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venerdì 23 maggio 2008

Molecola n°19: L'uomo e il mare


Uomo libero,

sempre tu amerai il mare!

Il mare è il tuo specchio:

contempli l'anima tua

nell'infinito srotolarsi

della tua onda,

e il tuo spirito

è un abisso non meno amaro.

Ti diletti a tuffarti

nel seno della tua immagine;

l'abbracci con gli occhi

e con le braccia,

e il tuo cuore si distrae

talvolta dal proprio battito

al fragor di quel lamento

indomabile e selvaggio.

Entrambi siete

tenebrosi e discreti:

uomo,

nessuno ha sondato

il fondo dei tuoi abissi;

mare,

nessuno conosce

le tue intime ricchezze:

tanto gelosamente serbate

i vostri segreti!

E tuttavia da secoli innumerovoli

vi fate guerra senza pietà nè rimorsi,

tanto amate la strage e la morte,

o lottatori eterni,

o fratelli inseparabili.


(Charles Baudelaire)


La lirica del grande poeta francese si muove tra le strofe come se le onde del mare sbattessero sui propri pensieri, è una continua lotta-confronto tra l'uomo e il mare, ora amici, ora nemici in un conflitto pieno di ombre e misteri che appare insanabili, che non trova soluzione se non nella lotta eterna e nella morte.


Sono assolutamente certo che per chi abita dinanzi al mare e soprattutto in un isola questo rapporto sia inprescindibile, c'è un pò di acqua salata dentro me, dentro tutti coloro che sono completamente circondati dal mare. Il mare si spalanca davanti a noi, ci invita a prendere due decisioni ma l'una esclude l'altra: solcami e parti o guardami e resta.

Ogni uomo ha abissi interiori che sconosce, c'è troppo rumore per ascoltare la voce del cuore e dell'anima, c'è troppo silenzio dentro per rimanere svegli e abbandonare ogni torpore. Spesso mi capita di osservare il mare, gli scogli, la linea di confine che ci offre l'orizzonte, lo sguardo fin dove può arrivare? Succede la stessa cosa quando pensiamo alla nostra vita, al nostro futuro, cerchiamo di guardare oltre, cerchiamo di immaginarci tra 20 0 30 anni: dove saremo? con chi? che faremo? Ma la vista ha dei limiti, non può osservare quello che deve ancora avverarsi... dovrebbe subentrare allora l'udito ma non quello prodotto dalle orecchie ma quello sussurrato da noi stessi, ascoltiamo ciò che sentiamo, dentro, l'eco di mondi sommersi, il pensare a cose che mai avremmo osato fare o dire o immaginare, eppure sono là che attendono noi, solo noi.

Il mare ha assorbito dentro le proprie profondità storie, vite, navi, reperti di inestimabile valore, ricchezze senza confine: ogni tanto decide di restituirle, una mareggiata, uno scossone che sposta la sabbia sommersa ed eccoci là, a tu per tu col passato. Anche per l'essere umano è così: abbiamo dentro di noi ricordi assopiti o rimossi, rimpianti che non si vogliono accettare, tesori che non vogliamo ammettere, nè utilizzare, cuori dormienti, poi... così, senza preavviso, succede l'imponderabile, scatta qualcosa, capita qualcosa, un episodio esterno o personale e qualche vita nascosta affiora, qualche scrigno, una nave dei pirati...

Siamo infiniti come il mare, siamo infiniti nelle nostre profondità inesplorati come fosse marine oscure, siamo disposti a navigare, con la mente e col corpo, ci occorre il giusto battello, un sogno, una speranza, un amore o ritrovare il gusto di farlo, la grinta.

C'è una differenza sostanziale però tra noi ed il mare: il mare segue lo sguardo della luna nelle sue maree, può tornare e partire, andare e ritornare, noi, spesso, salpiamo senza sapere dove stiamo andando, senza meta e non sempre si ritrova la strada del ritorno. Così chi parte e riesce, si sente fortunato, chi resta con la gioia di farlo, si sente fortunato, senza sapere tuttavia che un pò di mare sarà sempre dentro te ovunque andrai, perchè è così per chi abita dinanzi al mare, perchè è così per chi è nato su un'isola e sulla terra ferma non si sente a casa.

E ti senti libero come un gabbiano, alto, grande, immenso... e ti senti solo dinanzi all'orizzonte... e ti senti felice di saper nuotare... ad ognuno il suo, a seconda del proprio abisso.


Io me ne sto aggrappato agli scogli.

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