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martedì 27 gennaio 2009

E se ti tassassi l'immigrato?

Il ministro dell'Interno Maroni (Lega Nord) conferma la tassa sul permesso di soggiorno: da 10 a 400 euro. La Chiesa: "Inaccettabile". Indignazione dell'opposizione ma anche nella maggioranza non tutti sono d'accordo. E tu?

E' crisi, i disoccupati aumentano e il lavoro (per chi ancora ce l'ha) si fa sempre più precario. Tempi duri per tutti, dunque. Anche per gli immigrati. E il governo sempre a corto di risorse non fa eccezione. Spinto dalla Lega Nord, vuole imporre una nuova tassa sui permessi di soggiorno per gli immigrati. Si parla di una somma di denaro che ogni immigrato dovrebbe sborsare per ottenere un permesso di soggiorno. Non sarà una tassa ma un contributo, da definire tra i 10 e 400 euro, come quello già previsto nella maggior parte dei Paesi europei. Eloquente il passaggio semantico da tassa a contributo. Il premier Silvio Berlusconi, però, interrogato sull'esistenza o meno di questa imposta ha spiegato di restare "contrario" e di "non essere a conoscenza di novità al riguardo". Di più: il Cavaliere ha detto di avere parlato della questione anche con Umberto Bossi che non avrebbe fatto obiezioni sullo stato delle cose. Ma proprio ieri, al Senato, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha ribadito tutto: importo da decidere ma tassa confermata "con la condivisione della maggioranza".L'opposizione era insorta al grido di "razzismo", "tassa ingiusta e discriminatoria". "Questo governo è il più xenofobo d'Europa" e "il più ridicolo del mondo": lo afferma il vicepresidente dei deputati del Pd, Gianclaudio Bressa, a proposito della proposta di far pagare agli immigrati la tassa sul permesso di soggiorno. «Sull' immigrazione nel governo la confusione regna sovrana dopo l'incontro Maroni e Alfano - ha dichiarato il ministro dell'Interno del governo ombra, Marco Minniti -, il guardasigilli smentisce se stesso ed insieme smentiscono Berlusconi».
Critiche anche dalla Cei. «Indubbiamente la posizione che assumiamo verso ciò che viene chiamato contributo - ha affermato padre Gian Romano Gnesotto, responsabile per gli immigrati e i profughi in Italia della Migrantes, organismo della Cei - è la posizione di chi ritiene inaccettabile una tassa che è meglio definire balzello nei confronti della già poco tutelata categoria degli immigrati». Ma se la contrarietà di tutta l'opposizione e della Chiesa sono scontate non altrettanto si può dire della reazione di Fini. «Mi auguro - ha detto il presidente della Camera qualche giorno fa - che la maggioranza rifletta prima di varare norme che nulla hanno a che vedere con la doverosa lotta all'immigrazione clandestina, e che sono oggettivamente discriminatorie nei confronti dei lavoratori stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale».
Una tassa di soggiorno sugli immigrati? Ma allora è proprio vero che siamo messi male, costretti a raschiare il fondo del barile sulla pelle altrui. Ed è con queste misure che si vorrebbe uscire dalla crisi?

L'immigrazione è uno dei drammi del genere umano, una delle eredità lasciateci dal ventesimo secolo. Mentre le CPT di Lampedusa si aizzano e si grida: "Attenti all'auomo nero!" ogni mossa sembra la più corretta e proba per far soldi. Nel particolare di questa proposta apprezzo sempre di più l'opera moderata ed equilibrata del presidente Fini che, al momento, si sta dimostrando più uomo di stato e meno tassello nelle mani della maggioranza e del premier. E così del resto deve continuare ad operare, nell'interesse dell'alta carica che ricopre. La questione dell'immigrazione ci riporta al nostro tutto sommato recente passato, alla voglia tutta italiana di cambiare e risolvere la crisi che attanagliava le nostre famiglie all'alba del vecchio millennio. Come se un uomo privo di tutto, che sfida la morte nella speranza di una nuova vita, che ha venduto ogni cosa per rischiare di vivere o di morire viaggiasse in tasca con 400 euro in tasca. I cadaveri di coloro che non ce l'hanno fatto li hanno trovati sempre con i soli vestiti, se così li possiamo definire, che portavano addosso. Non si tratta di scendere nel qualunquismo, nel moralismo o nel buonismo, si tratta di arginare un fenomeno andando a monte e non al porto di arrivo, sottoscrivendo accordi seri e non comprando e/o vendendo con i soldi pubblici l'amicizia del sultano e dittatore di turno, si tratta di non fare di tutta l'erba un fascio e di utilizzare provvedimenti degni di questo nome per salvaguardare l'Italia ed il debito pubblico. La povera gente, qualsivoglia sia la sua provenienza, ha già sofferto abbastanza.

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