Quickribbon

giovedì 28 aprile 2011

Arriva il Referendum del 12 e 13 giugno 2011

Il 12 e 13 giugno si vota per l’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento. I cittadini stanno ricevendo tutte le informazioni del caso? Il vicesindaco di Parigi a Burgio per sostenere l’acqua pubblica. A Sciacca invece l’amministrazione non ha ancora avviato la campagna di sensibilizzazione nonostante le promesse elettorali

“Ai referendum di domenica 12 e lunedì 13 giugno vota Si per dire No.
1 - Vota Si per dire No al nucleare.
2 - Vota 2 Si per dire No alla privatizzazione dell’acqua.
3 – Vota Si per dire No alla legge sul legittimo impedimento.
Ricordatevi che dovete pubblicizzarlo voi il referendum perché non faranno passare gli spot né in Rai né a Mediaset”.
Questo è il messaggio che da settimane circola sul web e che intende pubblicizzare il prossimo referendum dando un’indicazione di voto. Fondamentale sarà raggiungere il quorum e non sarà per nulla facile dato che, per scelta del governo, il referendum è stato posticipato alla seconda settimana di giugno, a scuole finite, quasi in estate e soprattutto non accorpandolo alle amministrative che avrebbero potuto portare più gente al voto referendario. Ovvie le proteste dei comitati pro referendum: “Si cerca di boicottarlo. Non vogliono che si raggiunga il quorum”. Si discute non solo sulla scelta d’opportunità ma anche sul fatto che tutto questo porterà un costo supplementare alle tasche dei cittadini italiani di quasi 400 milioni di euro, soldi pubblici che si sarebbero risparmiati se solo si fosse deciso per l’accorpamento delle date.
A giugno dunque, gli italiani saranno chiamati alle urne per decidere l’abrogazione delle leggi relative alla privatizzazione dell’acqua pubblica, all’installazione di centrali nucleari sul territorio italiano e alla legge sul legittimo impedimento.
La prima prevede la possibilità di abrogare il decreto 23-bis della Legge n. 133/2008, con il quale si stabilisce l’ingresso con una quota del 40% di capitali privati nelle società che gestiscono l’acqua pubblica, che diventano così società miste.
Il secondo quesito sempre in materia di acqua pubblica riguarda l’abrogazione dell’Art. 154, comma 1 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”. Esso prevede la possibilità di avere profitti sulla gestione dell’acqua pubblica in relazione con il capitale investito. Questo comporterà, fra l’altro, un aumento delle tassa idrica senza dare necessariamente un’effettiva garanzia di miglioramento qualitativo dell’offerta.
Il terzo quesito, quello più discusso in questi giorni, stabilisce l’abrogazione delle norme per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Seppure il governo abbia sospeso le norme relative alla costruzione di nuove centrali nucleari nella giornata del 19 aprile, bisognerà attendere il responso della Corte Costituzionale, che dovrà decidere se questo sia sufficiente ad annullare il quesito referendario.
Infine, i cittadini dovranno decidere se abrogare totalmente la legge relativa al legittimo impedimento. Tale legge è già stata parzialmente bocciata dalla Corte Costituzionale che aveva eliminato la possibilità per il presidente del Consiglio dei ministri di non presentarsi alle eventuali udienze dei processi in cui sono coinvolti, senza che i giudici potessero avere la possibilità di verificare la validità delle giustificazioni presentate.
Quello che emerge in questi giorni è la scarsa conoscenza che i cittadini hanno di questo referendum. Colpa anche di coloro che, come detto nel post che gira sul web, faranno di tutto per non fare passare le dovute informazioni sui principali canali televisivi. Il dato che emerge in maniera predominante è che, anche laddove i cittadini sanno del referendum, spesso hanno una conoscenza solo parziale dei quesiti proposti. Un altro dato importante è che solo la metà degli intervistati ha dichiarato che si recherà alle urne nei giorni utili. Una piccola percentuale non sa se andrà a votare.
Probabilmente quello che manca è appunto un’adeguata “pubblicità”. Sembra necessaria, infatti, una campagna informativa trasmessa sui principali mass media, per permettere a tutti di conoscere l’esistenza del referendum e stimolare, chi volesse, ad approfondire meglio i temi in questione. Anche per comprendere che se ad esempio si è “contro” il nucleare bisognerà esprimersi con un SI e se invece si è “favorevoli” bisognerà farlo con un NO.
“L'acqua è un pezzo della politica e della cultura del futuro e per questo ci piace l'idea di lavorare ad un gemellaggio ideale con l'Acquedotto di Parigi, ad un percorso cioè di scambio, di conoscenza, di informazioni e di buone pratiche. Noi vorremmo che il tema dell’acqua incrociasse il tema dell’energia così come anche il tema dei rifiuti. L’acqua, i rifiuti e l’energia sono gli ingredienti fondamentali di quella cultura moderna che non può che essere cultura della sostenibilità e della democrazia”. Lo ha detto il presidente della regione Puglia Nichi Vendola incontrando Anne Le Strat, vice sindaco di Parigi con delega ai servizi idrici, nell’ambito di una giornata di lavori, organizzata dall’Acquedotto pugliese, dedicata all’acqua e ad uno scambio di best practice. Proprio Anne Le Strat sarà a Burgio per sostenere la campagna referendaria siciliana e nazionale, e portare la propria esperienza politica in merito alla ripubblicizzazione delle reti. “Siamo felici di essere tornati al pubblico dopo 25 anni di gestione privata dell’acqua - ha detto Anne Le Strat sottolineando la - condivisione di pensiero” con il presidente Vendola sulla “gestione pubblica dell'acqua quale modo migliore per gestirla”.
Facendo riferimento al referendum del 12 giugno che ha, tra i tre quesiti, quello sul “rifiuto del decreto Ronchi che impone in maniera selvaggia processi di privatizzazione dell’acqua con argomenti truffaldini” e ricordando che sono state raccolte un milione e mezzo di firme, oltre tre volte il numero sufficiente per avere diritto al referendum, Vendola ha detto che “quel giorno mette paura alla grande lobby dei privatizzatori e anche al governo nazionale che insieme hanno deciso di provare a manipolare le norme e hanno deciso di impedire al popolo italiano di esprimersi sul referendum”.
In Sicilia è il comune di Menfi capeggiato dal sindaco Michele Botta (Pdl) ad avere avviato una robusta campagna di sensibilizzazione organizzando, insieme ai comitati, anche una marcia per l’acqua pubblica che da Menfi si è conclusa a Tappeto, in provincia di Palermo, sulla scia di Danilo Dolci. Queste invece l’opinione di Beppe Grillo in merito alle ultime dichiarazioni di Berlusconi sulla parte di referendum che riguarda le centrali nucleari.
Le parole pronunciate ieri da Berlusconi segnano il confine tra la fine della democrazia in Italia e la sua, pur fioca, sopravvivenza: “Siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare è il futuro per tutto il mondo. La moratoria è servita per avere il tempo che la situazione giapponese si chiarisca e nel giro di 1-2 anni l’opinione pubblica sia abbastanza consapevole da tornare al nucleare, l’accadimento giapponese a seguito anche di sondaggi che abitualmente facciamo ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini, se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire” ha detto il premier. Il governo “responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria per far sì che si chiarisca la situazione e che, magari, dopo un anno, forse due anni, si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare, i molti contratti stipulati non vengono abrogati, stiamo continuando e decidendo di mandare avanti molti settori di questi contratti come quelli relativi alla formazione”.
In queste parole c’è il totale disprezzo del cittadino, della volontà popolare.
La Cassazione deve pronunciarsi sul referendum contro il nucleare. Il Governo ha ritirato la legge per la costruzione delle nuove centrali per riproporla tra un anno (parole pubbliche del capo del Governo) nella speranza che il disastro di Fukushima venga dimenticato. L’Ufficio centrale della Cassazione, presieduta da Capotosti, deve decidere se il referendum si terrà ugualmente. Se lo cancellerà sarà complice.
L'articolo 39 della legge 352/1970 prevede “se prima della data dello svolgimento del referendum, la legge, o l’atto avente forza di legge, o le singole disposizioni di essi cui il referendum si riferisce, siano stati abrogati, l’Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso”.
Qui, come è chiaro, non si vuole abrogare nulla, solo far passare il tempo. La Cassazione è di fronte a un bivio.
Insomma l’obiettivo dichiarato è quello di non far svolgere il referendum sul nucleare per evitare che tutti votino contro le centrali e riproporre la loro costruzione quando le acque (di Fukushima) si saranno calmate.
A Sciacca intanto, fino al momento, poco si sta facendo per pubblicizzare il referendum. L’amministrazione comunale, dopo aver inserito la ripubblicizzazione dell’acqua nel programma elettorale e a parte qualche dichiarazione ufficiale, non se ne sta occupando granchè, a differenza di Menfi e Burgio. A Sciacca insomma continua la saga di una telenovelas che non passa mai di moda: “Parole, parole, parole”. Ma di fatti nemmeno l’ombra.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

domenica 24 aprile 2011

Musei: la capacità di fare "sistema"

La Valle del Belice organizza “la rete dei musei” per attrarre i turisti. A Sciacca invece non si riesce a fare sistema e spesso i musei rimangono chiusi anche durante le festività così come l’ufficio turistico. Come andrà a Pasquetta?

Per raccontare e far conoscere l’identità della Valle del Belice, nasce, dopo un anno dai primi incontri, promossi da Legambiente Sicilia, la rete dei musei della Valle del Belice.
Ne fanno parte tutti i comuni della Valle: Castelvetrano, Gibellina, Salemi, Salaparuta, Poggioreale, Menfi, Montevago, Santa Margherita Belìce, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Giuliana, Roccamena, Santa Ninfa, Vita, Partanna che hanno deliberato, con atto amministrativo, l’adesione al progetto.
Insieme a questi aderiscono la Provincia Regionale di Trapani , l’Azienda Foreste Demaniali di Trapani, la Fondazione Orestiadi di Gibellina, La Rotta dei Fenici, il CRESM, le Riserve Naturali: della Foce del fiume Belìce e Dune Limitrofe della Grotta di Santa Ninfa, e della Grotta di Entella, con la partecipazione del dirigente e dei funzionari del Servizio Polo museale della Val di Mazara dell’Assessorato regionale ai Beni Culturali e identità siciliana e della Direzione del Parco di Selinunte e Cave di Cusa “Vincenzo Tusa”. Tutti insieme per fare sistema.
La presentazione della Rete Museale Belicina, nei locali del Baglio Florio all’interno del Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, si è svolta lo scorso venerdì 15 Aprile, alla presenza delle autorità regionali dell’Assessorato ai Beni Culturali. Sabato 16 aprile invece si era tenuta la seconda edizione del “Viaggio nella Memoria”, un viaggio in quei luoghi della Sicilia che sono stati nel 1968 il tragico teatro del terremoto nella Valle del Belìce. Santa Margherita di Belice aderisce alla rete dei musei della Valle del Belice con il Museo della Memoria, legato alla ricerca dell’identità collettiva del Belìce e collocato nell’ ex chiesa madre ristrutturata; e il Museo del Gattopardo che custodisce il manoscritto ed il dattiloscritto de “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ed altri oggetti appartenenti allo scrittore.
Dopo la visita al Museo della Memoria il viaggio proseguirà con la visita a Poggioreale Vecchia e la passeggiata nell’antico centro abbandonato dopo il sisma; ai Ruderi di Salaparuta ed all’Archivio della ricostruzione; al Cretto di Burri ed ai Ruderi di Gibellina; al Castello di Rampinzeried alla Riserva Naturale Grotta di Santa Ninfa a cui seguirà una degustazione e promozione di prodotti tipici della Valle del Belìce e la visita della mostra fotografica la Primavera del Belice. Il Viaggio nella Memoria terminerà nel pomeriggio a Gibellina con l’incontro alla Fondazione Orestiadi e la visita guidata al Museo delle Trame Mediterranee e un giro del paese per conoscere alcune delle architetture moderne presenti tra cui il nuovo Museo “Belice/Epicentro della Memoria Viva”.
E Sciacca? Da anni la città termale non riesce ad esprimere le proprie potenzialità culturali e mussali, basti ricordare che il Museo Scaglione è chiuso da tempo, oggetto di alcuni lavori di ristrutturazione mai terminati, e che il Museo del Mare di località Muciare attende ancora di essere aperto ed inaugurato. La struttura è pronta ma mancano ancora alcuni allacci, la riqualificazione dell’area, dell’accesso stradale oltre al Melqart, la statuetta fenicia, conservata a Palermo e che Sciacca da tempo rivorrebbe.
Ma non solo. Il Museo Antiquarium di località San Calogero è stato recentemente riaperto dopo quasi 6 anni di silenzio ma sicuramente non viene pubblicizzato molto a livello provinciale e regionale cosicché le visite si limitano soltanto a chi si reca in Basilica o a chi sa della presenza del museo dedicato ai reperti recuperati dalle viscere del monte Kronio.
Una vecchia battaglia riguarda invece il Museo dell’Antimafia che vorrebbe realizzare da tempo Nico Miraglia, figlio di Accursio, sindacalista ucciso dalla mafia, ma ancora nulla di concreto è stato stabilito nonostante la volontà dei Miraglia e i tanti documenti storici in loro possesso che potrebbero essere usufruiti da tutta la cittadinanza.
Insomma ancora una volta quello che a Sciacca manca è la capacità di fare “sistema”, di organizzarsi in Polo. Manca poi anche la pubblicizzazione dell’enorme patrimonio artistico culturale della città. Siamo nella Settimana Santa che conduce alla festività di Pasqua e Pasquetta e come sempre si ci chiede se i nostri musei saranno aperti ai turisti. Sciacca infatti è risultata essere una delle mete siciliane privilegiate dal turismo nazionale dopo Taormina. Sarebbe opportuno accogliere i visitatori degnamente, presentando i musei e l’ufficio turistico aperti. Battaglia di ogni anno. Vedremo nel 2011 come andrà a finire: si attendono scommesse.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

sabato 23 aprile 2011

Raffaele Lombardo in bilico?

Il Pd è pronto a mollare Lombardo che contrattacca: “O me o le urne”. E a sorpresa dichiara che potrebbe ricandidarsi col Terzo Polo. Situazione di stallo che rischia di paralizzare anche i lavori dell’Assemblea Regionale Siciliana

“E’ da escludere un cambio di maggioranza. La mia è una giunta tecnica in cui ognuno esprime le proprie competenze, quindi non c’è nessuna delegazione di partito da ritirare”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, nel corso di una conferenza stampa convocata a Palermo per discutere del quadro politico regionale attuale alla luce dell’inchiesta antimafia della Procura di Catania che lo vede coinvolto.
“Non accetto lezioni di moralità da nessuno – ha aggiunto - e soprattutto da chiacchieroni che non sanno cosa sia la lotta alla mafia e alla criminalità, che il mio governo ha contrastato come mai successo in Sicilia. La sanità, il mondo dei rifiuti e dell’eolico: sono questi i settori dove abbiamo contrastato di più il malaffare”. Chiuse intanto le indagini per concorso esterno in associazione mafiosa. Lombardo: “Non intendo vivacchiare. O con me o si va subito al voto”. E guarda al Terzo Polo per ricandidarsi sebbene, fino a poco tempo fa, aveva dichiarato che non lo avrebbe fatto.
Veltroni nel frattempo chiede un referendum al pd per riconsiderare l’alleanza con il governatore mentre per Ignazio Marino il governatore si deve dimettere subito.
Raffaele Lombardo dunque è in bilico. Questo il quadro della situazione attuale. Il Pd regionale e nazionale è in crisi di coscienza e si chiede se è lecito proseguire un rapporto politico con una persona indagata per concorso esterno in associazione mafiosa. Anche se per il governatore tutti hanno verso di lui “una presunzione di colpevolezza”.
E’ chiaro che senza il Pd il governo regionale non avrebbe più i numeri per continuare. Non basterebbero Mpa, Api, Fli e Udc. Pessimi i rapporti col Pdl e con Forza del Sud: insomma non resterebbero che le urne con Cascio, Miccichè e Sergio D’Antoni in pole position come papabili candidati.
Lombardo dal canto suo rivendica i meriti del suo governo nell’azione riformatrice e contro la illegalità in una conferenza stampa convocata all’indomani delle dichiarazioni di Pier Luigi Bersani con le quali aveva annunciato di volere riconsiderare la situazione politica nel governo della Regione e il sostegno del Pd. Una stoccata arrivata dopo che la Procura di Catania aveva nei giorni scorsi notificato al governatore l’avviso di chiusura indagini su un’inchiesta in cui Lombardo è coinvolto con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. A questo si è aggiunta la bordata di Walter Veltroni: “In Sicilia occorre svolgere un referendum nel Pd per decidere sul sostegno alla giunta Lombardo. La mia opinione è che non si debba più sostenere l’esecutivo”.
“Veltroni è nostalgico dello zero a 61. Ha fatto la sua proposta, rispettabile anche questa, ma gli dico che non ci sarà bisogno di referendum”. Il governatore si riferisce a quando nel 2001 l’allora Casa della libertà conquistò alle consultazioni politiche tutti i 61 collegi uninominali in Sicilia. Con Veltroni si schiera invece il senatore del Pd Ignazio Marino. Posizioni non condivise dal capogruppo del Pd all’Ars Antonello Cracolici, uno dei sostenitori dell’appoggio alla giunta regionale: “Questo clima da caccia alle streghe che qualcuno all’interno del centrosinistra vuole istaurare, è insopportabile” afferma. Ed è proprio Lombardo a citare le mosse in nome della legalità messe in campo dal suo governo e cita lo stop ai termovalorizzatori e il risanamento della Sanità. Azioni che gli vengono riconosciute anche dal senatore del Pd Beppe Lumia, uno dei leader dell’antimafia e dalla presenza in giunta del magistrato Massimo Russo e dell’ex prefetto Giosuè Marino.
In ogni caso Lombardo non intende accusare i pm che lo hanno indagato. Entrando nel merito dell’inchiesta della procura di Catania afferma: “Leggerò gli atti e li leggeremo tutti. Io a questa gente non ho dato nè passaggi in macchina, ne assunzioni, nè incarichi, nè appalti e nè favori. Io...”. Il banco di prova della maggioranza sarà il voto delle prossime settimane sul bilancio. Se si dovesse arrivare ad elezioni anticipate il governatore afferma di guardare “con interesse al Terzo polo (Udc, Fli, Mpa, Api) un riferimento importante e un ancoraggio serio”. E lascia intendere che non esclude una sua ricandidatura.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

mercoledì 20 aprile 2011

Arrivano i nostri. Nuovi magistrati a Sciacca

Quattro nuovi e giovani magistrati vanno a rimpolpare l’organico operativo della Procura di Sciacca che adesso potrà tornare a lavorare a pieno regime e con rinnovata lena. Commenti positivi da Pantaleo, Vella e Genna

Finalmente arrivano nuovi magistrati nella Procura di Sciacca che, per tanti mesi, è stata sull’orlo della chiusura a causa della carenza di organico e personale.
I quattro nuovi giudici sono sono: Michele Marrone di 39 anni, nato a Trapani e che ha svolto il tirocinio a Bologna; Giovanni Lucio Vara, di 28 anni, nato a Foggia, il quale ha ultimato il proprio tirocinio a Milano; Alessandro Moffa, di 31 anni, nato a Lanciano, anch’egli impegnato nel tirocinio in quel di Bologna e infine Silvia Capitano, la quale ha svolto il tirocinio a Roma, la capitale d’Italia.
Soddisfazione naturalmente è stata espressa dal procuratore Vincenzo Pantaleo, dal magistrato Salvatore Vella e dal Presidente del Tribunale di Sciacca Andrea Genna che, in particolar modo, ha invitato i nuovi giovani colleghi ad intraprendere questa avventura nel solco della prudenza.
Decisivo per rimpolpare gli organici giudiziari è stato soprattutto il cambiamento della legge che, fino a poco tempo fa, impediva l’arrivo nelle Procure di uditori di prima nomina.
L’arrivo dei quattro giovani magistrati era già noto da alcuni mesi ma, seguendo i tempi prestabiliti, hanno preso l’incarico durante l’ultima settimana.
Li attende un lavoro duro e impegnativo, sicuramente sono diverse le procedure in arretrato, proprio a causa dell’esiguità delle risorse umane antecedenti al loro arrivo. Per dirla alla Alfano, il ministro della Giustizia, anche loro adesso potranno godersi “lo splendido panorama” che si gode dal Tribunale, tale da scongiurarne ogni rischio di chiusura.
Durante la loro presentazione ufficiale alla stampa e ai colleghi del tribunale, si è parlato anche degli ultimi fatti di cronaca nera e giudiziaria, ponendo l’attenzione sull’escalation criminale che sta coinvolgendo il territorio di Ribera, ultimo caso l’intimidazione al sindaco Carmelo Pace, la situazione esplosiva di Lampedusa e i diversi furti di auto e negli appartamenti denunciati da cittadini saccensi.
Tutta la redazione del Settimanale “ControVoce” augura un buon lavoro ai nuovi magistrati e una buona permanenza a Sciacca.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

venerdì 15 aprile 2011

Bando III Edizione del Premio Letterario "Vincenzo Licata - Città di Sciacca"

www.vincenzolicata.it
SEZIONI DEL PREMIO:

* Sezione A - Poesia a tema libero e senza limiti di lunghezza in lingua italiana.
* Sezione B - Poesia a tema libero dialettale e senza limiti di lunghezza corredata da una traduzione chiara e leggibile in lingua italiana.
* Sezione C - Poesia in lingua italiana senza limiti di lunghezza avente come tema “La Libertà”.
* Sezione D - Racconto a tema libero di lunghezza non superiore alle 9000 battute.

TESTI - I testi possono essere editi o inediti. Non sono ammessi testi che siano già stati premiati ai primi tre posti in altri concorsi o premi letterari.

NUMERO COPIE E DOCUMENTAZIONE - I concorrenti devono inviare, a mezzo posta prioritaria o a mezzo raccomandata, la documentazione seguente:

* scheda di partecipazione al Premio debitamente compilata, scaricabile dal sito www.vincenzolicata.it, la quale contiene la dichiarazione che “l’opera è frutto del proprio ingegno” e “l’autorizzazione al trattamento dei dati personali”;
* n. 2 copie cartacee degli elaborati di cui una sola con nome e cognome, indirizzo, numero di telefono ed e-mail;
* facoltativamente n. 1 copia degli elaborati in formato elettronico su supporto ottico (CD) che, in alternativa, può essere spedita alla casella di posta elettronica premio@vincenzolicata.it.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE – La quota di partecipazione è di 10,00€ (dieci euro) per ogni sezione nella quale si intende concorrere. Allegare agli elaborati la quota di partecipazione a mezzo contanti.

SPEDIZIONE – Spedire gli elaborati a:

PREMIO NAZIONALE “VINCENZO LICATA – CITTA’ DI SCIACCA”

ASSOCIAZIONE L’ALTRASCIACCA

CASELLA POSTALE 7 – 92019 SCIACCA (AG)

La spedizione deve avvenire entro il 3 Luglio 2011, farà fede il timbro postale.

PREMI

Per ogni sezione saranno assegnati i seguenti premi:

Al 1° classificato ->

* Piatto di ceramica realizzato da un maestro ceramista di Sciacca.
* Attestato di merito.
* Pubblicazione dell’opera sul sito del Premio www.vincenzolicata.it.

Al 2° classificato ->

* Targa personalizzata.
* Attestato di merito.
* Pubblicazione dell’opera sul sito del Premio www.vincenzolicata.it.

Al 3° classificato ->

* Medaglia.
* Attestato di merito.
* Pubblicazione dell’opera sul sito del Premio www.vincenzolicata.it.

A tutti gli iscritti al Premio ->

* Attestato di partecipazione.
* Pubblicazione dell’opera sul sito del Premio www.vincenzolicata.it, solo qualora questa sia pervenuta alla Segreteria del Premio in formato elettronico su supporto ottico o via e-mail alla casella di posta elettronica premio@vincenzolicata.it

Premio speciale “Vincenzo Licata”

E’ un premio speciale riservato dalla Segreteria del Premio ad un autore, scrittore, giornalista o artista di chiara fama che si sia distinto per produzioni letterarie o artistiche di particolare pregio e successo che interpretano al meglio lo spirito delle opere del poeta Vincenzo Licata mettendo in rilievo la genuinità dei propri sentimenti, l’immenso amore per la propria gente e la propria città, la venerazione nutrita per i luoghi in cui vive e una profonda coscienza civica. Il premio consiste in una preziosa lavorazione artigianale in corallo sotto campana di vetro realizzato e gentilmente offerto da NOCITO GIOIELLI in Sciacca.

GIURIA – La Giuria, il cui giudizio è insindacabile e i cui nominativi saranno resi noti in seguito, è composta da esponenti del mondo culturale, artistico e letterario.

DIRITTI D’AUTORE – Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al Premio, cedono il diritto di pubblicazione all’interno del sito Internet dell’Associazione e/o su eventuale Antologia del Premio senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore. I diritti rimangono comunque di proprietà dei singoli Autori.

IMPORTANTE – I concorrenti devono allegare agli elaborati la dichiarazione che l’opera è frutto del proprio ingegno e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali. A tale scopo è sufficiente compilare in ogni sua parte la scheda di partecipazione stampabile che si trova nella sezione Download del sito del Premio www.vincenzolicata.it.

PREMIAZIONE - La premiazione avverrà a Sciacca (AG) il 13 agosto 2011. Le modalità della premiazione saranno rese note al termine della scadenza del bando sul sito del Premio www.vincenzolicata.it. Tutti i partecipanti ed i finalisti sono invitati a prendervi parte sin d’ora. Chi non potrà intervenire riceverà i premi e/o gli attestati tramite spedizione postale.

INFORMAZIONI – Rivolgersi a Calogero Parlapiano, segretario del Premio; tel. 3400881756; e-mail: premio@vincenzolicata.it; siti web: www.vincenzolicata.it; www.laltrasciacca.it.

RISULTATI – Tutti i partecipanti riceveranno tramite e-mail una copia dei risultati del Premio. I risultati verranno anche pubblicati sul sito Web: www.vincenzolicata.it.

NOTE

* Il materiale inviato non verrà restituito.
* E’ possibile partecipare a più sezioni del Premio purché si corrisponda, per ogni sezione cui si partecipa, il versamento di 10,00€ (dieci euro).
* Non è consentita la partecipazione con più opere in una stessa sezione del Premio.
* Le opere saranno consegnate alla Giuria dalla Segreteria del Premio in forma rigorosamente anonima al fine di garantire l’imparzialità del giudizio.
* Saranno pubblicate nel sito www.vincenzolicata.it le opere che si sono classificate ai primi 3 posti in ogni sezione e tutti quegli elaborati che giungeranno alla Segreteria del Premio in formato elettronico (via cd o e-mail all’indirizzopremio@vincenzolicata.it).
* Il Premio non ha scopi di lucro. Le quote di iscrizione saranno utilizzate per coprire i costi complessivi dell’organizzazione dell’evento, quali ad esempio le spese di segreteria, le spese postali, l’acquisto dei premi, la cerimonia di premiazione, e quant’altro risulterà necessario.

INFORMATIVA – In relazione agli artt. 13 e 23 del D.Lg n. 196/2003 recanti disposizioni a tutela delle persone ed altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali, Vi informiamo che i Vs. dati anagrafici, personali ed identificativi saranno inseriti e registrati nell’archivio dell’Associazione L’AltraSciacca ed utilizzati esclusivamente ai fini inerenti gli scopi istituzionali del Premio cui in epigrafe. I dati dei partecipanti non verranno comunicati o diffusi a terzi. L’interessato potrà esercitare tutti i diritti di cui all’art. 7 del D.lgs 196/2003 e potrà richiederne gratuitamente la cancellazione o la modifica scrivendo al «Responsabile del trattamento dei dati personali de L’Associazione L’AltraSciacca, Calogero Parlapiano – Casella Postale 7 – 92019 Sciacca (AG)».

La Segreteria del Premio

martedì 12 aprile 2011

G.Settecasi fonda il PID a Sciacca

Settecasi fonda il PID a Sciacca proprio mentre uno dei suoi fondatori, Calogero Mannino, lo rinnega. Aperte le trattative e possibili nuove adesioni per un partito che “rischia” di mettere a soqquadro alleanze e la stabilità della giunta guidata da Vito Bono

Gioacchino Settecasi è la nuova anima del PID a Sciacca. I Popolari di Italia Domani nascono dunque anche nella città termale e le adesioni a quanto pare cominciano a fioccare. Il giovane Settecasi, da tempo esponente dell’area che fa capo al parlamentare europeo Antonello Antinoro, era stato eletto durante le ultime elezioni comunali all’interno della Lista Autonoma Saccense contribuendo in modo sostanziale alla vittoria al primo turno dell’attuale sindaco Vito Bono. Dopo poche settimane dall’inizio dell’avventura in consiglio, Settecasi aveva annunciato di diventare un consigliere autonomo ed indipendente, non aderendo mai al gruppo dell’Udc dapprima costituito dai consiglieri Assenzo e Friscia.
Poi la sorpresa, doppia a dire il vero. L’ex ministro Calogero Mannino, insieme a Cuffaro, ai riberesi Ruvolo e Cascio, e al neo ministro Saverio Romano fonda il PID con il quale sancisce la definitiva spaccatura da Casini e dall’Udc accusati di avvicinarsi troppo al partito democratico. Assenzo e Friscia però, manniani convinti, decidono di non seguire il leader: lasciano l’Udc, non aderiscono al PID e passano alla maggioranza aderendo a Fli, Futuro e Libertà per l’Italia, il soggetto politico voluto da Fini e nato dalla spaccatura interna al Pdl berlusconiano.
Rimane libera dunque l’area centrista. E si inserisce lì Gioacchino Settecasi che decide di fondare il partito a Sciacca avvalendosi di un nutrito gruppo di collaboratori e simpatizzanti. Il PID è attualmente aperto a nuove adesioni. Si parla insistentemente di trattative in corso e di consiglieri comunali che potrebbero aderire presto al movimento capeggiato da Settecasi. Intanto però l’onorevole Mannino, dopo pochi mesi, ha rinnegato la sua creatura. Ha dichiarato nelle settimane scorse che “il PID non esiste, anzi non è mai nato”, in aperta polemica con Saverio Romano al quale Mannino ha ultimamente dedicato parole al veleno. In definitiva Mannino, attraverso il PID, voleva rimanere nell’area di centrodestra ed ha salvato Berlusconi a dicembre quando si doveva votare la fiducia alla Camera e al Senato ma non voleva che i suoi adepti entrassero nell’esecutivo né che si creassero gruppi e sottogruppi di Responsabili.
Anche Michele Catanzaro, coordinatore regionale del PID, ha dichiarato che a Sciacca c’è tutta l’intenzione di creare il partito. Al momento Settecasi è impegnato nella costituzione del direttivo del partito che molto probabilmente sarà formato da parecchi giovani. Poi toccherà alle possibili nuove adesioni. Ma, a conti fatti, sono pochi i consiglieri “sul mercato”. Sandullo e Gulotta fanno ancora parte dei Leali per Sciacca e sembrano più vicini al Pd che al centro, Michele Patti si è appena accasato a Forza del Sud, Salvatore Alonge è rimasto fedele alla lista Forza Sciacca poiché non ha mai dato adesione ufficiale al Pdl. Chi rimane? Nei giorni scorsi si è parlato con insistenza di Mariella Campo come possibile interessata al PID ma l’ex assessore della giunta Turturici ha smentito dichiarando di “essere e rimanere nell’Mpa”. Almeno per ora. E’ difficile per ora ipotizzare la collocazione politica in consiglio comunale del PID perché il peso, come sempre, è dato dai numeri: più consiglieri faranno parte del PID e più forte sarà l’ascolto che il sindaco Vito Bono dovrà dar loro. Non è detto che i popolari saranno all’opposizione così come non è detto che faranno parte della maggioranza. Presumibilmente Settecasi rimarrà ancora a guardare, in posizione neutra, in attesa appunto di nuove adesioni, prima di sferrare le eventuali trattative. Il quadro politico insomma è parecchio effervescente ed anche l’opposizione, oltre al Pd, ha le sue belle gatte da pelare, specie all’interno del Pdl dove le diverse anime (quelle rappresentate da Giuseppe Marinello, Angelino Alfano, Forza Sciacca e battitori liberi) continuano a farsi una “guerra” silenziosa e sotterranea, meno visibile rispetto a quella fatta da conferenze stampa e accuse pubbliche portata avanti all’interno di quello che resta del partito democratico.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

sabato 9 aprile 2011

Decisioni "varianti"...

Si continua a parlare di varianti urbanistiche. Il quadro era e rimane poco chiaro ed anche il prossimo consiglio comunale rischia di tramutarsi in un nulla di fatto aggravando i rapporti tra la Giunta Bono e la maggioranza consiliare.


Le varianti urbanistiche tornano all'ordine del giorno della seduta del consiglio comunale di Sciacca, convocato per il 14 aprile prossimo, ma le posizioni dei gruppi e dei singoli consiglieri non sembrano cambiate, anzi la situazione sembra ancora più intricata se è vero com’è vero che per l’ex capogruppo del pd Simone Di Paola la maggioranza dovrebbe trovare una soluzione univoca e condivisa mentre secondo il sindaco Vito Bono “quando si parla di questioni urbanistiche è giusto lasciare le decisioni alla responsabilità del singolo consigliere”.
Rieccoci dunque alle prese con le varianti e stavolta, all'ordine del giorno del consiglio comunale, se ne aggiunge un'altra, quella per la realizzazione di un impianto di distribuzione carburante, dotato di pannelli fotovoltaici, da realizzare nella via Lioni. L’argomento distributori di carburanti sta mettendo ulteriore benzina sul fuoco, è proprio il caso di dirlo, sui rapporti tra Giunta e Maggioranza con al centro della questione i distributori da costruire alla Perriera, nei pressi dello stadio Alternativo e in via Verona.
Tornano all'ordine del giorno, ovviamente, anche i progetti Penny Market nell'ex sala bingo di via Pompei, Eurospin nella contrada Bellante e Bono gomme in contrada Seniazza. Naturalmente per risolvere ogni diatriba basterebbe portare il piano regolatore generale in consiglio ma ancora evidentemente non è pronto. Del resto la stessa regione siciliana, attraverso alcune lettere ufficiali, aveva “rimproverato” nel recente passato il comune saccense affermando, nel succo, che le varianti urbanistiche devono essere delle eccezioni, e non una regola ormai costante e consolidata.
Tutti d'accordo i capigruppo consiliari chiamati a stabilire la data della seduta consiliare e i punti all’ordine del giorno.
Una calma apparente se si tiene conto di come sono andate le cose nelle due sedute consiliari, andate a vuoto la scorsa settimane e del fatto che le posizioni non sembrano essere cambiate.
Il pd del segretario e, per il momento anche capogruppo, Giuseppe Coco, dopo le dimissioni dall’incarico di Simone Di Paola, continua a ricordare le decisioni assunte nel corso della ormai famosa riunione che aveva preceduto la seduta consiliare: non si va in deroga a quello che prevede il piano regolatore generale. Tradotto significa: non si approvano le varianti.
Posizione non condivisa dalla componente Cusumano, i democratici e liberi, possibilisti invece sui progetti Penny Market e Bono gomme. Il risultato era stata la loro assenza in aula e gli ulteriori strascichi polemici con le dimissioni da capogruppo di Di Paola.
Il segretario Coco ha convocato per sabato mattina un’altra riunione di partito. A cosa porterà non è chiaro, ma sulle vicende urbanistiche la linea ufficiale non dovrebbe cambiare, sostenuta anche dai colleghi di futuro e libertà, mentre l’mpa ha ufficialmente dichiarato tramite l’assessore Ferrara la disponibilità ad approvare le varianti, ritenendo l’atto perfettamente legittimo.
La maggioranza quindi continua ad essere quantomeno confusa soprattutto alla luce del fatto che anche su altre questioni non ha dato esempi di compattezza e più di qualche esponente continua a ribadire che dovrebbe essere proprio il sindaco a tenere tutti in riga. Invece lascia correre, lascia fare.
Sta di fatto che sono saltate due sedute consiliari, che le varianti sono all’ordine del giorno ormai da diversi mesi senza che se ne venga a capo col rischio di bloccare l’intera macchina amministrativa del consiglio comunale. L’opposizione si era presentata in aula nelle ultime due tornate nelle quali poi era venuto a mancare il numero legale.
All'interno del pdl pare ci sia un gruppetto di 5 consiglieri disponibili ad approvare le varianti, mentre gli altri non sono d’accordo. Poi c’è da capire a quale gruppo eventualmente si accoderanno i battitori liberi: Sandullo, Gulotta, Settecasi, Turco e Michele Patti. Una cosa è certa: si deve prendere una decisione, positiva o negativa che sia, perché Sciacca non può più aspettare.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

giovedì 7 aprile 2011

Siome Di Paola si dimette da capogruppo del Pd

Se non si parlasse di calcio, potremmo cominciare questo articolo con l’esclamazione. “Clamoroso al Cibali” ma siccome si parla di politica e, in particolar modo di maggioranza consiliare, le dimissioni di Simone Di Paola da capogruppo del partito democratico all’interno del consiglio comunale assumono tutt’altro significato. Sono il sentore di una crisi diffusa all’interno della coalizione che sorregge il sindaco Vito Bono, rappresentano la spia, l’allarme rosso, di qualcosa che non va, che non torna. Simone Di Paola, all’interno del centrosinistra saccense, non è un consigliere qualunque e, per giungere a questo passo, di certo non basta ricordare la non approvazione delle varianti urbanistiche, vera spada di damocle per tutti i microcommercianti del centro storico locale.
A tutto questo va ad aggiungersi il fatto che i due consiglieri dell’Mpa Campo e Maglienti nei giorni scorsi hanno firmato un documento, una mozione proposta dall’opposizione per abbassare l’ICI sui capannoni. Due indizi fanno una prova. Anzi gli indizi oramai sono parecchi e datati nel tempo. Simone Di Paola contro il segretario Giuseppe Coco, Paolo Mandracchia contro Di Paola e contro Coco, Fiorino e Ambrogio battitori liberi: dire che il pd locale è una polveriera sembra addirittura non rendere l’idea. Problemi che partono da lontano e che si sono acuiti a dismisura una volta che Vito Bono ha scelto e nominato gli assessori prima l’epurazione di Marinello, presentato come assessore designato, poi Ignazio Piazza, tecnico della pesca, eliminato dopo pochi mesi nonostante tutti abbiano sottolineato il suo buon operato, infine l’approdo di Leonte e Fazio sebbene Mandracchia, Marinello e Fiorino avessero avanzato precise richieste e perplessità. In tutto questo va ad aggiungersi anche l’associazione di Cusumano Democratici e Liberi di cui spesso si parla possa aggregarsi al terzo polo avvicinandosi all’Udc o alla nuova formazione politica di Lombardo, erede dell’Mpa. Che confusione. Vito Bono si è sempre detto indipendente dai partiti ma sta finendo per esserne inghiottito suo malgrado. Un po’ di decisionismo ed autonomia in più, dato l’elezione al primo turno, probabilmente non avrebbe guastato.
Intanto consiglieri comunali di Democratici e liberi sembrano pronti a restare distinti dall’attuale dirigenza del partito, con la conseguenza di ricostituire in indipendente gruppo consiliare. Le dimissioni di Di Paola “sono la naturale conseguenza – afferma il consigliere Giuseppe Ambrogio - di un andazzo politico approssimativo e molto disarticolato del PD, con una dirigenza che procede senza un’idea di governo. In una nota stampa diffusa nella mattinata, Ambrogio sostiene che il Pd avrebbe scelto invece di procedere a estemporanee convocazioni di organi di partito e di andare avanti al di fuori del quadro politico che sostiene la giunta Bono. “Tutto ciò – dice ancora Ambrogio - ha generato e continua a generare sbandamento e turbamento, anche in ragione di una scelta che emerge sotto traccia e che è finalizzata, in sintonia con posizioni chiare ed evidenti, di una precisa componente provinciale del partito, al deperimento del partito e del suo progetto locale”. Proseguono nel frattempo i lavori del consiglio comunale che sul tema delle varianti urbanistiche rischia il commissariamento se non si giunge presto ad un accordo tra tutte le componenti.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

venerdì 1 aprile 2011

Sequestrati beni spagnoli ad Agrò

La DIA sequestra in Spagna altri 3 milioni di euro a Diego Agrò, già colpito l’anno scorso da un altro sequestro per un ammontare di 53 milioni di euro. Intanto dal punto di vista legislativo lo Stato Italiano sembra ancora carente in merito ai beni dei mafiosi sequestrati all’estero

Grazie ad una operazione della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo sono stati sequestrati in Spagna beni per 3 milioni all'imprenditore alimentare Agrò già detenuto per una condanna all'ergastolo e che è ritenuto vicino ad alcuni boss mafiosi dell’agrigentino.
Si tratta di tre società per la produzione ed il commercio di olio alimentare, latticini ed altri prodotti che hanno sede in Spagna, in Andalusia, paese verso il quale è stata avanzata una rogatoria internazionale alla competente autorità giudiziaria.
L’imprenditore colpito dal provvedimento di sequestro è Diego Agrò, di 64 anni, originario di Racalmuto, noto da tempo alle forze dell’ordine. Agrò viene indicato dagli investigatori come vicino ai capimafia agrigentini Salvatore Fragapane, Giuseppe Fanara e Maurizio Di Gati. Nel 2009 è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Mariano Mancuso, ucciso a Aragona nel ’92. L’operazione relativa al sequestro delle tre aziende del settore oleario impiantate dall’imprenditore siciliano in Spagna è stata coordinata dalla Dia di Palermo, diretta dal capo centro colonnello Giuseppe D’Agata.
Precisamente per quanto riguarda questi sequestri, sono stati effettuati nella provincia di Jaén, città spagnola con una forte attività agricola basata sulla monocultura dell’olivo e la produzione di olio. Sono la: “Industria siciliana oleicola y alimentaria sl”, con sede a Martos (Jaèn), “Aceites San Francesco Sl”, con sede ad Alcalà La Real (Jaèn); “Cosmoliva sl”, con sede ad Alcalà La Real (Jaèn).
A Diego Agrò lo scorso anno, sempre la Direzione investigativa antimafia di Palermo, aveva già sequestrato beni per 53 milioni di euro.
Il Tribunale di Agrigento, a giugno 2010, aveva trasmesso richiesta di rogatoria internazionale al ministero di Giustizia spagnolo per l’esecuzione del sequestro. Diego Agrò è stato arrestato nel 2007, insieme al fratello Ignazio, anch’egli imprenditore nel settore alimentare, nell’ambito dell’operazione antimafia “Domino 2” della Dda di Palermo, a seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati, già capo di Cosa nostra agrigentina, e condannato alla pena dell’ergastolo, nel 2009, dalla Corte d’Assise di Agrigento, per l’omicidio di Mariano Mancuso, avvenuto ad Aragona nel 1992.
In sede processuale è stata dimostrata la valenza criminale dei fratelli Agrò, nonché i loro stretti rapporti con i capi mafia della provincia agrigentina Salvatore Fragapane, Giuseppe Fanara e Maurizio Di Gati, ai quali gli imprenditori si rivolgevano per dirimere le controversie susseguenti alla loro attività di “usurai”, fino a spingersi ad ottenere l’uccisione di Mancuso che si era rifiutato di restituire il denaro avuto in prestito. Lo stesso Fragapane aveva investito denaro di Cosa nostra nell’attività degli Agrò che, grazie all’appoggio incondizionato dell’organizzazione, erano così riusciti ad incrementare il patrimonio personale.
Questa operazione però potrebbe rivelarsi inutile perché il Governo italiano non segue la Ue nella lotta ai capitali sporchi.
Quindi, ammesso e non concesso che questi beni vengano poi definitivamente sequestrati, lo Stato italiano non incasserà mai un centesimo che continueranno dunque a rimanere ai legittimi proprietari.
Perché? Perché l’Italia non ha mai approvato con legge la decisione quadro 2006/783 del consiglio europeo, in materia di confisca e condanna.
Proprio questo è il passo che manca all’Italia e che rende impossibile – in base al principio di reciprocità che prevede che entrambi i Paesi recepiscano la normativa europea – la confisca dei beni.
Il Governo non si è attivato per evitare la mancata attuazione della decisione quadro e per il momento non ha inserito alcuna disposizione nell’ambito della legge comunitaria 2011 (disegno di legge n. 2322).
Oltre alla Germania hanno recepito la decisione quadro anche la Francia e proprio la Spagna, quest’ultima nazione dove gli investimenti delle mafie italiane sono numerosi, come dimostra l’attivismo della Procura distrettuale antimafia di Napoli e Palermo. L’Italia non ha recepito in sede di discussione della Comunitaria l’emendamento che avrebbe dovuto sanare questa situazione al Senato e, tutto lascia pensare, che non lo farà neppure alla Camera. Motivo per il quale il Pd sta pensdando di presentare autonomamente un progetto di legge. Addirittura l’attuale procuratore generale della Repubblica di Ancona, Enzo Macrì, per una vita sostituto procuratore nazionale antimafia, è salito a Bruxelles e in Commissione, tra le tante doglianze sulla mancata armonizzazione delle legislazioni europee in materia antimafia, ha ricordato anche questa.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"