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sabato 15 novembre 2008

Cronaca di un paese senza... Rete

Il disegno di legge ammazzablogger non è figlio di nessuno. Sarà forse figlio di puttana. Di padre ignoto e di madre incerta. Nato in provetta o per partenogenesi. Non una voce dei nostri parlamentari, a parte quella di Antonio Di Pietro, si è levata a favore della Rete. Eppure dovrebbe importargli qualcosa. Milioni di italiani ci vivono, la frequentano, discutono e INFORMANO.Il disegno di legge è stato presentato da Franco 'Ricardo' Levi. Levi è del PD. Il segretario del PD è Veltroni. O non sa nulla, come mi dicono gli succede spesso, o è d’accordo.I veri giornalisti stanno in Rete, alcuni li conoscete, si chiamano Ricca, Martinelli, Byoblu. Mi scuso per coloro che non cito, ma sono migliaia. La Rete esprime un Paese diverso. Se i lobotomizzati dalle televisioni e dal trio CorriereRepubblicaLaStampa si informassero in Rete, lo psiconano sarebbe ospite permanente di Putin in Siberia e Topo Gigio Veltroni una maschera del cinema.La legge ammazzablogger non va presa alla leggera. Neppure in Cina hanno osato tanto. Se passa, la Rete scompare. Ho letto molti commenti che consigliano di spostare all’estero i blog o di registrarsi con un indirizzo .com, .net o altro, non soggetto alle leggi italiane come il .it. Perché dovremmo farlo? Lo facciano loro, con i loro siti di m..da. Sono anni che noi siamo le lepri e loro i cani. Che giochiamo in difesa. Ogni giorno una nuova porcata. E’ ora di cambiare musica. Mi sento una lepre mannara, con i denti a sciabola. E’ una bella sensazione. All’inseguimento invece che in fuga. Centinaia di blogger stanno mostrando la faccia, il nome e cognome, il loro indirizzo http con l’iniziativa “FREE BLOGGER”. Sono loro il cambiamento. Non lo fermerete."Se tutti i blogger del mondo si dessero la mano..."
Inviate le vostre foto con la scritta: "FREE BLOGGER":
Invia una mail a freeblogger@beppegrillo.it con:- Oggetto: il tuo nome- Testo: indirizzo del tuo blog- Allegato: la tua foto con un cartello "Free Blogger". (da beppegrillo.it)

Tempo addietro ho segnalato un remake del cd. “Levi-Prodi” di cui tanto si parlò un annetto fa.Fresco fresco di assegnazione alla Commissione Cultura (sebbene in sede referente), ora è disponibile anche il testo del nuovo ddl (C-1269), ma va sempre seguita la scheda per monitorare gli sviluppi. Questa volta Ricardo Franco Levi, orfano del suo Governo, fa tutto da solo.Si parte sempre dalla definizione di prodotto editoriale (art. 2):“1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso. 2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico. 3. La presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi, fatti salvi i casi in cui tale applicazione sia espressamente prevista“.Purtroppo, come in passato, mi non pare di leggere distinguo.Soltanto con riferimento all’iscrizione al ROC che “rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa” (art. 8), si precisa che “sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro“.In effetti, detta precisazione non esisteva nel testo del 2007. Pur apprezzando lo sforzo, mi sembra ancora poco. Da un lato perché la definizione di prodotto editoriale è, come ammesso anche nella relazione, generale e onnicomprensiva, dall’altro perché la formula dell’art. 8, che parla espressamente di responsabilità, mi sembra ancora ambigua e non diretta al punto. Altrimenti detto, sebbene il nuovo testo sia inequivoco nell’escludere certe responsabilità tipiche della stampa (direttore, editore, stampatore), può dirsi altrettanto per oneri come quello della registrazione la cui violazione potrebbe condurre al reato di “stampa clandestina” come accaduto a Carlo Ruta?La mia risposta è… nì. Riporto il testo dell’art. 7: “l’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione è condizione per l’inizio delle pubblicazioni dei giornali quotidiani e dei periodici, e sostituisce a tutti gli effetti la registrazione presso il tribunale, di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Sono fatti salvi i diritti già acquisiti da parte dei soggetti tenuti a tale registrazione in base al citato articolo 5 della legge n. 47 del 1948“.Se io, blogger, non ho un’organizzazione imprenditoriale (come succede nella stragrande maggioranza dei casi), non sono tenuto all’iscrizione al ROC (ai blog fa espresso riferimento anche la relazione). Se l’iscrizione al ROC è sostitutiva della registrazione della testata presso il Tribunale (che scomparirà?), allora posso dire di non essere tenuto all’una e all’altra. Ma questa tesi stenta non poco a venir fuori. Occorre un coordinamento di norme, viste anche nel loro insieme, non immediato, non alla portata di tutti. E quando la legge non è chiara, il pericolo è sempre dietro l’angolo.In poche parole, io avrei cercato di essere più chiaro.
(da minotti.net)

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Passaparola di Marco Travaglio - Mafiocrazia - 10-11-2008

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