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martedì 15 settembre 2009

11 Settembre 2001-2009: per non dimenticare

Sono già passati 8 anni. Sembra ieri. L’11 settembre del 2001 il mondo si risvegliò diverso e da quel giorno non è stato più lo stesso. Da quel giorno l’America si scoprì vulnerabile e con essa tutti i paesi civili e democratici. Da quel giorno sono cambiate tantissime cose e la politica estera di molti paesi è stata plasmata proprio alla luce di quegli avvenimenti terribili.
Quattro attentati di inimmaginabile portata sconvolsero la terra di Cristoforo Colombo che fine a quel momento si riteneva inespugnabile, invulnerabile.
Quattro attacchi suicidi realizzati attraverso il dirottamento di quattro aerei di linea che vennero catapultati verso altrettanti obiettivi sensibili, per fare ancora più male.
Le Torri Gemelle, ossia il famoso World Trade Center di New York, il Pentagono, la base logistica e militare degli Stati Uniti d’America, la Casa Bianca, residenza presidenziale, unico obiettivo dichiarato ma mai raggiunto in quanto l’aereo diretto all’abitazione di Bush si schiantò lungo il percorso, in un territorio disabitato vicino Shanksville, grazie alla ribellione interna dei membri dell’equipaggio e degli stessi passeggeri.
Oltre ai 19 dirottatori, morirono circa 3000 persone di 90 nazionalità diverse, alcuni corpi sono stati trovati e riconosciuti, altri sono evaporati nel nulla. Tutto il mondo democratico quel giorno si sentì colpito, nessuno era stato in grado di fermare quell’attacco, nessuno era stato in grado di prevederlo, neppure l’America che è la prima nazione nel mondo in quanto a soldi spesi per la protezione del proprio territorio, per servizi segreti, per spionaggio.
Si seppe in seguito che i dirottatori, tutti arabi, erano membri attivi e facenti parte del gruppo terroristico di Al Qaeda, guidato dal pluriricercato Osama Bin Laden.
Uno dei momenti più tragici di quegli istanti terribili è stato il crollo delle due torri gemelle implose a causa delle elevate temperature causate dagli incendi: le due strutture si sono accartocciate su sé stesse e corrono alla mente tutti i fotogrammi di quegli attimi, della gente che preferiva gettarsi dalle finestre per non morire soffocata, dei vigili del fuoco che sono andati incontro alla morte continuando a salire piano dopo piano sebbene i grattacieli cominciassero a scricchiolare, la mente corre a quelle telefonate ascoltate nei giorni seguenti di gente che chiamava i propri cari consapevole che non gli avrebbe più rivisti. Quanta distruzione.
Oltre alle Torri Gemelle, altre strutture dell’area furono gravemente danneggiate ed alcune di esse sono attualmente in demolizione per essere ricostruite, ci si augura, più belle di prima.
New York in quei giorni è stata raffigurata come l’anima dell’America, un’anima violentata dalla crudeltà dell’uomo.
Purtroppo, di solito, le violenze non vengono mai da sole e la crudeltà genera altra crudeltà.
Gli attacchi furono immediatamente seguiti da quella che è stata chiamata “Guerra al Terrorismo”.
Bush junior, allora presidente degli Sati Uniti, approvò la guerra in Afghanistan ed in Iraq, la prima contro i talebani, la seconda contro il regime totalitario e sanguinario del dittatore Saddam Hussein.
Entrambe le guerre hanno visto il coinvolgimento mondiale in quanto in pratica i soldati di tutte le nazioni hanno preso parte a queste “missioni di pace”. I talebani afghani sono stati facilmente sconfitti ed oggi nel paese il neo presidente Karzai cerca di mantenere, a stento, l’ordine. Anche in Iraq Saddam Hussein è riuscito ad opporre scarsa resistenza, è stato catturato e giustiziato per impiccagione. Tra l’altro anni dopo l’America ammise che la storia delle armi di distruzioni di massa possedute dall’Iraq per giustificare la guerra era per l’appunto soltanto una storia.
Morti si sono aggiunti ad altri morti, altri civili continuano a morire ancora oggi, altri soldati vengono mandati in missione presso questi territori martoriati, territori che erano martoriati anche prima dell’11 settembre. Ma di Osama Bin Laden nessuna traccia.
Su questa tragica data e sulle conseguenze che ha generato si è scritto e detto tanto e di tutto. Sono state diverse le teorie complottiste, i misteri, le indagini, le dispute e le controversie.
Tuttavia il nostro obiettivo oggi non è quello di fare luce su una delle più grande sciagure della storia ma quello di ricordare. Perché otto anni sono passati e qualcuno già comincia a presentare i primi segni di stanchezza, comincia a rimuovere quello che è stato e quello che è ancora oggi.
L’11 settembre non è ancora finito, la sua eco, come un rimbombo lontano, prosegue sino a noi e determina le nostre vite, gli scenari mondiali e le politiche interne ed estere delle nazioni.
Una data che purtroppo fa già parte della storia moderna, una data che non va dimenticata perché tremila morti ancora chiedono giustizia e migliaia di famiglie nel mondo, ripensando a quei momenti, sono lì, nel silenzio, a chiedersi “perché?, perché è accaduto tutto questo, cosa si poteva fare e cosa non abbiamo fatto”.
La memoria di quel giorno la dobbiamo a loro. La dobbiamo a noi stessi.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

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