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martedì 31 marzo 2009

La Mafia c'è...c'è ancora...

Petra Reski è una giornalista del settimanale tedesco Die Zeit. Ha scritto il libro: “Mafia. Von Paten, pizzerien und falschen priestern”. Il titolo in italiano sarebbe: “Mafia. Di padrini, pizzerie e falsi sacerdoti”. Sarebbe perchè il libro, tradotto in molte lingue, finora non ha trovato editori italiani. Petra descrive l'inarrestabile penetrazione delle mafie italiane in Europa. Per la Frankfurter Allgeimeine Zeitung il suo libro è il migliore sull'argomento mai pubblicato. Petra ha ricevuto minacce e passa il tempo a difendersi nei tribunali tedeschi da querele e denunce delle persone da lei citate.Il libro è considerato il "Gomorra" tedesco e Petra rischia di fare la fine di Saviano. Le mafie italiane sono, con tutta probabilità, la prima azienda del nostro Paese. Il fatturato presunto è di 100/150 miliardi di euro all'anno. Tutto in nero. Un capitale che va investito. Dopo l'Italia, mercato ormai saturo di capitali mafiosi, c'è l'Europa. Il Pil di molti Paesi europei dipende anche dai soldi riciclati della mafia. Esportiamo capitali e mafie. Tra qualche anno Bruxelles sarà nostra, cosa nostra.
Intervista a Petra Reski
"Intervistatore (I.): Petra Reski, scrittrice e giornalista, è autrice di un libro sulla 'ndragheta scritto in lingua tedesca, considerata in Germania la miglior opera sull'argomento. Secondo lei perché le mafie, in particolare la 'ndragheta, si sono così radicate all'estero?
Petra Reski (P.R.): Perché le leggi estere permettono cose che non si possono fare in Italia, per esempio in Germania non esistono intercettazioni ambientali nei locali pubblici, e anche nelle case è molto difficile intercettare, gli investimenti frutto di riciclaggio è molto più facile farli in Germania che in Italia. Il reato di associazione mafiosa in Germania non esiste, dunque un soggetto della mafia può tranquillamente investire tutti i suoi soldi in Germania senza essere controllato.Ci sono migliaia di casi di, chiamiamoli "pizzaioli", che vengono a lavorare in Germania con un reddito mensile di 800 euro e magari si comprano un albergo, oppure delle strade intere.
I.: Per cui c'è un po' di connivenza anche con qualche tedesco?
P.R.: Per forza! Senza connivenza sarebbe impossibile anche in Germania. I tedeschi si credono, purtroppo, un po' superiori al problema che non vedono, pensano che la mafia sia un fenomeno solo italiano, di regioni un po' arretrate del Sud Italia, dunque una cosa che non potrebbe mai succedere in Germania, e invece in Germania è come in Italia. Con l'aiuto dei politici, delle istituzioni e di avvocati disponibili, nella Germania degli ultimi 40 anni sta accadendo ciò che accade in Italia da 150 anni.
I.: Ma ci sono zone più esposte a questo fenomeno oppure?
P.R.: Sì, questi mafiosi in Germania sono arrivati come emigranti purtroppo. Nell'epoca degli anni '40 hanno iniziato a installarsi nelle zone industriali tedesche. Dunque i centri della 'ndragheta sono Duisburg, tutta la zona della Ruhr, Dortmund, tutt'attorno a Stoccarda.Dopo la caduta del muro di Berlino, verso la metà degli anni '90, una parte della 'ndragheta si è trasferita a Lipsia e in Sassonia.
I.: Infatti lei ha accennato alla vicenda di Duisburg in cui ci furono 6 morti uccisi dalla 'ndragheta, e lei ha scritto un libro su questa vicenda e ha avuto anche delle minacce.
P.R.: Sì diciamo che ho avuto delle minacce velate che solo un italiano potrebbe capire molto bene perché per un tedesco sarebbe un po' più difficile, come quando in un'occasione della presentazione del mio libro, ad Hartford, cioè in Turingia, erano presenti dei personaggi tedeschi che prima spiegavano in lungo e in largo che il riciclaggio in Germania sarebbe impossibile, e poi, con degli italiani presenti, si felicitavano espressamente per il mio coraggio, dicendomi "ammiro il suo coraggio, signora!". Questo pochi istanti dopo aver fatto discorsi in difesa di certi personaggi che mi hanno fatto causa per ciò che ho scritto nel mio libro. Dunque, per me, il messaggio era chiaro. Vivo da 20 anni in Italia e da 20 anni mi occupo di mafia, dunque quella situazione, in quel momento mi ricordava Michele Greco, che davanti al Tribunale durante il maxiprocesso: "io ho un dono inestimabile, signor giudice, questa è la pace interiore, auguro a lei e alla sua famiglia una lunga vita".
I.: Ma lei nel suo libro ha rivelato cose utili ai giudici per il proseguo dell'inchiesta?
P.R.: Sì, perché ovviamente, in seguito al massacro di Duisburg, la Polizia federale, già prima, seguiva l'attività di certi clan, soprattutto quelli legati alle vicende di Duisburg, dunque in quel caso da parte del clan non c'è nessun interesse di suscitare l'attenzione pubblica.
I.: Certo, ma lei ha scritto dei nomi su questo libro che sono stati censurati!
P.R.: Sì.
I.: Il governo italiano dice che è tutto sotto controllo, alcuni addirittura dicono che in Italia la mafia non esiste.
P.R.: Addirittura?
I.: Sì, Beh Dell'Utri l'ha detto diverse volte.
P.R.: Ah sì è vero! Sì, anche in Germania dicono che la mafia non esiste. E' divertente questo da sentire perché mi ricorda un mafioso attivo a Milano negli anni '60, che dopo essere stato arrestato disse: "la mafia cos'è? Un tipo di formaggio?" dunque la stessa cosa ora vale per la Germania.Siccome per i tedeschi la mafia è una cosa molto folkloristica da film, del padrino, di romanzi eccetera, loro non possono neanche vagamente immaginarsi, che il gentile pizzaiolo che saluta, e questo lo so anche da parte di questi che sono stati uccisi a Duisburg, rinomati per essere stati dei buoni vicini, molto gentili e disponibili, per un tedesco è impossibile immaginarsi questo.E la politica tedesca, a parte il suo coinvolgimento diretto in particolari casi, per loro riconoscere l'esistenza della mafia in Germania è un grande problema perché ne creerebbe uno più grande nella coscienza pubblica, e soprattutto l'unico problema per il governo tedesco sono gli islamisti, non la mafia.
I.: Ma i nomi che lei ha fatto in questo libro, li ha scoperti lei tramite indagini sue proprie, oppure com'è riuscita a raccogliere tutti questi elementi che hanno messo insieme un quadro così variegato e anche inquietante, della realtà mafiosa in Germania?
P.R.: Io veramente sono stata tirata dentro perché mi sono sempre occupata di mafia solo in Italia, dunque questo era il seguito di Duisburg, grazie al lavoro di giornalisti italiani ai quali rivolgo l'elogio perché sono molto più bravi di quelli tedeschi a dire la verità, perché loro sono stati i primi a fare i nomi degli italiani coinvolti nelle attività della 'ndragheta in Germania
I.: Tipo? Di questi nomi?
P.R.: Non posso fare i nomi perché...
I.: non li può fare
P.R.: praticamente la mia attenzione è nata in seguito alla lettura dei giornali italiani, dopo ho approfondito l'argomento in Germania, con le conferme che mi venivano dalle indagini della Polizia tedesca.
I.: Lei attualmente vive in una località che non si dice perché ha avuto queste minacce, ma quante cause ha collezionato con questo libro finora?
P.R.: Attualmente siamo arrivati alla quinta causa e due denuncie penali di cui una è già stata archiviata e adesso vediamo
I.: ma per che motivo?
P.R.: per ora ho subito il cosiddetto provvedimento di urgenza per proteggere i dati personali delle due persone di cui ho parlato nel mio libro. Questa richiesta fu accolta dal Tribunale di Monaco di Baviera e di Duisburg in questo caso. Adesso facciamo ricorso perché sono stata denunciata per calunnia e cose varie...I.: ha paura lei?
P.R.: No
I.: Quindi continuerà a fare il suo lavoro?
P.R.: Certo! Assolutamente. Perché non mi sarei mai aspettata che il mio lavoro di indagine fosse vero come è stato confermato adesso.
I.: Ma secondo lei le economie nazionali europee, hanno bisogno della mafia o no?
P.R.: In Germania io posso solo dire una cosa: in tanti hanno chiuso gli occhi davanti agli investimenti della mafia, e li chiudono tuttora. Soprattutto da dopo la caduta del muro i soldi della mafia nell'est erano i benvenuti, purtroppo, e tuttora spesso si sa però si finge di non sapere. In Germania il riciclaggio viene considerato un delitto minore. Dunque perciò bisogna tenere d'occhio per così si distrugge non solo l'economia ma la democrazia in generale. Se un 'ndraghetista si compra un albergo oppure un immobile, rovina la concorrenza leale. E questo è un problema per la democrazia ovviamente, perché loro, tramite le loro proprietà vogliono esercitare anche un'influenza politica, in Germania.
I.: E che ne sappia lei, in Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Norvegia e tutta la Scandinavia in generale, la situazione com'è con le mafie? Io so che tutto ciò che sto raccontando sulla Germania, non è molto diverso per questi Paesi.
I.: Mafie importate dall'Italia?
P.R.: Importate dall'Italia. Ma soprattutto il problema più grande è che in quei Paesi il reato di associazione mafiosa non è un reato penale. Ad esempio in Germania le pene per il reato di associazione a delinquere sono minime. In Germania un mafioso può girare tranquillamente. Forse è questa la cosa più importante: associazione mafiosa dev'essere reato in tutta Europa, perché in questo caso si potrebbe già arrestare uno che arriva da San Luca di cui si sa appartenere a un clan. I mafiosi in Germania non commettono errori.
I.: Per quanto concerne il suo libro è scritto soltanto in lingua tedesca?
P.R.: Sta per essere tradotto in 5 lingue fuorché l'italiano, purtropppo.
I.: Perché?
P.R.: Non lo so, devo dire che ci sono un sacco di ottimi libri sulla mafia, scritti da italiani che sono profondi conoscitori della mafia. Per una casa editrice italiana la mafia non è un argomento nuovo, dunque le capisco. Ma la definizione di Gomorra tedesca che è stata data al suo libro è esatta oppure no? Rispetto a Saviano. Io trovo uno scandalo che uno come lui debba vivere nascosto mentre i mafiosi girano liberi. Trovo altrettanto scandaloso che uno venga sepolto da processi per un libro. Dimostra quanto loro ci temono."
Ps. Sabato 28 marzo all'Auditorium di Genzano (Roma) in via Italo Belardi 81, le associazioni culturali "I grilli del Pigneto" e "Officina delle idee" organizzano l'incontro pubblico “Un sabato sotto la bandiera della legalità” con, tra gli altri, Sonia Alfano, Salvatore Borsellino, Benny Calasanzio, Clementina Forleo. Sarà possibile seguire l’incontro in diretta streaming.

lunedì 30 marzo 2009

L'Italia è un paese moderno? A Voi la Parola...

Crozza, anteprima di Ballarò del 24-03-2009

L'Italia è un paese moderno?

L'acqua è stata privatizzata mentre le banche sono state nazionalizzate...sempre di liquidi si parla...al limite ci beviamo i soldi....


C'è molto ma molto da lavorare in Italia....

domenica 29 marzo 2009

Raccolta Firme per l'Acqua Pubblica: Bene di tutti e per tutti!


E’ trascorsa la prima settimana dall’inizio della petizione popolare per l’acqua pubblica a Sciacca. Ne approfittiamo di questo virtuale “giro di boa” per redigere i primi bilanci di questa iniziativa, condivisa, senza ombra di dubbio, dalla maggioranza della popolazione saccense. Le 2500 firme raccolte in circa 8 giorni parlano infatti chiaro, anzi chiarissimo. E tutta la gente accorsa al banchetto predisposto al mercatino di San Michele, sabato scorso, ce lo ha confermato.
Sciacca non era mai stata interpellata sull’argomento. La popolazione, per la prima volta, grazie a questa sottoscrizione, può finalmente esprimere la propria opinione e, nella fattispecie, la propria contrarietà alla privatizzazione di un bene indispensabile per l’esistenza umana, quale l’acqua. E avrà ancora diverse settimane per farlo. La petizione durerà a lungo, il tempo necessario per permettere a tutti coloro che la pensano come noi, di mettere una firma per chiedere un ritorno all’acqua pubblica. Una gestione affidata ad enti di diritto pubblico e non alle SpA che intendono ricavarci profitto.In questi giorni, alcuni saccensi (fortunatamente pochi), rifiutandosi di firmare, si sono detti favorevole ai privati, alla privatizzazione, all’acqua privatizzata. A questi vogliamo rispondere. E’ pensiero diffuso che i privati possano garantire, a differenza del pubblico, efficienza ed economicità. Ma qui stiamo parlando di beni essenziali di prima necessità, non stiamo parlando di trasporti, energia o quant’altro. L’esempio lampante di come i privati gestiscono un servizio pubblico essenziale è sotto gli occhi di tutti. L’efficienza non risulta essere presente nel vocabolario di Girgenti Acque SpA e l’economicità non può certo garantircela, visto che dovrà pure guadagnarci (e sappiamo che gli allacci alla rete idrica li fanno già pagare 4-5 volte più cari del tariffario EAS e che l’acqua cominceremo presto a pagarla il doppio o forse anche di più). Pensiamo, dunque, che si possa privatizzare tutto ma non l’acqua, l’aria o quanto necessario alla nostra salute, alla nostra sopravvivenza. Tutti devono avere accesso all’acqua e nessuno, un bel giorno, deve esserne privato poiché non può più permettersela. Chi difende la privatizzazione dell’acqua si assuma quindi, oggi, davanti a tutti, la responsabilità e gli oneri di chi l’acqua non potrà, presto, pagarla più! Se, ovviamente, non si torna indietro.
Il dibattito su come gli enti pubblici preposti, i Comuni in particolare, dovrebbero gestire il servizio idrico, se la proposta di legge di iniziativa popolare del Coordinamento degli Enti locali che punta alla gestione diretta, dovesse a breve pervenire all’ARS, essere discussa e successivamente approvata, lo rimandiamo al verificarsi di tali lieti eventi. Il nostro Comune, per bocca dell’attuale giunta, ci ha fatto sapere che non sarebbe in grado di garantire, sull’acqua, criteri di efficienza ed economicità o più semplicemente gestire la distribuzione. Noi che non vogliamo pensare che i nostri amministratori siano meno capaci di quelli del vicino Comune di Menfi che, da diversi anni, garantisce un servizio pubblico, a tal riguardo, efficiente ed economico, ci rivolgeremo a questi ultimi affinché ci illustrino e spieghino ai nostri amministratori come l’acqua possa e debba rimanere pubblica. A tempo debito, chiederemo tavoli tecnici, confronti e avanzeremo le nostre proposte. Nel frattempo proseguiamo la consultazione dei nostri cittadini sull’argomento Acqua.
Il Comitato “Sciacca per l’Acqua”, prosegue spedito il suo cammino, forte della presenza di numerose realtà saccensi, senz’altro statutariamente eterogenee ma omogenee sulla questione acqua. Non importa chi sei o cosa pensi, l’importante è che sull’argomento acqua credi, come noi, che debba ritornare pubblica. E l’invito a far parte del Comitato è ancora rivolto a tutti, indistintamente.
Attualmente, ne fanno parte, oltre a numerosi cittadini, le seguenti associazioni/enti:- Associazione di promozione sociale L’ALTRASCIACCA- Comitato di Quartiere Perriera “Antonio Ritacco”- Associazione culturale SciaccArte- Associazione” Sciacca Città Comune”- Cittadinanzattiva/TdM- Associazione Centro Storico- Associazione Ceramisti- U.C.I. Unione coltivatori italiani (sez. Sciacca)- U.P.O. Unione produttori olivicoli (sez. Sciacca)- Patronato C.L.A.I.- Patronato A.C.L.I.e i partiti politici:- Partito Democratico- Italia dei Valori- I Verdi
Vogliamo sollecitare questi ultimi ad invitare i propri elettori verso la sottoscrizione di questa petizione e, al contempo, spingere tutte le altre forze politiche, che non figurano oggi in questo Comitato, ad abbracciare presto questa causa comune. Il prossimo sindaco di Sciacca non potrà ignorare la volontà della popolazione saccense sulla questione acqua. Dovrà battersi affinché questa ritorni pubblica e dovrà essere in prima linea, coi fatti e non con le parole, nella difesa delle risorse idriche della propria città. Riteniamo che il punto chiave di ogni programma politico per le prossime amministrative non potrà prescindere dall’argomento acqua. Per questo insistiamo ed insisteremo affinché tutti i partiti politici aderiscano a questo Comitato. Lo consideriamo un impegno per il nostro futuro e per il futuro della nostra città.
Estendiamo infine, un doveroso ringraziamento, a conclusione di questo primo bilancio, a tutti coloro che, in questi giorni, si stanno adoperando nella raccolta delle firme in tutto il territorio saccense, in particolare:
- ai soci, volontari, dell’associazione di promozione sociale L’ALTRASCIACCA;- al Comitato di Quartiere Perriera “Antonio Ritacco” che si sta occupando della diffusione della sottoscrizione in quella popolosa zona della nostra città;- all’Associazione Centro Storico che sta interessando i pubblici esercizi all’interno delle mura cittadine;- a Cittadinanzattiva/TdM che dal prossimo 2 Aprile comincerà la raccolta all’Ospedale di Sciacca;- agli oltre 50 esercizi commerciali (clicca qui per visualizzare la lista) che esibiscono il modulo per la petizione ed hanno istituito un punto di raccolta all’interno dei propri locali;- alle parrocchie, alle comunità religiose, agli amministratori di condominio, ai tanti cittadini che, silenziosamente, stanno contribuendo alla riuscita di questa importante iniziativa della nostra e per la nostra popolazione, assetata, sicuramente, non solo d’acqua.
Saremo nuovamente al mercatino di San Michele sabato 11 Aprile e torneremo in Piazza Angelo Scandaliato nel giorno di Pasqua, il 12 Aprile prossimo. Nel frattempo, sottoscrivete la petizione presso i numerosi punti di raccolta indicati sul sito http://www.sciaccaperlacqua.eu/.

sabato 28 marzo 2009

Acqua Privata tra il silenzio dei media e della politica

Vi proponiamo l’interessante intervento scritto che Paolo Rumiz, giornalista di “La Repubblica“, ha inviato al convegno “Acqua bene comune: storia, civiltà, vita” che si è tenuto il 12 marzo 2009 alla Facoltà di Scienze Politiche di Milano. Buona lettura:


E’ un peccato che non possa parlarvi a voce. Solo a voce avrei potuto comunicarvi l’urgenza, la rabbia e l’indignazione legate al tema primordiale dell’acqua. Sono un professionista della parola scritta, ma so che solo il racconto orale sa trasmettere sentimenti forti. Questo scritto è dunque solo un ripiegamento, dovuto a forza maggiore.
E sappiate che gli uomini che avrei dovuto affiancare in quest’incontro sono i responsabili della mia passione per la questione idrica. Dunque perfetti per accendere anche la vostra. Mi sono occupato di molti temi nel mio mestiere. Guerre etniche e planetarie, crolli di sistemi e di alleanze politiche, esplorazione dei territori e viaggi alle periferie del mondo.
All’acqua sono arrivato solo pochi mesi fa, quasi per caso, grazie a una segnalazione di Emilio Molinari. Era successo che era stata approvata una legge che rendeva inevitabile la privatizzazione dei servizi idrici.La svendita di un patrimonio comune, mascherata da rivoluzione efficentista. Tutto questo era avvenuto nel mese di agosto, alla chetichella, senza proteste da parte dell’opposizione.
Il popolo era rimasto tagliato fuori da tutto. Gli interessi attorno all’operazione erano così trasversali che i giornali avevano taciuto, i partiti e i sindacati pure. Mi sembrava inverosimile che una simile enormità potesse passare sotto silenzio. Così ne ho scritto. E la pioggia di lettere attonite che ho ricevuto in risposta hanno confermato l’assunto. L’Italia non ne sapeva niente.
Non entro nello specifico di questa scandalosa ruberia inflitta agli italiani. Altri lo faranno meglio di me. Dico solo che occupandomene, dopo 35 anni di mestiere, ho provato lo stesso brivido della guerra dei Balcani.
Come allora, ho avuto la certezza che cadesse un sipario di bugie, e si svelasse la verità nuda di una rapina ai danni del Paese e dei suoi abitanti, l’ultimo assalto a un territorio già sfiancato dalle mafie, dalle tangenti e dalla dilapidazione del bene comune.
Pensiamoci un attimo. I giornali pompano mille emergenze minori per non farci vedere quelle realmente importanti. La tensione etnica aumenta. Ci parlano di clandestini, di rumeni stupratori, di terroristi annidati nelle moschee. Ci infliggono ronde per tenere testa a una criminalità che - stranamente - non include la camorra, la speculazione edilizia o lo strapotere degli ultras.
Televisione, telefonini, I-pod costruiscono una cortina fumogena che incoraggia il singolo ad arraffare e impedisce al gruppo di reagire. E’ così evidente. Noi non dobbiamo sapere che esiste un’altra e più grave emergenza: la distruzione del territorio. Un’emergenza così grave che la lingua dell’economia non basta più a descriverla. Oggi serve la lingua del Pentateuco, o dell’Apocalisse di Giovanni, perché viviamo un momento biblico. “E verrà il giorno in cui le campagne si desertificheranno e la boscaglia invaderà ogni cosa, i ghiacciai entreranno in agonia e l’aria diverrà veleno. Il tempo in cui la natura sarà offesa nelle sue parti più vulnerabili”.
Se i nostri padri ci avessero fatto una simile profezia non li avremmo creduti. Invece succede. b>
Sta già avvenendo: Cementificazione dei parchi naturali… Requisizione delle sorgenti… Privatizzazione dell’acqua pubblica… Discariche e inceneritori negli spazi più incontaminati del Paese. Ritorno al nucleare. Grandi opere imposte con la militarizzazione dei territori e la distruzione di interi habitat. Fiumi già in agonia, disseminati di ulteriori centrali idroelettriche. Impianti eolici che stanno cambiando i connotati all’Appennino.
Tutto conduce su questa strada: La ricorrente invocazione di poteri forti ai danni del parlamento. Il fallimento del pubblico e l’invadenza del privato. La sottrazione delle risorse ai Comuni. Lo smantellamento della democrazia diretta. La corsa a un federalismo irresponsabile che assomiglia tanto a una licenza di sperpero. La deregulation legislativa. La crisi della scuola e delle università. La visione speculativa e finanziaria dell’economia.
E’ come negli anni Trenta: crisi del capitalismo, opposizione inesistente, criminalità diffusa. Ma con in più (e in peggio) la desertificazione dei territori, lo spopolamento della montagna. Il “Paese profondo” si è talmente indebolito che oggi l’atteggiamento predatorio che abbiamo rivolto prima verso la Libia o l’Etiopia e poi verso l’Est Europa, può essere rivolto verso l’Italia medesima senza il rischio di una rivoluzione.
Anche noi diventiamo discarica, miniera, piantagione. E anche da noi i territori deboli sono lasciati completamente soli di fronte ai poteri forti. Come le tribù centro-africane. Guardate cosa succede con l’eolico. Gli emissari di una multinazionale dell’energia si presentano a un comune di cinquecento-mille abitanti. Offrono centomila euro l’anno per due o tre pale eoliche alte come grattacieli di trenta piani. Il sindaco al verde non ha alternative. Accetta. Per lui quelle pale sono il solo modo per pagare l’illuminazione pubblica e gli impiegati. La Regione e lo Stato non intervengono. In nome dell’emergenza energetica passano sopra a tutto, anche a un bene primario come il paesaggio.
Risultato? Oggi la rete eolica italiana non è il risultato di un piano ma del caso. Segna come le pustole del morbillo i territori deboli, incapaci di contrattare. Con l’acqua la situazione è ancora più limpida. Vi racconto cose che ho visto personalmente. Qualche scena, capace di illuminare il tutto.
Alta Val di Taro. C’è una fabbrica di acque minerali che succhia dalle falde appenniniche in modo così potente che nei momenti di siccità gli abitanti del paese - noto fino a ieri per le sue fonti terapeutiche e oggi semi abbandonato - restano senz’acqua nelle condutture pubbliche.
C’è una protesta ma il sindaco tranquillizza tutti in consiglio comunale. “Non abbiate paura - dice - quando mancherà la NOSTRA acqua, la fabbrica pomperà la SUA nei nostri tubi”. L’acqua del paese è data già per persa, requisita dai padroni delle minerali. L’idea che si tratti di un bene pubblico e prioritario non sfiora né il sindaco né la popolazione rassegnata.
Recoaro, provincia di Vicenza. Una pattuglia di “tecnici dell’acqua” (così si presentano), fanno visita a una vecchia che vive sola in una frazione di montagna. Le chiedono di poter fare delle verifiche alle falde. La donna pensa che siano del Comune. Il lavoro dura un mese. I tecnici trivellano, trovano acqua. Poi chiudono il pozzo aperto con dei sigilli. A distanza di mesi si scopre che la fabbrica di acque minerali giù in valle sta facendo un censimento delle fonti potabili in quota, in vista della grande sete prossima ventura della Terra in riscaldamento climatico. I parenti della donna si accorgono del maltolto e sporgono denuncia. Scoprono di essersi mossi appena in tempo per evitare l’usocapione del pozzo. Il sindaco tace. Gli abitanti di Recoaro pure. Ciascuno vende le sue fonti in separata sede.
Castel Juval, in val Venosta. Qui potete fare le vostre verifiche da soli. Vi sedete al ristorante dell’agriturismo di Reinhold Messner e chiedete dell’acqua. Scoprirete di avere due opzioni. L’acqua minerale - la notissima acqua propagandata dall’alpinista sud-tirolese - e l’acqua di fonte. La fonte di Reinhold Messner. Ebbene, anche questa è a pagamento. Metà prezzo rispetto a quella in bottiglia, ma anch’essa a pagamento. E la gente beve, estasiata. Vedere per credere.
Che dire? Come gli abitanti della Somalia o del Mali, siamo disposti a pagare ciò che ci sarebbe dovuto gratuitamente. Abbiamo rinunciato a considerare l’acqua come pubblico bene. La nostra sconfitta, prima che economica, è culturale. La grande vittoria del secolo scorso fu l’acqua nelle case. Oggi abbiamo accettato di tornare indietro. Siamo ridiventati portatori d’acqua. Come gli etiopi, arranchiamo per le strade con carichi inverosimili d’acqua e non riflettiamo che il valore reale della medesima è appena un centesimo del costo della bottiglia. Meno del costo della colla necessaria a fissare l’etichetta.
Il dramma non è solo lo scempio delle risorse, ma la nostre insensibilità alla rapina in atto. Abbiamo accettato di farci derubare. Siamo un popolo rassegnato, e i signori delle risorse lo sanno perfettamente. Il dossier di un’azienda multinazionale finlandese descrive così una regione italiana del centro: “facilità di penetrazione, costi d’insediamento minimi, zero conflittualità sociale”. Soprattutto, “poche obiezioni ecologiche”.
Sembra il Congo, invece è Italia. Grazie di avermi ascoltato.

venerdì 27 marzo 2009

Chi non vuole fermare il randagismo?

Ogni volta è sempre la stessa storia. Allor quando un fatto di cronaca viene a fare capolino nei nostri telegiornali si ci interroga su quali sono i rischi, quali le cause ed i fantomatici rimedi e cosa rischi ognuno dei singoli cittadini della nazione. E’ un po’ quello che sta accadendo col fenomeno mai realmente contrastato e debellato del randagismo. I noti fatti di cronaca che, durante l’ultima settimana, hanno colpito la Sicilia, in particolare Ragusa, Modica e Scicli e che hanno visto la morte di un bambino di dieci anni e il grave ferimento di una giovane turista tedesca, entrambi assaliti da almeno una diecina di cani randagi, hanno fatto riaccendere i riflettori su uno degli argomenti più dibattuti non solo in Italia ma anche nella nostra città di Sciacca.

A Sciacca non è difficile imbattersi in branchi di cani randagi, presenti soprattutto in contrada Perriera, nella zona di nuova espansione di contrada Ferraro e nei dintorni di via Madonna della Rocca. Non passa giorno senza il quale cani più o meno grandi ed aggressivi non si interpongano alle auto in movimento o non si avvicinino pericolosamente ad ignari pedoni, attirati magari dall’odore delle buste piene di roba fresca da mangiare. Non si è mai potuto ottenere nella nostra città un canile comunale degno di questo nome, troppe le pratiche burocratiche da espletare, troppi i randagi da mantenere secondo le giuste regole che prescrive la legge italiana, troppo, forse, quel senso di civica cultura che dovrebbe impedire agli essere umani di essere i primi fomentatori della rabbia canina.

Il problema non può e non deve essere affrontato solamente contribuendo in maniera sostanziosa e dispendiosa al mantenimento delle diverse decine di cani presso strutture e canili privati presenti nel territorio, e nemmeno limitandosi, di tanto in tanto, a catturare i cani più pericolosi, cosa che accade comunque solamente dopo migliaia di segnalazioni da parte di cittadini esausti.

Spesso si parla di sterilizzazione dei randagi che, vivendo per strada e senza limiti, riescono a riprodursi ed allargare i propri branchi in maniera decisamente esponenziale, altre volte si parla di abbattere senza ritegno gli esemplari più aggressivi scatenando di conseguenza le ire delle associazioni in difesa degli animali o degli animalisti in genere. Occorre ricordare comunque che, la maggior parte delle volte, sono gli stessi umani o gli stessi padroni dei cani a fomentare l’aggressività degli stessi privandoli del cibo e dell’acqua necessari o attraverso serie di maltrattamenti.

Di sicuro si tratta di una questione molte volte dibattuta ma senza mai adottare provvedimenti certi e definitivi ma spesso lasciando il tutto alla discrezione dei cittadini i quali, molte volte, si fanno giustizia da soli provvedendo, attraverso le cosiddette polpette avvelenate, all’abbattimento coatto dei randagi.

Di chi le colpe principali? Quali le cause più rappresentative del problema? Come fare a mettere quantomeno un freno ad un fenomeno che rischia di turbare la serenità dei cittadini ed il gioco allegro dei più piccoli? Come accade spesso per molte cose, il giusto sta nel mezzo, ossia dovrebbe palesarsi un maggiore interesse e decisione a risolvere il problema da parte delle istituzioni e delle amministrazioni comunali mentre, al contempo, i privati cittadini dovrebbe essere sempre solerti a segnalare i casi limite e fare assai attenzione sia per sé stessi sia per i propri figli, il tutto non colpevolizzando oltre misura dei cani vittime e carnefici allo stesso tempo, dei cani che possono e debbono essere tolti dalle strade e messi in sicurezza, dei cani che, comunque è bene ricordarlo, la maggior parte delle volte si dimostrano i migliori amici ed alleati dell’uomo.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"


giovedì 26 marzo 2009

Alla ricerca del Padre

O.R.O. "Padre Nostro": una preghiera moderna...
ascoltate e gustatevi questo bel video...



Quando sei venuto giù Questo mondo non capì ti coprirono di spine In un lontano venerdì Molti risero di te E di chi ti accompagnò Ma il potere di ogni Re La tua parola cancellò Tra l’amore e la pietà Questa certa verità È rimasta dentro l’anima con noi Ora guardaci se puoi E ricordati di noi Dove sei stanotte tu Se la gente adesso va In un mare non più blu Per elemosine in città Dove sei adesso tu Se nel buio di una via C’è chi vende e c’è chi compra Il niente che ti porta via Devi dirci dove sei Perché vivere vorrei Quanto male si è fermato adesso qui Dove sei finito? Mentre qui combattono Mentre tutti scappano Mentre qui calpestano La dignità degli uomini Tu dicci come vivere Dove sei stanotte che queste lunghe malattie han lasciato cicatrici grandi come quelle tue dove sei ritorna qui perché il debole non sia una vittima lasciata sola al freddo per la via devi dirci dove sei perché dirtelo vorrei che la vita non è facile per noi come siamo soli Mentre qui combattono Mentre tutti scappano Mentre qui calpestano La dignità degli uomini Tu dicci cosa scegliere Dove sei stanotte io ti cercherò (dove sei) dove sei se non ci sei io non ci sto dove sei adesso tu dove sei stanotte tu dove sei che questa luce adesso non ritorna più devi dirci dove sei perché vivere vorrei e la vita non è facile per noi siamo tutti soli mentre qui combattono mentre tutti scappano mentre qui calpestano la dignità degli uomini dove sei adesso tu dove sei stanotte tu dove sei che questa luce deve accendere e non spegnere mai più dove sei adesso tu (dove sei)

mercoledì 25 marzo 2009

Raccolta firme per l'acqua pubblica: "Sciacca per l'Acqua"

Come ben saprete, da domenica 22 Marzo 2009 (e per qualche settimana), prende il via la PETIZIONE POPOLARE PER L’ACQUA PUBBLICA anche a Sciacca, come nel resto della provincia. Il comitato civico SCIACCA PER L’ACQUA, che intende aggregare tutti i saccensi, nessuno escluso, che pensano che:- l’acqua sia un diritto, un bene comune essenziale per la vita umana e che non può essere una merce;- la gestione di Girgenti Acque SpA sia inaccettabile;- l’acqua debba tornare pubblica anche in Sicilia e che questa debba essere gestita direttamente dai Comuni;- che gli abitanti di Sciacca e della provincia debbano essere liberi di poter scegliere le sorti del proprio futuro, su questo importante tema;
invita tutti i cittadini che vogliono collaborare alla raccolta delle firme, a scaricare il modulo (CLICCANDO QUI), facendolo sottoscrivere a quanta più gente possibile, diffondendo, se possibile, anche il volantino dell’iniziativa (CLICCA QUI per scaricarlo).
Per la consegna dei moduli già firmati, basta contattarci al numero di telefono 366/3138991 o scriverci un’email all’indirizzo: info@sciaccaperlacqua.eu e verremo a ritirarli.
FIRMATE E FATE FIRMARE LA PETIZIONE POPOLARE PER L’ACQUA PUBBLICA.E’ IMPORTANTE! Una firma non costa nulla ma vale tantissimo!
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martedì 24 marzo 2009

20 Miliardi di lire inutilizzati su un tappeto di escrementi di piccione

E’ questa la singolare frase utilizzata dalla brava giornalista RAI Flavia Marimpietri, che nei giorni scorsi ha realizzato un servizio sul Teatro Samonà di Sciacca, una delle più celebri incompiute di Sciacca, della Sicilia e dell’Italia. Il breve documentario è andato in onda stamattina intorno alle 7:40 durante la trasmissione “Sabato & Domenica“, condotta da Sonia Grey e Franco Di Mare.
Ve la riproponiamo nella versione integrale.
La Marimpietri ha intervistato gente locale ed esponenti della vita culturale e politica della città come: il sindaco Mario Turturici, il nostro presidente Pietro Mistretta, Massimo D’antoni, Giuseppe Recca, Stelio Zaccaria, Gianmarco Aulino, Vincenzo Catanzaro e l’assessore regionale ai lavori pubblici Luigi gentile.
Un passaggio televisivo che ha portato sotto i riflettori nazionali una questione più volte trattata anche da noi de L’Altra Sciacca. Anni di ritardo per l’inizio dei lavori di completamento della struttura e poi la forte paura che i fondi non bastino per far uscire tale opera dall’elenco delle incompiute ed infine il dubbio che tale struttura possa essere spropositata per la nostra realtà dei 40000 abitanti e che l’accesso delle nostre piccole compagnie non sia proprio facilitato.
Le autorità intervenute hanno annunciato l’inizio dei lavori entro il prossimo mese di Aprile. Staremo a vedere…sperando di non dover fare l’ennesimo nodo al fazzoletto, alla stregua del noto tg satirico “Striscia la Notizia”, che non è mai stato sciolto.


www.laltrasciacca.it

lunedì 23 marzo 2009

Un caso irrisolto: chi ha ucciso Pasolini?

"E' spuntata una macchina scura... e una moto. Sono arrivate in tutto cinque persone... Ho visto che trascinavano Pasolini fuori dalla macchina, e lo riempivano di pugni e calci, picchiavano forte. Gridavano: "Sporco comunista, frocio, carogna". Ho avuto paura. Sono tornato quando tutto è finito... Se tu uccidi qualcuno in questo modo, o sei pazzo o hai una motivazione forte: siccome questi assassini sono riusciti a sfuggire alla giustizia per trent'anni, pazzi non sono certamente. E quindi avevano una ragione importante per fare quello che hanno fatto. E nessuno li ha mai toccati. Alla fine di questa brutta storia ho pagato solo io, che avevo solo 17 anni. Sono stato usato..." Giuseppe Pelosi, accusato della morte di Pasolini in un'intervista del 12 settembre 2008"No, non fu una lite. Pier Paolo fu giustiziato. Qualcuno aveva deciso che doveva morire." Sergio Citti, regista."Il mio cognome si scrive cò due T. Salvitti Ennio... Lo scriva che è tutto 'no schifo, che erano in tanti. Lo hanno massacrato quel poveraccio. Pè mezz'ora ha gridato "mamma, mamma, mamma". Erano quattro, cinque." Ma lei questo l'ha detto alla polizia? "Ma che, sò scemo?" Da un'intervista a un baraccato di Furio Colombo, cronista della Stampa, poche ore dopo la morte di Pasolini.Alberto Moravia, Laura Betti e Oriana Fallaci denunciarono un piano criminale per mettere a tacere Pasolini. Oriana Fallaci scrisse sull'Europeo di un gruppo di persone autrici del delitto. Per questo fu convocata in questura e in seguito condannata in primo e secondo grado per reticenza sulle fonti.Pier Paolo Pasolini è stato ammazzato nel 1975, ma i suoi assassini e i mandanti sono ancora in libertà. Nessun processo pubblico sulle cause della sua morte. E' stato ucciso dal Potere. Da quell'oscena rappresentazione della realtà che va in scena in Italia dalla sua nascita. Pasolini scriveva allora sul Corriere della Sera, non ancora piduizzato: "Io so i nomi dei responsabili delle stragi... io so il nome del vertice che ha manovrato...". Pasolini stava scrivendo un libro: "Petrolio" sulle connessioni tra l'ENI, la P2 e lo Stato. Sull'assassinio di Mattei e sui servizi segreti deviati.Gli uffici di Genchi perquisiti, De Magistris indagato, un piduista a capo del Governo, condannati in primo grado per mafia in Parlamento, la procura di Salerno trasferita. La verità di Pasolini non ha più bisogno di una voce. Non dà più scandalo. Pier Paolo, forse sei morto per niente. Gli italiani sanno, sapevano tutto. Non amano chi grida la verità.Chiedo la riapertura delle indagini sull'omicidio di Pasolini. Chi sa parli. Chi ha le prove le renda note. (da http://www.beppegrillo.it/)

domenica 22 marzo 2009

Giustizia & Politica

Luigi De Magistris si candida da indipendente in Europa con l'Italia dei Valori. E' un'ottima notizia. A Bruxelles c'è la testa del serpente. I finanziamenti da 9 miliardi all'anno che finiscono, quasi tutti, a tre regioni italiane: Campania, Calabria e Sicilia. Soldi che rafforzano la criminalità organizzata e una gestione criminale della politica. Miliardi che inquinano la vita del Paese invece di permetterne lo sviluppo. Molti sanno e tutti tacciono. Chi denuncia, come ha fatto De Magistris, viene isolato e calunniato. In Europa sarà una voce forte e pulita. Il blog lo sosterrà.Loro non sia arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure."Sono contentissimo di fare questo video e voglio ringraziare Beppe Grillo, del quale ormai mi sento amico e condivido tantissime cose che egli sta facendo da anni per questo Paese su temi molto sensibili, sui quali cercherò brevemente di soffermarmi.Quello più importante che è poi culminato nelle ultime manifestazioni straordinarie dei vari V-day, ricordo ad esempio l'intervento che feci anche io, durante la manifestazione straordinaria di Torino. Io non so quanti partiti politici tradizionali, soprattutto i due schieramenti più forti, il Pdl e il Pd riescano a portare in piazza come ha fatto Beppe, quindi, come dicevo la cosa più importante, a mio avviso, è il concetto di democrazia partecipativa, che è fondamentale.La politica è fatta di partecipazione, la politica con la P maiuscola, non sono comitati di affari che devono gestire il denaro pubblico per interessi propri, ma la politica dev'essere rappresent ata da alcuni che devono portare le esigenze di tutti.La democrazia partecipativa è il luogo assembleare, il protagonismo del popolo è uno degli aspetti più importanti e Beppe non lo ha fatto in modo populistico come dicono alcuni o come anti politica, ma se il luogo della politica per eccellenza, dove si fanno parlare le persone che altrimenti sono state emarginate nella società civile economisti, ambientalisti, lavoratori, sindacalisti, sacerdoti, magistrati, (come lui mi ha consentito di fare e io gliene sarò sempre grato) su temi fondamentali della vita di ognuno.Io mi soffermerò oggi in questo breve saluto e in questo breve ringraziamento che faccio a Beppe, con la certezza che saprò portare, qualora dovessi essere eletto, ma anche se non sarò eletto, tutto il mio entusiasmo e tutta la passione su temi che ci vedono molto vicini. Soprattutto mi voglio soffermare su due temi che reputo fondamentali: uno è quello dell'ambiente. Io sono convinto che la ricchezza di un Paese e anche l'impresa, il lavoro e il progresso si fondino su un nuovo modo di fare ambientalismo. Quello soprattutto di puntare sulle energie rinnovabili e soprattutto sul rispetto assoluto della natura, che non è solo un bene dell'Italia, ma un bene di tutto il mondo, il mondo sarà destinato a scomparire se non si ha la capacità di superare questa fase di gravissima crisi economica che si fonda soprattutto su una gestione scellerata delle risorse energetiche e delle risorse naturali.In questo Beppe è stato uno dei primi. Io ricordo quando da ragazzo seguivo i suoi spettacoli, ambiente ed economia viaggiavano strettamente l'uno correlato all'altro.Attraverso l'utilizzo giusto delle risorse naturali e attraverso l'energia alternativa e i metodi e i messaggi che ci dà Beppe, io sono convinto che non solo vivremo meglio tutti, ci sarà un rispetto della natura una salvaguardia dell'ambiente, ma anche più lavoro per tutti e sopratutto più lavoro per i giovani.Il secondo punto che ricordo con grandissimo entusiasmo, io ebbi anche qualche perplessità a partecipare e fui molto criticato dai miei colleghi magistrati dell'epoca, la partecipazione a Strasburgo con Beppe Grillo e Marco Travaglio. Innanzitutto ricordo il viaggio bellissimo che facemmo in macchina dall'Italia tutti e tre, cominciammo a confrontarci soprattutto su un tema che è centrale in Italia e non solo in Italia: quello della gestione dei finanziamenti pubblici. Il controllo illegale che il sistema castale politico di questo paese, sta facendo e ha fatto sulla gestione del denaro pubblico, a discapito della gran parte dei cittadini e arricchendone solo alcuni, rendendo il nostro paese sempre più vicino a quello di alcune realtà sudamericane e mediorientali e non certo proprie di un paese occidentale.Il tema del finanziamento pubblico è centrale perché è lì che si corrode la democrazia. In Europa io credo che dobbiamo portare persone credibili, non persone che hanno contribuito in questi anni a dissipare, a sperperare e ad arricchire comitati di affari nell'immane flusso di denaro che è giunto in Italia. Portare persone competenti ed oneste in grado non di interrompere il flusso del denaro pubblico che può servire, in qualche modo, ad aiutare le realtà più difficili anche se io sono dell'avviso che non si deve favorire l'assistenzialismo fine a sé stesso, dev'essere un modo proprio per favorire l'impresa diversa come dicevamo prima, ad esempio un nuovo modo di fare ambiente, un nuovo modo di fare economia, soprattutto aiutando i giovani svincolandoli da cappe della casta politica e della criminalità organizzata.Sono convinto, da tempo, soprattutto per il lavoro svolto come magistrato, che proprio attraverso la gestione illegale del denaro pubblico è cresciuta non solo la criminalità mafiosa di tipo tradizionale, ma anche la criminalità dei colletti bianchi.Il denaro pubblico in gran parte viene gestito da comitati d'affari che decidono a chi dare i soldi, a quale società dare i soldi, a chi affidare gli appalti, a chi affidare i progetti, a chi affidare i subappalti, chi assumere in queste società nel fare sia i progetti che i lavori e quindi condizionando il voto. Oggi si ha un'occasione importante grazie ad Antonio Di Pietro e a Italia dei Valori, cioè coinvolgere persone della società civile, anche con sensibilità diverse a costruire una casa comune in cui i protagonisti non sono solo le persone che spero verranno elette, ma tutti quanti insieme che potremo dare un contributo a migliorare veramente non solo l'Italia ma l'Europa a vivere nel benessere e nella salvaguardia di tutti, della natura e del nostro paese in particolare. Grazie ed un abbraccio a Beppe." Luigi De Magistris

(da www.beppegrillo.it)

sabato 21 marzo 2009

BLOGGALO! La Libertà A Portata Di Click

Nella prima settimana di aprile nascerà Bloggalo!, urban blog network, il cui scopo è diffondere il citizen journalism in Sicilia, in maniera da ridurre il gap informativo tra le grandi città dell'isola e i piccoli centri, soddisfacendo così il progressivo bisogno degli utenti di internet di partecipare direttamente allo scambio delle notizie e delle idee.
Bloggalo! sarà una rete coordinata ed organica di urban blog, con sede a Palermo. Ogni sito sarà gestito da un blogger, libero di crearsi il proprio staff, appassionato della propria città e della voglia di raccontarla e farla raccontare, di percorrere il suo passato, presente e futuro.
L'urban blog, pertanto, si occuperà di cronaca, vita politica obiettiva e ultra partes, sport, curiosità, musica, moda, nuove tendenze, eventi culturali ed artistici... e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, Bloggalo! si propone di diventare una sorgente d'informazione complementare (e non alternativa) ai media tradizionali ed ogni sito avrà la sua specificità e peculiarità.
Non solo post... ma anche video e fotografie. Bloggalo! avrà, infatti, la propria web-tv con palinsesti definiti, con programmi di tendenza e consoni al mondo della blogosfera, consapevoli che il futuro dell'informazione e dell'interazione sociale sia sul web.
Ecco le città siciliane che da aprile potranno immediatamente contare sul proprio urban blog: Aragona, Caltabellotta, Caltagirone, Campobello di Licata, Canicattì, Catania, Cattolica Eraclea, Enna, Grammichele, Lampedusa, Lercara Friddi, Messina, Misilmeri, Paceco, Palermo, Pozzallo, Sciacca e Vizzini. L'urban blog del capoluogo siciliano sarà il primo ad aprire i battenti, mentre nel corso del mese di aprile si avvieranno tutti gli altri. Il network sarà in continua espansione ed ha l'ambiziosa finalità di coprire gran parte dell'isola.
Bloggalo!, inoltre, aprirà uno spazio dedicato agli italiani che vivono all'estero, con blog dedicati alle varie comunità sparse nel mondo (Argentina, Stati Uniti, Brasile, ecc.). Daremo voce alle loro esigenze, nostalgie e desideri di non perdere il legame con la propria terra d'origine.
Il network, ideato e diretto dai palermitani Walter Giannò e Chiara Chiaramonte, sarà coordinato a livello centrale da uno staff giovane, pronto ad immergersi in una straordinaria avventura in piena sintonia con la rivoluzione copernicana della comunicazione in corso; e si avvarrà del supporto tecnologico di Zetasei, società specializzata nello sviluppo di progetti internet.
Home: http://www.bloggalo.it/
E-mail: info@bloggalo.it

venerdì 20 marzo 2009

"Ma non si vergognano???"

Alcuni video molto interessanti sulla situazione ad oggi di Sciacca: gente indignata, che grida "Vergogna", strade dissestate, buche in ogni dove, frane un giorno sì e l'altro pure, raccolta differenziata virtuosa in tutti i paesi dell'hinterland tranne che a Sciacca, risorse turistiche abbandonate e lasciate a sè stesse, scalinate ripristinate alla bene e meglio, soldi pubblici spesi male, incompiute eterne, politica dell'annuncio che serve soltanto a riempirsi la bocca ed a farsi belli con le varie segreterie politiche, ideologie assenti, tutti con tutti e tutti contro tutti, trasversalismo a seconda dei casi, acqua gestita malissimo dagli enti privati, carnevale splendido ma organizzato malissimo o solo all'ultimo momento e qualcuno nella stanza dei bottoni osa ancora parlare di città a dimensione turistica (anche solo per pochi mesi all'anno...)...
è proprio vero... "Ma non vi vergognate???"

Buona visione e buon ascolto....







giovedì 19 marzo 2009

Mafiocrazia: strane cose a Palermo

Marco Travaglio - Passaparola del 16-03-2009




Ne parlavo perché proprio in questo momento in cui la procura è impegnata su questi rapporti tra la politica e Ciancimino ed è impegnata a riscontrare le clamorose dichiarazioni del figlio di Ciancimino sul “papello” di Riina e su tutto quello che ruota intorno – il papello è un po' la carta fondante della Seconda Repubblica, per chi ha studiato la storia e non l'ha dimenticata dal 1992 ad oggi – parte, a freddo, un attacco politico-mediatico al capo di Palermo Francesco Messineo.E' una persona molto riservata, poco appariscente, non l'avete credo mai visto in televisione. E' un magistrato vecchio stampo, conservatore, che lascia lavorare i suoi colleghi e i suoi Pubblici Ministeri e ha riportato la concordia in una procura che ai tempi di Grasso era spaccata a metà e ha riportato soprattutto quel principio della circolazione delle informazioni che è il principio base sul quale nacque il pool antimafia di Falcone e Borsellino.Questo procuratore, da molti dipinto come un vecchio conservatore che non vuole noie, ha avuto il coraggio di andare in aula davanti al Gip di Palermo, due anni fa appena insediato, per chiedergli di revocare l'ordinanza con cui aveva disposto la distruzione delle famose telefonate fra Cuffaro e Berlusconi, telefonate che la procura del procuratore Grasso aveva pensato di far distruggere ritenendole irrilevanti: erano le telefonate in cui Berlusconi diceva di avere parlato col ministro Pisanu a proposito dei processi a Cuffaro e che quindi c'era da stare tranquillissimi. Nessuno ha mai capito a quale titolo il presidente del Consiglio dell'epoca – siamo nel 2004 – parlava in piena indagine Cuffaro col ministro dell'Interno e poi avvertiva Cuffaro, e dato che l'inchiesta sulle talpe nella procura di Palermo che poi ha portato al processo a Cuffaro, Aiello, al maresciallo Ciuro, al maresciallo Riolo, a Borzacchelli – chi ha letto un po' dei nostri libri un'idea se l'è fatta – si era sempre dovuta fermare di fronte all'ultima fonte che conosceva in anticipo le mosse degli inquirenti e che quindi avvertiva una volta Aiello, una volta addirittura il boss di Brancaccio Guttadauro, su dove erano piazzate le cimici e su quando bisognava parlare al telefono e quando no.Quest'ultima fonte i magistrati l'avevano sempre individuata in una fonte romana, che però non aveva mai avuto un nome o un volto: forse quelle telefonate tra Cuffaro e Berlusconi dove si parlava di un giro di informazioni non proprio regolare, visto che erano tutte notizie coperte dal segreto, poteva far luce ma, invece di svilupparle, il procuratore Grasso chiese di distruggerle.Quando poi arrivò Messineo andò in aula e chiese di revocare l'ordine di distruzione. Purtroppo non si poteva più farci nulla e quelle bobine, piuttosto preziose secondo me, furono distrutte e nel frattempo Grasso diventò procuratore nazionale antimafia, anzi gli fecero una legge apposta per levargli di mezzo il suo concorrente più temibile, Caselli....

mercoledì 18 marzo 2009

Chi ha paura della Giustizia?

Genchi e De Magistris

Controinformazione. Quella ufficiale vi ha raccontato di un “criminale”, Gioacchino Genchi, che per conto di un altro “criminale”, Luigi De Magistris, plagiando il “metodo Di Pietro”, si son messi ad indagare e a fare atti illegittimi.
Sapete cos'ha fatto De Magistris e di cosa è accusato? E' accusato di aver utilizzato la password, fornita dal Comune di Catania, per vedere l'anagrafe dei contribuenti in quanto gli servivano per alcune inchieste. E' vero che lui ha avuto accesso all'anagrafe di Catania, ma perché è stato autorizzato dal magistrato di volta in volta. Allora, che illegittimità c'è sul fatto che Genchi, su autorizzazione del magistrato, va a guardare alcuni contribuenti e la loro dichiarazione dei redditi? Nulla, salvo che, appunto, c'è qualcuno che non vuole farle vedere.
Di che cos'altro è accusato Genchi? E' accusato di aver visionato le utenze telefoniche sia di persone appartenenti ai servizi segreti, quindi “violando” il segreto di Stato, sia di parlamentari, quindi “violando” il privilegio che hanno i parlamentari di non poter essere intercettati né controllati sulle telefonate da loro effettuate e sulle telefonate ricevute. Il problema è un altro: ci sono dei telefoni che vengono usati dai parlamentari, ma che non sono intestati a loro, e per poter sapere se sono in uso a loro bisogna andare a vedere chi ha fatto la telefonata e chi ha ricevuto la telefonata, ma per poterlo fare c'è bisogno del tabulato. E' un cane che si morde la coda.
Se non sai a chi appartiene quel telefono devi per forza acquisire i documenti, e i documenti dei telefoni in questione appartenevano genericamente al ministero della Difesa, o genericamente al ministero della Giustizia, o genericamente alla Camera dei Deputati, ma non tutti coloro che lavorano alla Camera dei Deputati sono parlamentari.
Se una persona è agente dei servizi segreti non è vietato vedere a chi ha fatto e da chi ha ricevuto le telefonate. E' vietato pubblicarle, ma se per caso è accusato di qualche reato, pure su di lui bisogna indagare. Non c'è il privilegio di essere intoccabili.
In soldoni: ancora una volta si cerca di andare a frenare chi vuole scoprire gli altarini del potere; ancora una volta, come è successo a me durante Mani Pulite, come sta succedendo a De Magistris, come sta succedendo a Genchi e a tanti altri, si sta cercando di spostare l'attenzione su chi indaga e non su chi commette i reati, criminalizzando chi fa il proprio dovere e, invece, magnificando chi non lo fa.
Ecco perché è importante che ci sia questa informazione orizzontale. Grazie a Dio, attraverso la Rete e attraverso i Blog, possiamo far sapere all'opinione pubblica un'altra verità, quella vera però. (da antoniodipietro.it)

martedì 17 marzo 2009

Rete Libera!

Dopo Levi, Cassinelli, D'Alia è arrivata anche Gabriella Carlucci. La Rete va messa sotto controllo con ogni legge, con ogni scarto umano parlamentare. La scelta su chi deve fare la proposta di legge non è casuale. Meno sanno di Internet, meglio è. Se non sanno nulla, meglio ancora. Infatti, se discutere con una persona informata è un esercizio possibile, farlo con un idiota è sconsigliabile. Chi osserva da fuori vede due idioti che farneticano.Ogni settimana un nuovo tentativo di imbavagliare, normalizzare, far sparire la Rete. E, ogni settimana, dovremmo confutare, spiegare, dimostrare, comparare, denunciare. Scusate la volgarità, ma questi hanno rotto il c...o. L'Italia ha milioni di disoccupati e i nostri dipendenti d'oro si preoccupano di applicare la censura all'unico strumento di informazione esistente. Pagati da noi, con leggi che non stanno né in cielo, né in terra. Gabry, la meno intelligente, delle sorelle Carlucci e per questo eletta nel PDL, vuole vietare a chiunque di immettere in maniera anonima in rete contenuti in qualsiasi forma. Dobbiamo discutere con quest'ammasso di pochi neuroni e cellulite? Con D'Alia che vuol far chiudere i siti d'autorità dal Ministero dell'Interno per presunti reati senza un giudizio della magistratura? Con la Carlucci che si occupa degli interessi delle corporation? Di una compagine di Governo nanotelevisiva con Mediaset che gli frana addosso giorno dopo giorno? Di Confalonieri che cita YouTube per 500 milioni di euro?Chi scrive su un muro non è rintracciabile, chi scrive in Rete quasi sempre lo è. Il suo IP lo è. Nella maggior parte dei casi la Polizia Postale è in grado di identificarlo. Questi stanno delirando. La legge Pisanu chiede la carta di identità a chi si collega in Wi Fi. Nei parchi di New York, di Londra, di Parigi, di Madrid ci si collega a decine di reti Wi Fi da una panchina o sdraiati su un prato. Siamo l'unica nazione del mondo che è riuscita a invertire l'accesso a Internet. Nessuno è stato capace di tanto. Neppure la Cina o la Birmania. Il numero di famiglie che si collegano in Italia è diminuito nell'ultimo anno. In migliaia di comuni non arriva l'Adsl o, se è presente, ha la velocità di un doppino. Abbiamo investito miliardi nel digitale terrestre, una tecnologia morta, invece di diffondere Internet nelle scuole e nella pubblica amministrazione.Se passano queste leggi mi rivolgerò all'Europa, le denuncerò per violazione dei diritti civili. Non mi fermerò. Non ci fermeranno.Loro non molleranno mai ( ma gli conviene?). Noi neppure. (http://www.beppegrillo.it/)

lunedì 16 marzo 2009

Misteri di Sicilia

La Sicilia è la regione italiana più povera. Ha la disoccupazione più alta. La Sicilia è il nostro Far West Oscuro. In Sicilia ci sono i fichi d'india, i cannoli e i morti ammazzati. Gli eroi italiani sono spesso siciliani. I mafiosi non sempre sono siciliani. L'elenco degli eroi siciliani del dopoguerra è sterminato. Una mattanza. Mi domando talvolta se Borsellino (siciliano) e Falcone (sicilano) sarebbero ancora vivi se la Sicilia fosse una nazione indipendente. Il tritolo per Borsellino arrivò dal continente. Gli spostamenti di Falcone furono tracciati da Roma. La Sicilia in povertà, soggetta alla criminalità, è un serbatoio di elettori. Chi controlla il pacchetto di voti controlla la politica nazionale. E' successo con Andreotti e il suo referente Lima. Più tardi vi furono 61 seggi su 61 assegnati a Forza Italia. Una percentuale imbarazzante persino per Ceaucescu. La Sicilia è il banco del Parlamento italiano. Una strana condizione. Gli equilibri della politica nazionale sono influenzati dalla regione ultima per reddito pro capite. Il valore del siciliano è nell'urna. La Sicilia ha più abitanti di Irlanda e Norvegia. Mussolini inviò il prefetto Mori in Sicilia. La trattò come una colonia. Qualche risultato lo ottenne, ma si fermò di fronte ai notabili. Stabilì con loro un patto di non belligeranza. La seconda guerra mondiale in Sicilia la vinsero in due: gli Stati Uniti e la mafia americana. L'esercito alleato fece una passeggiata in Sicilia. Una gita in confronto alla resistenza che incontrò dopo. Qualcuno gli consegno le chiavi dell'isola ed ebbe molto in cambio. Ammistrazioni locali, posti in Parlamento. La Sicilia ha avuto l'intelligenza di Majorana e la profondità di Pirandello, la ferocia di Riina e la gestione del potere di Provenzano. La Sicilia è eterna. E' crudele. E' indefinibile. E' ovunque ci sia un siciliano. Per chi vi è nato Palermo è il centro del mondo. La Sicilia ha tutto. Sole, mare, paesaggi, arte, storia, agricoltura. La Sicilia non ha niente. Inceneritori, emigrazione, criminalità. E' una chimera nata con l'Unità d'Italia. Una Nazione? Stato? Regione? in crisi di identità o, forse, con identità multiple. In Sicilia si dice ancora cattivo come un piemontese. I libri di Storia raccontano la favola di mille camicie rosse che liberano un'isola di milioni di persone. Quell'isola è in catene. E' autonoma, ma senza autonomia. Ricca, ma povera. Ha il maggior numero di patrimoni dell'umanità dell'UNESCO in Italia. Catania e Palermo sono sommerse dai debiti. L'Italia non ha fatto bene alla Sicilia. Forse, da sola, la Sicilia può risorgere. Con l'Italia, questa Italia, può solo affondare. U pisci feti da testa. E la testa è a Roma.



Free Blogger

domenica 15 marzo 2009

Sciacca e le buche turistiche...

La città di Sciacca sta per entrare nel Guinness dei Primati grazie alle numerose buche presenti sul suo manto stradale.

Con un altro piccolo sforzo, raggiungeremo e supereremo la fatidica soglia di 3.000 buche, record detenuto dal Comune di Aprilia, le cui strade dissestate sono, come le nostre, piene di buche.

Entrare nel fatidico mondo dei Guinnes dei record non è cosa facile e, soprattutto, non ci si riesce da soli.

Noi de L’ALTRASCIACCA dobbiamo ringraziare in modo particolare la GIRGENTI ACQUE S.p.A., attuale gestore a Sciacca della distribuzione dell’acqua, per la sua solerzia nell’intervenire sulle numerosissime perdite idriche che quotidianamente spuntano un po’ di qua e un po’ di là lungo il perimetro che delimita la nostra città.

La dobbiamo ringraziare in quanto ad ogni intervento, come per incanto, si genera una virtuosissima “buca” sull’asfalto e un “rappezzo” alla meno peggio, che comunque non danneggia assolutamente la buca fatta, anzi la migliora con la terra che le copre , rendendo la strada viscida e pericolosa.

Ormai le famosissime buche, da non confondere con le più blasonate “buche” del Golf Resort Verdura, sono godibili da tutti noi, sia a piedi che in macchina, rendendole una sorta di diversivo alla monotonia dello stress quotidiano.

Che meraviglia, per esempio, l’altro giorno in Via Modigliani, la vistosa e corposa perdita idrica che ha trasformato una anomina strada in un fiume prorompente e copioso, il cui guado era reso difficoltoso dalla corrente e dai residui di terra utilizzati per tamponare la buca creata.

Quindi, tra uno zampillo d’acqua (in)naturale e una buca “doc”, il percorso cittadino e periferico acquista un fascino ed un gradimento che soltanto chi fa sport estremo può comprendere, con il vantaggio che a Noi Saccensi, tutto questo individualmente non costa nulla in quanto se ne fa carico la collettività.

Ecco un’idea da proporre alla nostra Amministrazione, cioè, trasformare una cosa negativa in positiva, ovvero predisporre un percorso guidato delle buche più belle esistenti a Sciacca e trasformarle in percorsi storici della memoria in cui si sa della singola buca , la nascita, il suo eventuale sviluppo, il giorno dell’intervento, il numero dei ripristini effettuati negli anni e, infine, l’eventuale riparazione.

Se poi vogliamo guardare anche al lato turistico-spettacolare-attrattivo delle meravigliose buche cittadine, sempre con la collaborazione di Girgenti Acque, possiamo trasformarle , ad orari e giorni predeterminati s’intende, in magnifiche fontane zampillanti di acqua potabile cittadina.

Pensate anche per un solo momento quale sarebbe l’impatto mediatico-turistico di un avvenimento del genere, migliaia di turisti, pronti con le loro Canon ad immortalare la fuoriuscita dell’acqua che si trasforma in fontana sotto i loro occhi. SPETTACOLARE !!!!

Un’ultima considerazione e ringraziamento va al nostro Comune, che con il suo disinteresse a come vengano fatti i ripristini degli interventi in città, indipendentemente che siano scavi per luce, acqua o gas, o per semplici interventi di servizio, non si preoccupano affatto che avvengano “ A REGOLA D’ARTE” , permettendoci, e di questo ne siamo grati, di poter non solo entrare nel GUINNES DEI RECORD, ma di potere GODERNE IN PERPETUO.
GRAZIE, GRAZIE DI CUORE !!!!

www.laltrasciacca.it

sabato 14 marzo 2009

Un post, un poeta: Leonard Cohen

Come la bruma non lascia sfregi
Sul verde cupo della collina
Così il mio corpo non lascia sfregi
Su di te e non lo farà mai
Oltre le finestre nel buio

I bambini vengono, i bambini vanno
Come frecce senza bersaglio
Come manette fatte di neve
Il vero amore non lascia tracce

Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole
Come una foglia cadente puó restare

Un momento nell’aria
Così come la tua testa sul mio petto
Così la mia mano sui tuoi capelli
E molte notti resistono

Senza una luna, senza una stella
Così resisteremo noi
Quando uno dei due sarà via, lontano
Leonard Cohen

Le poesie di Papa Giovanni Paolo II

venerdì 13 marzo 2009

I numeri delle elezioni di Sciacca

Il prossimo 6 e 7 di giugno Sciacca vivrà una tappa fondamentale per il proprio futuro, ossia le elezioni amministrative. Si chiuderanno questi cinque anni che hanno visto come protagonista la giunta Turturici e si attenderà di conoscere il nome di colui che guiderà la città fino al 2014.
Entro la fine di marzo o comunque prima della settimana che ci conduce alle festività pasquali dovranno essere più chiari progetti politici, liste e nomi tanto dei candidati alla poltrona di primo cittadino quanto di coloro che ambiscono alla carica di consigliere comunale.
Ogni lista dovrà contenere fino a trenta nominativi e dovrà recare la firma di uno o al massimo due responsabili di lista. Tutte le liste che decideranno di affrontare da sole la competizione politica dovranno avere un proprio candidato a sindaco e non sarà facile, soprattutto per coloro che non si muovono all’interno dei partiti ufficiali, trovare una persona che abbia la volontà, la grinta, l’onere e l’onore di metterci, come si suol dire, la faccia e rischiare in prima persona.
Inoltre affinchè una lista possa essere iscritta e competere alle prossime elezioni serviranno da un minimo di 450 ad un massimo di 1500 firme ed anche questo che può sembrare un giochetto da poco, rischia di tramutarsi in una corsa spasmodica all’amico ed al famigliare poiché tutte le firme saranno controllate e verificate ed inoltre un individuo non potrà firmare due volte per la presentazione di due liste diverse.
La nuova legge elettorale, come ormai è noto, fissa al 5% lo sbarramento da superare per poter entrare in consiglio comunale: tutte le liste che non raggiungeranno questa totalità di voti verranno escluse e potranno far sentire in modo nettamente inferiore la loro voce.
Allo stato attuale delle cose, potremmo trovarci di fronte almeno cinque o sei candidati a sindaco, quindi non sarebbe una ipotesi tanto remota quella di dover vivere anche un focoso ballottaggio tra gli esponenti politici più votati. In questo caso un eventuale ballottaggio verrebbe effettuato due settimane dopo rispetto alla prima tornata elettorale ed entrerebbero in gioco numerose alleanze le quali potrebbero risultare decisive e determinanti per questo o quel candidato.
Oltre alle amministrative e contestualmente ad esse, si avranno le cosiddette europee utili per poter rinnovare gli esponenti presenti nel Parlamento. Sarà quindi un momento di elevato spessore politico e democratico, una ulteriore verifica per gli schieramenti in campo che dovranno sottoporsi al giudizio dei cittadini ed in particolar modo degli elettori.
La due giorni elettorale vedrà come protagonisti persone di cui spesso si parla poco e che invece potrebbero risultare determinanti, anche per uno o due voti, ossia tutti gli scrutatori ma soprattutto tutti i segretari ed i presidenti di seggio. Il minimo errore, ogni singolo conteggio verrà controllato, esaminato, verificato nel dettagli per non dare adito né a polemiche né a proteste e ricorsi di ogni tipo. Se lo ricorda bene, per esempio, il deputato del PD Enzo Marinello che, ancora oggi, a distanza di 10 mesi, è in lotta con il suo collega di partito Manzullo che rivendica la sua poltrona. La differenza tra i due contendenti è di pochissimi voti e la conta e riconta prosegue ormai da tempo in attesa di conoscere in maniera chiara e definitiva come andrà a finire.
Ad oggi le liste che dovrebbe affrontare di sicuro la tornata elettorale sono quella del PdL, del PD, dell’MpA che ha recentemente espresso attraverso un comunicato stampa la volontà di correre da sola, la Lista Turturici, ossia una lista civica al quale fa capo l’attuale sindaco di Sciacca, in attesa di conoscere e sciogliere i dubbi sulle reali volontà dell’UdC locale, della Lista Messina e di qualche altra lista civica organizzata da esponenti politici o da associazioni di cittadini.
Durante i giorni di carnevale infine sono comparsi, per le strade della città, i manifesti di una Lista Autonoma Saccense di cui poco si conosce e poco si sa. C’è chi tra il serio ed il faceto ipotizza che si sia trattato solo di uno scherzo carnascialesco e chi invece scova dietro il simbolo chissà quale esponente politico. In un senso o nell’altro, tra poco sapremo e potremo capire meglio chi avrà i migliori numeri per accaparrarsi il consenso dell’elettorato saccense.

Calogero Parlapiano

giovedì 12 marzo 2009

Le mosse del PD

Domenica scorsa, primo di marzo, si è tenuto presso i locali dell’auditorium dell’ex convento San Francesco il convegno del partito democratico. E’ stata un occasione molto importante per potersi confrontare e decidere meglio come proseguire l’esperienza siciliana e nazionale del PD, il principale partito di opposizione oggi in Italia.
Al convegno sono intervenuti l’onorevole Piero Fassino, una delle anime più importanti del partito, il coordinatore provinciale Emilio Messana, il capogruppo del PD all’assemblea regionale siciliana Antonello Cracolici e il deputato dell’ARS Vincenzo Marinello, esponente di spicco del partito a livello locale e regionale.
Oltre a queste importanti figure, erano presenti tutti i principali esponenti del PD locale e provinciale come Fabio Leonte, Ezio Alfano, Gianfranco Vecchio, Mariolina Bono, Filippo Marciante nonché Giacomo Di Benedetto, il sindaco di Bivona Panepinto, Angelo Capodicasa.
L’auditorium è stato affollato sin dalle prime ore del pomeriggio e tra gli ospiti non abbiamo potuto fare a meno di notare anche il senatore Siso Montalbano ed esponenti anche del mondo sindacale come Catanzaro della CGIL.
Il PD, superata la crisi dovuta alle dimissioni di Walter Veltroni e trovata in Dario Franceschini la nuova guida del partito, muove adesso i suoi primi passi alla ricerca di quella stabilità agognata sin dall’inizio, sin dalla sua nascita.
Gli interventi che si sono succeduti sono stati quasi tutti brevi ma determinati nel proseguire un lavoro che non si vuole lasciare in sospeso, sono stati toccati dai vari relatori tutti gli aspetti, locali, regionali e nazionali, della politica nostrana.
Particolarmente interessanti per le vicende saccensi sono state le dichiarazioni di Vincenzo Marinello che naturalmente si è concentrato con più decisioni sulle prossime amministrative locali. Il deputato all’ARS ha ribadito la sua ferma intenzione nel proporre uno schieramento alternativo a quello dell’attuale sindaco Turturici e si è particolarmente accalorato quando ha dichiarato di non essere per nulla contento di ritrovarsi a livello locale un nemico come Ignazio Messina col quale invece, a livello nazionale, si ritrova alleato. Marinello, con grinta, fa comprendere ai presenti che vuole assolutamente una decisione netta e precisa da parte dell’onorevole Messina: “la Lista Messina, lista civica ma comunque vicina all’Italia dei Valori, non può essere nemica di Berlusconi in Parlamento ed invece essere alleata di Forza Italia a Sciacca.”
In un certo senso, è un po’ il discorso che sembra avere fatto il ministro agrigentino Angelino Alfano del PdL: “Messina non può raccogliere le firme contro il Lodo Alfano a livello nazionale e poi appoggiare a Sciacca Mario Turturici che è espressione del partito di Berlusconi, di Alfano e di Giuseppe Marinello.”
E’ anche vero comunque che, da quanto si apprende in giro, in vista delle prossime elezioni comunali, nessuno o pochissimi hanno in mente di affidarsi alla vera ideologia politica, tutti parlano di liste che siano trasversali, espressione di “gente che abbia a cuore il futuro e la crescita della città”, tanto che, tra ipotesi più o meno veritiere, si parla di alleanze tra PD ed MPA, si mettono le basi per accordi tra associazioni e partiti politici, si valutano le mosse del PdL, soprattutto di Michele Cimino, e dell’UdC, soprattutto di Fabrizio Di Paola e Calogero Mannino, si punta in una parola a formare la lista vincente e meno al progetto politico comune.
Se tutto questo, tra pochi mesi, corrispondesse, come pare probabile, alla verità, chi potrebbe attaccare chi? Chi potrebbe accusare di incoerenza l’uno e non l’altro?
Al convegno del PD si è molto parlato anche delle infrastrutture di cui la Sicilia avrebbe bisogno, della crisi della sanità regionale, del fatto che, nonostante all’ARS ci sia una maggioranza massiccia, questa sia poco propositiva e soprattutto non si trovi d’accordo su nulla.
Gli interventi sicuramente più apprezzati ed incisivi sono stati quelli del deputato Marinello, sempre attento alle dinamiche della provincia e della marineria saccense, e quello di Piero Fassino che ha parlato più della situazione italiana. Ha affrontato la questione della crisi economica, ha messo in campo tutta la propria dialettica e le proprie idee su argomenti fondamentali come quelli della giustizia, del testamento biologico, della sicurezza, della scuola, dell’immigrazione, della disoccupazione, puntando l’indice contro l’attuale governo ed il suo leader Silvio Berlusconi.
Piero Fassino era già stato a Sciacca nel 2004. Erano ancora i tempi di Prodi e dei DS mentre l’idea del PD era ben lungi dall’essere portata avanti, un’idea ed un progetto ai quali abbisogna costante linfa e forze fresche per essere continuamente aggiornati e tenuti al passo con i tempi nell’attesa di comprendere in maniera più chiara quali siano le direttive del partito a livello locale, per lo sviluppo e la crescita di Sciacca.

Calogero Parlapiano

mercoledì 11 marzo 2009

Così fan Tutti?

Marco Travaglio - Passaparola del 09-03-2009 Colpirne uno per educarne 100

Prima si assolve Berlusconi, poi si decide perché
Mi voglio occupare, invece, dei processi nei quali il Cavaliere è stato assolto o prosciolto o archiviato perché questi processi denotano chiaramente, secondo me e la mia libera funzione critica dopo avere letto e riletto i provvedimenti giudiziari, la volontà di assolvere e di liberarsi del fascicolo. Prima si decide che Berlusconi non può essere processato dopo ci si arrampica sugli specchi e sui vetri per trovare una motivazione che regga; e purtroppo non sempre regge, perché i fatti alla fine sono molto più forti di ogni tentativo di soffocarli: metti il tappo di qua ed escono fuori di la.Ci sono dei provvedimenti scombiccherati che non stanno né in cielo né in terra sui quali, però, si basano assoluzioni provvisorie o definitive.Partiamo dall'inizio della storia giudiziaria del Cavaliere: il processo nel quale dice di essere risultato assolto con formula piena, quello delle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza.In realtà è accertato in via definitiva dalla Cassazione che la Fininvest era solita corrompere la Guardia di Finanza, infatti il manager che pagava le tangenti ai finanzieri è stato condannato in via definitiva – Salvatore Sciascia che poi Berlusconi ha portato in Parlamento per premiarlo -; il consulente della Fininvest, l'avvocato Berruti che depistò le indagini sulla Guardia di Finanza, è stato condannato per favoreggiamento e quindi Berlusconi l'ha promosso portandolo in Parlamento, segno evidente che non gliene importa niente dell'innocenza o della colpevolezza: lui va in Parlamento dicendo di essere assolto, Sciascia e Berruti – condannati – li ha portati con sé e quindi è evidente che per lui colpevoli o innocenti non fa nessuna differenza.Ma sarà poi vero che Berlusconi è stato ritenuto assolto con formula piena? Assolutamente no, la formula è quella dubitativa, quella della vecchia insufficienza di prove che oggi potete trovare riassunta nel comma 2 dell'articolo 530 del codice di procedura penale laddove si parla di quando la prova è insufficiente o contraddittoria o mancante. In questo caso la prova era insufficiente o contraddittoria.Voi sapete che ci voleva qualcuno che dava l'autorizzazione a Sciascia a pagare le tangenti ai finanzieri perché Sciascia era semplicemente il capo dei servizi fiscali della Fininvest ma mai da solo avrebbe preso una decisione così compromettente, di corrompere i finanzieri ogni volta che andavano a fare le ispezioni.Soprattutto ci voleva qualcuno che desse i soldi a Sciascia per pagare i finanzieri a botte di 100 o 120 milioni di lire ad ogni verifica fiscale, escludendo che se li autotassasse dal proprio stipendio per corrompere i marescialli.
Fininvest: programmati per corrompere
Infatti su chi avesse dato l'autorizzazione e i soldi a Sciascia si è aperto un dibattito: inizialmente si è arrestato Paolo Berlusconi che confessa di essere stato lui e di avere fatto tutto da solo, anche perché il fratello era Presidente del Consiglio; poi si scopre che in realtà il Presidente del Consiglio aveva incontrato Berruti un minuto prima che questo facesse il depistaggio delle indagini, allora viene sospettato anche Silvio e viene indagato e viene fatto il processo. Nel primo e nel secondo grado viene ritenuto che Silvio sia responsabile come mandante di quelle tangenti.Nel primo grado viene condannato, in appello viene salvato dalla prescrizione, la Cassazione gli leva pure la prescrizione dicendo che non c'è prova sufficiente che sia stato lui: potrebbe essere stato anche Paolo, cioè recupera la tesi originaria, che però è stata abbandonata dalla Corte D'Appello che ha assolto Paolo, non credendo che fosse colpevole quindi alla confessione.Non è sempre colpevole chi confessa, vedete per esempio il caso dei rumeni: i giudici avevano ritenuto che Paolo si fosse autoaccusato per coprire il fratello Silvio.La Cassazione ha ribaltato dicendo che “potrebbe essere stato Paolo a ordinare quelle tangenti, ma non possiamo più processarlo perché l'abbiamo già assolto una volta”. Sapete che in Italia, giustamente, non si può processare una persona due volte per lo stesso reato, e quindi alla fine il mandante è rimasto impunito, non accertato: i giudici scrivono che “sicuramente Sciascia operava per conto del gruppo, per l'illecito vantaggio del gruppo e non a titolo personale”. Che c'era una “predisposizione della Fininvest a gestire in modo programmato le situazioni oggetto di causa”, cioè la Fininvest era predisposta per corrompere la Guardia di Finanza ogni volta che un finanziere arrivava a fare una verifica fiscale “anche con la formazione di fondi per i pagamenti extra bilancio e la designazione di uno specifico soggetto, Sciascia, delegato a tenere opportuni contatti”.Cioè, la Fininvest aveva in fondi neri per pagare i finanzieri, aveva un addetto alla corruzione dei finanzieri – quello che adesso sta in Parlamento – questo scrive la Cassazione, il che naturalmente configura una condotta “reiterata, sistematica, programmata di corruzione propria”.Scattò anche il programmatico inquinamento delle prove con i depistaggi di Berruti ma, scrivono i giudici, “tenuto conto di quanto già osservato sulla insufficienza probatoria nei confronti di Berlusconi” scatta l'assoluzione con la formula dubitativa. E fin qui... se i giudici ritengono che le prove non siano sufficienti fanno bene a non condannare, non c'è nulla di scandaloso in questa sentenza, basta conoscerla e sapere che non c'è stata un'assoluzione con formula piena ma con formula dubitativa perché si dice che o Silvio o Paolo autorizzavano e che l'azienda comunque era programmata per corrompere.
Troppo ricco per sapere
Più divertente è la sentenza per il caso Medusa, un piccolo caso – piccolo perché Berlusconi ne ha fatte di peggio – di falso in bilancio. Berlusconi acquista la Medusa Cinematografica, la società di produzione e distribuzione dei film che la fa da padrona in Italia, e in quell'acquisto è accusato di essersi messo in tasca, su alcuni suoi libretti al portatore, dieci miliardi di lire in nero.In primo grado lo condannano a un anno e quattro mesi, in appello lo assolvono con la solita formula dubitativa - quella che secondo lui è la formula piena, non ha ancora capito la differenza – il solito comma 2 dell'articolo 530.Il fatto è assolutamente accertato: Berlusconi si è pappato dieci miliardi di lire neri in quella operazione. Ma, scrivono i giudici d'appello con grande sprezzo del pericolo e del ridicolo che Berlusconi è così ricco che potrebbe persino non essersi accorto che nella compravendita entravano dieci miliardi in nero sui suoi libretti. Sui suoi, eh, non su quelli di un altro. La compravendita l'ha fatta Bernasconi, uno dei suoi manager, e Bernasconi potrebbe anche avergli infilato quei dieci miliardi così per fargli una sorpresa, senza avvertirlo, e lui essendo molto ricco non essersene accorto.Guardate che sono spiritosi, questi giudici. Giudici milanesi, fra l'altro, le famose toghe rosse.Scrivono, dunque, i giudici: “la molteplicità dei libretti riconducibili alla famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di Berlusconi, postulano l'impossibilità di conoscenza sia dell'incremento sia dell'origine dello stesso”. Uno incrementa di dieci miliardi di lire un suo libretto al portatore, ma ne ha talmente tanti che non se ne accorge, poveretto.Questa è la seconda sentenza, e qui ci avviciniamo già al porto delle nebbie e delle sabbie, anche se siamo a Milano.

martedì 10 marzo 2009

La toponomastica ed alcuni controsenso

Non ci sono le vie intitolate a Rosario Livatino, Antonino Saetta, Giuliano Guazzelli e Pasquale Di Lorenzo, ma abbondano le strade intitolate agli animali, all'ultima lettera dell'alfabeto, ai santi incontentabili e agli uomini politici fortemente idealizzati. Tra questi ultimi spicca senza dubbio Ernesto Che Guevara, il rivoluzionario e guerrigliero argentino, che con agrigentino fa solo rima, icona del comunismo giovanile, a cui Sambuca di Sicilia ha dedicato persino una piazza. Ma il comune sambucese ha anche intitolato una via a Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani giustiziati negli Stati Uniti nel 1927. Dagli uomini che hanno fatto la storia (degli altri) passiamo ai fiori, che “germogliano” sopratutto nelle strade di Sciacca: nella città delle terme troviamo via dei Lillà, via dei Garofani, via dei Gelsomini, via dei Gerani, e chi più ne ha, più ne metta. La geografia di Caltabellotta, invece, ci dice è in montagna che più montagna non si può, dove in inverno la neve non manca; eppure, ci sono la via Mare e la via Vela. A Burgio, invece, c'è il belvedere: e per non farcelo dimenticare, si è pensato bene di dedicargli una salita, un vicolo ed una via. Nella stessa località, per di più, a san Rocco hanno intestato due strade: una via ed un vicolo. C'entrerà qualcosa l'ubiquità? Mistero della fede, che ritorna alla già citata Sambuca, dove san Michele ha un largo ed una piazza. A Lucca Sicula, invece, c'è la passione per la geometria: via Angolo e via Stretta sono solo due esempi. Chiudiamo, infine, la nostra peculiare rassegna toponomastica con Camastra, Montallegro e Siculiana: in questi tre comuni ci sono strade che si trovano all'ultimo posto dell'alfabeto. Ma non ce n'è soltanto una. A Camastra arrivano a nove, a Montallegro a dieci e a Siculiana a undici. Facendo un rapido calcolo matematico, nelle tre città suddette ci sono ben trenta strade che si distinguono con la zeta e con il numero progressivo. Eppure, nonostante questo ben di Dio di spazio, non si è trovato quello per Livatino, Saetta, Guazzelli e Di Lorenzo.


(Walter Giannò per "FuoriRiga")

lunedì 9 marzo 2009

Non dimentichiamo i nostri Eroi


Durante la commemorazione del 13° anniversario della scomparsa del poeta Vincenzo Licata dello scorso 24 gennaio, si è parlato dell’opportunità di intitolare una strada o ancora meglio una piazza al poeta saccense contestualmente alla collocazione, per troppo tempo rimandata, della scultura a lui dedicata dallo scultore saccense Filippo Prestia.
Da quel giorno abbiamo voluto prestare maggiore attenzione alla toponomastica della città notando molte altre assenze illustri, che risultano ancora più evidenti se rapportate all’intero panorama siciliano.Queste considerazioni hanno trovato importante supporto e conferma in un breve articolo dell’ultimo numero di “Fuori Riga – speciale mafia”, che individua assenze ancora più gravi nella toponomastica di Sciacca e di tutta la Provincia di Agrigento.
Infatti la rivista si è concentrata sulla rilevazione toponomastica di quattro personaggi illustri e conterranei: Rosario Livatino, Antonio Saetta, Giuliano Guazzelli e Pasquale Di Lorenzo.

Rosario Livatino, magistrato di Canicattì, assassinato il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si recava, senza scorta, in tribunale ad Agrigento, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra.
Antonio Saetta, di Canicattì, magistrato ucciso dalla mafia, insieme con il figlio Stefano, il 25 settembre del 1988, sul viadotto Grottarossa mentre da Canicattì tornava a Palermo per assolvere le sue funzioni di Presidente della I Sezione della Corte d’Appello.
Giuliano Guazzelli, toscano, maresciallo dei carabinieri, abile investigatore fu ucciso dalla mafia il 4 aprile del 1992, in un agguato sul viadotto che collega Agrigento con Porto Empedocle. Guazzelli era stato incaricato dal procuratore di Agrigento di indagare sulla partecipazione dell’onorevole Calogero Mannino al matrimonio del figlio del boss di Siculiana, Gerlando Caruana.
Pasquale Di Lorenzo, sovrintendente di Polizia Penitenziaria, prestava servizio nel carcere di Agrigento, fu ucciso dalla Mafia il 13 ottobre del 1992.
Dalla indagine di Fuori Riga questi quattro grandi uomini risultano abbastanza ignorati ma a Sciacca risultano del tutto sconosciuti. Pubblichiamo qui la tabella riassuntiva tratta dal numero di marzo 2009 di “Fuori Riga – speciale mafia”.
Noi dell’associazione L’Altra Sciacca con queste poche righe di oggi vogliamo:
- Ricordare questi quattro eroi, martiri o Santi laici che dir si voglia, e tutti coloro che hanno perso la vita nel combattere la Mafia. E nello stesso tempo ringraziare ed incoraggiare chi quotidianamente ancora combatte la Mafia.- Fare i complimenti alla redazione di Fuori Riga che sta svolgendo un prezioso lavoro giornalistico e d’inchiesta sul tema della Mafia spesso troppo ignorato.- Auspicare che questa o la prossima amministrazione, ormai alle porte, possa provvedere e riparare a queste mancanze anche a discapito di qualche fiore o pianta che nella toponomastica saccense sono copiosi.