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venerdì 22 maggio 2009

La Rete resta libera... per ora (pronti al prossimo attacco?)

L'emendamento Cassinelli stanotte è passato e ha abrogato l'art. 60 del Ddl n. 2180, più noto come il famigerato "emendamento D'Alia". I sostenitori di una Rete libera ringraziano l'onorevole Roberto Cassinelli e tutti coloro che si sono adoperati per far passare il suo emendamento.
In serata oggi il deputato Udc Roberto Rao ha criticato l'abrogazione dell'art. 60 del ddl sicurezza introdotto da un emendamento del capogruppo Udc al Senato Gianpiero D’Alia, proposta dallo stesso Cassinelli ed approvata nella scorsa notte dalle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera.“Dalle sue dichiarazioni si può pensare che l’onorevole Rao viva al di fuori della realtà” ha commentato l’on. Cassinelli (Pdl).
“Il collega Rao - prosegue Cassinelli - ha presentato, insieme ad altri deputati del suo gruppo, tre emendamenti all’articolo 60. Nessuno di questi, però, risolveva le due questioni centrali: la decisione di filtrare un sito era comunque affidata all’arbitrio del Ministro dell’interno, e non era specificato che il filtraggio di un contenuto incriminato va attuato senza intaccare l’accessibilità a contenuti terzi”.
Nelle dichiarazioni dell’onorevole Rao si legge: “è evidente che le dichiarazioni del collega Cassinelli sono strumentali al consenso di chi naviga in Rete, ma non contengono nella sostanza alcun indirizzo significativo su come evitare gravi episodi che di fatto contribuiscono a minare la credibilità della rete e la sicurezza di chi la utilizza senza essere esperto”.
“Nelle mie dichiarazioni - risponde Cassinelli - non c’è nulla di strumentale. Esse muovono semplicemente da considerazioni giuridiche e tecniche. L’ordinamento italiano è già dotato delle norme atte ad impedire e punire l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato, ed è questa la garanzia data agli utenti della rete”.
Il deputato del Pdl, membro della Commissione giustizia, conclude affermando che "dell’emendamento D’Alia non c’era bisogno. Si trattava di un testo sbagliato e potenzialmente pericoloso. La sua abrogazione è una notizia molto positiva, accolta con favore da tutte le parti politiche. Per questo non riesco a comprendere le ragioni per cui l’Udc perseveri nel sostenere il contrario”.
Adesso occhi puntati sulla Hadopi ai voti in Francia: passerà?
Per chi non se lo ricordasse, l'emendamento D'Alia al "pacchetto sicurezza", passato in febbraio al Senato, costringeva gli Internet provider a filtrare i contenuti a caccia di istigazioni a delinquere e apologie di reato, e social networks come Facebook in Italia rischiavano di non poter più proseguire la loro avventura.
L'emendamento D'Alia riguardava la "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo Internet", che al comma 1 recitava: "Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete Internet, il Ministro dell'Interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla Rete Internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine".
Una volta emesso il decreto, gli Internet provider avrebbero dovuto innescare "appositi strumenti di filtraggio" (le cui caratteristiche tecniche devono ancora essere tracciate dal ministro dell'Interno, da quello dello Sviluppo economico e quello della Pubblica amministrazione e innovazione) e isolare la pagina incriminata entro 24 ore, pena una multa da 50 mia a 250 mila euro, e l'accusa di concorso di "apologia o di istigazione in via telematica sulla rete Internet", un'imputazione punita con il carcere (articolo 414 e 414 c.cp.): da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.
Ma secondo i giuristi esperti della materia, i reati d'opinione si sovrapponevano con la manifestazione del pensiero dell'individuo: diritto tutelato dall'articolo 21 della Costituzione. Con i fornitori di Internet costretti a setacciare la libera espressione. Non solo: secondo gli esperti non è tecnicamente possibile filtrare Internet: la natura della Rete rende impossibile la censura.
Cassinelli è anche tra i promotori dell"'intergruppo Web 2.0": un'iniziativa volta ad aiutare i politici a colmare il digital divide che li rende diffidenti nei confronti dei nuovi media. Speriamo in bene...


La Rete ha vinto e resta libera

Roma - La libertà dei cittadini italiani di usare la Rete per informare ed informarsi così come loro garantito dalla Carta fondamentale dei diritti dell'uomo e del cittadino prima e dalla Costituzione poi è salva... almeno per il momento.

I Deputati italiani, infatti, mostrando una maturità ed un rispetto per i diritti fondamentali dei cittadini e degli utenti superiore a quello dei colleghi del Senato, nella notte di ieri, hanno abrogato l'art. 60 del DDL n. 2180, meglio noto al grande pubblico come emendamento D'Alia, approvando l'emendamento Cassinelli. Uno dei più pericolosi attentati alla libertà dell'informazione in Rete ed attraverso la Rete è stato, dunque, sventato.

L'emendamento D'Alia, infatti - che sia stato frutto di superficialità , ignoranza delle dinamiche di circolazione dei contenuti in Rete o di un eccesso di giustizialismo - avrebbe drammaticamente ridotto la libertà di informazione nel nostro Paese per effetto dell'applicazione di una perversa logica repressivo-cautelar e in forza della quale la sospetta commissione da parte di un singolo di un reato di opinione avrebbe finito con il gravare sull'intera collettività che, dalla sera alla mattina, si sarebbe ritrovata nell'impossibilità di informare ed informarsi attraverso blog, ugc e altre piattaforme telematiche.

Nei prossimi giorni varrà, forse, la pena di fermarsi a riflettere su come sia potuto accadere che nel 2009 un Senatore della Repubblica abbia proposto - ed i suoi colleghi abbiano a larga maggioranza approvato - un emendamento che minacciava di oscurare la Rete nel secolo della Rete.
Oggi, però, credo sia più importante parlare di come si è impedito che tale intendimento divenisse realtà e si è giunti al pentimento operoso del nostro legislatore. Si tratta, infatti, di un percorso virtuoso che sarebbe auspicabile non restasse isolato. Protagonista indiscussa di questo percorso è stata - mi sia consentito, solo per un istante, proporne un'immaginaria personificazione - la Rete in tutte le sue molteplici forme e sfaccettature.

È stato il tam tam della blogosfera, quello nelle piattaforme di social network, il rimbalzare dei video su YouTube, il libero esercizio da parte di centinaia di migliaia di cittadini italiani che ogni giorno usano la Rete del loro diritto di critica e la viralità della comunicazione elettronica a costringere il Parlamento a prestare attenzione ai 1684 caratteri (spazi esclusi) dell'emendamento D'Alia che, altrimenti, avrebbero rischiato di passare inosservati e di formare oggetto - come probabilmente già accaduto al Senato - di un voto distratto, assonnato, intorpidito che, difficilmente, le parole "filtraggio", "Internet" o "connettività" sarebbero state in grado di risvegliare.

È un successo della Rete, dunque, quello che si è celebrato nella serata di ieri a Montecitorio al momento del voto in Commissione riunita Giustizia-Affari Costituzionali con il quale si è abrogato l'art. 60 del DDL n. 2180, l'emendamento D'Alia. La Rete ha difeso se stessa, si potrebbe dire con formula riassuntiva, giornalisticamente forse efficace ma linguisticamente e giuridicamente approssimativa.

A dirla meglio la realtà è che quella che si è appena consumata sotto i nostri occhi è la prova che Internet è ormai divenuto uno strumento maturo di democrazia elettronica da utilizzarsi in una politica partecipata, ampia e condivisa, caratterizzata da un dialogo aperto, rapido e schietto tra eletti ed elettori, dialogo nell'ambito del quale i numeri e la cassa di risonanza rappresentata dalla dimensione globale del fenomeno possono indurre i primi a ritornare sui propri passi ascoltando l'opinione dei secondi, noi, gli elettori.

Nel mondo dei media tradizionali, della televisione e della carta stampata questo non sarebbe mai stato possibile perché l'informazione correva verticalmente dai più grandi (economicamente e politicamente) ai più piccoli senza alcuna possibilità di invertire la direzione e i primi formavano a loro immagine e somiglianza l'opinione pubblica generando il consenso e scongiurando il formarsi di sacche di dissenso.

È questo il miracolo della Rete, primo mezzo di comunicazione di massa nel senso più pregnante del termine, in grado di lasciarsi plasmare ed utilizzare dai più numerosi e non già dai più grandi economicamente e politicamente.

Tale constatazione costituisce, ad un tempo, la ragione per la quale l'accesso libero e neutrale alla Rete va garantito e tutelato quale presupposto indefettibile dei diritti e delle libertà fondamentali e del perché, da più parti, talora in maniera più trasparente e talaltra più celata, si vorrebbe trasformare, a colpi di regole, la Rete in una grande TV.

Congratulazioni Signora Net, una bella e meritata vittoria!

Occorre, tuttavia, dare a Cesare quel che è di Cesare e, quindi, riconoscere che gli sforzi di quanti in Rete ed attraverso la Rete hanno, nelle ultime settimane, fatto il possibile perché questo risultato venisse raggiunto, sarebbero rimasti frustrati se non avessero trovato adeguata sponda nella responsabilità e nel senso del dovere di alcuni uomini delle Istituzioni ed in alcuni politici più illuminati di altri che hanno raccolto il grido di preoccupazione dei cittadini e lo hanno tradotto in emendamenti all'emendamento D'Alia che - istituzionalmente parlando - non è rimasto travolto dalle urla della Rete ma è stato, invece, soppresso dall'approvazione di due emendamenti sostanzialmente gemelli presentati uno dal PD (molti firmatari) e l'altro dall'On. Cassinelli - lo stesso del Salvablog - che già aveva presentato, facendosi per primo portatore delle istanze della Rete, un altro emendamento meno radicale ma, comunque, in grado di "neutralizzare" il ciclone D'Alia.

Guido Scorza
www.guidoscorza. it
Presidente Istituto per le politiche dell'innovazione

2 commenti:

Alessandro Tauro ha detto...

Cassinelli, per la cronaca, è tra l'altro l'autore di una buonissima legge a difesa dei blog e per chiarire una volta per tutto la disciplina sull'obbligo di registrazione delle testate giornalistiche (ancora oggi la questione della registrazione del blog informativo vive in un limbo senza conclusione).
E' un proposta di legge che magari necessità di qualche ritocco qua e là, ma è ottima dal punto di vista dell'impianto generale.
Un buonissimo punto di partenza.

E un complimento al deputato Cassinelli.

Calogero Parlapiano ha detto...

bene... un passo in avanti...ma sempre occhio vigile e orecchie aguzze... gli attacchi silenziosi e a nostra insaputa sono sempre dietro l'angolo. ciao!