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sabato 13 settembre 2008

Cambiare le cose: Saviano, un uomo "contro"

NAPOLI - Gli avvocati dei boss che lo vorrebbero morto sono seduti tra il pubblico del Teatro Sociale di Mantova, ma Roberto Saviano, l'autore di «Gomorra» che ha chiuso con un soliloquio di un'ora e mezza la dodicesima edizione del Festivaletteratura, non ha paura e li sfida. «I vostri assistiti fateli venire direttamente, o pensate che abbia paura? Ma per niente. Noi non facciamo paura perché non abbiamo paura», dice lo scrittore rivolgendosi ai legali di Francesco Bidognetti e Antonio Iovine (latitante da 12 anni), i due boss del Casertano che il 14 marzo di quest'anno, nel corso del processo Spartacus, nell'aula bunker di Poggioreale, hanno letto una lettera minacciosa di 60 righe contro Saviano, la giornalista del «Mattino» Rosaria Capacchione e l'allora pm anticamorra Raffaele Cantone, accusati di aver alterato il giudizio dei giudici. Per questo i boss hanno chiesto che il processo venisse trasferito in un altro distretto giudiziario. Ma prima di svelare al pubblico la presenza dei due ospiti sgraditi, che ci ricordano come «Gomorra» sia ovunque, Saviano è un fiume di parole, di nomi, di fatti.
Duro j'accuse ai giornali Lo scrittore ci porta dentro le pagine di alcuni giornali del Casertano che «scandiscono i tempi della guerra che ogni giorno si compie in Sud Italia». Ci legge i titoli di Corriere di Caserta e Cronache, incomprensibili, perché così vogliono i boss: «Arrestato Scip, Scip», «Don Peppe Diana era un camorrista» (sacerdote-eroe ucciso dalla Camorra che invece spinge la stampa a diffamarne la memoria trasformandolo in un camorrista, spiega Saviano), «Tommaso, il dolore dei boss». Segnali per indicare cosa fare, messaggi attraverso i titolòi, sostiene Saviano. «Questi poteri non vogliono essere svelati tra le persone», dice lo scrittore che invece col suo libro ha portato allo scoperto questo mondo occulto.
E, dice al pubblico, sono stati i lettori a decretare il successo di «Gomorra» perché è stato «il lettore ad aver messo paura ai poteri». «Uno dei motivi per cui sono odiato - spiega - è perché per loro ho diffamato la nostra terra. Camorra e 'Ndrangheta non esistono, dicono, sono imprenditori attaccati da ciarlatani, cioè i pentiti. I morti? Faide familiari». «Quando denunci - e ciò vale anche per la gente comune, non solo per lui, scrittore - vieni visto come uno che si sente migliore e per questo vieni disprezzato».
Ma Saviano parla anche di quei «695 giorni, 11.120 ore» che ha già trascorso sotto scorta. «E' una condizione strana che viviamo in tanti in questo paese che ha il più alto numero di scortati. Non prendi più un treno, non entri più in una macchina che non sia blindata. Le vite delle persone a cui vuoi bene si svolgono senza di te». E poi racconta del «sogno di una casa». «A Napoli ho cercato casa in via Luca Giordano, in via Solimena, in via Cimarosa. Niente. A Posillipo hanno chiesto un appartamento per me i carabinieri. Avevano risposto di sì. Quando hanno visto che ero io hanno detto: l'abbiamo affittata un'ora fa». Impossibile da affittare per lui. Nessuno, infatti, vuole avere come vicino un ricercato dalla camorra. Perfino a Roma, lontano dalla «sua» Napoli, Saviano ha fatto fatica a trovare casa.
A volte, confessa Saviano, si chiede perché l'ha fatto, perché ha scritto quel libro. Ma poi capisce che è stato giusto perché quel libro l'hanno letto in tanti e «significa che milioni di occhi ora vedono, chi scrive non è più solo». E cita una poesia del poeta turco Nazim Kikmet, condannato a 28 anni in carcere per le sue attività anti-naziste. Poesia «che mi piace perché non è disperante»: «Il più bello dei mari / è quello che non navigammo. / Il più bello dei nostri figli / non è ancora cresciuto. / I più belli dei nostri giorni / non li abbiamo ancora vissuti. / E quello / che vorrei dirti di più bello / non te l'ho ancora detto». «Il peggio - conclude Saviano - è quando la prigione la portiamo dentro di noi».
Il Corriere di Caserta e Cronache di Napoli replicano alle accuse lanciate da Saviano alle due testate dal palco del Festival della Letteratura di Mantova. «Nel leggere quanto pubblicato stamane dai media nazionali - si legge in una nota firmata dalle direzioni e redazioni dei due quotidiani - circa le dichiarazioni di Roberto Saviano al Festivaletteratura di Mantova, ci corre l’obbligo di intervenire sul merito di quanto affermato. Saviano è ormai un’icona della lotta alla criminalità organizzata, e in quanto tale va aiutato e sostenuto. Va ringraziato, quindi, lo scrittore per aver "costretto" la stampa nazionale e locale ad affrontare un argomento di così rilevante importanza quale la camorra è. Ovviamente ieri è incorso in un palese errore, ipotizzando irreali e fantasiosi legami. Su questo scivolone auspichiamo al più presto un chiarimento nelle sedi opportune, anche a difesa dell’onorabilità e dell’immagine di ciascun redattore». «Non vorremmo - prosegue la nota - che a far cadere in errore Saviano fosse stata la vertenza che vede un nostro ex giornalista attore contro lo stesso scrittore e la Mondadori per l’ipotesi di violazione del diritto di autore. Nel frattempo ci ritagliamo un merito: quello di aver richiamato, molto prima di Saviano, l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni su quanto succedeva e succede in Campania, con l’ovvio fine di smantellare la cappa omertosa che ha permesso alla camorra e ai camorristi di proliferare e di arricchirsi. lo abbiamo fatto e lo facciamo correndo grandi rischi». «Vale la pena ricordare - conclude la nota - che la famosa telefonata di minacce dei boss Antonio Iovine e Michele Zagaria, resa nota da Michele Santoro in "Annozero", era rivolta al Corriere di Caserta, nella persona del redattore Carlo Pascarella. Un’attività giornalistica al servizio della legalità ben dimostrata dalla vigilanza delle forze dell’ordine alla quale siamo tutti sottoposti in quanto oggetto di quotidiane e minacciose "attenzioni" da parte dei boss del casertano e del napoletano e documentata in numerosi atti in possesso degli inquirenti della Dda. Non ultime le dichiarazioni congiunte di boss quali Antonio Iovine e Francesco Bidognetti (inizi 2008) nelle quali una redattrice del Corriere di Caserta (omettiamo il nome in quanto sottoposta ad attività di tutela delle forze dell’ordine) veniva individuata come "portavoce del pm della dda Raffaele Cantone". Tali dichiarazioni vedevano nel mirino anche il direttore del Corriere di Caserta Domenico Palmiero, lo stesso Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione del Mattino, tuttora sotto scorta per questo motivo». (da corrieredelmezzogiorno.corriere.it)


La Federazione della stampa nazionale italiana e l'Ordine dei Giornalisti esprimono la propria solidarietà a Roberto Saviano "costretto da due anni a vivere sotto scorta per la sua coraggiosa e documentata denuncia delle attività della camorra", ribadendo che "chi è compromesso o anche solo distratto nei confronti della grande criminalità non ha diritto di cittadinanza nel mondo dell'informazione".
"Gomorra - scrivono Fnsi e Odg - ha aiutato anche l'informazione a capire meglio come la criminalità organizzata corrompa e devasti tante zone d'Italia. Dobbiamo a lui, come a Rosaria Capacchione, a Lirio Abbate, a Pino Maniàci, a Nino Amadore e ad altri giornalisti, una fondamentale opera di risveglio della coscienza civile. Le parole di Saviano prendono di mira stavolta anche le aree di contiguità e di compromissione con gli interessi della malavita presenti all'interno del giornalismo italiano. La nostra solidarietà - sottolineano -suonerebbe vuota e ipocrita se fingessimo di non averle lette: è del tutto evidente che chi è compromesso o anche solo distratto nei confronti della grande criminalità non ha diritto di cittadinanza nel mondo dell'informazione, che si propone invece obiettivi di tutt'altro segno, quelli della trasparenza e della denuncia".
Le due organizzazioni ricordano quindi la creazione di un osservatorio a tutela dei colleghi minacciati dalle varie mafie, che agirà in stretto raccordo con le associazioni e gli ordini regionali anche per "eliminare ogni zona grigia dell'informazione, facendo luce sulle aree editoriali e professionali colluse con la criminalità organizzata, anche allo scopo di tutelare i tanti colleghi perbene che in condizioni difficili fanno con grande dignità il loro lavoro in quei territori".
Il sindacato e l'Ordine nazionali, d'intesa con l'Associazione napoletana della stampa e con l'Ordine regionale della Campania, organizzerà, nelle prossime settimane, un'iniziativa pubblica proprio nella zona di Caserta. "Ci auguriamo - conclude la nota - che in questa azione le rappresentanze dei giornalisti italiani possano trovare al loro fianco anche le organizzazioni degli editori: dagli imprenditori può venire infatti un contributo fondamentale al riscatto civile, come sta dimostrando l'impegno di Confindustria in Sicilia". (da robertosaviano.it)

A 12 anni dalla sua scomparsa, attraverso le parole di chi l’ha conosciuto, raccontiamo la vita semplice di don Giuseppe Diana, prete-scout di Casal di Principe che per amore del suo popolo non ha taciuto.
Arrivò in ritardo quella gelida sera di dicembre, si tolse in fretta il cappotto e si sedette tra noi. Marco stava ancora leggendo il passo del Vangelo e non si era accorto di nulla. Quand’ebbe finito sollevò lo sguardo e, avendolo notato tra le camicie blu, capì che era giunto il momento di cedergli la parola. Lui si alzò e cominciò a spiegarci la parabola dei talenti come sapeva fare lui, con le sue tattiche per attirare l’attenzione di tutti. Difficilmente riusciva ad essere serio con noi ragazzi ed anche questa volta aveva esordito con una delle sue battute.Era un mito, una guida, il nostro amico d’avventure e se non fosse stato per quel colletto bianco non avresti certo intuito che fosse prete. Riusciva ad amalgamarsi così bene a noi che a volte quasi dimenticavamo questo particolare. Sì, un particolare, perché prima di essere un assistente spirituale era il nostro capo scout. Presto venne Natale, le strade delle città erano già da tempo addobbate a festa ed ogni sera si gremivano di gente indaffarata tra i negozi alla ricerca di regali da mettere sotto l’albero. Se scendevi in piazza potevi poi quasi calarti in quell’aria natalizia che metteva allegria e infondeva speranza nei cuori di tutti, speranza in un mondo migliore. C’era infatti in giro un non so che di amaro e sconcertante che ombrava l’atmosfera sobria e pacifica delle feste. Quando dall’altare della sua parrocchia aveva detto che come pastori siamo le sentinelle del gregge e, se non sempre siamo stati vigili e attenti, stavolta il coraggio della profezia e la coscienza profonda di essere lievito nella pasta ci impongono di non tacere, le sue parole avevano riecheggiato per molti giorni a seguire nel mio animo. Amava noi ragazzi, eravamo sempre tra le sue prime preoccupazioni e ogni predica domenicale la indirizzava in primis a noi giovani invitandoci a far sentire la nostra voce, a farci avanti e a partecipare al dialogo culturale, politico e civile. Dove c’è mancanza di regole, di diritto, mi diceva, si affermano il non diritto e la sopraffazione. Le sue parole erano per noi insegnamenti di vita. Seppi da Carlo che a quel bivacco in montagna sarebbe mancato per impegni imprescindibili. Anche altre volte era accaduto, ma la domenica ci aveva sempre raggiunto per celebrare la messa. Adesso non poteva. Mia madre lo aveva visto in televisione alla testa di un corteo, in molti lo seguivano, per lo più giovani, giovanissimi, una fiumana di gente da ogni parte del circondario. Era proprio vero, qualunque cosa decidesse di fare noi potevamo star sicuri che era quella giusta. Negli ultimi tempi si assentava spesso, troppo preso dalle sue iniziative e non era facile stargli dietro. Così di tanto in tanto lo raggiungevo in parrocchia. Di domenica era praticamente un’impresa entrare in chiesa, meglio durante la settimana, almeno riuscivo a salutarlo. Un giorno al termine della messa lo raggiunsi in sacrestia per informarlo della riunione che si sarebbe tenuta la settimana seguente. Si scusò per le sue numerose assenze e mi disse che avrebbe rimediato al più presto. Fu una delle ultime volte che lo vidi. Il giorno del suo onomastico veniva ucciso nel corridoio che dalla sacrestia porta alla chiesa, mentre stava per iniziare la Messa. Cadde in una pozza di sangue senza nemmeno rendersi conto di cosa gli stesse accadendo. (da nazioneindiana.com)

Lo scrittore di "Gomorra" non trova casa a Napoli. Gli abitanti di un palazzo gli negano l'ok per affittare un appartamento al Vomero. Motivo? La paura di averlo come condomino, lui che vive sotto scorta ed è "scomodo". Che vergogna, dicono molti. E tu?
Roberto Saviano, l'autore di Gomorra (2006), il libro denuncia sull'impero economico della camorra, non riesce a trovare casa a Napoli. Lo ha rivelato il quotidiano Il mattino sottolineando che "per un mese lo scrittore Saviano ha cercato casa al Vomero, tramite un'agenzia immobiliare vincolata al più assoluto riserbo. Credeva di averla trovata in viale Raffaello, dopo essersi rivolto senza successo ad altri proprietari. Ma il quartiere, che gode della reputazione di zona accogliente, ha detto no allo scrittore che dal 2006 vive sotto scorta". La proprietaria della casa contesa ha spiegato che i vicini gli avrebbero detto che, se gli avesse affittato la casa, avrebbero "perso la pace". Di più: «Sono venuti fino a casa - spiega la signora, una docente universitaria -. Mi hanno detto che se fosse successo qualcosa a un residente durante un agguato, magari a un bambino, la responsabile sarei stata io. Non ce l'ho fatta a oppormi».
È così che cala la speranza. La speranza di poter davvero voltare pagina in una società che chiude le porte in faccia ai pochi che si espongono per provare a cambiare le cose. (da libero.it)


intervista a Saviano, prima e seconda parte - RAI 3


4 commenti:

Alessandro Tauro ha detto...

Ehi!
Grazie per il commento che mi hai lasciato sul blog!
Ti faccio i complimenti per il blog e ti dico che ti aggiungo molto volentieri!
Torna a trovarmi a presto e continua a fare il buon lavoro che stai facendo!
Ciao! A presto!

Alessandro

Calogero Parlapiano ha detto...

grazie alessandro!! anche il tuo blog è molto ben fatto e ti aggiungo alla mia lista. complimenti a te... ci sentiamo, a presto. ciao!!

Paola ha detto...

I miei complimenti per questo post molto interessante: ho una grandissima ammirazione per Saviano, come lui ce ne vorrebbero tanti!
Buona Domenica.

Calogero Parlapiano ha detto...

grazie Paola per il tuo passaggio. sono perfettamente d'accordo con te!! ci sono persone che decidono di fare qualcosa, di sbattercelo in faccia mentre molti di noi si voltano dall'altra parte...
buona domenica pure a te!! ciao