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mercoledì 24 settembre 2008

Alitalia? Promesse non mantenute

Antonio Di Pietro: Signor Presidente, signor Ministro, il Governo Berlusconi afferma di voler salvare l'Alitalia dalla bancarotta; mi creda, anche noi dell'Italia dei Valori lo vogliamo, e non vogliamo assolutamente gufare contro, ma non vogliamo nemmeno che i lavoratori vengano ricattati e costretti a soluzioni capestro. Siccome noi una soluzione per Alitalia l'avevamo trovata, ed era una soluzione che limitava il numero dei cassaintegrati, accollava i debiti all'acquirente e, soprattutto, manteneva in vita la compagnia di bandiera, chiediamo quanti dipendenti, diretti e indiretti, vadano messi in mobilità con la vostra proposta; quanti lavoratori aeroportuali, soprattutto di Malpensa e Fiumicino, subiranno, a loro volta, conseguenze negative dal ridimensionamento. Chiediamo, inoltre, se è vero che lo Stato dovrà farsi carico alla fine dei debiti della compagnia - quelli che appunto non si è assunta la nuova compagnia che si sta costruendo - ed infine, se è vero o no che i dipendenti di Alitalia subiranno una riduzione dello stipendio. Lo dico perché sono le parole testuali che ha affermato il Presidente del Consiglio, considerato che i dipendenti dell'Alitalia sostengono che subiranno conseguenze mentre il Presidente del Consiglio dice che non è così, faccia lei da arbitro.
Antonio Di Pietro: Signor Presidente, prendo atto che a due su quattro domande il Ministro non ha risposto e alle altre due ha risposto in modo reticente, perché a noi non risultano tremila esuberi, ma molti più. Soprattutto riteniamo incongruo dire che non si è ridotto lo stipendio, ma semplicemente si è aumentato il lavoro, come se i dipendenti fossero carne da macello o macchine inanimate.Quanto agli imprenditori prendiamo atto che per definizione lei dice che possono qualificarsi puri. Noi diciamo che per definizione gli imprenditori sono tali, ma questo non vuol dire affatto che sono puri, anzi, nel caso di specie l'attuale raggruppamento finanziario si è assunto il compito non di rilevare Alitalia, ma solo di prendersi la polpa dei suoi profitti, lasciando l'osso dei debiti e la disperazione dei piccoli azionisti ad una bad company con funzione di discarica.Noi dell'Italia dei Valori diciamo no alle speculazioni finanziarie di Colaninno che è imprenditore non nostro amico, perché noi non abbiamo amici da nessuna parte. Noi diciamo no al «mattone a go-go» di Ligresti, no al conflitto di interesse di Benetton che ad un tempo è socio della nuova compagnia, ma anche della società che gestisce l'aeroporto di Roma. E soprattutto diciamo no alla scorciatoia del ripianamento dei debiti di Air One nei confronti di Banca Intesa.Noi chiediamo al Governo, ripeto, chiediamo al Governo di ascoltare l'appello non nostro, né di qualche toga rossa, ma chiediamo al Governo di ascoltare l'appello del professore Piero Schlesinger dell'università Cattolica di Milano e di un'altra ventina di professori universitari, i quali hanno detto che avviare licenziamenti e, comunque, fare l'operazione che state facendo senza mettere in gara l'offerta della CAI è un'operazione indebita, che viola le regole concorsuali e le regole di mercato. Attenetevi una volta tanto alla legge.
(da Antoniodipietro.it sul problema-Alitalia)

Di Pietro sulla questione Alitalia


L’Alitalia non è una compagnia aerea, è un’espressione geografica. Se l’Italia non esiste, perché l’Al-Italia, con quel nome, dovrebbe continuare a esistere? Ha avuto amministratori delegati finti, messi lì, a turno, negli ultimi quindici anni dallo psiconano e da Valium Prodi. Amministratori che hanno distrutto la società per conto terzi e incassato milioni di euro di stipendi e di liquidazioni per la fedeltà al padrone. Il mercato di AlItalia è finto, equivale a una tratta, la Milano-Roma, con prezzi pari a Milano-New York.I suoi dirigenti (quanti?) sono finti, sono portaborse, amici, parenti dei politici. Fatti assumere. Parcheggiati in Al-Italia come in un hangar. I sindacati nazionali rappresentano sé stessi, hanno difeso i privilegi (i loro) e tradito i dipendenti. Hanno creduto (?) alle promesse elettorali di Testa d’Asfalto e alla cordata italiana. Quali contropartite hanno avuto per far fallire la trattativa Air France?I salvatori di Al-Italia sono finti. Gente spesso condannata, inquisita, sotto processo. Nelle loro mani l’oro diventa merda e la merda si trasforma in plusvalenza. Expo 2015, le tariffe autostradali e nuove aree edificabili sono merci di scambio. Ligresti, Benetton, Colaninno, Tronchetti. Sanno meno di niente di aerei, ma i loro conti li sanno fare bene.AlItalia è un paradigma, una metafora dell’Italia. E’ in bancarotta e senza una lira. Una linea del Piave che passa da Fiumicino. Se salta Al-Italia può saltare tutto. Per questo è così importante. Chi ha ridotto l’Al-Italia così? Partiti e sindacati. Gli italiani hanno la risposta sulla punta delle lingua. Sanno chi è stato, ma non gli vengono ancora le parole. La bancarotta dell’Al-Italia è un sintomo e un preludio del fallimento del Paese. I partiti e i sindacati ne sono a conoscenza. Se i libri finiscono in tribunale i responsabili dovranno rispondere. Che fallisca allora l’Al-Italia e si apra un pubblico processo contro chi l’ha distrutta. A partire dai presidenti del Consiglio presenti e passati. (da beppegrillo.it)

Marco Travaglio sulla vicenda Alitalia


Alitalia? Una vicenda che ha del grottesco... tagli, problema non risolto, sindacati sul piede di guerra e pronti a non mollare, centinaia di lavoratori in cassa integrazione, le minacce del premier: "O il CAI o il fallimento".... insomma tutto bene. Una delle promesse mantenute in sede di campagna elettorale.. e sono volutamente ironico visto che il premier, in feste e congressi, si diverte sempre a raccontare barzellette, oltre alle solite panzanate... Cordata italiana? Eccola, l'abbiamo vista tutti... mi auguro che sia una delle cose di cui ricordarsi quando tornerà ad essere il momento... E' questa la soluzione paventata e di cui andare fieri? E' questa la giusta conclusione per la nostra compagnia di bandiera? Dove sono gli imprenditori italiani di cui si parlava fino a pochi mesi fa? Alla luce dei fatti, non era meglio accettare la proposta di Air France che avrebbe evitato il fallimento e consentito una discreta prosecuzione dell'attività aerea italiana? E' incredibile come molti non si rendano conto di ciò che accade sotto il proprio naso. Ascolate i video di Di Pietro e Travaglio e fatevi un'idea di quello che hanno combianato e continuano a combinare anche in materia di scuola, prostituzione, conflitti di interessi, giustizia, tagli e rigurgiti di fascismo... Complimenti vivissimi.

4 commenti:

Kaishe ha detto...

Alitalia avrebbe dovuto essere lasciata fallire già 20 anni fa... ma come dici tu, era (ed è) un ricettacolo di favoritismi, raccomandazioni, clientelismi e nepotismi... Insomma, una vergogna italiana!

Buongiorno Calogero... sempre bei post i tuoi. Complimenti!

Calogero Parlapiano ha detto...

grazie kaishe..
Alitalia è uno di quei danni italiani nel quale lo stato continuavano a gettare soldi da anni per evitarne il fallimento... adesso che il buco è troppo grande tutti a piangere il morto... che almeno ci evitino le sparate del premier-supereroe.
a presto spero e un abbraccio!

Sanosano34 ha detto...

Non sono esattamente daccordo con la CAI di Berlusca, ma neppure mi può interessare un Di Pietro che critica tutto.

Calogero Parlapiano ha detto...

attendiamo allora la tua concreta disanima in materia, con valide soluzioni alternative proposte... che ogni mente partorisca qualcosa...