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mercoledì 11 marzo 2009

Così fan Tutti?

Marco Travaglio - Passaparola del 09-03-2009 Colpirne uno per educarne 100

Prima si assolve Berlusconi, poi si decide perché
Mi voglio occupare, invece, dei processi nei quali il Cavaliere è stato assolto o prosciolto o archiviato perché questi processi denotano chiaramente, secondo me e la mia libera funzione critica dopo avere letto e riletto i provvedimenti giudiziari, la volontà di assolvere e di liberarsi del fascicolo. Prima si decide che Berlusconi non può essere processato dopo ci si arrampica sugli specchi e sui vetri per trovare una motivazione che regga; e purtroppo non sempre regge, perché i fatti alla fine sono molto più forti di ogni tentativo di soffocarli: metti il tappo di qua ed escono fuori di la.Ci sono dei provvedimenti scombiccherati che non stanno né in cielo né in terra sui quali, però, si basano assoluzioni provvisorie o definitive.Partiamo dall'inizio della storia giudiziaria del Cavaliere: il processo nel quale dice di essere risultato assolto con formula piena, quello delle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza.In realtà è accertato in via definitiva dalla Cassazione che la Fininvest era solita corrompere la Guardia di Finanza, infatti il manager che pagava le tangenti ai finanzieri è stato condannato in via definitiva – Salvatore Sciascia che poi Berlusconi ha portato in Parlamento per premiarlo -; il consulente della Fininvest, l'avvocato Berruti che depistò le indagini sulla Guardia di Finanza, è stato condannato per favoreggiamento e quindi Berlusconi l'ha promosso portandolo in Parlamento, segno evidente che non gliene importa niente dell'innocenza o della colpevolezza: lui va in Parlamento dicendo di essere assolto, Sciascia e Berruti – condannati – li ha portati con sé e quindi è evidente che per lui colpevoli o innocenti non fa nessuna differenza.Ma sarà poi vero che Berlusconi è stato ritenuto assolto con formula piena? Assolutamente no, la formula è quella dubitativa, quella della vecchia insufficienza di prove che oggi potete trovare riassunta nel comma 2 dell'articolo 530 del codice di procedura penale laddove si parla di quando la prova è insufficiente o contraddittoria o mancante. In questo caso la prova era insufficiente o contraddittoria.Voi sapete che ci voleva qualcuno che dava l'autorizzazione a Sciascia a pagare le tangenti ai finanzieri perché Sciascia era semplicemente il capo dei servizi fiscali della Fininvest ma mai da solo avrebbe preso una decisione così compromettente, di corrompere i finanzieri ogni volta che andavano a fare le ispezioni.Soprattutto ci voleva qualcuno che desse i soldi a Sciascia per pagare i finanzieri a botte di 100 o 120 milioni di lire ad ogni verifica fiscale, escludendo che se li autotassasse dal proprio stipendio per corrompere i marescialli.
Fininvest: programmati per corrompere
Infatti su chi avesse dato l'autorizzazione e i soldi a Sciascia si è aperto un dibattito: inizialmente si è arrestato Paolo Berlusconi che confessa di essere stato lui e di avere fatto tutto da solo, anche perché il fratello era Presidente del Consiglio; poi si scopre che in realtà il Presidente del Consiglio aveva incontrato Berruti un minuto prima che questo facesse il depistaggio delle indagini, allora viene sospettato anche Silvio e viene indagato e viene fatto il processo. Nel primo e nel secondo grado viene ritenuto che Silvio sia responsabile come mandante di quelle tangenti.Nel primo grado viene condannato, in appello viene salvato dalla prescrizione, la Cassazione gli leva pure la prescrizione dicendo che non c'è prova sufficiente che sia stato lui: potrebbe essere stato anche Paolo, cioè recupera la tesi originaria, che però è stata abbandonata dalla Corte D'Appello che ha assolto Paolo, non credendo che fosse colpevole quindi alla confessione.Non è sempre colpevole chi confessa, vedete per esempio il caso dei rumeni: i giudici avevano ritenuto che Paolo si fosse autoaccusato per coprire il fratello Silvio.La Cassazione ha ribaltato dicendo che “potrebbe essere stato Paolo a ordinare quelle tangenti, ma non possiamo più processarlo perché l'abbiamo già assolto una volta”. Sapete che in Italia, giustamente, non si può processare una persona due volte per lo stesso reato, e quindi alla fine il mandante è rimasto impunito, non accertato: i giudici scrivono che “sicuramente Sciascia operava per conto del gruppo, per l'illecito vantaggio del gruppo e non a titolo personale”. Che c'era una “predisposizione della Fininvest a gestire in modo programmato le situazioni oggetto di causa”, cioè la Fininvest era predisposta per corrompere la Guardia di Finanza ogni volta che un finanziere arrivava a fare una verifica fiscale “anche con la formazione di fondi per i pagamenti extra bilancio e la designazione di uno specifico soggetto, Sciascia, delegato a tenere opportuni contatti”.Cioè, la Fininvest aveva in fondi neri per pagare i finanzieri, aveva un addetto alla corruzione dei finanzieri – quello che adesso sta in Parlamento – questo scrive la Cassazione, il che naturalmente configura una condotta “reiterata, sistematica, programmata di corruzione propria”.Scattò anche il programmatico inquinamento delle prove con i depistaggi di Berruti ma, scrivono i giudici, “tenuto conto di quanto già osservato sulla insufficienza probatoria nei confronti di Berlusconi” scatta l'assoluzione con la formula dubitativa. E fin qui... se i giudici ritengono che le prove non siano sufficienti fanno bene a non condannare, non c'è nulla di scandaloso in questa sentenza, basta conoscerla e sapere che non c'è stata un'assoluzione con formula piena ma con formula dubitativa perché si dice che o Silvio o Paolo autorizzavano e che l'azienda comunque era programmata per corrompere.
Troppo ricco per sapere
Più divertente è la sentenza per il caso Medusa, un piccolo caso – piccolo perché Berlusconi ne ha fatte di peggio – di falso in bilancio. Berlusconi acquista la Medusa Cinematografica, la società di produzione e distribuzione dei film che la fa da padrona in Italia, e in quell'acquisto è accusato di essersi messo in tasca, su alcuni suoi libretti al portatore, dieci miliardi di lire in nero.In primo grado lo condannano a un anno e quattro mesi, in appello lo assolvono con la solita formula dubitativa - quella che secondo lui è la formula piena, non ha ancora capito la differenza – il solito comma 2 dell'articolo 530.Il fatto è assolutamente accertato: Berlusconi si è pappato dieci miliardi di lire neri in quella operazione. Ma, scrivono i giudici d'appello con grande sprezzo del pericolo e del ridicolo che Berlusconi è così ricco che potrebbe persino non essersi accorto che nella compravendita entravano dieci miliardi in nero sui suoi libretti. Sui suoi, eh, non su quelli di un altro. La compravendita l'ha fatta Bernasconi, uno dei suoi manager, e Bernasconi potrebbe anche avergli infilato quei dieci miliardi così per fargli una sorpresa, senza avvertirlo, e lui essendo molto ricco non essersene accorto.Guardate che sono spiritosi, questi giudici. Giudici milanesi, fra l'altro, le famose toghe rosse.Scrivono, dunque, i giudici: “la molteplicità dei libretti riconducibili alla famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di Berlusconi, postulano l'impossibilità di conoscenza sia dell'incremento sia dell'origine dello stesso”. Uno incrementa di dieci miliardi di lire un suo libretto al portatore, ma ne ha talmente tanti che non se ne accorge, poveretto.Questa è la seconda sentenza, e qui ci avviciniamo già al porto delle nebbie e delle sabbie, anche se siamo a Milano.

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