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venerdì 29 agosto 2008

Conclusione delle Olimpiadi di Pechino: tra sport e politica internazionale


Atleta Disciplina Specialità Data

Cainero Chiara Tiro a Volo Skeet 14 Agosto
Cammarelle Roberto Boxe91 kg + 24 Agosto
Minguzzi Andrea LottaGreco-Romana 84 Kg 14 Agosto
Pellegrini Federica Nuoto 200 stile libero 13 Agosto
Quintavalle Giulia Judo 57 kg 11 Agosto
Schwazer Alex Atletica 50 km. di marcia 22 Agosto
Tagliariol Matteo Scherma Spada 10 Agosto
Vezzali Valentina Scherma Fioretto 11 Agosto

D'Aniello Francesco Tiro a volo Double Trap 11 Agosto
Filippi Alessia Nuoto 800 stile libero 16 Agosto
Idem Josefa Canottaggio K1 500 23 Agosto
Italia Canottaggio Quattro di coppia 17 Agosto
Italia Tiro con l'arco Squadre 11 Agosto
Pellielo Giovanni Tiro a Volo Trap 10 Agosto
Rebellin David Ciclismo Strada 9 Agosto
Russo Clemente Pugilato 91 kg 23 Agosto
Sarmiento Mauro Taekwondo 80 kg. 22 Agosto
Sensini Alessandra VelaRS:X 20 Agosto

Facchin Andrea Scaduto Antonio CanoaK2 1000 22 Agosto
Granbassi Margherita Scherma Fioretto 11 Agosto
Guderzo Tatiana Ciclismo Strada 10 Agosto
Italia Scherma Spada a squadre 15 Agosto
Italia Scherma Fioretto a squadre 16 Agosto
Italia Scherma Sciabola a squadre 17 Agosto
Picardi Vincenzo Boxe Peso mosca 22 Agosto
Rigaudo Elisa Atletica 20 Km marcia 21 Agosto
Romero Diego Vela Laser 19 Agosto
Sanzo Salvatore Scherma Fioretto 13 Agosto

Questo è il medagliere azzurro definitivo: 8 ori, 10 argenti, 10 bronzi.

Ottimo risultato anche se rimane l'amaro in bocca per le molte medaglie di legno (i quarti posti) che sicuramente con un pò di fortuna in più potevano trasformarsi in qualcosa di più prezioso. Il medagliere è stato vinto e dominato dalla Cina con 51 ori e un totale di 100 medaglie olimpiche, a seguire gli Stati Uniti e poi la Russia. Italia al nono posto su 204 nazioni partecipanti con le sue 28 medaglie preziose. E' stata come sempre l'occasione per avvicinarsi ed appassionarsi a sport che spesso vengono oscurati dai media e che attraverso le Olimpiadi tornano a nuova fama... non sempre le notizie sportive hanno avuto la meglio sulle vicende politiche e non sempre lo spirito olimpico ha prevalso, a volte a causa degli atleti, altre a causa dei dirigenti federali sempre attenti a futili e pretestuose polemiche. Insomma w lo sport, w le Olimpiadi ma attenzione...
a proposito, chiudo il post con questo interessante articolo sulla questione tibetana e cinese in generale. Buona lettura.

Nel mezzo delle spettacolari Olimpiadi Made In China, bombardati da notizie su Usain Bolt e Michael Phelps, il fioretto e la canoa, è passato in secondo piano l'argomento che ha infiammato il clima prima della cerimonia d'apertura: i diritti umani in Cina. Ma è davvero questo il tema che sta a cuore all'ondivaga opinione pubblica occidentale? I diritti umani, ma anche civili e politici, nella nazione più popolosa del mondo?
Quando si parla di diritti umani in Cina si fa riferimento sempre e solo alla cosiddetta questione tibetana. Con l'approssimarsi dell'appuntamento olimpico le testate giornalistiche di tutto il mondo, le televisioni, i siti web, hanno fatto a gara per informarci sull'intollerabile stato della libertà religiosa e politica della Provincia Autonoma del Tibet. Provincia Autonoma è uno spassoso esempio dell'involontario umorismo di ogni regime autoritario: Repubblica Democratica Tedesca, Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, i centri di rieducazione, facciamo la guerra per fare la pace, vogliamo il benessere del popolo sovrano. Ci sarebbe da ridere, solo che c'è sempre qualche milioncino di morti a ricordarci che no, non sta proprio bene sogghignare.
La Provincia Autonoma del Tibet è una provincia dal 1949, da quando cioè le sgangherate truppe di Mao invasero quello che era uno stato sovrano. Sul momento i tibetani non furono poi così scontenti, visto che erano governati come un feudo medievale da una cricca di sanguisughe in abito monastico. Ma siccome, si sa, al peggio non c'è mai fine, con la Rivoluzione Culturale, Libretto Rosso in una mano e mitra nell'altra, i cinesi decisero che la libertà religiosa non era poi così importante, e con furia iconoclasta degna di miglior causa decisero di radere al suolo qualche migliaia di monasteri. Morale della favola: le magnifiche sorti e progressive del sol dell'avvenire maoista necessitavano di un controllo ferreo sui turbolenti tibetani. Un controllo che non è affatto scemato, in una regione che a Pechino considerano fondamentale ancor più dopo il 1962, anno della guerra di posizione tra Cina ed India. La questione è talmente importante per i cinesi ed il Partito Comunista che la stella dell'attuale Presidente Hu Jintao ha acquisito fulgidezza con la feroce repressione manu militari dell'ultima rivolta tibetana nel 1989.
Proprio ieri, 21 agosto, il Dalai Lama per mezzo di Le Monde ci ha informato che la repressione del dissenso in Tibet continua, con determinazione e ferocia. La polizia avrebbe sparato contro la folla inerme, causando 140 morti. Altro che riavvicinamento tra Pechino e Dharamsala, trattative per l'autonomia e sciocchezze varie propinate da Hu Jintao ai falsamente creduloni leader occidentali. La Cina continua nella sua politica, imperterrita e senza tentennamenti. L'obiettivo è quello di diluire a tal punto la cultura indigena, con una massiccia iniezione di cinesi Han, che tra qualche anno il problema sarà semplicente esaurito per un mero dato demografico.
Torniamo però al quesito di partenza. Davvero ci interessano i diritti umani in Cina? Oppure ci interessa solo la questione tibetana e la repressione della religiosità buddhista? I dirigenti di Pechino stanno compiendo la medesima operazione nello Xianyang, da qualche anno si stanno peritando di sradicare la setta Falun Gong e certo non si può dire che i cattolici abbiano vita semplice. E allora perché? Difficile trovare una risposta. Ad essere cinici si potrebbe dire che il buddhismo è molto cool, che ha fatto più bene Richard Gere alla causa tibetana di quanto bene abbia fatto il buddhismo a Richard Gere che non azzecca un film da Pretty Woman. Che il Dalai Lama fa molto Gandhi vestito meglio. Dei diritti dei musulmani non è che poi ci interessi tanto. E, anche se non è politically correct dirlo, dall'11 settembre ci stanno anche un pò anticipatici. Falun Gong è una setta talmente strana che al confronto Scientology pare un culto per persone assennate. I cattolici, poi, sono decisamente out: ma come, l'Occidente brama la spiritualità orientale e voi v'attaccate alle sottane di Benedetto XVI?
Insomma: libertà per il Tibet, ma anche libertà per la Cina. (da beijing2008.it)

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