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lunedì 29 settembre 2008

Centro di Accoglienza, centro di dialogo interculturale


In occasione della “Giornata Europea del Dialogo Interculturale” prevista per venerdì 26 settembre abbiamo voluto recarci di persona nel luogo in cui questo tipo di dialogo è sincera essenza quotidiana, ossia al Centro di Accoglienza per gli immigrati sito in Contrada Isabella.
A distanza di pochi mesi dalla sua inaugurazione e dalla sua apertura e dopo le iniziali polemiche, questo Centro di Accoglienza opera a pieno regime ed è la dimostrazione concreta di come si possa convivere serenamente e pacificamente tra etnie, religioni e provenienze diverse. Evidentemente una volta che sono andati via via smorzandosi i toni allarmistici e gli scenari inquietanti paventati dalle istituzioni politiche locali e dagli stessi residenti, le attività del centro si sono potute imporre in tutta la loro efficacia.
Abbiamo incontrato Carmelo Greco, il responsabile delle Comunicazioni della Cooperativa Arcobaleno, che ci ha illustrato l’attuale quadro della situazione.
Il Centro ospita circa cento immigrati provenienti da diverse zone dell’Africa e dell’Asia ma in particolar modo originari della Somalia, dell’Eritrea, del Sudan e del Pakistan. Tutti gli ospiti della struttura sono in attesa di ricevere lo status di rifugiati politici, cosa che permetterebbe loro di poter liberamente circolare per tutta l’Europa. In attesa che per molti di loro questo sogno diventi realtà, sono stati attivati un numero importante di laboratori i quali permettono a questi ragazzi una più rapida integrazione tanto tra di loro quanto tra i nostri volontari. Ci sono i laboratori musicali, di pittura, di taglio e cucito per le donne, di falegnameria e carpenteria per gli uomini, c’è il laboratorio di lavorazione del ferro, ci sono le attività sportive con dei piccoli campetti di pallavolo e di calcetto pronti per essere ultimati ed utilizzati e la concreta possibilità di organizzare con la collaborazione della cittadinanza una maratona, data la risaputa abilità nella corsa degli atleti africani e di molti tra gli ospiti della struttura e molti altri laboratori che sono in attesa di cominciare a breve come quello di agricoltura e quello di ceramica.
Tra le altre attività sono da segnalare sicuramente il laboratorio di apprendimento della lingua italiana che dà l’occasione di imparare a conoscere il mezzo linguistico per poter meglio approcciarsi col paese ospitante e il Rainbow Film Festival, ossia la proiezione due volte alla settimana di film in inglese con sottotitoli in italiano che spesso trattano di tematiche importanti e che vedono una nutrita partecipazione. Il dialogo interculturale all’interno del centro è costante, continuo, quotidiano e di certo non può ridursi alla singola giornata in cui questo aspetto della vita viene ricordato e menzionato, basti pensare ai due gruppi religiosi principali, ossia il cristiano ed il musulmano, che convivono senza alcun problema o allo stesso rapporto di amicizia che si instaura tra gli ospiti e i volontari. Come in una qualsiasi grande famiglia, fondamentale è il rispetto, il conquistare per gradi la loro fiducia superando l’iniziale diffidenza. Infatti questo è uno dei compiti più importanti per un volontario del centro: favorire ed agevolare una perfetta integrazione al fine di una tranquilla convivenza. Abbiamo incontrato Simone Estero, il Direttore della Struttura, il quale ci ha assicurato che ad oggi i rapporti tra gli ospiti del centro e i residenti di contrada isabella sono molto più sereni, anzi che molti anonimi cittadini vi si recano per donare vestiti, scarpe o giacche. Anche la situazione politica è andata acquietandosi e questo rinnovato clima non può far che bene a coloro che operano per i quotidiani fabbisogni di questi ragazzi e ragazze. Una grossa mano d’aiuto la stanno dando, oltre alle forze dell’ordine che si accertano costantemente che tutto vada per il verso giusto, anche la Caritas locale per i ripetuti doni di vestiario che assicura al centro e Tonino Bonifacio il quale ha regalato ben tre tavoli per poter giocare a ping pong.
Il centro di accoglienza ha il permesso di poter continuare ad operare sul territorio locale fino al 31 dicembre a meno che gravi emergenze non ne dispongano la prosecuzione delle attività già intraprese anche se il direttore della struttura si chiede: “Perché chiudere un centro quando in altre zone se ne stanno per aprire di nuovi?” Abbiamo avuto l’occasione anche per poter parlare con alcuni di loro e l’impressione è stato certamente positiva. In alcuni casi l’integrazione avviene in maniera tanto veloce da permettere a quello che prima era considerato solo uno dei tanti ospiti della struttura di divenire a sua volta volontario ed essere perno importante nel favorire il dialogo e la convivenza tra i vari gruppi presenti.
Parliamo di Teklezghi, un giovane ragazzo che è diventato maggiorenne proprio durante la sua permanenza al centro di contrada isabella. Ci parla in inglese ma l’emozione traspare dai suoi occhi e supera le difficoltà linguistiche. Ci ha raccontato la sua storia, la sua vita, una vita che prova a cambiare in meglio partendo, come tanti dalle coste libiche, e raggiungendo, dopo quattro giorni di viaggio su una piccola barca, Lampedusa, terra promessa e punto di arrivo per la stragrande maggioranza di questi migranti. Adesso sono quattro mesi che Teklezghi vive in Italia e ci dice che la fede e la preghiera lo hanno aiutato molto nel far sì che i suoi desideri si avverassero. E’ felice di poter dare una mano all’interno della struttura e la cosa che lo rende maggiormente soddisfatto è il rapporto che ha instaurato sia con gli altri ospiti sia con i volontari del centro. Non è riuscito a completare gli studi ma una dei sue speranze è quella di poterlo fare per migliorare la propria qualità della vita e per poter aiutare più facilmente anche la sua famiglia che è rimasta in Africa. “Sogno di poter andare a lavorare a Milano, sogno di poter andare a tifare la mia squadra del cuore, la Juventus, ed il mio idolo, Alessandro del Piero”. Sogni di un ragazzo come tanti, di un ragazzo che pretende solamente di vivere come ognuno di noi. E sorridendo mi stringe la mano e si allontana felice.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

4 commenti:

Stefania - The Italian Backpacker ha detto...

Cavolo, magari cose del genere ci fossero dalle mie aprti. Da me c'è la lega al potere in ogni anfratto, e non ti passano una lira!

Calogero Parlapiano ha detto...

dopo un primo periodo di ambientamento, anche qua si sta capendo l'importanza di questo centro per richiedenti asilo politico.
grazie del tuo passaggio e coraggio, spero che anche dalle tue parti, su questo campo, le cose possano migliorare.
a presto, ciao!!

Anonimo ha detto...

La scuola è la maggiore agenzia del saper leggere, del saper scrivere. Tra le scuole di Sciacca, qualcuna potrebbe nuovamente collaborare con l'Associazione Arcobaleno, nei modi ritenuti più adatti, con apposito progetto. Ad esempio dialogando con loro e i richiedenti asilo per raccontare e raccontarsi viaggi, speranze, identità, differenze, integrazioni, regole, culture, sogni, bisogni. Ho raccolto alcuni materiali, già disponibili non solo per il 2°Circolo, scuola dove sono utilizzato come addetto ai sussidi didattici (si possono vedere cliccando sul mio nome).

Calogero Parlapiano ha detto...

penso che potrebbe essere una idea interessante Giuseppe, vedrò di girarla a chi di dovere e poi staremo a vedere. grazie per il tuo passaggio.
ciao