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lunedì 19 ottobre 2009

Carne...Vale o Non Vale? 2010 in alto mare

Si torna a parlare di Carnevale e come sempre accade a Sciacca la questione diventa di fondamentale importanza e scatena polemiche a non finire. In tutte le città d’Italia che hanno fatto di questa festa il fiore all’occhiello della loro promozione turistica si è già cominciato a lavorare nei capannoni per l’edizione 2010. A Sciacca no: intanto perché, problema secolare, i capannoni non sono mai esistiti e poi perché ancora non si sa per il carnevale verrà organizzato e come. L’impressione, negativa, è che si navighi a vista e l’orizzonte non vada al di là dell’orticello di casa.
I punti all’ordine del giorno sono tanti. Intanto non sono stati ancora saldati i premi 2009 ed i carristi sono sul piede di guerra, minacciano le vie legali anche perché, a loro volta, i fornitori dei carristi devono essere pagati e non intendono più aspettare. Questi soldi devono essere versati dalla Regione Sicilia, si attendono da mesi, il ritardo in merito è clamoroso. Allo stesso tempo la motivazione più importante che potrebbe spingere a realizzare il carnevale 2010 è quella, per l’appunto, di non perdere i finanziamenti regionali che, comunque è bene dirlo, sono stati ridotti nel tempo. Se aggiungiamo il fatto che anche il contributo provinciale va scemando di anno in anno il quadro non si fa per niente roseo. Evidentemente la promozione del territorio non passa dal rispetto di tradizioni secolari, non passa dal folklore, non passa dalla voglia della gente di continuare e si fa a parole o andando a promuovere stand sperduti in Giappone o in America dove si dirà che “Sciacca vive di Carnevale”. Contraddizioni.
Sciacca ha perso le terme e nessuno ha fatto nulla. Ha perso o sta perdendo le risorse del mare e nessuno prende provvedimenti. Ha perso o sta perdendo l’occasione di rilanciarsi attraverso il turismo alberghiero e non importa a nessuno. Ha perso l’estate saccense e nessuno ha avuto nulla da ridire. Se Sciacca per de anche il Carnevale, una festa amata da grandi strati di popolazione, cosa ci resterà? E soprattutto, a torto o a ragione, forse per il Carnevale in tanti cominceranno a farsi sentire. Altra Contraddizione. Sciacca si indigna per i botti di ferragosto e per il Carnevale a febbraio. Magari si facesse in estate, a fine luglio, quantomeno avremmo qualcosa di spettacolare da offrire ai turisti oltre al fatto che a luglio non dovrebbe piovere…
Vicenda Capannoni. L’amministrazione Turturici ha lasciato in eredità un progetto esecutivo di realizzazione ma, come sempre in questi casi, il problema è trovare i fondi necessari. Né la vecchia né la nuova Giunta, per motivi diversi, hanno acceso il mutuo per provvedere a realizzare i primi cinque capannoni del cosiddetto Centro Fieristico che dovrebbe sorgere alla Perriera dietro lo stadio comunale. Il sindaco Vito Bono ha detto chiaro e tondo che non intende far indebitare ancora di più le esangui casse comunali e che per realizzare i capannoni si aspetterà qualche bando europeo adatto al progetto cosicchè da utilizzare fondi comunitari. Sicuramente questa decisione dilaterà i tempi di realizzazione ma è una scelta politica e programmatica precisa e come tale deve essere rispettata. Vedremo però come e quando tutto andrà in porto e ne trarremo le dovute conseguenze e considerazioni.
Visto le scenario sembra quasi superfluo al momento parlare di carnevale 2010 ma proviamo ad ipotizzare qualche possibile scenario. Se si dovesse trovare un accordo e decidere di proseguire con la festa, si dovrebbe anche capire come e dove farla. I fondi, abbiamo già detto, sono pochi e la Giunta Bono ha dimostrato in questi pochi mesi che non intende dissanguarsi per nulla. Al centro storico procederanno nei prossimi mesi i lavori per la nuova rete idrica, lavori che sicuramente si dilateranno nel tempo e quindi la location tradizionale è tutta da verificare. Alla Perriera si potrebbero svolgere le sfilate ma sarebbe complicato gestire il defluire del traffico perché i lavori alla statale 115 isolano in pratica il quartiere: coloro che arrivano dai paesi dell’hinterland per accedere alla festa come faranno? Da quella stradina pericolosa e non asfaltata posta dietro un supermercato della zona? Se ci fossero problemi di ordine pubblico o persone che necessitano di cure ospedaliere da dove si potrà raggiungere il “Giovanni Paolo II”? Ironicamente potremmo affermare che si potrebbe individuare una qualche terza location: magari in zona San Calogero o in contrada Isabella o, perché no, in tempi di globalizzazione potremmo far sfilare il Carnevale di Sciacca per le strade di Menfi o Ribera, tanto a Cento già sfiliamo regolarmente tutti gli anni con i nostri pezzi, perché qua vicino no? Snobismo?
Si parla tanto di sicurezza da garantire durante i giorni di festa ma non si comincia mai dal Palco per esempio, che dovrebbe essere al coperto dato che in ogni edizione le nostre danze stimolano la pioggia a farci compagnia. Anche in questo caso problemi economici ma di certo una soluzione potrebbe essere trovata, esisteranno ditte alternative che forniscono quanto si richiede a prezzi migliori? Non siamo in libera concorrenza?
Deve essere ripensato il modo di gestire la sfilata: la presenza delle scuole e dei bambini, seppure colorata e divertente, ha distrutto la secolare tradizione dei gruppi mascherati. Il bando in merito deve essere cambiato e si dovrebbe trovare una soluzione ponte che unisca la spinta numerica dei gruppi scolastici con quella dei gruppi dei carri di fascia A e di fascia B.
Capitolo Giuria. Anche in questo caso le cose devono cambiare ed il bando è da correggere. Un coreografo non può votare l’architettura di un carro, un architetto non può prendere decisioni in merito all’inno carnascialesco e così via, ognuno ha le sue competenze ed è giusto che valuti per le proprie competenze, scegliendo gente motivata e super partes che segua attentamente tutte le dinamiche interne ai carri: coreografia, inno, movimenti, strutture in ferro e quant’altro.
Capitolo Inni. Altra cosa da migliorare e basterebbe la solita piccola modifica al bando. Non è possibile e non è giusto che, per esempio, su dieci carri otto abbiano un inno scritto dalla stessa persona: ne va della bellezza della festa, ne va della pluralità di voci, ne va del carnevale saccense che deve divenire sempre meno paesano e sempre più professionale.
Per non parlare di tutto quello che gira intorno alla festa. Bancarelle, giostre, giochi. Occorre limitare nella maniera più assoluta la presenza dei paninari: è il carnevale più antico della Sicilia e non la sagra della cipolla e della salsiccia. Né tantomeno è la sagra del vino. Lasciando il tradizionale bicchiere offerto agli ospiti della festa dal Peppe ‘Nnappa, anche in questo caso possono essere messe per iscritto regole che prevedano penalizzazioni nei punteggi finali per quei carri che girano e spartiscono grosse bidonate di vino. Non serve soltanto puntare l’attenzione sui commercianti, non serve stilare pubblicità progresso alla “Io non mi faccio imbottigliare”. Soluzioni più efficaci che tocchino seriamente le tasche e non solo di coloro che hanno scambiato l’essere allegri con l’essere ubriachi. Niente crociate contro il vino, ci sta e ci vuole, ma limiti si, limiti precisi oltre i quali si provvede in maniera decisa e senza deroghe.
Questione Museo del Carnevale. E’ stato inaugurato dall’amministrazione Turturici alla fine del proprio mandato elettorale ma a quanto pare sprovvisto di allaccio elettrico. Adesso il contratto con l’Enel è stato siglato e, si spera, a breve potrà finalmente essere reso aperto e fruibile. Tutti contenti? No! Una delle stanze del piccolo museo sarà molto probabilmente destinata all’Ufficio Anagrafe del Comune che non può più rimanere, per motivi di sicurezza, negli attuali locali. Altra polemica. I carristi non vogliono. “Il museo del carnevale deve essere destinato solo al carnevale”, “Abbiamo aspettato tanto per questo museo e adesso ci mettete un ufficio”: queste le frasi più bonarie. Un accordo si potrebbe sempre trovare cercando di venirsi incontro soprattutto se si dovesse trattare di soluzioni provvisorie ma se si vuole davvero far fruttare economicamente questo museo l’ufficio non ci sta. Che si addobbino le stanze, che si metta in mostra l’artigianato carnascialesco saccense, che si allarghi la promozione della festa attraverso questo museo coinvolgendo le scuole, pubblicizzandolo soprattutto fuori Sciacca onde ingolosire possibili ospiti. Puntando sulla quantità degli ospiti e su biglietti dal prezzo contenuto si possono ottenere buoni risultati. Naturalmente deve essere garantita la qualità dei pezzi in esposizione che, allo stesso tempo, devono essere rinnovati periodicamente per stimolare la curiosità di quanti più utenti possibili.
Insomma le idee non mancano, la gente che vuole ancora spendersi per la festa nemmeno.
La maschera invece ce l’abbiamo già messa. Da tempo.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

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