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venerdì 25 luglio 2008

Storia delle OLIMPIADI

L'origine delle Olimpiadi antiche è avvolta nel mito. La storia non ci dà dati certi sulla nascita della manifestazione, mentre il mito ci lascia l'imbarazzo della scelta. Una delle versioni tradizionali ci racconta del giovane Pelope, sacrificato agli Dei dal padre, e di Giove che, impietosito, gli ridonò la vita. Pelope celebrò l'avvenimento con una festa e con una serie di competizioni di lotta, pugilato e corsa. Da allora, 1700 a.C., i Giochi si ripeterono occasionalmente, per poi finire quasi per scomparire nel corso dei secoli. Mille anni dopo Pelope, nel 784 a.C., Re Ifito conquistò l'Elide, seppe dell'antica tradizione dei Giochi e fece così celebrare a Olimpia, nel 776 a.C., i "Giochi dell'Olimpico Giove".
I Greci dimostrarono subito grande entusiasmo per l'Olimpiade, che divenne così un avvenimento fisso, da ripetere ogni quattro anni. Le Olimpiadi divennero perfetta espressione della cultura greca, che attribuiva grande importanza alla fisicità. L'educazione alla formazione del corpo, le gare, le sfide, erano incoraggiate non solo per rendere i giovani forti e pronti alla guerra, ma anche per dare loro la forza di sostenere le fatiche della vita: forza del corpo e forza dello spirito. I Giochi raggiunsero una tale importanza che durante il loro svolgimento non si potevano dichiarare guerre, e quelle che erano in corso dovevano essere sospese. La zona di provenienza degli atleti andò via via allargandosi, dalla sola Elide a tutta la Grecia, per poi comprendere, in età romana, tutti i territori dell'Impero.I Giochi Olimpici erano certamente la manifestazione sportiva più importante della Grecia antica ma non l'unica. Altri Giochi simili si svolgevano a Delfi in onore del dio Apollo (Giochi pitici), a Nemea in onore di Zeus (Giochi Nemei), nell'istmo di Corinto (Giochi istmici).Le Olimpiadi sopravvissero fino al 393 d.C.. La corruzione era entrata prepotentemente nei Giochi, il tramonto definitivo della cultura classica fece il resto: il vescovo di Milano Ambrogio chiese all'imperatore Teodosio l'abolizione delle Olimpiadi, cosa che avvenne.
Mille e cinquecento anni dopo, il barone Pierre De Coubertin, mentre gli scavi di Olimpia stavano riportando alla luce lo splendore della cultura classica, propose ad un convegno internazionale sullo sport di reintrodurre i Giochi Olimpici e da subito l’iniziativa raccolse un grande entusiasmo. La prima edizione dell’era moderna fu fissata ad Atene nel 1896 e fu un indiscusso successo, nonostante gli inconvenienti che un evento totalmente nuovo portava con se. Gli americani, giunti in Grecia con appena 14 ragazzi, dominarono le gare di atletica per il disappunto dei padroni di casa che però ebbero il grande riscatto nella maratona con la vittoria di Spiridon Louis. De Coubertin decise allora di portare la seconda edizione nella sua Parigi, ma il barone trovò qui il più grande dispiacere della sua vita.
Nella capitale francese si teneva nel 1900 l’Esposizione Universale: le Olimpiadi finirono per esserne inghiottite, gravate da assurde esibizioni che niente avevano a che fare con lo sport e senza l’ombra di campi di gara adeguati, cosicché per esempio i nuotatori furono costretti a gareggiare nelle acque della Senna. Il personaggio di spicco fu Ray Ewry, un americano che da piccolo era stato colpito dalla poliomielite e che qui si guadagnò il soprannome di rana umana grazie alle sue vittorie a ripetizione nei salti da fermo, mentre l’Italia conquistò le sue prime medaglie (un oro ed un argento) grazie a Trissino nell’equitazione.
Per rifarsi dalla delusione parigina, De Coubertin decise di chiedere aiuto agli americani, ma anche la successiva edizione delle olimpiadi (Saint Louis 1904) ebbe un destino simile a quella precedente, inglobata in una grande fiera, ridicolizzata da baracconate e coperta di un razzismo vergognoso. Oltretutto dall’Europa arrivarono pochissimi atleti e così i Giochi si trasformarono più o meno in un campionato americano.
Dopo due delusioni arrivò il grande riscatto, grazie a Londra che organizzò una splendida edizione nel 1908. Fu l’Olimpiade di Dorando Pietri, il maratoneta carpigiano che tagliò il traguardo per primo sorretto da un megafonista dopo una spaventosa crisi. Per l’aiuto ricevuto Pietri fu squalificato e l’oro consegnato all’americano Hayes, ma la leggenda del corridore italiano si alimentò e fu chiamato a correre in ogni parte del mondo entrando definitivamente nella storia.
L’edizione successiva a Stoccolma segnò la definitiva consacrazione del sogno di De Coubertin, ormai splendida realtà. La storia che segnò queste olimpiadi fu quella particolarissima di Jim Thorpe, un pellerossa americano che si impose nel pentathlon e nel decathlon con prestazioni tali da attirare l’ammirazione del re di Svezia che volle premiarlo personalmente. Le medaglie d’oro furono però revocate a Thorpe perché il CIO gli contestò di aver ricevuto dei soldi per giocare in una squadra di baseball e ciò contrastava con i principi olimpici. Solo molti anni dopo la morte del campione il suo nome è stato reintegrato negli albi d’oro e le medaglie restituite ai suoi figli.
Con la tragedia della Prima Guerra Mondiale alle porte, il filo olimpico si riprese nel 1920 ad Anversa, con ancora le macerie a fare da scenografia. Stavolta fu un italiano, lo schermidore livornese Nedo Nadi, ad imporsi tra le leggende dello sport con la bellezza di cinque medaglie d’oro ed una sesta sfuggita solo per un’indisposizione fisica. Si affacciò anche Paavo Nurmi, il grande corridore finlandese che fu il campionissimo dell’edizione successiva, quella di Parigi 1924, fortemente voluta da De Coubertin per cancellare il disastro del 1900. Parigi riuscì a riscattarsi e Nurmi strabiliò il mondo con cinque successi dai 1500 metri alle campestri. Passò alla storia anche il nuotatore Weismuller, doppio oro e poi protagonista al cinema nei panni di Tarzan, mentre nell’atletica la storia degli inglesi Liddell e Abrahams ispirerà il film Momenti di gloria.
Ad Amsterdam, nel 1928, Weismuller e Nurmi furono ancora tra i primi attori, ma il segno distintivo di questi Giochi restò la grande apertura verso le donne, sempre osteggiate da De Coubertin, il quale aveva da poco lasciato la presidenza del CIO.
Bastò aspettare quattro anni e a Los Angeles nel 1932 una donna si appropriò addirittura del titolo di protagonista dei Giochi. L’americana Didrikson conquistò infatti due successi nell’atletica oltre ad un argento per una controversa decisione dei giudici, ma solo i regolamenti dell’epoca gli preclusero la strada verso altre medaglie. L’Italia trovò un grande protagonista in Luigi Beccali, trionfatore nei 1500 metri, e punta di un movimento sportivo di altissimo spessore soprattutto nella ginnastica con Romeo Neri e nella scherma.
A Berlino nel 1936 andò in scena un’edizione controversa, dominata dalle svastiche di Hitler cui fecero da contraltare i successi dell’americano Jesse Owens, 4 ori nell’atletica. Questo restò uno dei momenti più chiacchierati della storia dello sport, con Hitler che si rifiutò di premiare Owens e questo che alimentò la leggenda del fuoriclasse americano. Ondina Valla conquistò, negli 80 ostacoli, la prima medaglia d’oro al femminile per l’Italia in tutta la storia delle olimpiadi.

Dopo la seconda guerra mondiale per riparlare di Olimpiadi si dovette aspettare il 1948, con l’edizione di Londra, che nonostante l’austerità del momento si presentò al meglio. L’olandese Fanny Blankers-Koen conquistò la fetta di gloria più grande con ben 4 medaglie d’oro nell’atletica, mentre si presentò al mondo il ceco Emil Zatopek, uno dei più grandi fondisti di sempre che si aggiudicò i 10000 metri e che fu il mattatore quattro anni dopo ad Helsinki. In quell’occasione Zatopek fu capace di vincere 5000 metri, 10000 e maratona, impresa mai riuscita a nessun altro e accresciuta dal fatto che la maratona olimpica fu la prima della sua splendida carriera. Ad Helsinki si vide l’ingresso nell’arengo olimpico dell’Unione Sovietica, che andò vicina a raggiungere gli americani nel medagliere finale. L’Italia si affidò allo schermidore Edoardo Mangiarotti, che dalla Finlandia tornò a casa con 4 delle 13 medaglie che arricchirono la sua carriera olimpica: ad oggi è ancora l’atleta italiano più vittorioso della storia. Nel 1956 i Giochi compirono la loro prima incursione in Australia, a Melbourne e si disputarono in dicembre per trovare la bella stagione dell’emisfero meridionale. I padroni di casa irruppero tra i grandi con forza, soprattutto nel nuoto con Dawn Frazer e nell’atletica con Beth Cuthbert, tre ori nella velocità. Gli americani furono superati nel medagliere dai sovietici, quasi imbattibili nella ginnastica anche grazie a Larisa Latynina che conquistò 6 medaglie e ripetendo l’exploit nelle due edizioni successive diventò l’atleta più medaglista di sempre, a quota 18.
L’edizione successiva delle olimpiadi, a Roma, fu una pietra miliare della storia olimpica. Ambientazioni suggestive fecero da sfondo alle gesta di grandi campioni come il vincitore della maratona, l’etiope Abebe Bikila che corse a piedi scalzi. Il pugilato scoprì il grande Cassius Clay ed il nostro Benvenuti, mentre allo stadio Olimpico gli italiani si entusiasmarono per l’impresa di Livio Berruti, vincitore sui 200 metri. Gli azzurri, dominando nel ciclismo e nella scherma, si issarono al 3° posto del medagliere.
A Tokyo, nel 1964, le Olimpiadi voltarono pagina: più sponsor e modernità, meno fascino ma comunque grandi imprese, come quella di Bikila che rivinse la maratona. Nel nuoto si impose l’americano Don Schollander e la Frazer vinse per la terza volta i 100 stile libero, impresa mai riuscita prima, mentre la ceca Caslavska conquistò il pubblico nella ginnastica, così come 4 anni più tardi a Città del Messico. La Caslavska arrivò in Messico dopo essere sfuggita all’invasione sovietica che stroncava la Primavera di Praga. Con queste Olimpiadi iniziò un momento particolarmente difficile, tra boicottaggi, attentati e politica. In Messico il governo stroncò con violenza una protesta studentesca pochi giorni prima dei Giochi causando una strage, ma tutto andò avanti. Fece scalpore il pugno nero sul podio dei velocisti americani Smith e Carlos, che protestavano contro il razzismo, mentre la rarefazione dell’aria per l’altitudine portò ad alcuni exploit incredibili come l’8.90 di Beamon nel salto in lungo.
Nel 1972, a Monaco, le Olimpiadi dovettero fare i conti con il terrorismo: un gruppo palestinese, "Settembre Nero", irruppe nel Villaggio Olimpico e alla fine si contarono 17 morti, tra cui 11 componenti della squadra israeliana. Si andò avanti anche allora. Il mattatore fu Mark Spitz, un nuotatore americano che demolendo avversari e record del mondo si portò a casa un incredibile serie di 7 medaglie d’oro, un record assoluto. Nel basket si verificò un finale thrilling con un canestro all’ultima frazione di secondo che accese una lunga diatriba tra americani e sovietici, cui spettò l’oro. L’Italia fu soprattutto Klaus Dibiasi, che per la seconda volta vinse l’oro dei tuffi dalla piattaforma. Ci riuscirà ancora nel 1976 per un tris da leggenda, in un’edizione, quella di Montreal, che segnò il primo grande boicottaggio, quello dei paesi africani che protestavano contro i rapporti che alcuni paesi intrattenevano con il Sudafrica, escluso dai Giochi per l’apartheid. A catalizzare l’attenzione ci pensò Nadia Comaneci, una ragazzina rumena che ottenne dei 10 a raffica nella ginnastica, punteggi mai visti prima che le consegnarono 3 ori ma soprattutto una fama universale. Grande successo ottenne anche Alberto Juantorena, cubano, oro nei 400 e 800 dell’atletica ed il fondista finlandese Lasse Viren, che ripeté la doppietta 5000-10000 già riuscita nel 1972.
Anche a Mosca, nel 1980, dominò la politica, con gran parte dei paesi occidentali che disertarono le Olimpiadi sovietiche. Emersero così pochi personaggi di spicco, tra cui i due mezzofondisti britannici Ovett e Coe che si divisero la gloria tra 800 e 1500, ed il nuotatore Vladimir Salnikov, capace di restare sulla breccia per un decennio. L’Italia piazzò un clamoroso tris di ori nell’atletica, con Mennea sui 200 metri, la Simeoni nell’alto, Damilano nella marcia.
Anche a Los Angeles, quattro anni dopo, andò più o meno così: l’Urss e quasi tutti gli alleati se ne stettero a casa, e l’Italia mise un'altra tripletta d’oro nell’atletica, stavolta con Cova nei 10000, Andrei nel peso e la Dorio nei 1500, in un’edizione per noi ricchissima grazie al boicottaggio. Il dominatore fu Carl Lewis che fece rivivere le imprese di Owens con il poker 100-200 staffetta e lungo, ma entusiasmò anche Edwin Moses, il re dei 400 ostacoli, mentre l’ingresso della Cina, al rientro dopo oltre trent’anni, si fece notare subito soprattutto nella ginnastica.
A Seoul finalmente andò in scena un’edizione senza boicottaggi, ma che scoprì prepotentemente il fenomeno del doping con la squalifica del vincitore dei 100 metri, il canadese Ben Johnson, ed il suo titolo che passò al solito Lewis, che però non riuscì a ripetere il poker di Los Angeles. Sospetti anche per la protagonista femminile, l’americana Griffith, dominatrice incontrastata di 100, 200 e staffetta, che però non fu mai inchiodata dall’antidoping. L’Italia festeggiò la sua prima maratona olimpica grazie a Gelindo Bordin, il tuffatore Louganis incantò conquistando il 3° ed il 4° titolo della sua carriera, e il saltatore con l’asta Sergey Bubka riuscì a conquistare l’unica medaglia olimpica di una carriera ventennale.
Nel 1992 a Barcellona caddero molte barriere che proibivano ad alcuni professionisti di partecipare ai Giochi e si videro così i campioni americani del basket della NBA che regalarono uno spettacolo incredibile grazie a Michael Jordan e Magic Johnson. Nella ginnastica il russo Scherbo si rivelò il più completo di tutti i tempi aggiudicandosi sei medaglie d’oro, mentre il connazionale Popov salì alla ribalta nel nuoto con la doppietta 50-100 stile libero, un’impresa che ripeté anche nell’edizione successiva, quella del Centenario ad Atlanta, strappata dagli americani ad Atene per motivi commerciali. La ribalta fu tutta per Michael Johnson, primo nella storia a vincere i 200 e i 400 con un record mostruoso nella gara più corta. L’impresa fu ripetuta tra le donne dalla francese Perec, ed anche il vecchio Lewis riuscì a strappare applausi imponendosi per la quarta volta di fila nel salto in lungo. L’Italia fece un figurone, anche grazie agli exploit del canoista Antonio Rossi, all’attesissimo Yuri Chechi e alle magie della scherma, soprattutto delle fiorettiste Vezzali e Trillini. Le due si ripeterono anche a Sidney, nel 2000, per le seconde Olimpiadi australiane. L’olandese Van den Hoogenband riuscì a prendersi il trono della piscina a scapito dell’idolo di casa Thorpe e la sua connazionale Van Morseel conquistò 3 ori nel ciclismo. Il canottiere britannico Redgrave riuscì a salire sul gradino più alto per la quinta Olimpiade di fila, e nell’atletica la stella fu l’americana Marion Jones, imbattibile nella velocità e nella staffetta 4x400. L’Italia festeggiò i suoi primi ori nel nuoto, ben tre grazie a Fioravanti (2) e Rosolino.
Dopo lo sgarbo del ’96, finalmente nel 2004 le Olimpiadi tornarono ad Atene, un’edizione che consacrò il nuotatore americano Michael Phelps, capace di salire sul podio ben 8 volte, e dette lustro al mezzofondista marocchino Hicham El Guerrouj, sfortunato nelle edizioni precedenti, ma autore di una storica doppietta tra 1500 e 5000 metri. L’avanzata dei cinesi consentì al colosso asiatico di arrivare a ridosso degli americani, mentre l’Italia resistette anche stavolta tra le grandi potenze, arricchita dai successi di Stefano Baldini nella maratona, di Bettini nel ciclismo e della invincibile Vezzali nella scherma. (da Mypersonaltrainer.it)



A pochi giorni dall'inizio delle Olimpiadi di Pechino 2008, ho voluto postare questa breve e sommaria cronostoria delle passate Olimpiadi sperando che le prossime a venire siano nel segno della pace, della sportività, siano vincenti per i colori italici e possano far comprendere, attraverso lo sport, agli amici cinesi che l'oppressione politico-culturale che stanno attuando da anni sul Tibet è una condanna che grava sul loro stato.. ridare la piena libertà amministrativa, politica, culturale, nonchè quella religiosa ai tibetani, quella sarebbe la miglior medaglia d'oro delle Olimpiadi, quello sarebbe il segnale distensivo da consegnare al mondo.

Medagliere Italiano alle Olimpiadi del 2004

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