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martedì 22 dicembre 2009

Qualche riflessione sulla Frana di pochi giorni fa a Sciacca

Caos a Sciacca. Un robusto sistema franoso ha interessato la piazzetta Libertà adiacente a Piazza Carmine. Le piogge insistenti degli ultimi giorni hanno portato a compimento un processo di cedimento del terreno che, evidentemente, ormai era in itinere da tempo. Famiglie evacuate, paura e terrore nella notte dei fatti, palazzine interamente sfollate, la pompa di benzina Esso di proprietà della famiglia Curreri distrutta. Questo il bilancio. Un bilancio che fortunatamente non conta né morti né feriti. Ma che ha terrorizzato l’intera comunità. Troppo vicine a noi le vicende tragiche di Giampilieri, troppo vicine a noi le famiglie spezzate di quei giorni, troppo vicine a noi quei morti, sei dei quali ancora non recuperati e dispersi nel fango. Sciacca ha vissuto la sua notte di passione. Ci auguriamo tutti l’ultima. Una notte funestamente preannunciata dalla voragine che si era aperta il giorno prima e che stava per causare la perdita di due autovetture, fortunatamente spostate prima che venissero ingoiate dalla frana. Poi la notte. Il boato. Le urla. La paura. E adesso? Sfollati per gli alberghi della città. Un Natale sicuramente traumatico, molto diverso da come se lo attendevano in quelle case, un Natale lontano da ogni immaginazione. Eppure c’è da ringraziare il Signore per chi crede. Tutti vivi, tutti con la possibilità di poter raccontare gli eventi. Raccontare di come sono decenni che i residenti della zona chiedono interventi di messa in sicurezza dei muri di sostegno, decenni di inutili parole e di altrettanto inutili e di facciata sopralluoghi. Comparsate elettorali. Poi nulla. Il silenzio delle istituzioni. Un silenzio fragoroso ma, per fortuna, non tragico. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Protezione Civile guidati da Maurizio Cimino, responsabile della Protezione Civile di Agrigento che ha parlato apertamente di precise responsabilità. Troppo massiccio l’intervento dell’uomo sul territorio. Come sempre, fin quando la natura non si ribella. Sottolineare di come la città abbia subito la congestione del traffico appare quanto meno fuori luogo. File di autovetture dirottate presso quelle vie, poche al centro storico, ancora aperte al traffico veicolare. Poi il silenzio. La Piazzetta Libertà isolata com’è giusto che fosse. Come non ricordare la perdita fognaria quasi decennale dell’attigua via Rosolino Pilo, una perdita sistemata solamente alcune settimane fa dalla neo amministrazione Bono. Come non pensare ad una corrispondenza tra i due casi. Forse la perdita aveva già fatto i propri danni, eroso quello che c’era da erodere e svuotato il terreno di contenuti. Un terreno evidentemente argilloso e fangoso, poco stabile e poco resistente alle piogge incessanti di questi giorni. Il Comune ha immediatamente aperto tutte le procedure d’emergenza prima fra tutti l’unità di crisi, garantito assistenza alle famiglie sfollate e nei prossimi giorni si cercherà di stabilire non solo l’ammontare dei danni ma si procederà con tutte le verifiche tecniche per accertare se vi siano le condizioni tecniche, di sicurezza e minime per fare rientrare le famiglie saccensi all’interno delle proprie case. E intanto anche tra i residenti delle palazzine vicine a quelle sfollate monta la paura e la scarsa voglia di lasciare le proprie abitazioni. Nel frattempo tra chi protesta, tra chi spala per liberare le proprie cantine dal fango, tra chi accetta tutto con cristiana rassegnazione, tra chi attacca le amministrazioni che si sono succedute negli anni e tra chi crede di stare vedendo ancora le immagini televisive di Messina e dintorni, mi ritrovo in mezzo al caos più assoluto, in mezzo a gente che non ha la minima voglia di perdere tutto, di perdere i sacrifici di una vita ancora in corsa, mi ritrovo testimone inconsapevole di una frana che non si è portato via solamente terra, rocce, gabbiotti per la benzina e muri di sostegno ma si è portata via decenni di silenzio politico. Perché qualcosa si poteva fare ma non è stato fatto. E dirlo dopo col senno di poi non serve proprio a nessuno. Non serve a chi legge, non serve a chi in questo momento sta soffrendo a causa di questa situazione, non serve a chi invece non è stato toccato direttamente dal dramma. E’ proprio in mezzo a questa gente così attaccata alle cose, così attaccate alle case che trasudano di sudore e sacrificio che comprendo il valore della dignità e dello spirito di servizio. Piazzetta Libertà, via Licata, via Madonnuzza, via San Paolo, via Ulisse, contrada San Giorgio, contrada Raganella: qualcosa in questa città è divenuto col tempo una frana. E non è la dignità della gente comune.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

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