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mercoledì 24 dicembre 2008

"MEGLIO MORIRE IN PIEDI CHE VIVERE IN GINOCCHIO"

Venerdì 12 dicembre si è svolto un interessante convegno nella chiesa Santa Margherita di Sciacca che ha avuto al centro del dibattito la lotta alla mafia e come i giovani giornalisti e pittori si rapportano con essa. Il convegno è stato anche l’occasione per mostrare a tutti i presenti le opere pittoriche di alcuni ragazzi che hanno rappresentato in vario modo la morte e l’uccisione di Accursio Miraglia, il noto sindacalista saccense che aveva fatto della lotta ai baroni il proprio principio di vita. I dipinti erano stati realizzati per l’appunto nel vicolo Orfanotrofio prospiciente alla vecchia abitazione di Accursio Miraglia.
Al convegno hanno partecipato, oltre a diversi esponenti delle forze dell’ordine, ragazzi delle scuole saccensi e giornalisti, anche il sindaco di Sciacca Mario Turturici, Pino Maniaci, noto giornalista di Telejato spesso vittima di intimidazioni mafiose per l’informazione che cerca di proporre in un territorio difficile come quello compreso tra Partinico e Corleone, Nico Miraglia, figlio del sindacalista saccense ucciso, da sempre in prima linea nel tentativo di continuare l’opera del padre e ricordarne sempre la memoria, il preside dell’IPSCT Salvatore Barbera, Gero Tedesco e Michele Ruvolo, giornalisti di Fuoririga, rivista che tratta ed informa sulla mafia, sui processi in corso, sui latitanti ricercati, sui casi principali di cronaca e Dino Paternostro, giornalista di Corleone. Al convegno sono intervenuti anche Valeria Ciaccio, coorganizzatrice dell’evento, ed il presidente dell’associazione L’AltraSciacca Pietro Mistretta.
La giornata è stata molto importante per cercare di far cogliere a tutti i presenti la visione reale e concreta di cosa sia la mafia e cosa invece sia la legalità. Nonostante le ultime operazioni antimafia, come per esempio quella “Scacco Matto”, il fenomeno è ancora molto radicato e presente nel territorio e causa diversi problemi allo sviluppo del nostro territorio. Uno dei problemi della mafia è quello che cerca di penetrare in tutti i finanziamenti pubblici, come spiega il sindaco di Sciacca, si adopera per il controllo di tutto il territorio anche attraverso ad operazioni criminali quali la richiesta di pagamento del pizzo a tutte le attività commerciali ed imprenditoriali, si fonda sull’intimidazione culturale e sulla microcriminalità. “Il coraggio dell’imprenditore è decisivo per smantellare queste attività mafiose non pagando il pizzo e denunciando chi glielo chiede. Occorre prendere esempio dalla Confindustria Siciliana che ha espulso coloro che non hanno voluto sfidare i mafiosi” dice Mario Turturici. La mafia si infiltra laddove c’è denaro, laddove non c’è controllo. I mass media hanno il dovere di dare ai cittadini anche un messaggio diverso rispetto a quello che forniscono fiction come “Il capo dei capi”, i mafiosi non sono eroi, sono e rimangono al di fuori delle leggi. Accursio Miraglia lo aveva capito molti decenni fa e tornare a farlo comprendere è fondamentale per chi vuole un paese onesto e corretto.
Serve assicurare degli investimenti puliti per la crescita della Sicilia e dell’Italia in quanto non c’è sviluppo senza legalità e non c’è legalità senza sviluppo.
Pino Maniaci è molto duro nel ricordare come lo Stato continui a fare poco in tema di lotta alla mafia, prova ne siano i tagli alla sicurezza e quelli alle intercettazioni telefoniche.
“Se solo la politica decidesse di fare qualcosa di concreto in materia di lotta alla mafia potrebbe sconfiggerla subito, invece per adesso non vuole fare neanche il minimo” recita durissimo Pino Maniaci rivolgendosi e guardando insistentemente il nostro sindaco che poco prima aveva accennato di fondi dell’Unione Europea per lo sviluppo della legalità e di un governo sempre attento alla macro e micro criminalità.
Michele Ruvolo afferma che da alcuni sondaggi forniti dal “Centro Pio La Torre” e dall’università di Palermo si evince che il siciliano ha ancora paura della mafia e pensa che essa sia più forte dello stato, perde la speranza, la fiducia e la cognizione dei propri diritti.
“In qualsiasi ufficio comunale per avere un certificato si cerca l’amico ed il favore, non si comprende che è un servizio dovuto e garantito, non si capisce che si tratta di doveri verso i cittadini e non di favori” anche per questo la nostra provincia di Agrigento è all’ultimo posto nella classifica della città maggiormente vivibili: come potrebbe esserlo una provincia ed una regione che non punta sui giovani e li costringe ad emigrare al nord o all’estero. Informare e far conoscere la storia dei fatti e la verità ai siciliani è il primo passo per far emergere la voglia di riscatto nei confronti di Cosa Nostra nella consapevolezza che occorre dare un futuro ai giovani e coinvolgerli maggiormente nelle decisioni importanti della vita pubblica tenendo presente che al giorno d’oggi si dovrebbe parlare di Mafie, al plurale, e non di un’unica mafia.“Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio” era il motto sul quale si fondava la lotta di Accursio Miraglia. Se gli agrigentini torneranno ad avere presente questo principio assoluto, la nostra provincia e la nostra Sicilia allora torneranno ad avere una speranza.


Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

3 commenti:

Gianna ha detto...

Auguri di speranza e di amore!

Alessandro Tauro ha detto...

Buone feste, buon Natale e un felicissimo anno nuovo!
Tanti tanti auguri!

Calogero Parlapiano ha detto...

grazie a Stella ed Alessandro...
AUGURI A TUTTI I MIEI BLOGGERS AMICI ED A TUTTI I MIEIE LETTORI...
CIAOOOOOOOOOOOOOOO