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lunedì 13 luglio 2009

Le feste: quell'incubo di S.B. "Palazzo Grazioli era un harem e lui l'unico protagonista"

Buona lettura e buona visione

Le feste di Berlusconi: programma satirico argentino, da vergognarsi di essere italiani.


ALLA vigilia del G8, con i Grandi della Terra attesi a Roma nelle prossime ore, Silvio Berlusconi riscrive nell'agenda dell'attenzione pubblica - non solo nazionale - i suoi incubi, la sua paura, l'ossessione per comportamenti che, da mesi, non può spiegare e giustificare se non mentendo. Il capo del governo mostra alla luce del sole, e ora anche impietosamente all'opinione pubblica internazionale, la sua vulnerabilità e l'abisso su cui pencola il suo destino politico.
Lo fa nel modo più ufficiale che si conosca. Con un comunicato di Palazzo Chigi. Poche righe che impartiscono ai media internazionali la stessa minacciosa lezione assegnata all'informazione nazionale. Lo si ricorderà: ai giornali italiani andava "chiusa la bocca". Costi quel che costi, anche la rovina economica preparata dall'invito agli imprenditori di non fornire più pubblicità, e quindi i necessari profitti, alle testate e ai gruppi editoriali che non rispettano la consegna del silenzio sugli scandali che vedono il premier mattatore unico e ambiguissimo.
Ora tocca a tutti gli altri media, quale che sia la loro nazionalità. Si preparano a pubblicare foto raccolte a Villa Certosa, avverte con indignazione Palazzo Chigi. Si preparano a nuovi racconti, altre cronache come se non dovesse essere questo il loro impegno verso il lettore. Con una tecnica che può essere convincente soltanto per un servizio pubblico televisivo sottomesso e servile come il nostro o per media di proprietà del capo del governo, la nota della presidenza del Consiglio parla di "menzogna", "fotomontaggi digitali", "manipolazioni", "morbosa campagna di stampa".
Consapevole delle tecniche di adulterazione abituali per i media che possiede o indirettamente controlla (il Tg1, su tutti), Berlusconi muove un attacco preventivo e intimidatorio nella presunzione che l'informazione internazionale ne rimanga intimidita e muta.
La mossa è politicamente catastrofica, per il capo del governo e per la reputazione del Paese che governa. Azzera con un solo gesto il tentativo di Giorgio Napolitano di superare il G8 (8/10 luglio) senza danni d'immagine al nostro Paese. Il calcolo di Berlusconi è clamorosamente miope, buono per un Paese che non conosce il conflitto d'interesse come il nostro, inefficace per un Occidente consapevole che una stampa libera è necessaria alla democrazia come un potere controllato da contrappesi. È facile attendersi che il comunicato di Palazzo Chigi più che congelare l'attenzione dei media internazionali, rafforzerà i loro sforzi per offrire alle opinioni pubbliche occidentali una rappresentazione più puntuale e documentata dell'uomo che governa l'Italia. È questo che Berlusconi teme. È questo il suo angoscioso tormento - e d'altronde soltanto lui può essere consapevole di che cosa deve temere. Il capo del governo sa che non può rispondere a nessuna domanda che voglia verificare le sue narrazioni fantastiche. Si è illuso che i suoi dispositivi di dominio mediatico e politico del discorso pubblico fossero sufficienti per dissolvere nel nulla ogni legittimo interrogativo o addirittura la trama stessa della realtà.
Asini e corifei a parte, chiunque si è reso conto in questi mesi del paradigma berlusconiano, nel "caso veline" (le ragazze del presidente, "gingilli da esibire", conquistano senza alcun merito responsabilità pubbliche); nel "caso Noemi" (minorenni a Villa Certosa); nel "caso D'Addario" (prostitute a Palazzo Grazioli).
La tecnica è nota. Berlusconi nega con forza l'episodio che gli si contesta. Accusa chi non tace, o trucca i ricordi, di essere al soldo del suo "nemico" politico (anche Rupert Murdoch finisce nell'immaginoso calderone). Scatena l'intero sistema mediatico che controlla contro i malaccorti che hanno aperto la bocca. Inventa dal nulla testimoni e testimonianze che distruggono quei poveretti, con una accorta operazione di character assassination amplificata dai media della Casa o gregari per tendenza o passione.
Nel silenzio, chi ha avuto la decenza di raccontare quel che ha visto o ascoltato nelle residenze del governo, riceve nel suo appartamento la visita di stravaganti ladri o, una notte, un "pirata" prova a gettarlo fuori strada (accade alla D'Addario).
Questa scena, questi metodi possono funzionare in un Paese sempre più lobotomizzato nella sua scadente qualità democratica non nei sette Paesi i cui leader saranno presto ospiti in Italia. Berlusconi, consapevole forse che quanto finora emerso è soltanto una piccola parte delle sue condotte e abitudini, se ne renderà presto amaramente conto. Non era senza fondamento il vaticinio che il capo del governo avrebbe trascinato nel suo declino l'intero Paese. Il comunicato di Palazzo Chigi, che apre di fatto il G8, ne è la conferma. La prima. (6 luglio 2009 - Repubblica)

Intervista: Patrizia d’Addario Prostituta e testimone chiave del “Barigate”

Porta al collo un crocifisso discreto. Il suo sguardo è interrogativo e innocente allo stesso tempo, guarda l’interlocutore dritto negli occhi. Si scrive di lei che è una prostituta, come per denigrarla. Lei conferma, senza remore, che quella è la sua professione e risponde con la verità che tutti sanno e tacciono: “Non capisco la differenza tra prostituta e velina”.
I perplessi occhi scuri di Patrizia d’Addario (Bari, 1966) raccontano che è una donna ferita, che ha ricevuto molte batoste. Suo padre, che la picchiava, si è suicidato 11 anni fa per non essere riuscito a realizzare il sogno di edificare un complesso turistico nella città. Un fratello è morto a causa di un errore medico e l’altro soffre gravi problemi di salute. Il suo ultimo fidanzato la maltrattava. Ha una figlia e una madre da mantenere. Quando suo padre morì, promise a sua madre che avrebbe costruito quel complesso, che chiama familiarmente “il progetto”.
La D’Addario è diventata escort (prostituta di lusso) riuscendo a dare inizio ai lavori, ma il progetto è stato bloccato nel 2007 da un’ordinanza municipale: impatto ambientale. Il progetto è la sua vita e viceversa. Per difenderlo la D’Addario assicura di aver passato una notte con Silvio Berlusconi e di non essersi fatta pagare per il suo lavoro. “Mi sono fidata di lui”, dice. Ha rinunciato al suo cachet e poi si è sentita tradita. Ha deciso quindi di raccontare la sua storia ai giudici diventando il testimone chiave del Barigate, la trama di veline, prostitute, candidate, corruzione, droga e censura che gira intorno alla figura di Giampaolo Tarantini e che ha coinvolto Berlusconi ed altri politici di tutte le tendenze.
Secondo il suo racconto, Tarantini era procuratore e consigliere, collaboratore ed intermediario di Berlusconi. Un uomo disposto a tutto per compiacere l’”utilizzatore finale”, per ottenere in cambio protezione politica ed imprenditoriale.
Una sera di ottobre del 2008, Tarantini portò la D’Addario a Palazzo Grazioli. Si sarebbe fatta chiamare Alessia e l’avrebbero pagata 2000 euro. Nonostante Tarantini e Berlusconi glielo avessero chiesto, quella volta non si è fermata a dormire. Però è stata scelta dal premier, che l’ha accarezzata in presenza di altre 20 ragazze e delle sue guardie del corpo (facendo esclamare alla sua ex amica Barbara Montereale il giorno dopo: “Che schifo!”)
Patrizia descrive un harem volgare, in cui c’erano due escort lesbiche e ragazze dell’Est Europa. Alcune, racconta, chiedevano a voce alta che si vedesse il colore del denaro. Il sultano, informato da Tarantini dei dettagli della sua vita, entrò nel suo cuore dopo avergli parlato di suo padre, facendole sapere, in presenza delle, altre ragazze che l’avrebbe aiutata con il progetto. La D’Addario è ritornata a Palazzo Grazioli il 4 novembre. Mentre Barack Obama entrava nella leggenda, lei, armata di registratore e videotelefonino, è entrata nella stanza di Papi. Lo ha filmato mentre andava al bagno, dicendole che l’aspettava a letto, ha fatto una foto al ritratto di Veronica Lario che c’era sulla mensola e anche al grande letto a baldacchino barocco, regalo di Vladimir Putin.
L’intervista si svolge nell’ufficio del suo avvocato, Maria Pia Vigilante.
Domanda: Ha paura?
Risposta: No.
D. Per niente?
R. Nemmeno un po’.
D. Berlusconi ha detto che lei è stata mandata da qualcuno per tendergli una trappola, e che inoltre è stata pagata molto bene.
R. Da chi? Lo dimostri, che dica quanto mi hanno pagato, cha vada alla Magistratura e dia le prove e faccia i nomi. Non ho nessun problema. In quanto alla retribuzione: sono l’unica in questa storia che non ha ricevuto denaro.
D. Perché si è rivolta ai giudici?
R. Non sono stata io, mi hanno chiamato, sono venuti a casa, hanno suonato il campanello, sono scesa e mi hanno detto che dovevo andare di corsa a parlare con il giudice.
D: Forse avevano sentito il suo nome nelle intercettazioni delle indagini?
R Stavano indagando già da parecchio tempo. Credo di sì. Io non ho denunciato nessuno, sono loro che sono venuti a cercarmi. Ho ritenuto opportuno dire tutta la verità. Cosa che altre persone non hanno fatto.
D. Dunque non ha agito per vendetta.
R. Assolutamente no.
D. Non negherà di non essere contenta del comportamento di Berlusconi.
R. Ero un po’ delusa, credo che chiunque al mio posto si sarebbe sentita così, delusa da una persona così potente. Non è bello quel che è successo.
D. Si riferisce al fatto che le ha promesso di aiutarla per il suo progetto e non lo ha fatto?
R. I fatti lo hanno dimostrato, il mio progetto è ancora lì e nessuno è intervenuto.
D. In questa vicenda si ha la sensazione che tutti stiano mentendo. E Lei?
R. Sono l’unica che ha detto la verità. Per questo nessuno si è schierato dalla mia parte.
D. Come pensa che gli italiani abbiano reagito a questa vicenda?
R. Mi aspettavo più solidarietà.
D. Da parte di chi?
R. In queste feste, sia nella prima che nella seconda, io non ero l’unica escort.
D. La notte che hanno visto il video della visita a Bush…
R. Il video lo ha proiettato entrambe le volte. Il tema è sempre lo stesso.
D. Com’era l’ambiente a Palazzo Grazioli?
R. È un harem in cui lui è l’unico protagonista. Le 20 ragazze stavano lì quando siamo arrivate noi, poi si è presentato lui [Berlusconi], si è avvicinato, Giampaolo mi ha presentato come Alessia, io ho detto: “Ciao”, lui mi ha detto “sei molto carina”, poi mi ha chiesto di sedermi con lui, e mentre stavamo lì il cagnolino mi veniva tra i piedi, il cagnolino che gli ha regalato la moglie di Bush, Frufrú. Lui mi diceva di non preoccuparmi, che non mi faceva niente, “è così carino”. Infatti era carinissimo.
D. E le ragazze che facevano?
R. Molte parlavano, poi vedevamo i video e ad un certo punto tutte le ragazze hanno fatto il balletto.
D. Chi dirigeva la coreografia?
R. Tutte conoscevano le canzone, Meno male che Silvio c’è. Io ero l’unica che non ballava.
D. C’erano ragazze molto giovani?
R. Sì.
D. Minorenni?
R. Molto giovani. Non ho chiesto l’età, tra l’altro perché in quel momento non potevo fare domande, lui voleva molta attenzione.
D. Ha detto che l’accarezzava davanti alle guardie del corpo e alle altre ragazze.
R. L’ha detto Barbara. La magistratura sa tutto.
D. È stato così?
R. Sì.
D. Era la prima volta che andava a una festa con Tarantini?
R. L’avevo conosciuto tramite un amico, e lui dopo avermi fatto una specie di radiografia, mi ha guardato dalla testa ai piedi e mi ha detto “stai benissimo, sei molto bella, sei perfetta”. A un certo punto, ha chiesto cose sulla mia vita, abbiamo parlato per un’ora o un’ora e mezza, gli ho raccontato che ero escort per un problema familiare, la promessa. Voleva sapere tutto.
D. Il primo ministro sapeva tutto quando l’ha conosciuta?
R. Sì, durante la cena ha fatto una battuta mentre io parlavo con la cantante. Mi prese la mano e mi ha fatto sedere di fronte a lui, con il tavolo in mezzo. Mi guardava, raccontava barzellette, cantava canzoni, me le dedicava, e poi, a un certo punto, dato che voleva ancora la mia attenzione, io stavo parlando con la cantante e ha detto in pubblico: “C’è una ragazza di Bari” e io mi sono arrabbiata un po’ e poi ha detto che non mi fidavo degli uomini. Giampaolo gli aveva raccontato tutto. Ha detto: “Non si fida degli uomini, ma io le farò capire che gli uomini non sono tutti uguali, andrò a prenderla con il mio jet privato e le farò capire che gli uomini sono diversi. Ha un progetto di vita, vuole essere imprenditrice, io l’aiuterò”. Davanti a tutte.
D. Una promessa pubblica.
R. Sì. Voleva andare dritto al cuore, sapeva che ci tenevo molto.
D. Che tipo di uomo è Berlusconi?
R. Ho conosciuto molti uomini, ma quel che mi è successo ora non mi era mai accaduto prima, sono molto delusa. Ha detto che non mi conosceva che non si ricordava il mio viso. Due giorni! Non è possibile non ricordarsi il mio viso…
D. In cosa l’ha delusa Berlusconi?
R. Guardi, io mi fidavo di lui. Mi fidavo del suo modo di essere, soprattutto perché mi ha toccato con questo tema che io portavo dentro. Non si può prendere in giro una persona che ha perso nella vita.
D. E poi c’è stato il furto in casa sua?
R. Mi hanno svaligiato. Si sono portati via tutti i vestiti, la biancheria intima, il vestito di Versace che avevo indossato per andare a Palazzo Grazioli; il computer, tutti i CD di lavoro e quelli di musica, le mutande…non è stato un furto a caso. Hanno lasciato un televisore che costa un sacco di soldi e si sono presi i dischi e la biancheria. Che razza di ladro ruba i CD musicali?
D: Lei che cosa ne pensa?
R: Solo che si sono portati via tutto e che mi è sembrato molto strano. La polizia è venuta, ha visto quel che era accaduto e quel che si erano portati via…
D. E che cosa hanno detto?
R. Niente, guardavano stupefatti.
D. A suo avviso Tarantini lavorava per il presidente?
R. Era molto amico del presidente. Parlavano molto per telefono.
D. Di ragazze?
R. Non solo di ragazze.
D. Di affari?
R. In mia presenza, parlavano un po’ di tutto. Preferisco non andare oltre.
D. Tarantini era il prosseneta dell’utilizzatore finale?
R. Non sono io a dover dire questo. I fatti dimostreranno quel che realmente è accaduto.
D. Tarantini si occupava anche della droga?
R Preferisco non…
D. Le intercettazioni dicono che parla anche di droga.
R. Lo dirà la Magistratura.
D. Molta gente si chiede perché ha portato con sé il registratore.
R. Non per ricattare Berlusconi, se avessi voluto l’avrei fatto il giorno dopo essere uscita dal palazzo, no? Altre hanno chiamato i giornalisti perché le facessero foto lì, come Barbara…
D. Perché lo portava con sé?
R. Lo porto sempre con me. Ho avuto una brutta esperienza in passato con una persona che mi maltrattava. Grazie al registratore non ho avuto più problemi. Come in questo caso. Se non l’avessi portato, avrebbero detto che ero pazza.
D. C’era cocaina in quelle feste?
R. Sarà la Magistratura a dirlo. Io non sniffo, quindi se c’era non l’ho vista. Potrei infangare molta gente, ma non voglio farlo. Si saprá tutto. Ad oggi, io sono l’unica che non ha ricevuto denaro, che sta avendo problemi, e che è stata tradita. Le guardie del corpo che mi conoscevano da Palazzo Grazioli, e che hanno visto il presidente fare quel che ha raccontato Barbara, mi hanno negato l’ingresso alla conferenza stampa. E io ero accreditata. È molto forte quel che è successo… Barbara ha dato due versioni distinte. Non può dirmi per telefono “che schifo” e poi cantare Meno male che Silvio c’è.
D. Crede che ci saranno altre ragazze a parlare?
R. Non credo, sono passate due settimane e mezza e si sono fatte avanti solo per insultarmi.
D. Crede che siano pagate?
R. Lo scopra lei che è giornalista. E scopra anche quello che c’è sotto tutte quelle persone che stanno dall’altra parte, è molto interessante. Ci sono tante cose da dire e da scoprire. Cose che sanno tutti in questa città e che nessuno racconta perché ha paura.
[Articolo originale ""El ambiente en palacio Grazioli era un harén, y él el único protagonista"" di MIGUEL MORA]

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