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sabato 26 luglio 2008

Lodo Alfano: E Adesso il Referendum?

ROMA Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, incontrando i senatori del Pdl a Palazzo Madama li ha voluti ringraziare per aver dato il via libera al Lodo Alfano. «Grazie - ha detto il premier - sono felice perché da ieri finalmente i magistrati non mi perseguitano più. Mi avete liberato, ora posso trascorrere i sabati a lavorare e non con i miei avvocati».«Quando ero manager - ha raccontato il premier - il sabato andavo in ospedale a trovare i miei dipendenti. Da quando sono sceso in politica ho dovuto affrontare 2502 udienze».Berlusconi si è anche concesso una battuta rivolta al suo avvocato e parlamentare del Pdl, Niccolò Ghedini. Con l’approvazione del Lodo, ha detto ai senatori «avete fatto anche una cosa cattiva perché sono stati licenziati Ghedini e i suoi avvocati».Il Cavaliere, nel colloquio, ha ribadito le percentuali di gradimento per sè e per l’intero esecutivo, che sarebbero del 62,5% per il premier e del 59,9% per il governo. Dati che frenano le polemiche sull'inno e le crepe fra il Senatur e Fini. «Umberto Bossi è un uomo di grande lealtà e raziocidio» ha chiosato Berlusconi, annunciando che, dal primo settembre aziende esterne inizieranno un monitoraggio per verificare, con una sorta di due diligence, la reale efficienza e il funzionamento dei ministeri. (da LaStampa.it)


Prima il Lodo Alfano, che oggi viene promulgato dal capo dello Stato. Poi il decreto sicurezza, che in mattinata viene votato dal Senato con 161 'si', 120 'no' e otto astenuti. L"uno-dué del governo sulla giustizia ottiene il via libera dal Parlamento entro l'estate. Proprio come previsto. Ma non finisce qui. Sulla giustizia il progetto della maggioranza è diventato più ambizioso: da settembre parte una riforma "complessiva" destinata a cambiare faccia al sistema giudiziario nazionale. Lo aveva annunciato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nei giorni scorsi, lo ribadisce oggi il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Questa - avverte infatti il Guardasigilli - è una legislatura che ha una maggioranza solida, che ha un'idea chiara sulla giustizia, che ha un programma: è l'occasione giusta per procedere e noi non ce la faremo scappare". E infatti il governo è già al lavoro. In un vertice tra Berlusconi e i ministri Umberto Bossi e Roberto Calderoli, si fa un calendario delle priorità e si stabilisce che federalismo fiscale, modifica della Costituzione e riforma della Giustizia dovranno essere portate avanti insieme. Dalla ripresa in autunno dei lavori parlamentari. Sul fronte delle intercettazioni, invece, una pausa di riflessione è meglio, fa capire il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno, che oggi voleva iniziare l'esame dei vari testi sull'argomento. A cominciare dal ddl del governo. "Si continuerà a parlarne a settembre - assicura Bongiorno - e ben venga qualsiasi contributo". E' poi probabile, aggiunge, che la norma contenuta nel testo del governo, che prevede il carcere fino a tre anni per i cronisti, venga modificata. L'obiettivo, fa sapere il deputato Pdl e legale del premier Niccolò Ghedini, è quello di arrivare "ad un testo condiviso con le opposizioni". Magari dando vita ad "un comitato ristretto per approfondire il tema, ascoltando tutte le categorie coinvolte". Ma riprendere il dialogo con la minoranza non sarà semplice vista la frattura che si è consumata con il via libera al Dl sicurezza: il testo che introduce anche il patteggiamento allargato e la sospensione fino a 18 mesi dei procedimenti 'meno importanti', e il 'si' al Lodo Alfano: il provvedimento che sospende i processi per le quattro più alte cariche dello Stato fino alla fine del mandato. E' soprattutto quest'ultima misura ad alzare il muro tra i poli. Come dimostra la polemica esplosa in seguito all'invito del vicepresidente del Csm Nicola Mancino a "rafforzare il Lodo con una legge costituzionale". L'osservazione infatti piace poco al Pdl che reagisce stizzito osservando, come fa il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, che "basta una legge ordinaria a regolare la materia", almeno a "sentire illustri costituzionalisti come Annibale Marini". Del resto, spiegano anche al Quirinale nel motivare la firma del capo dello Stato al ddl, la Consulta, quando intervenne nel 2004 sull'allora 'Lodo Schifani', non parlò mai di una legge costituzionale. E il testo approvato ieri "é risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza". "Per me - taglia corto Alfano - il Lodo è ormai legge dello Stato. Noi siamo già proiettati sulla riforma". Ed è infatti a questa che guardano ormai politici, avvocati e magistrati. Anche se il presidente dell'Anm Luca Palamara precisa: "Ci interessa la riforma della Giustizia, non la riforma dei giudici". "Non sarà una riforma contro qualcuno o qualcosa - assicura il presidente del Senato Renato Schifani - o a favore di questo o quell'interesse settoriale, ma sarà prima di tutto una riforma a favore del cittadino". "L'unica cosa che è stata fatta finora in materia di giustizia da questo governo - replica caustico il leader Idv Antonio Di Pietro - è contro la giustizia e a favore di qualcuno". Ed è per questo che contro "la vergogna mondiale" del Lodo lui sta già promuovendo un referendum, dopo aver sottolineato che rispetta la decisione del capo dello Stato di firmarlo, ma non la condivide. (Da Ansa.it)

"A lei, signor presidente del Consiglio che non c'e' perche' non gli frega niente del Parlamento, tanto sa che la maggioranza e' sempre pronta a votare qualsiasi porcheria per poter poi tornare di nuovo a sedersi a tavola". Antonio Di Pietro si rivolge indirettamente al premier e attacca duramente la maggioranza sul lodo Alfano, nel suo intervento in Aula durante le dichiarazioni di voto sulla manovra economica e, tra i mugugni del Pdl, aggiunge: "Lo so, fa male sentire queste parole ma questa e' la pura verita'. La maggioranza le ha regalato l'impunita', ma e' provvisoria perche' il referendum che stiamo preparando spazzera' via questa vergogna tutta italiana".

"Il partito Democratico, venendo talvolta persino guardato con un sorriso di sufficienza, in campagna elettorale ha detto chiaramente di rifiutare il voto mafioso. Oggi apprendiamo, attraverso l'inchiesta dei magistrati calabresi, delle intercettazione tra due uomini del clan dei Piromalli mandati in cerca di protezioni politiche per i loro boss. I due commentano con sgomento il comizio in cui Veltroni si rivolge alla mafia per dire "non date a noi i vostri voti, noi vogliamo distruggervi". Davanti a questa affermazione - dicono i giudici - la 'ndrangheta reagisce come davanti "ad una sventura". Ecco, sono orgoglioso che il PD, per bocca di Veltroni, abbia saputo gettare in faccia ai boss le loro offerte di voti in cambio di favori. E mi piacerebbe esser sicuro che tutti i partiti abbiano fatto lo stesso". Lo afferma Antonello Soro, presidente dei deputati del partito Democratico. (da LaRepubblica.it)

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