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mercoledì 23 dicembre 2009

M. Travaglio e l'Informazione Libera

Mercoledì 16 dicembre è stato a Sciacca Marco Travaglio. Un ospite prestigioso ed un noto giornalista che ha preso parte ad un incontro organizzato dall’associazione di promozione sociale L’AltraSciacca, dal Cafè Orquidea e dal Liceo Classico “Fazello”. Presso la splendida location offerta dal Cine Campidoglio si è parlato di libertà d’informazione concentrandosi soprattutto sulle ingerenze e sulle pressioni politiche e mafiose che si hanno in Italia e non solo. Enorme l’afflusso di persone segno che l’ospite era particolarmente atteso. Queste, negli anni, alcune delle considerazioni più note di Marco Travaglio su alcuni dei temi politici e sociali più in voga di queste ultime settimane.
Ha mai ricevuto delle minacce per quello che afferma o scrive?

Delle minacce dirette no, a meno che non siano da ritenersi minacce tutte le denunce ricevute. I nemici di solito non minacciano: quando colpiscono, lo fanno senza avvertire. Ma non credo che ritengano pericoloso uno come me. Certo, se non ci fossi sarebbe meglio.
Spesso parla di Berlusconi e della sua politica. Una politica che si fonda soprattutto sul potere economico. Come ha ottenuto tutte le sue ricchezze Berlusconi?
Anche a me piacerebbe saperlo… Siamo molto curiosi che ce lo spieghi ma lui non ce lo spiega mai. Sappiamo che non si sa. Sappiamo che quando glielo chiedono, lui non ce lo dice. Nel suo libro, un fotoromanzo, “La storia Italiana”, che ha venduto milioni di copie durante la campagna elettorale del 2001, lui dice che tutto nacque dalla liquidazione di suo padre, 70 milioni di lire. Però il vicedirettore della Banca d’Italia, incaricato dalla Procura, ha scoperto che oltre i 70 milioni, Berlusconi ha poi trovato sotto un tavolo 113 miliardi di lire tra il ‘78 e l’‘83. Fermo restando i 70 milioni, sarebbe interessante sapere da dove arrivano i 113 miliardi. Ma lui sui 113 miliardi non si pronuncia. Quando al tribunale gli hanno chiesto delle spiegazioni, lui si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gliel’hanno chiesto tutti, gliel’ha chiesto anche l’Economist, ma lui non risponde. A lui basterebbe dire che li ha trovati nelle patatine, nel Dixan, sotto la porta una mattina oppure che gliel’ha portati la cicogna. Se non lo dice, vuol dire che non può dirlo…
È vero che Berlusconi era in contatto con i mafiosi che hanno organizzato le stragi di Via D’Amelio e di Capaci?
Questo non lo sappiamo, però sappiamo che ha avuto rapporti con i mafiosi. Uno se l’è pure tenuto in casa per due anni, Vittorio Mangano. Era Dell’Utri che gli gestiva i rapporti con la mafia. Infatti, che Dell’Utri abbia conosciuto, incontrato e frequentato una dozzina di mafiosi è sicuro, proprio perché risulta da quello che dice lui stesso, poi accertato con documentazioni, testimonianze, intercettazioni, filmati, documenti scritti, agende, tabulati. Smetteremo di parlare delle connessioni tra Berlusconi e la mafia solamente quando lui terminerà di averne.
Sono un pensionato con la minima, o uno studente fuorisede, o un lavoratore di call center e posso spendere solo 15 euro per comprare due libri di Marco Travaglio. Quali mi consiglia di acquistare?
Direi “Montanelli e il Cavaliere” e “La scomparsa dei fatti”.
Tiene tantissime rubriche su un sacco di giornali. Quanto tempo passa a scrivere durante la sua giornata?
Di solito scrivo due articoli al giorno. Devo dire che, oltre ai giornali, mi piace aggiornare molto il blog. E’ interessante scrivere anche sul blog. Nel pomeriggio, quando presento i libri in giro o presenzio a dei dibattiti, parlo per qualche ora davanti a un pubblico. Ai libri mi dedico nelle ore notturne.
Qual è un libro di qualche suo collega che ha letto e le è piaciuto?
“Complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento”, di Abbate e Gomez.
Ma cosa spaventa davvero Berlusconi?
La cosa è interessante, è quello che sta succedendo a Palermo. Io credo che, più che Spatuzza, a preoccupare il Cavaliere sia il figlio di Ciancimino perché sta portando in Italia le carte del padre, che erano nascoste in cassette di sicurezza in qualche paradiso fiscale e, nelle carte del padre, ci sono anche le bozze di un libro che il padre, quando è morto, stava scrivendo e lì, scrive Gomez, “ci sarebbero elementi documentali sul ruolo che svolse negli anni 70 e 80 Ciancimino per portare capitali mafiosi dentro queste società di Milano o di Milano 2, Pancarasini, famiglie Buscemi, Bonura, Teresi, Bontate” e stiamo parlando dei famosi capitali di misteriosa origine, le famose valigie di contanti che andavano a ricapitalizzare certe società della finanziaria d’investimento Fininvest Srl. Se fosse vero che arrivano carte su quei soldi, è evidente che verrebbe riaperta a Palermo l’indagine per mafia e riciclaggio che era stata aperta a suo tempo non solo su Dell’Utri, ma anche su Berlusconi, che poi era stata archiviata, cioè congelata in attesa di elementi nuovi.
Cosa pensa dell’aggressione che ha subito il Premier a Milano?
E’ stato un atto di violenza, la vista di una persona con la faccia fracassata e insanguinata è una vista, per quanto mi riguarda e spero anche per voi, disgustosa e preoccupante, non c’entra niente quello che si pensa del Presidente del Consiglio, non è quella la fine politica che gli può augurare una persona sana di mente e, una persona sana di mente, ovviamente si augura che Berlusconi venga sconfitto dai cittadini nelle urne, che Berlusconi venga processato e, se ha commesso dei reati, condannato e se viene condannato che sconti la pena, ma non è quella faccia insanguinata e devastata l’approdo che qualcuno deve cercare. Infatti chi ha provocato quella scena è un pazzo, è uno psicolabile che, purtroppo, è in cura in un centro di igiene mentale o come diavolo si chiamano adesso, al Policlinico di Milano, da una decina di anni.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

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