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lunedì 15 dicembre 2008

Giocare con Moderazione

Anche a Sciacca la febbre del gioco ha contagiato un po’ tutti. In un momento di profonda crisi e depressione economica, una delle poche fonti di guadagno sembra provenire dalle ricevitorie, dai centri nei quali si possono realizzare delle scommesse, dai tabacchi che vendono centinaia di gratta & vinci al giorno. E’ risaputo l’anelito di qualsiasi essere umano verso il miglioramento della propria condizione di vita, verso la speranza di cambiare radicalmente aspettative e sogni ma il più delle volte questa ansia di vittoria può sfociare anche in una vera e propria patologia, simile, seppur con delle peculiarità specifiche, alla tossicodipendenza. Lo scopo di qualsiasi gioco a premi è vincere una data somma di denaro, il più alta possibile, per parteciparvi occorre puntare e rischiare una nostra somma e la vincita è per lo più affidata al caso e non alla bravura di colui che gioca. Tutto questo accade giornalmente e più volte al giorno. Non sono rari i casi di persone che nella frenesia della vincita, giocano a ripetizione, entrano ed escono in continuazione dai maggiori punti di vendita, ottenendo l’effetto opposto molto spesso: ossia quello di non vincere nulla o molto poco, al cospetto di una perdita parecchio più ingente. Si parla spesso di famiglie che non arrivano nemmeno alla terza settimana, che non possono acquistare i beni di prima necessità, che vanno in crisi al sopraggiungere della prima bolletta da pagare, eppure il business del lotto, del superenalotto, delle scommesse sportive, del gratta & vinci non accenna a diminuire, anzi aumenta in maniera spaventosa. Anche perché, da qualche anno, oltre alla versione cartacea dei giochi, si è sviluppata pure la versione on line col risultato, di conseguenza, di una maggiore affluenza di giocatori i quali, per sfuggire ad occhi indiscreti, possono tranquillamente giocare comodamente seduti dinanzi al proprio computer sfruttando i conti prepagati e continuamente ricaricati, sulla falsariga di quanto accade con le schede dei telefoni cellulari.
Molte volte si sente affermare: “ho il vizio del gioco ma” mentre quasi mai si dichiara: “sono un giocatore patologico”. Questo per dire che è più facile parlare di vizio che di malattia, il vizio è un comportamento messo in atto in modo deliberato ed al quale si attribuiscono connotati negativi senza però mai sottrarsi realmente ad esso, la dipendenza vera e propria subentra quando si perde il controllo della situazione, quando l’astinenza da gioco crea ansie e nervosismo o quando si ha bisogno sempre di più gioco per ottenere un elevato grado di eccitamento. Quando nell’effettuare una giocata, si pensa e programma già la prossima, quando aumentate la consistenza della vostra puntata, quando non riuscite ad interrompere o fermare le vostre giocate, quando cercate insistentemente di rifarvi delle perdite, quando mentite ad un familiare pur di andare a giocare, quando perdete un rapporto di fiducia o di lavoro a causa del gioco, quando siete disposti a tutto per finanziare le vostre puntate: queste sono solo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono un individuo dipendente dal gioco. Il problema dei giocatori patologici è di certo una questione di cui si parla poco anche perché è sempre difficile capire chi sia in difficoltà e chi no, non ci sono caratteristiche somatiche o sessuali che fanno riconoscere all’impronta un giocatore dipendente e si tratta, nella accezione legale del settore, di giochi perfettamente autorizzati dallo Stato al quale vanno parte dei proventi delle giocate. E’ sempre difficile trovare persone disposte a parlare quando si mantiene in piedi un organizzazione di eccezionale portata economica. E’ marketing, è un business nel senso più elevato del termine, un fiume di soldi che gira sopra e sotto il banco in tutta Italia. Non basta l’invito pubblicitario, molto soft a dire il vero, che ci invita a “giocare con moderazione” per salvare dal baratro intere famiglie, tutto il settore bisognerebbe di un maggiore controllo ed una più ferrea regolamentazione onde evitare quantomeno i casi più disperati di sofferenza economica e della salute da parte di tanti, troppi giocatori. Una cosa è aspirare a cambiare vita e provare il colpo fortunato dell’anno, ben altra è fare di tutto, giornalmente e costantemente, per rovinarsi anche per poche centinaia di euro. E non è difficile scorgere nelle vie della nostra città un fiorire di nuovi punti dove andare a giocare i quali si vanno ad aggiungere a quelli già esistenti: testimonianza del fatto che il mercato del settore è in crescita e non conosce alcuna crisi.
Ognuno, nella legalità, nel rispetto delle regole, in sicurezza ed alla luce del sole, è libero di giocare e divertirsi con uno dei tantissimi giochi che i monopoli di stato ci offrono ma, allo steso tempo, mai deve venir meno la consapevolezza che si tratti pur sempre di un gioco e, parafrasando un vecchio proverbio, “il gioco è bello quando dura poco”.


Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

1 commento:

Calogero Parlapiano ha detto...

ecco fatto..
a presto,
ciao e grazie!