Il Teatro Rossi era di proprietà privata, doveva essere ristrutturato, la proprietà non aveva i soldi per farlo ed il Comune non volle acquistarlo. Così pensarono male di demolirlo. Al suo posto costruirono la pensilina per una ipotetica stazione degli autobus che volevano creare in quella zona: dopo pochi anni la pensilina crollò e siamo rimasti sia senza il Teatro Rossi che senza la stazione bus. Ma a proposito di edifici storici, che ne dite del Palazzo Valentino che si trova in via Vittorio Emanuele? Era stato acquistato da un privato che non ci ha fatto niente, sta cadendo a pezzi, il Comune non intende acquistarlo. Io ci sono entrato, all’interno è bellissimo, ci sono dipinti splendidi forse di Mariano Rossi, saloni grandissimi. Tutto abbandonato. E che dire del vecchio ospedale di via Figuli? Oppure del complesso Santa Margherita? Questi sono scandali! Sciacca continua a pagare la mancanza di un PRG che avrebbe dato ordine edilizio alla città, al posto di erigere palazzoni. Ricordo che qualche anno fa la costruzione di una casa di 4 piani avrebbe occultato uno dei panorami più belli della città, quello all’angolo di piazza Scandaliato, accanto al bar. La commissione edilizia aveva approvato il progetto al privato, fu poi il Comune a pagare quel privato per “pregarlo” di non erigere nulla e fare un piano anziché quattro. La commissione edilizia spesso ha approvato degli obbrobri. La verità è che a Sciacca il PRG non lo vuole proprio nessuno, così tutti potranno continuare a pescare nel torbido.
E’ vero che qualcuno voleva trasformare anni fa la piazza Scandaliato in un mega parcheggio?
Certo. Due diverse amministrazioni volevano farlo, li fermarono i cittadini e le opinioni dei giornalisti. Ma a Sciacca non mancano nemmeno altri scandali, penso per esempio ai due alberghi siti a San Calogero chiusi da 30 anni. Oppure penso al museo Antiquarium anch’esso chiuso e che adesso la Regione vuole vendere a dei privati, compresi tutti i suoi inestimabili reperti. In questo modo la città di Sciacca vuole diventare il terzo polo turistico siciliano vendendo i suoi angoli più belli?

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

venerdì 9 aprile 2010

"A Sciacca siamo tutti pronti a fare le Rivoluzioni, basta chi nni muvemu chi a li 2 a gghiri a manciari"

Accendere i riflettori su determinate "cose" in Italia spesso non conviene. Lo possono raccontare innumerevoli artisti e scrittori. A Sciacca, così come spesso in tante altre città e parti del mondo, "le cose" non è che non si possono cambiare: non si vogliono cambiare. Alcune "cose" non devono essere portate alla luce. Tutto deve rimanere nell'ombra, al buio, un buio all'interno del quale i forti possono continuare liberamente a fare i forti. Senza ostacoli. E per ottenere ciò molte volte si servono di qualsiasi bassezza.

La verità è che qui tutti parlano del voler mutare le cose, ma poi stanno tutti appollaiati nelle comodità di una vita fatta di raccomandazioni, fatta del partito che ti promette ora questo e ora quello... in tutti i settori, a cominciare dalla scuola.

Chi ama la propria città, spera che possa cambiare.
E per cambiare è necessario che si denuncino le cose che non vanno.
Mettendoci la faccia, il nome ed il cognome. L'anonimo e l'anonimato è complice e succube dello stesso sistema.


Strana la mentalità saccense, riposta su un territorio naturalisticamente fantastico.

Come raccontava qualche tempo fa un amico, "a Sciacca siamo tutti pronti a fare le Rivoluzioni, basta chi nni muvemu chi a li 2 a gghiri a manciari e chi a l'8 c'è la pattita... "

mercoledì 7 aprile 2010

"Adesso vi racconto com'è andata". Intervista al consigliere comunale Silvio Caracappa.

A distanza di 9 mesi dalle ultime elezioni comunali, com’è andata veramente la campagna elettorale all’interno del Pdl di Sciacca?
Bisogna fare un passo indietro e partire dalle precedenti elezioni. Nel 2004 Mario Turturici vince le elezioni, insieme a lui, nella lista del Pdl, vengono eletti 6 consiglieri comunali, alcuni dei quali non avevano mai fatto politica prima ed erano alla prima esperienza. Una delle prime cose che abbiamo deciso in quel momento è stata di portare avanti iniziative condivise da tutto il gruppo e dare quindi all’esterno l’idea di una compagine coesa e compatta, la cosiddetta unione di squadra. Per un anno è andata proprio così e Sergio Indelicato era il nostro capogruppo in consiglio comunale. Ma verso metà mandato ci accorgiamo che qualcosa non va, qualcosa si rompe. Ci accorgiamo che Turturici è un ottimo professionista e profondo conoscitore della macchina amministrativa ma il suo impegno costante lo ha allontanato dal contatto diretto con la gente. Non faceva mai una passeggiata alla marina, in piazza oppure al mercato ortofrutticolo. Ricordo che già in quel periodo c’è stata una prima riunione dove glielo abbiamo detto di recuperare il contatto umano, glielo abbiamo detto quello di cui avevamo sentore in città. Ma il suo atteggiamento non cambiò. Da lì, da quel momento è cominciato lo scollamento tra l’amministrazione e quasi tutti i consiglieri del Pdl: solo Tornambè rimase immune allo scollamento, anche se non del tutto. Ci tengo a precisare che però nei 5 anni del suo mandato noi con senso di responsabilità abbiamo votato ed appoggiato sempre tutto dell’amministrazione Turturici. Quindi il rapporto tra le parti ufficialmente è stato sempre corretto anche se gli abbiamo fatto notare quello che non andava bene. All’interno di Forza Italia, sappiamo bene che a Sciacca esistono due correnti principali: quella che fa capo a Giuseppe Marinello e quella che fa capo a Michele Cimino. Quest’ultima contava in pratica di 5 componenti e chiedeva uno spazio che non le è stato mai attribuito. Andiamo all’ultima campagna elettorale. Alla fine dei 5 anni, abbiamo cominciato a fare delle riunioni alle quali ha preso parte anche l’onorevole Marinello. Abbiamo fatto presente in questi riunioni che Turturici aveva amministrato bene ma che non aveva alcun contatto umano con la gente e avevamo già il sentore di quello che poi sarebbe successo. Abbiamo chiesto quindi di individuare un nome alternativo a Turturici che potesse andare bene a tutto il gruppo e che tutto il gruppo avrebbe appoggiato. Giuseppe Marinello non è stato d’accordo, ha imposto senza alternative il nome di Mario Turturici. La prima reazione a quella scelta è stata che l’Mpa si è guardata attorno e si è creata il proprio spazio. Poi c’è stata la famosa riunione nota col nome di “Patto di San Michele” dove io l’unico compito che ho avuto è stato quello di presenziare, sentire che si diceva ma non dovevo né ho firmato nulla. Alle elezioni il gruppo Cimino ha corso regolarmente, ossia quando si è deciso di ricandidare Turturici lo abbiamo accettato. La scelta finale, alle urne, è stata fatta dai singoli elettori e non dal nostro gruppo, non da Cimino. Quasi tutti i miei amici, per esempio, per loro precisa volontà, me lo facevano capire che mi avrebbero votato come consigliere facendo poi il voto disgiunto sul sindaco. La sconfitta elettorale ha quindi precise responsabilità da parte di chi ha imposto la scelta di Turturici ed è stata una scelta della gente che era scottata dall’atteggiamento dell’ex sindaco. Occorre saper amministrare ma occorre anche il contatto diretto con la gente. E questa è una cosa che, al contrario, dico anche a Vito Bono: occorre saper amministrare.
Qual è la differenza tra Pdl e Pdl-Sicilia?
La differenza è semplice da spiegare. All’interno del Pdl i numeri elettorali hanno dimostrato che esistono due forze diverse. Noi siamo e rimaniamo legati a Berlusconi ma Miccichè ha riscontrato che il governo nazionale si è dimenticato del sud, si è dimenticato della Sicilia e vuole creare il Partito del Sud per fare da contraltare alla Lega Nord. Il governo nazionale non dà alla Sicilia le dovute risposte, ci ha pensato Miccichè per esempio a lottare in ambito nazionale per portare in Sicilia i famosi fondi FAS.
Cosa ne pensa di questi primi mesi di amministrazione Bono?
Penso che il sindaco Vito Bono è una persona stimata, onesta e per bene. Da consigliere comunale ha portato avanti tante battaglie, segnalava tante cose ma fare il sindaco è completamente diverso, è un’altra cosa ed esige altre competenze. Servono le idee, serve saper amministrare e conoscere la macchina amministrativa, serve uno staff di tecnici e professionisti che presenti progetti e cerchi finanziamenti, soprattutto quelli che arrivano dalla Comunità Europea perché dallo Stato ormai ne arrivano pochissimi.
Ma davvero le finanze del comune di Sciacca sono così disastrate?
Io ricordo per esempio che l’Ufficio Sviluppo Economico di Sciacca è stato più volte premiato, anche in ambito regionale, come uno dei più attivi e dei più preparati del territorio. Sciacca è stata premiata e pubblicizzata a Parigi, Parma, in Giappone, per la laboriosità dei nostri uffici, per i progetti presentati. E’ sappiamo bene ormai quanto sia fondamentale pubblicizzare quanto abbiamo di più buono in giro per l’Italia e per il mondo. Sono stati tutti viaggi promozionali importantissimi e che sono stati fatti, grazie all’abilità dei nostri uffici, attingendo a finanziamenti europei e alle casse comunali. Io, a proposito di soldi invece, sono completamente in disaccordo sul fare il carnevale a maggio. Perché non spostare quei 300mila euro utilizzati per una festa fuori stagione, dove non c’è più il clima carnascialesco, per organizzare una bella stagione estiva? Perché non utilizzarli, con un atto di coraggio che è mancato, per organizzare l’estate saccense, con un bel cartellone di eventi? In estate ai turisti che giungeranno che cosa offriremo? Non si può fare sempre quello che impone la gente, il carnevale in pratica ci costerà 100mila euro al giorno.
Quali sono le principali attività che sta portando avanti in questi primi mesi di consiliatura?
Mi sono occupato molto della viabilità extraurbana, mi auguro che presto spendano quei famosi 30mila euro per sistemare parte della viabilità rurale. Ho continuato a sollecitare l’amministrazione sul caso del mattatoio comunale, snodo fondamentale per il comparto presente sul territorio. All’interno della VI Commissione poi stiamo valutando la funzionalità del mercato ittico perché è una struttura chiusa e che aggrava di costi il bilancio comunale in quanto ci sono dei dipendenti che vengono pagati regolarmente, c’è l’enel ed allacci vari. Una cosa da aggiungere è che sono fortemente rammaricato poiché le promesse elettorali inerenti al settore agricoltura sono state, fino a questo momento, totalmente disattese. Ciò comporta di conseguenza un giudizio negativo sull’operato dell’ex assessore Piazza che sarà validissimo per la pesca ma non per l’agricoltura. Adesso mi auguro che il neo assessore Fazio possa dare al settore un segnale nuovo e forte.
Come sono i rapporti attuali all’interno del suo gruppo consiliare?
Adesso i rapporti sono ottimi. Il gruppo consiliare è unito e mi auguro che possa continuare a lavorare con profitto e coesione, anche i nuovi consiglieri si stanno muovendo molto bene. Si deve lavorare insieme per ottenere risultati futuri di discreta entità.
Quali sono le tematiche che si augura possano essere risolte presto?
Se fossi io a capo della maggioranza cercherei di individuare delle priorità, due, massimo tre punti da risolvere: penso ai parcheggi, al turismo ed alle terme che devono essere la nostra vetrina per i turisti. Se fossi nella maggioranza, andrei a Palermo a battere i pugni, a scontrarmi contro chiunque, contro qualunque partito per reclamare le Terme, per far capire a tutti che i saccensi tengono alle Terme. Infine occorre creare maggiori opportunità per i giovani, spesso si parla di disagio giovanile ma bisogna chiedersi in tutta sincerità che cosa facciamo per i nostri ragazzi. Occorre toglierli dalle strade, coinvolgendoli in qualsiasi attività, non solo sportiva.
Se Mario Turturici decidesse in futuro di ricandidarsi, lo appoggereste?
Assolutamente si. Mario Turturici è un ottimo professionista ed un soggetto preparato. A condizione che impari dagli errori del passato, ne faccia tesoro e limiti i propri difetti. Quindi perché no?

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

sabato 3 aprile 2010

"Sciacca by night" e LA REPLICA DELLA GEMMO SPA

Quante volte camminando a piedi o con l’auto per le vie di Sciacca vi sarete chiesti: ma perché questa zona è al buio? Oppure: ma da quanto tempo l’illuminazione in quest’area non funziona? Sicuramente spesso, forse troppe volte.
Contrada Perriera, zona San Calogero, contrada Seniazza, quartiere Isabella, la strada di collegamento tra la variante e la Perriera: tutte aree che in diverse circostanze si mostrano immerse nell’oscurità, afflitte dalle tenebre. Di una moderna selva oscura avrebbe modo sicuramente di parlare e scrivere Dante Alighieri, il padre della lingua italiana.
Ma non solo le aree al buio. Di solito, su ogni palo della luce è presente quello che viene chiamato un portello a palo che dovrebbe essere chiuso da un tappo. A Sciacca, almeno il 30% di questi tappi manca sui pali presenti in città determinando una grave situazione di pericolo poiché, si rischia l’elettrocuzione, o folgorazione che dir si voglia. In pratica si tratta di parti in tensione, se qualcuno, ed il nostro pensiero corre subito ai bambini, dovesse infilare la mano in questi spazi aperti rischia la vita. Tali problemi per la sicurezza e l’incolumità dei cittadini sono presenti soprattutto in via Mazzini, in via Giotto ma tanti altri li possiamo trovare alla Perriera. Questi portelli a palo, aperti e con fili scoperti ben in vista, si trovano esattamente ad altezza di bambino, oppure collocati in basso, aderenti al marciapiedi. Il pericolo dunque è certo, oltreché grave.
Come saprete, dapprima l’illuminazione della città di Sciacca era gestita direttamente dal comune mentre, dal 1° giugno del 2008, con delibera dell’allora giunta Turturici, è stata affidata ad una ditta privata, la Gemmo S.p.A. di Arcugnano, in provincia di Vicenza.
Il contratto ha durata quinquennale, quindi scadrà nel 2013 e prevede che la ditta intervenga entro 7 giorni se a dover essere sostituita è una singola lampada non funzionante, entro due giorni se a non funzionare è un intero lotto di lampade collocato nella stessa via, oppure dopo tre ore se viene meno la sicurezza dei cittadini. Sono numeri inequivocabili: 7 giorni, 2 giorni, 3 ore. Da quanto tempo molte aree della città sono al buio? Settimane, forse mesi. Da quanto tempo l’incolumità dei cittadini è a repentaglio? Mesi. Chi è deputato a controllare questa situazione e prendere tutti gli opportuni provvedimenti? Dai risultati, forse nessuno.
Ma non finisce qua. La Gemmo, sempre per contratto, deve provvedere ogni 30 giorni a eseguire delle ispezioni notturne con le quali verificare il corretto funzionamento degli impianti, deve annotare tutte le eventuali anomalie e riparazioni su un registro, deve garantire orari perfetti in merito all’accensione ed allo spegnimento degli impianti, deve eliminare possibili contatti diretti tra persone e parti in tensione (!!!), deve garantire la pulizia degli apparecchi e la numerazione di tutti i punti luce attraverso una targhetta in materiale plastico riportante il codice di identificazione dello stesso punto luce.
Avete mai visto targhette del genere sui nostri pali della luce? Al massimo, e non sempre, la numerazione viene garantita segnando con un pennarello il numero sul palo della luce. Ma con la sporcizia, la polvere ed il sole tende naturalmente a cancellarsi col risultato che, nel caso in cui un cittadino volesse segnalare un problema al numero verde, non riesce a farlo, poichè leggere e capire di quale punto luce si tratta diventa complicato, quasi impossibile. Non trova il codice di identificazione.
Tra i punti che devono essere garantiti nel pronto intervento si legge anche: “rimuovere con urgenza la possibile caduta di elementi di impianto come apparecchi, sostegni e funi” nonché “rimuovere condizioni di pericolo per il traffico motorizzato o pedonale a causa di posizioni anomale assunte da elementi di impianto a seguito di incidenti, agenti atmosferici o atti vandalici.” Quanti pali della luce sembrano essere parecchio in bilico a Sciacca?
“La Gemmo deve ripristinare le corrette condizioni di funzionamento di ogni elemento di impianto provvedendo, quando necessario, a sostituire lampade, accessori elettrici degli apparecchi di illuminazione, cavi ed accessori di montaggio installati a vista sulle facciate degli edifici, cavi montati installati tra la morsetteria interna al palo e l’apparecchio di illuminazione, morsetterie interne al palo, interruttori, relè e morsetterie degli armadi di comando e protezione.”
Sempre per contratto, l’amministrazione ha il diritto di risolvere il contratto di fornitura recedendo unilateralmente dalla convenzione in qualsiasi momento allor quando il fornitore non rispetti gli obblighi contrattuali e nel caso ci siano inadempimenti anche non gravi. Anche non gravi!
Secondo dati ufficiali forniti dall’ufficio tecnico i punti luci in città sono 6328 ed Il comune paga alla Gemmo poco più di 712mila euro all’anno affinchè venga garantito un servizio degno di questo nome. Solo per l’anno di gestione 2008 è stato pagato di meno dal Comune, circa 415mila euro, ma solamente perché il servizio è cominciato ad anno in corso, da giugno.
Un altro esempio: com’è possibile umanamente, siamo al 6 novembre 2009, secondo il registro ufficiale delle ispezioni notturne, effettuare ben 48 ispezioni in una notte? E com’è possibile umanamente, siamo al 10 novembre 2009, che, sempre nell’arco di un solo giorno lavorativo, le stesse 48 segnalazioni vengano tutte risolte, riparate e sistemate se per effettuare un solo intervento, di solito, occorrono almeno 50 minuti?
Vista l’esoso costo del servizio, sarebbe lecito attendersi forse qualcosa di più? Il servizio, secondo l’amministrazione comunale e la stessa maggioranza guidata dal sindaco Bono, viene espletato a regola d’arte? Il comune sta monitorando la situazione? Chi dovrebbe controllare? Perché nessuno contesta alla Gemmo S.p.A. le eventuali inadempienze? Perché, nel caso in cui dovessero realmente essere registrate delle inadempienze, nessuno ritiene opportuno di diffidare il fornitore?
Un’ultima ma non meno importante osservazione. In un territorio come quello agrigentino e saccense in particolare nel quale l’economia ristagna da tempo, si parla troppe volte di disoccupazione e di giovani costretti a “scappare” nel nord Italia, che senso ha mandare più di 700mila euro ad Arcugnano, in provincia di Vicenza, sede della Gemmo?
Staremo a vedere. Sempre che la luce sia accesa.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

LA REPLICA DELLA GEMMO SPA

In merito all’articolo intitolato “Sciacca by night” che parlava della gestione della pubblica illuminazione nella città di Sciacca e pubblicato nel numero precedente del nostro settimanale, è giunta puntuale la replica della società che si è aggiudicata l’appalto nel giugno 2008, ossia la Gemmo Spa.
Ecco alcuni stralci delle precisazioni inviateci dal responsabile di lotto Dott. D. Giacoppo.
“La Gemmo Spa espleta effettivamente attività di gestione e manutenzione degli impianti di pubblica illuminazione, tuttavia tali attività sono strettamente regolamentate dalla stessa Convenzione in Servizi Base per i quali la Gemmo Spa può e deve intervenire autonomamente e Interventi Opzionali per i quali qualsiasi tipo di intervento che va al di là della manutenzione ordinaria e dell’erogazione di energia deve essere espressamente autorizzato dall’amministrazione comunale, la stessa deve autorizzare qualsiasi intervento atto a migliorare lo stato degli impianti pericolosi o fatiscenti.
Si precisa che un’apposita relazione sullo stato degli impianti con relative proposte di intervento è stata fornita in data 27/07/09 all’UTC. Tale relazione che, oltre agli aspetti tecnici fornisce anche le valutazioni economiche dei singoli interventi, è al vaglio dell’amministrazione comunale. Siamo in attesa di riscontro e delle relative determinazioni.
Per quanto concerne i servizi base associati ai guasti sui quali Gemmo può e deve autonomamente intervenire, è stato istituito un numero verde (800339929) di segnalazione guasti attivo 24 h al giorno e monitorabile dall’amministrazione.
Gli unici casi in cui non è stato possibile risolvere definitivamente i guasti segnalati è ad esempio il caso della salita di San Calogero o della discesa che collega la Perriera alla variante. Si tratta infatti di interventi radicali o guasti sulle linee per la cui risoluzione non possiamo non prescindere da un’autorizzazione all’intervento dell’ufficio tecnico comunale.
Per quel che concerne gli importi annui del canone pagato a Gemmo Spa ricordiamo che il comune non è più gravato dalle spese di energia dovute al gestore (Enel distribuzione) in quanto tali spese (interamente a carico Gemmo) sono comprese per intero nel canone.
Per quanto riguarda il personale, in Sicilia tutto il personale è stato reperito sul territorio: dai tecnici agli ingegneri ai consulenti, dai fornitori di materiali ai subappaltatori, con un indotto per il territorio non indifferente. In particolare nel caso specifico di Sciacca anche il subappaltatore al quale è stato affidato il servizio di manutenzione è proprio del posto.
Per quanto concerne la ritardata apposizione delle etichette identificative dei punti luce, il ritardo è stato dovuto alla variazione della consistenza (numero dei punti luce) accertata e alla variazione certa di un numero di sostegni non sicuri.
Il servizio in convenzione Consip offerto rappresenta, oltre che un vantaggio economico per le amministrazioni stesse, anche un’opportunità non indifferente qualora si decida, come già spesso è successo, di investire ora per avere in proprietà dopo, a fine contratto, impianti rammodernati ed efficienti.
E’ nostra primaria volontà migliorare sempre il servizio per quel che ci compete e fermo restando che, sempre in quest’ottica, sarà cura dell’azienda agire anche a fronte di segnalazioni costruttive e propositive sul servizio espletato.”


Dalla Redazione di Controvoce