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mercoledì 5 agosto 2009

Intervista a Giuseppe Coco, segretario locale del PD di Sciacca

Giuseppe Coco, da segretario cittadino del PD, come valuta i numeri del tesseramento al partito? Se li aspettava?
I numeri del tesseramento al partito rispecchiano la percentuale dei votanti. Il PD è oggi il primo partito a Sciacca, tutto questo ci soddisfa, è davvero molto bello. Questi numeri me li aspettavo, il partito è vivo, c’è un interesse sempre più crescente, la gente inizia a guardare con un certo distacco la vecchia gestione del potere, quella votata per tanti anni, e si rivolge al nuovo. Tutto questo è molto positivo soprattutto alla luce del fatto che siamo in prossimità del primo congresso del partito democratico.
Dati i numeri del tesseramento, non sarebbe stato più opportuno alle ultime elezioni comunali presentare una lista del PD?
Sono sicuro che con una lista del PD avremmo avuto meno voti, avremmo perso almeno tra i 1500 e i 2000 voti perdendo di conseguenza tra i due ed i tre consiglieri comunali. Con una sola lista ufficiale del partito non avremmo potuto avere questo successo e, per correttezza, non era possibile nemmeno schierare la lista del PD accanto a due nostre liste civiche poiché queste ultime sarebbe stato oggettivamente danneggiate dalla presenza della lista ufficiale del partito, poter avvalersi del simbolo sarebbe stato un netto vantaggio. In questo mese appena trascorso che ci ha separato dalla conclusione delle elezioni nessuno ha detto chiaramente che il PD ha vinto, ha vinto dal punto di vista della gestione politica, e nessuno ha affermato che io ho vinto come segretario locale del partito, come candidato essendo stato addirittura il secondo miglior eletto e come organizzatore di lista. Ritengo strumentale per esempio il titolo comparso in prima pagina sul Giornale di Sicilia il giorno dopo delle elezioni saccensi, “La bandiera dell’Mpa sul comune di Sciacca”: il PD ha ottenuto in pratica il 60% dei voti e dei consiglieri comunali.
Perché ha rifiutato il ruolo di assessore?
Ritengo che la cosa più importante sia quella di lavorare alacremente per la città, bisogna adottare la politica del fare: è questo il mio ed il nostro obiettivo. Ho rifiutato sia perché il mio ruolo è politico sia per motivi professionali: non ritengo giusto che il coordinatore di un partito debba andare a fare l’assessore. Tuttavia, invece al momento della campagna elettorale, per coerenza con le scelte fatte, ho deciso di mettermi in gioco in prima persona ed ho avuto ragione.
Il primo Congresso del PD è alle porte: da che parte sta tra Franceschini, Bersani e Marino?
In vista del Congresso mi trovo in difficoltà in quanto tutte e tre sono persone in grado di rappresentare il partito a livello nazionale. Politicamente mi sento più vicino all’area di Bersani ma, al tempo stesso, sono fortemente attratto da Marino e da quello che potrebbe rappresentare. E’ il più innovativo, farebbe fare un bel passo in avanti in quanto il partito nuovo esisterà solamente nella misura in cui i saranno facce nuove e Marino è nuovo. Il partito dovrebbe riflettere bene sulla sua candidatura, Marino pur essendo un cattolico fervente esprime le necessità laiche politico-istituzionali. Difendere i temi della laicità da cattolico è molto significativo. Bersani invece ha già avuto una storia, ha già una sua storia.
Come valuta le ultime dichiarazioni pubbliche del consigliere provinciale Girasole e cosa pensa, da coordinatore del PD, al riguardo della scelta del sindaco di non confermare Marinello in qualità di assessore?
Su Girasole preferisco adottare il no comment, posso solo affermare che si sono trattate certamente di uscite scomposte e che avrei preferito fossero state oggetto di discussione interna al nostro partito, cosa che invece non è successa.
Tutti sapevano che Marinello era una candidatura istituzionale, era stato designato in prima battuta in quanto è il deputato regionale ma poi sono stati dati di fatto che i suoi candidati interni alla LD non hanno portato voti alla lista. Non vorrei nemmeno tornare su quei momenti polemici, si può affermare invece a ragion veduta che sicuramente non c’è una adeguata rappresentanza del PD in Giunta e che il gruppo unico all’interno del consiglio comunale si avrà dopo il Congresso. Le scelte assessoriali sono per l’appunto scelte del sindaco, Vito Bono avrà la nostra fiducia ed appoggio a prescindere dalle sue decisioni.
Già si vocifera in città di presunti rimpasti assessoriali in autunno, cosa ne pensa?
Questo è il momento di lavorare, non delle ipotesi. Ci sono tantissime cose da fare per la città. Devono lavorare e dimostrare di meritarsi la fiducia che gli è stata accordata.
Il nostro è un patto con gli elettori, non abbiamo voluto battere cassa prima e non lo faremo successivamente: se tra alcuni mesi o anni cambierà qualcosa all’interno della composizione della Giunta sarà perché si può sempre porre rimedio agli errori ma solo sul fatto dell’utilità e dell’efficienza di coloro che la compongono e non perché il PD si mette di traverso. Voterò sempre e a prescindere a favore di Vito Bono fino a quando il programma che abbiamo sottoscritto insieme verrà rispettato.
Quali sono, secondo il suo parere, le priorità da realizzare di quel programma elettorale?
Al primo posto c’è il fatto di poter avviare in città dei circuiti di servizi affinchè crescano le assunzioni e i posti di lavoro. Personalmente ritengo l’insediamento turistico, quello della Forte prima e quello futuro di Melia, una manna per Sciacca, sta a noi saper sfruttare queste opportunità. I turisti arrivano ancora oggi a prescindere da noi e da quello che offriamo ma occorre svegliarci, la città deve imparare ad autofinanziarsi poiché con le nuove leggi messe in atto dal governo nazionale di soldi non ne arriveranno più. I paesi che non hanno risorse sono destinati a morire mentre noi ce la possiamo fare perché di risorse ne abbiamo tantissime, basta sapersi organizzare bene per sfruttarle a vantaggio dei cittadini. Abbiamo interi settori in grado di portare tanti soldi a Sciacca ma bisogna essere più concreti, i turisti non se ne devono andare. Cefalù per esempio è un posto già oggi turistico, Sciacca ancora no. Le priorità da realizzare sono quelle di avere un nuovo porto turistico, nuovi e grandi parcheggi, tenere il centro storico chiuso ma questo solo quando i cittadini possano avere la possibilità concreta ed i servizi per giungere facilmente e comodamente al centro. L’area portuale va riqualificata totalmente, il mercato ittico deve essere aperto e funzionante, occorre migliorare i collegamenti viabili tra il porto e le zone del centro, procedere all’ammodernamento del porto anche attraverso il relativo piano regolatore del porto, fornire gli attracchi per gli utenti più facoltosi e far candidare la città di Sciacca a farsi carico dei collegamenti con le isole minori che credo saranno spostati dall’attuale Porto Empedocle una volta che il rigassificatore verrà ultimato.
Dopo il Congresso, con una serie di decisioni e scelte a cascata, potrebbe venire messa in dubbio la sua leadership di coordinatore cittadino del PD?
Certo che può accadere ma non bisogna dimenticare che resterei comunque un segretario vincente, in quante altre città un segretario del PD ha vinto? In quante altre città abbiamo un sindaco sostenuto dal PD? Pochissime. Più che altro invece punterei l’attenzione sul come poter fare coniugare il ruolo del segretario con quello del consigliere comunale, questo presenta una doppia difficoltà. A mio parere in un partito in ascesa e dalle mille risorse umane e politiche come quello del partito democratico la sovrapposizione degli incarichi, in generale, non dovrebbe esistere, si dovrebbe evitare. La concentrazione delle cariche a tutti i livelli penso che non dovrebbe esserci. Ci sono tante personalità e tante intelligenze, di conseguenza una distribuzione dei ruoli secondo me è fondamentale. Tutto dipende da quello che mi chiederà e proporrà in futuro il partito, solo dopo poi farò le mie valutazioni.


Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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