Nel contesto dell’Unione Europea come pure del G8 che accoglie questo mercoledì a L’Aquila, il presidente del Consiglio italiano è un’anomalia. Sotto gli scandali e le “berlusconate”, si piega ma non si spezza. E una maggioranza di elettori sembra ancora dargli fiducia. Ritorno su uno strano incanto che, da quindici anni, resiste a tutto.
Sua moglie lo ha accusato di frequentare minorenni, delle “vergini offerte al dragone”. Alcune escort girls hanno raccontato, urbi et orbi, delle loro prestazioni tariffate con il presidente del Consiglio – dei baccanali degni di un imperatore decadente, degli harem di sgualdrine che fanno la ola intorno a “Papi” sotto uno sciame di farfalle. È munifico, profuma di lussuria, sembrerebbe di essere nel Satiricon.
Ma la serie di scandali non hanno portato alla caduta dell’eloquenza e Silvio Berlusconi, che urla al complotto e ha annunciato di tornare presto “come nuovo”, ride sempre: “Sono come sono e non cambierò, gli italiani mi voglio così”, proclamava, la mano sul cuore, alla vigilia del G8 che egli presiede, questa settimana, nella sinistrata Aquila.
Un G8 minacciato da nuove scosse sismiche, letteralmente ed in senso figurato, per il quale il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha già da ora chiesto “la tregua delle polemiche”, tanto egli si rende conto di come l’immagine dell’Italia nel mondo sia rovinata dalle buffonate di Berlusconi. Malgrado l’ampia vittoria del suo partito alle europee, senza sostegno, egli non è riuscito a piazzare il suo protetto alla guida del Parlamento europeo. “Gli scandali di queste ultime settimane non hanno aiutato l’Italia”, eufemizza il capo-gruppo dei liberal-democratici a Strasburgo, l’inglese Graham Watson.
Ma Silvio ride, appunto, sempre, questa risata accattivante e fracassante, che è la sua strategia di conquista, la sua arma fatale, la sua ninnananna, il suo artificio, la sua autobiografia in continua espansione, la sua promessa di lieto fine, la sua storia d’amore con l’Italia :”Gli italiani mi vogliono perché sono buono, generoso, sincero e fedele”, si difende ancora, il Messia.
Ed in un certo senso, i numeri gli danno ragione: 36% di consensi per il suo partito alle europee, anche se non ha ottenuto il 45% atteso; il centro-destra ha ancora progredito alle municipali e provinciali parziali, alcune settimane fa. Durante questi ultimi due mesi, la popolarità di Silvio Berlusconi è stata appena intaccata, passando dal 51% al 49%. Commento di un interpellato per il sondaggio: “Se risolve i nostri problemi, può avere tutte le ragazze che vuole”.
La Chiesa può anche allarmarsi, l’opposizione prevedere il “crepuscolo del Cavaliere”, i commentatori esteri ripetere che un tale scandalo avrebbe già abbattuto chiunque…
Cosa accadrebbe ad una Angela Merkel fotografata con dei gigolo in tanga a bordo della sua piscina, o a Nicolas Sarkozy se una lolita lo chiamasse “Papi”? Ma Sua Emittenza non è un politico ordinario. “Il sultano Berlusconi non cadrà, è il padrone, alla vecchia maniera, di tutto il paese”, ironizza il politologo Giovanni Satori, che parla di un “regime di corte”.
Cento volte lo si è dato per morto; cento volte, è resuscitato. In un’Italia che non crede nella politica (il 25% degli italiani associa il termine a “disgusto” e il 22% a “rabbia”), egli sfugge all’archetipo del potere: personaggio hollywoodiano, eccentrico incantatore, comico da caserma, coach mentale, furbacchione da banco, illusionista poliglotta colpito dalla sindrome di Zelig – il potere di trasformarsi a seconda delle aspettative altrui – Berlusconi ha inventato un nuovo modello di dirigente, un politico-star che occupa lo schermo da quindici anni, e le cui farse soffocano, molto spesso, i veri problemi del paese e coprono il rumore delle stonature.
I giudici hanno stabilito, recentemente, che il suo ex avvocato David Mills è stato corrotto, con 600.000 dollari per fornire falsa testimonianza? E allora? Berlusconi, o l’uomo-spettacolo che ha abbracciato e capito il paese come nessun altro, lo ha abituato alla sua presenza e si scontra forse, oggi, ai limiti del proprio sistema.
Da quindici anni, Berlusconi, adulato od odiato, fa vivere all’Italia una passione come se ne incontra una sola, un tango fusionale e scandaloso. Fu come un’apparizione, in un paesaggio devastato.
1994: la classe politica è a terra, decimata dall’operazione anti-corruzione “Mani pulite”. Spazzati via i grandi partiti, i pilastri, la Democrazia cristiana e il Partito socialista. A colpi di attentati, la Mafia insanguina il paese. L’Italia è demoralizzata dai suoi scandali, dalla sua violenza… Ed ecco il redentore! L’imprenditore, all’epoca cinquantasettenne, “scende in campo”, secondo l’espressione consacrata, giura di sacrificare l’ “ultima parte della sua vita al suo paese”, promette “un nuovo miracolo italiano” e parla al popolo abbandonato.
Lo rassicura. Inaugura, soprattutto, uno stile. Strappa il velo dell’ipocrisia della democrazia-cristiana (DC), rompe con il suo parlare sacerdotale, al contrario di un Giulio Andreotti, l’ex-uomo forte della DC, sfinge dall’aria di gattamorta. Fa la voce del popolo in opposizione all’Italia degli intellettuali – comunisti e cattolici.
Berlusconi il magnate fa soffiare il vento nuovo della televisione commerciale, divenuta la principle agenzia di socializzazione del paese, del kitsch, dei giochi, delle “veline”, queste show-girls mezze nude sulle scene. Egli non pronuncia ragionamenti ma slogan pubblicitari. Crea il mito. Nessun intermediario tra lui ed il corpo sociale: gli altri, questi “mistificatori”, questi “coglioni”, sono assimilati in una “congiura internazionale della spazzatura e della calunnia”. Sono compresi i magistrati, la sinistra, i media non compiacenti…
Più che contenuto, il suo corpo politico e televisivo è un contenente, fluido, che si adatta all’obiettivo, ad un’Italia profondamente frammentata, divisa, elastica. Un ricettacolo unificatore, insomma, dove la gente si rispecchia nei propri sogni: il successo che egli incarna, la sua eterna giovinezza, la sua astuzia, la sua rivincita, anche, su uno Stato ed un burocrazia di cui non ci si fida.
“Ci permette di non pensare e di non riflettere ai nostri problemi, afferma Fabrizio, un autista di taxi. E poi, una zoccola di più o una in meno, cosa cambia? La verità, è che vorrei essere al suo posto”. Insomma, Silvio Berlusconi trasforma una fantasia in un progetto, un partito, in un esercito di tifosi, e rivoluziona la comunicazione politica. Senza mai provare, in realtà, la sua capacità di riformare e di modernizzare lo Stato.
Berlusconi ha rivoluzionato la comunicazione politica
“Eravamo dei pionieri. Berlusconi ha inventato tutto! Ricorda, con emozione, una collaboratrice della prima ora, la responsabile della sua immagine, Mity Simonetto. Nel 1990, il curatore dell’immagine non esisteva in Italia, così come questi slogan molto diretti, senza peli sulla lingua, che ha inaugurato nei suoi spot elettorali, come “Meno tasse”.
In origine, questa bionda petulante lavorava per una televisione privata milanese che Berlusconi ha comprato e che è diventata Italia Uno, una delle tre reti del suo gruppo Mediaset. Ha fatto di Mity una devota: “Ricordo ancora in suo discorso al personale. Ci trasmetteva il suo entusiasmo, il suo pensare positivo. Mi sono detta: quest’uomo è straordinario”.
Nel 1994, divenuto capo di governo, Berlusconi la nomina responsabile dell’”ufficio immagine”. “In realtà, eravamo in due, la mia segretaria ed io. E la burocrazia di palazzo Chigi ci ha messo un po’ di tempo per riconoscere questo nuovo servizio! La nostra posta veniva rispedita al mittente con la dicitura “sconosciuto”.
Negli anni, Mity Simonetto acquista dalle agenzie tonnellate di foto che non considerava abbastanza lusinghiere per il campione, “dal punto di vista estetico”, precisa. Prima di rimpiangere: “Con le foto digitali è impossibile”. La prova: Berlusconi ha recentemente chiesto il sequestro di migliaia di foto rubate durante le feste a Villa Certosa, in Sardegna – la sua Berluscoland, con i suoi palmeti, con i suoi laghi artificiali ed il suo anfiteatro – luogo di passaggio e di ascensione sociale di charters di veline.
Egli denuncia un’intollerabile violazione alla sua vita privata. Ma soprattutto alla favola che rifinisce dall’inizio, lui, l’eroe di “Una storia italiana”, questo foto-romanzo di 128 pagine inviato, durante la campagna elettorale del 2001, a tutte le case italiane, e che mette in scena l’epopea: quella del figlio di un impiegato di banca milanese che ha iniziato cantando sulle navi da crociera, prima di diventare la prima fortuna italiana.
C’è tutto - “L’uomo, l’imprenditore, lo sportivo, la politica, il carattere e le passioni, i piccoli segreti di Silvio…” - tranne le zone d’ombra. Il ritratto disegna da una parte un italiano qualunque, al quale tutti possono identificarsi, ed il semi-dio, che, tutte le mattine, consulta il suo oracolo e prende il polso al suo popolo tramite il suo istituto di sondaggi.
Euromedia Research, il cui ottimismo sembra calcato sul suo, è diretto da una brillante paleontologa, Alessandra Ghisleri, che gli attribuiva ancora il 75% delle opinioni favorevoli al momento del sisma a L’Aquila, dove è corso al soccorso dei sinistrati. E che gli dà ancora oggi il 61%…
Cifre inventate? “No, i sondaggi sono uno strumento delicato, tutto dipende dal modo in cui si formulano le domande”, modera Renato Mannheimer, direttore dell’Ipso, l’istituto di riferimento, il quale dà a Berlusconi il 49%. Ricorda inoltre che nel 1994, anno della “discesa in campo”, il Cavaliere non aveva esitato ad affermare che il 30% degli italiani lo apprezzavano. “Si trattava allora di un perfetto sconosciuto ed i numeri reali arrivavano al 7%. Ma ha fatto bene ad utilizzare questa tecnica pubblicitaria: poco dopo, ha ottenuto il 30%!”.
Così nasce il “berluscottimismo”, secondo il termine del sociologo britannico Stephen Gundle, citato da Marco Belpoliti, autore del recente saggio “Il corpo del capo”. È “la manipolazione del tempo”: “Invece della tensione verso il futuro, tipica delle ideologie degli anni ‘60 e ‘70, il modello berlusconiano propone l’estasi del presente, un edonismo del benessere, della consumazione e del confort. E tutto questo in un sorriso”.
Impolverato di fondotinta, coronato d’impianti capillari, rialzato con i tacchi, costantemente scortato da un battaglione di truccatrici, Berlusconi, maschio-femmina, segue la regola del sistema delle star: mai presentarsi al naturale. Esige che si infili un gambaletto di Nylon sulla telecamera per attenuargli le rughe…
Quest’uomo è un maniaco della comunicazione: è noto che ispezioni egli stesso i WC dei luoghi in cui devono tenersi le riunioni internazionali; nel luglio 2001 durante il G8 di Genova, ha fatto sospendere dei limoni agli alberi con dei fili trasparenti, perché i limoni sono dei frutti invernali… Nel berluosconismo trionfante, il potere detta le stagioni e gli eroi non muoiono mai.
È noioso, ad esempio, che in tempo di crisi la televisione pubblica “diffonda l’angoscia e il pessimismo”, ha già spiegato Berlusconi. Egli controlla quasi tutte le grandi reti nazionali: i tre canali Mediaset e almeno due dei tre del servizio pubblico, la Rai. Al punto che, durante lo scandalo delle call-girls, il direttore fresco di nomina di Rai Uno ha pensato bene di ignorare la questione…
Ma la questione, è che “la sinistra, quando era al potere, non ha mai fatto votare una legge per lottare contro quest’insopportabile conflitto di interessi tra padrone della televisione e presidente del Consiglio!”, tuona un berlusconiano pentito, il deputato Paolo Guzzanti. È un fatto: il fenomeno Berlusconi prospera nel vuoto, quello della classe politica nel 1994, dell’opposizione di oggi. Un vuoto colmato, secondo Guzzanti, da una …”mignotocrazia”!
Fino a dove arriverà questa “politicizzazione della prostituzione”?
“Molti politici hanno avuto delle amanti, Kennedy, Mitterrand.. Qui è diverso, le si fa entrare in Parlamento! Sarebbero state candidate 30 veline alle elezioni europee se la moglie di Berlusconi non fosse intervenuta”. Delle veline che devono avere caratteristiche precise: “Bionde, pelle chiara, occhi azzurri, tipo acqua e sapone”, spiega Guzzanti: “Al congresso fondatore del Popolo Delle Libertà (il nuovo grande partito di Berlusconi), in primavera, la prima fila era loro riservata, sotto pretesto di ringiovanire i ranghi..” Un congresso che assomigliava alla consacrazione di un idolo, al suono potente e sdolcinato dell’inno “Meno male che Silvio c’è”.
Fino a dove arriverà, come ha scritto Vincenzo Susca, della facoltà di scienze della comunicazione all’università della Sapienza a Roma, questa “politicizzazione delle prostituzione”, attraverso la quale “Berlusconi vende e trasforma il suo corpo, il suo linguaggio e le sue idee per avere il consenso, con l’obiettivo di far innamorare il pubblico”?
Padre di una religione di cui è il principio e la fine, Berlusconi è il primo uomo politico italiano, dalla fine della seconda guerra mondiale, che si sia preso cura della sua immagine “con la stessa costanza e continuità di Mussolini”, riassume Marco Belpoliti: “Dopo l’ostentazione ossessiva del corpo del Duce, dopo la feroce e simbolica esibizione del suo cadavere sul piazzale Loreto nel 1945 (dove era stato appeso per i piedi), i politici si rendono quasi invisibili […] Con il magnate milanese, il potere […] occupa la scena politica in maniera onnipotente attraverso l’immagine del suo corpo”.
Belpoliti parla ancora del bisogno del popolo di crearsi dei miti, poi di abbatterli. L’Italia brucierà questo vitello d’oro? In fondo, Berlusconi è la geniale prefigurazione del capo politico di domani, sincretismo di virtuale e di modernità, oppure un simulacro del sogno, una busta su carta patinata?
Lui che si è attirato tanti guai giudiziari, sospetti sui legami con la Mafia, che si è fabbricato un’immunità come scudo durante tutto il suo mandato, che ha fatto votare un certo numero di leggi su misura durante i precedenti mandati, riuscirà a prolungare la favola?
Giuliano Ferrara, uno di questi intellettuali sedotti dal berlusconismo degli inizi, direttore del quotidiano Il Foglio, la cui proprietaria altro non è che la Veronica – la moglie vilipesa di Berlusconi – dà regolarmente lezioni al suo amico Silvio. Questa volta, “la situazione è grave”, dice: una sorta di “24 luglio permanente”. Il 25 luglio 1943, Mussolini fu destituito dai suoi.
[Articolo originale "Berlusconi, le bouffon de l'Europe" di Delphine Saubaber et Vanja Luksic]
mercoledì 22 luglio 2009
"Berlusconi? Il buffone d'Europa"
Berlusconi ed un'autista - incredibile
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1 commento:
flop! sia l'articolo che...
p.s. almeno ho il coraggio di dirtelo... scrivi pure l'ippi
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