Roma, 7 ott. (Apcom) - Acqua italiana "sempre più cara" e ancora troppo sprecata. Nel 2007, l'aumento del servizio idrico è stato del 4,6% rispetto all'anno precedente. Il dato emerge da un'indagine di Cittadinanzattiva, che rileva rincari del 50% a Novara, del 45% a Verbania e del 38% ad Agrigento. In generale, il Centro Italia è più caro, con Toscana in testa, mentre il Sud risulta il più sprecone. E' Agrigento la città in cui l'acqua costa di più (445 euro annui), ben 4 volte superiore al costo di Milano che, con una spesa annua di 106 euro, è la città meno cara, seguita da Isernia (110) e Benevento (119).
I dati, elaborati dall'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva sui capoluoghi di provincia italiani e relativi servizi idrici integrati (acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione e quota fissa o ex nolo contatori), dicono che una famiglia di tre persone che consuma all'anno 192 metri cubi di acqua in un anno paga 229 euro, con un aumento del 4,6% rispetto alla spesa sostenuta nel 2006 e del 32% da gennaio 2002 ad agosto 2008.
Le regioni centrali hanno in media tariffe più alte applicate al servizio idrico integrato (267 euro annuali). Al di sopra della media nazionale ci sono Toscana (308), Puglia (299), Umbria (290), Emilia Romagna (278), Marche (255), Sicilia (251), Liguria (242) e Sardegna (232). Ma le differenze sono notevoli anche all'interno della stessa regione. Ad esempio, in Sicilia tra Agrigento e Catania la differenza di spesa annua per il servizio idrico è di 269 euro. In Veneto, tra Rovigo e Venezia la differenza è di 185 euro.
Sui 104 capoluoghi monitorati, 70 hanno registrato rincari, 33 sono rimasti invariati e solo Benevento ha subito una riduzione della spesa del 24% rispetto al 2006, grazie alla decisione del Comune di ridurre del 70% la tariffa relativa al canone di depurazione. Dal confronto con il 2006, i maggiori aumenti (+6,5%) sono avvenuti nell'area settentrionale, seguita dall'area centrale (+4,5%) e da quella meridionale (+3%).
In Italia, il 35% dell'acqua immessa nelle tubature va persa.
Nelle regioni meridionali le percentuali sono superiori alla media (49%); al Centro se ne perde il 32%, al Nord il 26%. Emerge il caso della Puglia che presenta la seconda spesa più elevata e una percentuale di perdita di acqua ben superiore alla media.
Altri casi del genere si verificano in Sicilia (40%) e Sardegna (49%) dove ad una spesa alta corrisponde una eccessiva percentuale di perdite. Anche se le tubature peggiori sembrano essere quelle del Molise (65%) e della Calabria (52%). Bene la Lombardia con solo il 18% dell'acqua persa.
venerdì 10 ottobre 2008
L'acqua più cara? Nella Provincia di Agrigento
ROMA - Acqua sempre più cara per le famiglie italiane. Il servizio idrico è aumentato in media del 32% negli ultimi sei anni e del 4,6% tra il 2006 e il 2007. Con rincari addirittura del 50% in alcune città del Nord-Ovest. E se Agrigento si distingue come la città più cara, Milano risulta la più economica, con tariffe 4 volte più basse di quelle della città siciliana. La Toscana si aggiudica invece il primato di regione più costosa, mentre il Sud si distingue come 'sprecone'. E' quanto risulta da un'indagine dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che ha preso in esame, per tutti i capoluoghi di provincia italiani, il servizio idrico integrato (acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione e quota fissa o ex nolo contatori). In un anno una famiglia sostiene in media 229 euro di spesa per il servizio idrico integrato, il 4,6% in più rispetto alla spesa del 2006: considerando il periodo gennaio 2002-agosto 2008 l'aumento è addirittura del 32%. Agrigento è la città in cui l'acqua è più cara (445 euro annui), con tariffe 4 volte più costose che a Milano che, con una spesa annua di 106 euro, è invece la città meno cara. La Toscana risulta la regione più costosa per il servizio idrico, con ben sette città nella top ten delle città più care. Mentre nella classifica dei dieci capoluoghi di provincia meno cari, ben otto sono nel Nord. Dei 104 capoluoghi monitorati, ben 70 hanno registrato variazioni all'insù delle tariffe (altri 33 sono rimasti invariati e solo Benevento ha avuto una riduzione): Novara ha messo a segno l'aumento più consistente (+50%), seguita da un'altra città piemontese, Verbania (+45%), e poi da Agrigento (+38%). Le tariffe variano nettamente da regione a regione (quelle centrali, in particolare, si contraddistinguono in media per le tariffe più elevate, 267 euro annuali), ma differenze elevate ci sono anche all'interno della stessa regione: in Sicilia, ad esempio, tra Agrigento e Catania la differenza di spesa annua per il servizio idrico raggiunge 269 euro. E con l'aumentare dei costi aumentano anche gli sprechi. Complessivamente in Italia il 35% dell'acqua immessa nelle tubature va persa: il problema è particolarmente accentuato nelle regioni meridionali (49%), evidenzia il rapporto, sottolineando che sono evidenti "notevoli criticità" come nel caso della Puglia con la seconda spesa più elevata ed una percentuale di perdita di acqua ben superiore alla media. "Al Governo e al Parlamento chiediamo il blocco delle tariffe dell'acqua fino a tutto il 2009", ha detto il responsabile nazionale delle politiche dei consumatori, Giustino Trincia, che ha consegnato l'indagine al ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola. "E' indispensabile, inoltre - ha aggiunto - l'istituzione di un'Autorità di regolazione del settore idrico con reali poteri d'intervento per mettere fine alla scandalosa giungla di tariffe, contratti e bollette". ( da ansa.it)
Riporto i principi contenuti nella proposta di legge per la ripubblicizzazione dell'acqua in Italia:
1. L’acqua è un bene naturale e un diritto umano universale. La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona.
2. L’acqua è un bene finito, indispensabile all’esistenza di tutti gli esseri viventi. Tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà. Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrogeologici.
3. L’uso dell’acqua per l’alimentazione e l’igiene umana è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Come tale, deve essere sempre garantito, anche attraverso politiche di pianificazione degli interventi che consentano reciprocità e mutuo aiuto tra bacini idrografici con disparità di disponibilità della risorsa. Gli altri usi sono ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell’acqua per il consumo umano.
4. L’uso dell’acqua per l’agricoltura e l’alimentazione animale è prioritario rispetto agli altri usi, ad eccezione di quello di cui al comma 3.
5. Tutti i prelievi di acqua devono essere misurati a mezzo di un contatore a norma UE fornito dall’autorità competente e installato a cura dell’utilizzatore secondo i criteri stabiliti dall’autorità stessa. (Andrea Palladino - Il Manifesto)
Arrivano i privati e le multinazionali, le bollette aumentano del 300%, ma i cittadini protestano e decidono di non pagare più di quanto pagavano prima. Ma Acqualatina manda squadre di vigilantes armati e carabinieri nelle case per ridurre il flusso o staccare addirittura i contatori. Con l'avallo del Comune.
È ormai guerra aperta quella di Acqualatina contro i settemila cittadini di Aprilia che da tre anni contestano un contratto mai approvato dal consiglio comunale. Ai metronotte armati si sono affiancati i carabinieri, che ieri pomeriggio hanno accompagnato un ennesimo intervento per la riduzione del flusso. Una signora di cinquant'anni è stata colta da un malore mentre quattro tecnici della compagnia idrica della provincia di Latina a colpi di piccone le tagliavano l'acqua, mettendo un riduttore che le fornirà pochi litri al giorno.Il comitato spontaneo dei cittadini di Aprilia ha cercato di far capire ai carabinieri che l'intervento del gruppo scortato dai vigilantes era illegittimo. La clausola che prevede il distacco è stata infatti dichiarata vessatoria dal Tribunale di Latina, mentre sull'intero processo di privatizzazione dell'Ato 4 pendono diversi ricorsi e un'inchiesta della procura della Repubblica. Nessuno ha voluto sentire ragioni. E così, mentre il 118 portava in ospedale la signora, il piccone le spaccava il marciapiede davanti casa, scoprendo i tubi, facendo spazio agli idraulici che preparavano la rondellina con il microforo, concepita per punire il cittadino che contesta la bolletta. Le due transenne posizionate dai tecnici di Acqualatina - guidati da un più che solerte geometra - non sono però riuscite a tenere lontane tutte le ragioni dei cittadini di Aprilia. Dal 2005 loro l'acqua la continuano a pagare al Comune, e gridano con orgoglio che non sono morosi. Ci tengono a rispettare ogni norma, chiedono da anni ai tribunali di far valere le loro ragioni, visto che da un giorno all'altro la bolletta è aumentata, da queste parti, anche del 300%. Oggi ad Aprilia le ordinanze dei giudici, le disposizioni del Garante regionale delle risorse idriche e settemila contestazioni in corso contro Acqualatina sono divenute carta straccia. E' bastato che il vicesindaco della città, Giovannini, dicesse un mezzo sì alla squadra della spa con scorta armata perché i diritti della donna anziana finissero. E' bastato che la società controllata di fatto dalla multinazionale Veolia mandasse un fax al Comune dicendo di dover fare «interventi all'acquedotto comunale», perché nessuno potesse più opporsi. Conta di più la relazione del consiglio di amministrazione, che ha detto chiaramente che la contestazione di Aprilia va risolta, con le buone o con le cattive, altrimenti sarebbe venuta meno «la continuità aziendale».Blitz contro la middle classE' pieno agosto, il momento ideale per i blitz. Sono le 9 del mattino e la ronda del pattuglione con scorta armata di Acqualatina prevede una sosta a via Amsterdam, ad Aprilia. Piccole villette da classe media, il signor Giovanni e la moglie si sono appena alzati. Lui è un pensionato, lavorava alla Goodyear. Forse si aspettavano la visita dei tecnici di Acqualatina, ed è per questo che sul loro contatore avevano messo un lucchetto. Lo hanno fatto in molti ad Aprilia, dato che la custodia dell'idrometro è sotto la loro responsabilità. Spiegano quindi al solerte geometra - accompagnato da ruspa e guardia giurata - che loro il contatore non lo aprono. Ma ieri mattina il pattuglione si ripresenta e questa volta il signor Giovanni chiama i carabinieri. Perché sa che la ragione e un'ordinanza del Tribunale sono dalla sua parte. Ai carabinieri Acqualatina spiega che vuole solo leggere il contatore, questione di un attimo. «Nessun problema», spiegano i due pensionati, e mostrano i numeri dell'idrometro. Tutto risolto, il pattuglione va via.E' l'una del pomeriggio, quasi 32 gradi. Qualcuno deve aver detto al solerte geometra che la pausa pranzo oggi se la possono scordare. Qualcuno deve aver spiegato ai carabinieri che anche gli azionisti di Acqualatina hanno i loro diritti e che quell'acqua - in pieno agosto - va ridotta. Ribussano quindi alla porta del signor Giovanni e dicono che loro l'autorizzazione l'hanno in tasca. Al comitato per l'acqua pubblica - che assiste i due anziani - spiegano che il Comune di Aprilia aveva autorizzato l'intervento sul pozzetto del marciapiede, visto che non potevano intervenire sul contatore. Dopo qualche minuto arriva una macchina dei vigili urbani e porta un foglio firmato Acqualatina, che richiedeva l'intervento.I carabinieri cercano di mediare tra Acqualatina, già con il piccone in mano, e il comitato, che cerca di spiegare che esiste un'ordinanza di un giudice che dice chiaramente che i distacchi li può ordinare solo il Tribunale. Si cerca anche l'intervento del Comune, ma la politica ha orecchie solo per gli azionisti della società ed ascolta più le parole del presidente della Provincia, Armando Cusani. Ex democristiano, oggi di Forza Italia, è stato membro del consiglio di amministrazione di Acqualatina e sa chi comanda veramente. Via libera, quindi, e visto che il marciapiede è territorio comunale, per la giunta di Aprilia Acqualatina lo può picconare.«Sbrighiamoci», dice il pattuglione. Non aspettano neanche che la moglie di Giovanni venga portata via dall'ambulanza. Due infermieri del 118 la sorreggono mentre il selciato davanti casa viene divelto. Il figlio, con la maglietta di Emergency, rimane muto, teso, appoggiato alle transenne, mentre il padre, Giovanni, si allontana. Tocca a lui, forse neanche ventenne, controllare quello che i tecnici stanno facendo.La strategia della pauraDi riduzioni in questi giorni di pieno agosto Acqualatina ad Aprilia ne ha fatte poco meno di trenta. Nulla di fronte alle settemila contestazioni, ma abbastanza per impaurire, per costringere tutti a pagare. L'obiettivo, in realtà, non è neanche quello di incassare, ma di costringere chi ha contestato ad andare allo sportello. «Basta un piccolo versamento e riapriamo l'acqua», dicono. E subito chiedono di firmare il contratto contestato. Da Acqualatina nessuno parla. Tutti in ferie, meno il pattuglione, costretto però al silenzio, pena il licenziamento. La legge di una Spa che gestisce un servizio pubblico è questa, sia che si tratti di Ferrovie che di acqua. Nel caso delle società miste pubblico-private - come Acqualatina - il compito è poi ben distribuito: i soci pubblici devono occuparsi di garantire il terreno politico, di ammorbidire, di smussare, di usare le parole giuste. Il socio privato, nel caso Veolia, porta avanti il «core business», prepara i distacchi, gestisce le gare d'appalto. Le porte del comitato di Aprilia non chiudono in questi giorni di agosto. Tutti hanno rinviato le ferie e continuano ad accogliere 50 cittadini al giorno, che si presentano per poter contestare quel padrone dell'acqua che nessuno ha voluto. Oggi, però, tutti si sentono un po' soli, abbandonati in questo deserto dei diritti che è Aprilia. Di politici oggi a difendere il signor Giovanni e la moglie non ce ne era neanche uno.
(Il Manifesto)
ACQUA PUBBLICA: NO ALLA PRIVATIZZAZIONE
Quando capirete che le risorse idriche sono un diritto da non scambiare con nessuna altra cosa? Quando capirete che vogliamo vivere bevendo la nostra acqua? Quando capirete che l'acqua è un diritto pubblico e non un affaire privato da farci inghiottire in ogni modo? Quando capirete che non si può fondare una società sullo scambio preorganizzato di posti di lavoro in cambio del silenzio e della rassegnazione altrui?
Abbiamo sete... di giustizia.
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2 commenti:
Esatto! l'acqua è un bene comune....abbiamo il diritto di usufruirne...
e purtroppo è anche un bene FINITO e prima o poi....
ma sai che non pensavo che fosse il Sud il più sprecone? pensavo fosse il nord...
Hai proposto un bellissimo argomento ^_^
un bacione e buona giornata
sono perfettamente d'accordo con te sara... dobbiamo proteggere le nostre risorse di acqua potabile e dobbiamo avere un servizio decente.
grazie e a presto.
ciao!! :-)
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