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mercoledì 22 ottobre 2008

Acqua Amara

In questi anni in Italia si sta provvedendo a privatizzare la rete idrica dei comuni. L'operazione non ha alcun senso economico ed è unicamente un furto a danno dei cittadini ed un regalo agli amici o nel migliore dei casi (migliore per chi privatizza) a se stessi.Per non farsi raggirare dalle solite chiacchiere e capire la truffa bisogna avere alcune basilari nozioni di economia.
Prima fra tutte: una rete idrica è un monopolio naturale. Significa che un'azienda che acquista una rete idrica comunale diventa di fatto monopolista, sebbene teoricamente altre imprese potrebbero costruire reti parallele a quella esistente per fare concorrenza, nella pratica i costi e i tempi sono proibitivi quindi nessuno lo farà mai.
Quando si privatizza una utility come l'acqua si da di fatto il monopolio di un bene primario ad una azienda privata. E questa come tale agirà.Sempre conoscendo le basi dell'economia, un impresa in regime di monopolio, per di più su un bene primario come l'acqua, aumenterà a dismisura il prezzo del prodotto per incrementare i profitti. Lo potrà fare perché sta vendendo un prodotto per cui la domanda è anelastica, significa che i cittadini continueranno ad acquistare acqua (perché non possono farne a meno) indipendentemente dal prezzo e avendo a che fare con un monopolista non potranno rivolgersi ad altri.
A fronte di questo regalo non c'è alcun vantaggio per i cittadini. La più classica delle scuse alle privatizzazioni è che le reti idriche italiane perdono un po' di acqua. Se le reti perdono si può selezionare, questa si dal privato, una nuova società di manutenzione. Pensare di dover privatizzare l'acqua invece di cambiare società di manutenzione è come sostenere che vada privatizzata la polizia di stato perché la società che gestisce pulizia nei commissariati non lavora bene. O se vogliamo entrare nel mondo reale, sostenere che vanno bloccate le intercettazioni telefoniche perché è stato pubblicato un sms di Anna Falchi al marito.
Comprese queste semplici regole economiche e quanto siano ridicole le motivazioni a favore si intuisce l'enorme regalo che viene fatto a qualunque azienda ottenga la gestione di queste piccole miniere d'oro.Qualunque sindaco o assessore che proponga di privatizzare l'acqua nel vostro comune è perciò un idiota o un ladro. Guardatelo in faccia per capire in quale categoria rientra.

(da dirittodiresistenza.ilcannocchiale.it)

Diciamocelo e preoccupiamoci. Come per le autostrade costruite con i nostri soldi e dati in gestione a privati ci si appresta a fare la stessa cosa anche con l’acqua.. Si ! L’acqua dei nostri rubinetti sarà privatizzata . Abbiamo costruito gli acquedotti con i nostri soldi (l’acquedotto pugliese ha una storia epica) ed ora rischiamo di darlo in gestione ai privati. Con l ’art. 23 BIS DEL DECRETO LEGGE 112 si prevede l’affidamento diretto a società non pubblica ( quindi a privati) del servizio idrico. Con il titolo: Servizi pubblici locali di rilevanza economica, il decreto prevede che dal 31 Dicembre 2010 l’acqua possa essere privatizzata . La stessa norma priva gli enti locali della loro competenza nella gestione del territorio. Il pacchetto di norme non è un capolavoro di chiarezza. Il rinvio a regolamenti attuativi contribuisce ad incrementare le zone d’ombra, come pure indeterminata appare la regolamentazione della fase transitoria. Le modalità di affidamento legittimo a regime e le deroghe sono inoltre afflitte da una genericità preoccupante . Ma su tutto questo grava come un macigno il metodo. Un problema vitale come l’ipotesi di privatizzazione dell'acqua non può avvenire senza un dibattito parlamentare ed in assenza di dibattito pubblico. Gestire l’acqua significa gestire le falde, gestire il territorio. Sono ambiti che non possono essere affidati a privati. Le esperienze di gestione privata del sistema idrico sono state denunciate più volte come esperimenti negativi risolti comunque con l’incremento delle bollette per i consumatori. Il servizio idrico è quello che ha più resistito al processo di privatizzazione, ora con una norma ( art. 9 bis) “ le concessioni relative al servizio idrico rilasciate con procedure diverse dall’evidenza pubblica cessano comunque entro e non oltre la data del 31 Dicembre 2010 …” Tradotto significa che dal 1 gennaio 2011 ci saranno nuove assegnazioni del servizio idrico. Liberismo italiota . Senza andare allo specifico per non appesantire questa narrativa , qual’è la filosofia politica di fondo? Si cerca di realizzare una concezione liberistica tutta italiana . Da una parte un processo di privatizzazione e dall’altra un rapporto privilegiato con chi già detiene una presenza massiccia sul mercato. Noi riteniamo che il sistema idrico sia dichiarato privo di rilevanza economica e pertanto debba sfuggire a questo processo di privatizzazione. Attendiamo un serio dibattito politico su questo tema. Ma non ne avvertiamo i segnali. (Mariano Leone)

"Acqua in bocca" di Rosaria Ruffini (Docente di teatro allo IUAV di Venezia).
Mentre nel paese imperversano annose discussioni sul grembiulino a scuola, sul guinzaglio per il cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce e, dunque, sarà gestita da multinazionali internazionali (le stesse che già possiedono le acque minerali). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300% Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armatati e carabinieri per staccare i contatori. La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L'acqua è sacra in ogni paese, cultura e fede del mondo: l'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L´acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L´acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.

La notizia è passata quasi inosservata, ma dal 5 agosto scorso l’Italia ha deciso che la sua acqua può essere privatizzata. La denuncia arriva da Padre Alex Zanotelli attraverso una lettera inviata a Beppe Grillo. Per l’esattezza il provvedimento è contenuto nell’articolo 23 bis del decreto legge numero 113, comma 1, firmato dal ministro G. Tremonti dove si dà il via alle privatizzazioni dei servizi offerti dai diversi enti. Ed ecco cosa recita il primo comma dell’art. 23 bis: Le disposizioni del presente articolo disciplinano l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonche’ di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili. Quinto comma: "Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati"L’approvazione è avvenuta con il consenso dell’opposizione e più precisamente del PD
(da ecoblog.it)

Il dissesto della Privatizzazione ormai sta dilagando nei nostri giorni, viene invocato dal politico e ovviamente dalla televisione, visto che in Italia il governo detiene i cinque sesti delle televisioni a maggior share.
La privatizzazione in Italia non ha senso di esistere. Visto che in Italia la concorrenza non c’è. Non è mai esistita e non ci sarà mai. Basta pensare alla telefonia mobile, Vodafone, TIM, Wind. La Vodafone non è solo in Italia, ma solo in Italia come le “concorrenti” portava alla spesa aggiunta di “spesa di ricarica” sulle ricariche. Insomma si è adeguata, indi vi era cartello, indi per anni abbiamo pagato soldi per nulla, indi alla cancellazione di questa “tassa” hanno aumentato i prezzi. Lo stesso dicasi per il cambio delle tariffe. Tutte nella stessa settimana. E l’autority non fa un cavolo. A che serve?
Prendiamo il concetto di privatizzazione:
Per cogliere sino in fondo la questione sociale delle privatizzazioni, bisogna affrontarla “alla radice”, secondo la nota indicazione marxiana. E alla radice c’è in gioco l’essere sociale, cioè il dato associativo che fa stare insieme i soggetti che costituiscono una collettività storicamente determinata. Rispetto a questo dato associativo le privatizzazioni sono in controtendenza. Privatizzare significa stralciare determinate attività dal corpo sociale. Significa fare per sé. E, nello specifico di una organizzazione sociale capitalistica, significa agire in proprio, sulla base di una motivazione utilitaristica. Ora, se immaginiamo l’essere sociale come una rete, privatizzare un settore o un ente significa operare un taglio su una maglia della rete sociale. E se le privatizzazioni non sono episodiche, ma rientrano in un progetto, si tratta di tagli alle maglie cruciali dell’assetto societario. Così, attraverso ripetute e mirate operazioni, il grafico a rete si va via via trasformando nel groviglio di un filo, il filo del privato, che segue i percorsi della valorizzazione capitalistica diffusa.
L’esito complessivo è devastante. Una formazione socio-economica storicamente determinata quanto più è privatistica, tanto meno è fondata sull’essere sociale. Al limite, quanto più è modellata sulla logica del privato, tanto meno è società, in senso stretto. Dunque, la società capitalistica, privatistica per eccellenza, è una vivente contraddizione in termini. In quanto società, mette insieme uomini e donne. In quanto capitalistica, li fa stare ed agire non in associazione pubblica, in vista di un bene comune e generale, ma in separazione privata, in vista di un utile individuale e di classe.
In Italia questo frutto del male, si sta usando per portare al profitto privato beni di prima necessità. Vedi l’acqua, vedi la mercificazione della cultura nell’ambito delle scuole private. La scuola privata viene offerta come prodotto (ecco il senso di privatizzare, essere un prodotto, essere venduto. ndr). Si parla spesso di una contrapposizione della scuola privata a quella pubblica. Come a dire, qui è diverso, e serve come sviluppo anche per la pubblica. Tralasciamo l’ignobile fatto che in Italia si vuole sostenere con denaro pubblico anche le scuole Private, ovvero il cittadino che non può “beneficiare” della scuola privata, in un certo senso paga lo stesso la scuola privata ad un altro molto più “facoltoso”, attraverso le sue tasse. Ma la cultura, e la scuola formano l’individuo nella sua complessità o almeno questo dovrebbe fare, privatizzare le scuole è consegnare nelle menti di giovano un concetto estraneo, un prodotto un’ideologia diversa. Tutt’altra è la dinamica della formazione in quanto tale. È finalizzata esclusivamente alla crescita del soggetto, personale e collettivo. E quindi mette in atto interventi pedagogici a misura dei soggetti, adottando tempi e modalità che possono risultare diseconomici e antitetici alla logica di bilancio.
Pensiamo poi alla sanità. Il concetto base viene dalla pluri-premiata sanità privata americana. Lì si denota come il privato cerchi solo il guadagno. Qui non si tratta di una attività imprenditoriale qualsiasi. Nel caso della sanità vengono investiti servizi che interessano l’essere delle persone. In pratica, vengono affidate alle convenienze dell’imprenditoria privata la sopravvivenza e la salute degli uomini e delle donne che compongono la collettività. Il che equivale alla espulsione di ogni dato associativo dal corpo sociale, cioè alla radicale dissociazione della società.
Che società è quella che lascia morire le persone, e che non è capace di curare l’uomo? Una società che ha perso il senso della vita, e dove veramente vi è solo il concetto del vile denaro. Del vile scialbo denaro.
Quando si parla di privatizzare, pensateci bene, e ricordate queste parole che dirò. Se si privatizza qualcosa, il governo, la televisione, i giornali parleranno subito della sicurezza per i lavoratori, dei loro posti di lavoro. Cosa che non avviene mai. Visto che il privato tende a risparmiare, per avere utili, più utili. Però ha senso, perché sembra dire:
“Che ve ne fate di scioperare, di perdere quote di salario, per un qualcosa che a voi non vi mina?” Insomma, ci prendono per i fondelli. E’ vero che noi Italiani lavoriamo solo ed esclusivamente l’orticello di casa nostra, ma così facendo minano veramente la nostra capacità di giudizio imponendoci le loro idee. Stiamo attenti.
Si tratta di riuscire a fare emergere, contro l’appello all’interesse egoistico e privato, il punto di vista di classe, solidale e pubblico. La posta in gioco è la salvaguardia della condizione esistenziale di tutte le donne e di tutti gli uomini che dispongono soltanto della propria forza-lavoro.
Leggo su Wikipedia che dal 1935, anno in cui Charles Darrow lo registrò, il Monopoly è il gioco da tavolo più praticato della storia. In effetti non è solo un gioco ma anche un sistema di vita ed in entrambi i casi, servono i dadi. (da ecarmensandiego.com)

7 commenti:

Pellescura ha detto...

Un tasto dolentissimo, noi non ci pensiamo, ma è un tema che sarà dirimente per il futuro di tutta la terra.

Silvia ha detto...

Che bel post corposo :)

Sono completamente d'accordo...
Pensa che mio padre lavora in un acquedotto qui in Molise e con gli anni la privatizzazione ha fatto davvero passi da gigante!

A presto Calogero...

Calogero Parlapiano ha detto...

Ciao Pietro e ciao Silvia... l'acqua ci viene costantemente rubata dagli enti privati e rivenduta a caro prezzo, questa è la verità. è un teto business...
a presto spero.
ciao

ღ Sara ღ ha detto...

La privatizzazione dei servizi idrici è una vergogna...una truffa vera e propria!!

Se adesso l'economia gira intorno al petrolio...tra un pò girerà intorno all'acqua...e chi ci perde ovviamente sono sempre i cittadini

Buon pomeriggio, un bacione

Sara

Calogero Parlapiano ha detto...

come non condividere le tue parole Sara.. l'acqua è più importante del petrolio, senza bere non si può vivere.
a presto, un bacio.
ciao

Pino Amoruso ha detto...

Ormai si lucra su tutto...in questo caso poi ci troviamo difronte ad una megatruffa legalizzata...
Ha proprio ragione Sara che a pagare siamo sempre "noi"

Calogero Parlapiano ha detto...

condivido la tua opinione Pino... è un business di cui in pochissimi parlano... altro che petrolio eheh ciao