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martedì 16 dicembre 2008

Un Carnevale da Rinnovare

L’edizione 2009 del carnevale di Sciacca è alle porte e la macchina organizzativa si è messa all’opera da qualche giorno. Le associazioni interessate a partecipare sono al lavoro mentre in città ci si chiede l’impatto che la festa avrà sui saccensi e sulle persone che giungeranno dai paesi dell’hinterland. A dire il vero, non tutti i problemi legati alla festa sono stati dissolti, nè tantomeno risolti. Cominciare a parlare della questione annosa dei capannoni è sin troppo semplice. Tutti gli anni, alla chiusura della festa, c’è sempre qualcuno che dal palco sul quale i gruppi si esibiscono, annuncia il prossimo inizio dei lavori. Fino ad adesso, le amministrazioni comunali che si sono avvicendate non hanno mantenuto la parola col risultato di far lavorare tutti gli operatori del settore in una condizione di precarietà, in strutture trovate per caso e adibite alla costruzione dei carri in tutta fretta, in capannoni, se così li vogliamo chiamare, che nulla hanno a che vedere con quelli che una festa degna di questo nome dovrebbe possedere da tempo. In tutte le città più famose per il loro carnevale, la festa è solo un punto di arrivo di un lavoro che dura tutto l’anno, un lavoro programmatico preciso, un lavoro di promozione continua che non si apre e si chiude solamente nella settimana della festa. In quelle città i capannoni costruiti a regola d’arte permettono un lavoro continuo alle associazioni, il carnevale è e diventa business spalmato su 365 giorni, i carri vengono conservati senza problemi pronti a sfilare quando le ondate turistiche si fanno più massicce, ossia in estate. A Sciacca fino ad un mese fa si metteva in dubbio la realizzazione della nostra festa più importante. Da mesi invece si ascolta il ritornello secondo il quale la festa tornerà al centro storico, tradizionale location del carnevale saccense. Ma sembrano esserci in realtà ancora dubbi al riguardo, dubbi che alimentano gli stessi esponenti che hanno annunciato la festa al centro. Nel bando all’articolo 19 si legge: “L’ente organizzatore, per motivi di sicurezza ed opportunità, nel caso in cui non potrà essere utilizzato il percorso storico, si riserva la facoltà di determinare un percorso alternativo, che potrà essere individuato unitamente alle forze dell’ordine sia nel centro storico che in periferia”. Questo articolo, comunque presente da tempo nel bando ed evidentemente non rimosso quest’anno, lascia aperto ogni spiraglio. I lavori all’ormai famoso Palazzo Tagliavia dovrebbe essere giunti alla conclusione, rimangono i problemi legati alla sicurezza, all’ordine pubblico, ai parcheggi delle auto provenienti da tutte le parti. Salvo presente il fatto che la festa al centro storico presenta un fascino tutto particolare, la location della perriera ha permesso negli ultimi anni un maggiore controllo della situazione sfruttando gli ampi viali presenti nella contrada. Anche nella nostra città è presente una robusta componente di cittadini che ammette l’importanza strategica della perriera nell’organizzazione della festa anche se il percorso tradizionale conserva immutato il proprio fascino. Ma l’aspetto più importante da trattare è cosa fare per risollevare un carnevale che nel corso del tempo si è trasformato più in una sagra paesana, con giostre e baracche di ogni sorta e genere. Attività redditizie che, collocate ai margini della festa, ne diventano parte integrante al cospetto di un introito misero per le casse comunali in materia di pagamento del suolo pubblico. Spesso non si rientra di tutti i soldi comunali ed i vari finanziamenti che vengono profusi per la realizzazione della festa ed una manifestazione che chiude spesso in passivo non può avere vita facile e duratura. Occorre riprogrammare e ripensare il nostro carnevale da zero uscendo dagli standard e canoni invecchiati dal tempo che passa, serve aggiornare un evento secondo le nuove strategie di business ma per farlo serve il coraggio e l’intraprendenza di tutti: di chi amministra e di chi realizza concretamente la festa. Anni fa si parlava di ticket d’ingresso per coloro che volevano venire a Sciacca durante il periodo carnascialesco: perché non attivarlo? Perché non dare, al pari di un esborso minimo, la possibilità di divertirsi, di un parcheggio custodito e di mangiare e bere: le casse comunali non rifiuterebbero un tale aiuto specie se, questi fondi, vengono poi riutilizzati per mettere in piedi annualmente una festa sempre più bella, grande e degna di questo nome.
L’edizione 2009 del carnevale vedrà il nome di Sciacca veicolato in tutta Italia attraverso la lotteria nazionale dei carnevali: che sia solamente il punto di un nuovo inizio, di una nuova era per una festa che merita di raggiungere tutti i canali radiotelevisivi nazionali. Questo se saprà rinnovarsi e mettersi in gioco nella consapevolezza che il carnevale saccense può divenire realmente il motore della nostra promozione turistica.


Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

4 commenti:

Gianna ha detto...

Ok,ma parlarne prima di Natale, mi fa effetto...

Calogero Parlapiano ha detto...

.. deve sapere che qui se ne parla sempre..non c'è Natale che tenga.. eh eh
ciao Stella

Gianna ha detto...

Mi dai del lei? No è...

Calogero Parlapiano ha detto...

.. eh eh no no..è solo un errore di battitura eh eh..
pardon ;-)