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domenica 25 ottobre 2009

Le strettoie della Coscienza

E’ presumibile che molti conoscano queste parole e sappiano chi le ha pronunciate: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, io ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito”. E’ poco probabile che voi conosciate queste parole: “Ho soddisfatto Dio con ciò che ama. Ho dato pane all’affamato, acqua all’assetato, vesti all’ignudo, una barca a chi non ne aveva”.
Il primo brano è tratto dal Vangelo di Matteo (25-34-36), il secondo dal Libro dei morti (Cap.125) dell’antico Egitto, risalgono a 1500 anni prima di Cristo. Possiamo in piena coscienza affermare che il nostro tempo abbia accolto come valori irrinunciabili le parole di Gesù e quelle degli egizi che lo hanno preceduto? Il Cristianesimo non è nato dal nulla, la sua universalità è germogliata nei giardini del pensiero, nella naturale tendenza dell’uomo a fare di sé il principale strumento di un cammino, infinito e faticoso, verso il bene, la giustizia interiore, la purezza del cuore.
Se una barca diretta verso le nostre coste affonda con 73 uomini e donne perché quanti l’hanno avvistata hanno lasciato che affondasse; se il nostro governo ha adottato leggi e regole che respingono chi ha fame, sete ed è nudo; se coloro che sono fuggiti dal tiranno e dalla fame, con i loro figli e le loro donne, sono considerati, per il fatto di essere fra noi, e non per un crimine, colpevoli da punire, credete che siano state ascoltate le parole di Gesù e quelle, altrettanto nobili, degli egizi pronunciate 3500 anni or sono?
Il Vangelo di Matteo non è il vangelo di Maroni, né quello di Berlusconi e del suo governo, né quello della maggioranza che lo sostiene. Eppure questa maggioranza si richiama al Cristianesimo e tutte le volte che gli è possibile, e manifesta nei luoghi delle istituzioni, la volontà di osservare i precetti della Chiesa. Si batte con vigore e, talvolta, con asprezza perché i dogmi della fede cattolica siano rispettati anche da chi non professa la fede cattolica, al punto da accusare di assassinio chi ritiene che la vita sia concepita in un tempo diverso da quello che molti scienziati e medici credono.
La distanza fra le manifestazioni di fede e la realtà diventa ogni giorno più ampia. E’ vero, l’enfasi che gli uomini di Chiesa, non tutti invero, pongono sui temi etici è ben maggiore di quella riposta nei temi sociali, ma ciò non impedisce a chiunque lo voglia, di scoprire quanta ipocrisia e durezza di cuore ci sia nel governo della società. La ragion di Stato fa la differenza? La politica della sicurezza ha fatto degli immigrati la principale ragione di rischio. E questa non è ragion di Stato, ma scelta di partito.
Invece che dare da mangiare a chi ha fame ed ospitare il forestiero, abbiamo scelto di respingerlo e, in qualche circostanza, abbiamo consapevolmente procurato la sua morte. Invece che accoglierlo, ne abbiamo fatto un nemico pericoloso che viene ad ammazzarci. Le barche del popolo in fuga sono diventate, per bocca dei nostri governanti, dei vascelli affollati di delinquenti. E’ questo il Cristianesimo professato dai "cattolicissimi" ministri? La solidarietà, il rispetto per gli uomini e le donne sono la religione dello spirito, l’unico strumento di redenzione di un’umanità afflitta da ingiustizie. Cattolici e non cattolici devono passare attraverso questa strettoia della coscienza per sentirsi degni di esistere. (Siciliainformazioni)

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