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giovedì 10 aprile 2008

TIbet: La repressione e la morte - ultima parte


Le cronache di questi giorni ci raccontano di un Tibet sconvolto dall'oppressione e dalla repressione cinese... case in fiamme, uomini e donne imprigionati come terroristi politici, monaci buddisti uccisi, monasteri distrutti...La Cina ha deciso di spazzare via questo angolo di mondo e il resto del mondo ha deciso invece di occuparsi e di preoccuparsi se le Olimpiadi (Pechino 2008) si svolgeranno regolarmente, se saranno boicottate, se i capi di Stato prenderanno parte al giorno d'apertura dei Giochi, se la fiaccola olimpica giungerà a destinazione sana e salva... tutte preoccupazioni nobili e importanti, le Olimpiadi sono giustamente ritenute momento di aggregazione tra i popoli, momento di fratellanza, momento di sana competizione...il tutto realizzato in uno Stato che annienta la diversità culturale e religiosa...

La Cina ha deciso di annientare il Tibet, uno Stato dal territorio immenso, con più di un miliardo di persone, che ha avuto negli ultimi anni un meritato boom economico e commerciale che decide di combattere poche migliaia di persone, per lo più monaci buddisti assertori della non-violenza cosparsi su un territorio inospitale di poche centinaia di chilometri quadrati... e il mondo si volta dall'altra parte...

Quello che ho voluto raccontare in questi ultimi 3 post sul Tibet parla di gente che ha una propria storia, una propria cultura, un proprio culto religioso, la Cina nel lontano 1949 ha deciso di inglobare al suo territorio anche quello tibetano approfittando di gente che non sa e non vuole difendersi se non con l'arte della parola, della diplomazia, della loro fede... per ogni soldato cinese che viene colpito a morte, 10 forse 15 tibetani vengono arrestati, torturati e trucidati. E il mondo si volta dall'altra parte e si rigira solamente quando si parla di Olimpiadi.... La guida spirituale del Tibet, il Dalai Lama, premio nobel per la pace, chiede dialogo, chiede pace, chiede di non boicottare le Olimpiadi anche perchè teme pesanti ripercussioni sul suo popolo se ciò dovesse accadere... dov'è la politica? Perchè non si può aprire un dialogo pacifico? Cosa vuole la Cina dal Tibet a parte i tesori e le richezze dei loro monasteri? Dove sono gli organi mondiali preposti alla salvaguardia della pace e del dialogo tra le genti? Possibile che tutto ciò che interessa è se l'atleta X batterà il record nella gara Y?

La vicinanza geografia non comprende la vicinanza ideologica, da qui nasce il conflitto. Se proprio è impossibile restituire l'indipendenza politica al Tibet che aveva ed ha una propria capitale (Lhasa) che quantomeno gli sia garantita la possibilità di salvaguardare le proprie tradizioni, culture, culti religiosi, la possibilità anche di poter protestare quando pensano di averne il diritto. E non si faccia l'errore di pensare che si tratti di problemi lontani, di questioni a noi distanti, anche noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle e in generale in Europa il dramma dell'oppressione, della persecuzione, della mancanza totale di uno spirito liberale, sappiamo bene cosa significa, le idee si muovono, camminano, volano e, Dio non voglia, possono ritornare.

Posare le armi e far aprire un dialogo costruttivo è un dovere oltre che un diritto per ogni essere umano, quando le persecuzioni e gli omicidi di monaci indifesi termineranno si potrà di nuovo parlare delle Olimpiadi. La Cina deve garantire la pace e la libertà al Tibet.

La libertà è indispensabile come l'aria che respiriamo, non si può costringere un uomo a non respirare così come non si può far rinunciare ad un uomo alla propria sete di libertà...

Tibet Libero!!!!

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