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lunedì 8 marzo 2010

E vissero tutti.. Prescritti e Contenti...

di Norberto Lenzi

Immaginiamo una fiction che racconti un delitto. Un uomo penetra in una casa, uccide il padrone, fruga nei cassetti, si guarda attorno, arriva lo spot. Aspettiamo che il film riprenda, invece è finito. La pubblicità-prescrizione ha salvato il colpevole

E così la Cassazione ha deciso. Berlusconi dovrà riconoscere che esistono anche giudici antropologicamente uguali. Si impongono però alcune riflessioni.

Un patto oggettivamente e soggettivamente omertoso tra gran parte della politica e buona parte della informazione ha condotto ad una sostanziale equiparazione mediatica tra prescrizione ed assoluzione.

“Assolto, Presidente, assolto!” giubilava al telefono l’avvocato Giulia Bongiorno quando la Corte d’Appello di Palermo aveva appena accertato l’appoggio di Andreotti alla mafia. Assolto, e presentato come caso emblematico di persecuzione politica e di sperpero di denaro pubblico da parte della magistratura, anche quando la sentenza venne resa definitiva dalla Cassazione.

Sempre assolto anche Berlusconi, altro storico perseguitato, sebbene a volte prescritto per le attenuanti generiche (beneficio non previsto per gli innocenti, per i quali è prevista la assoluzione).

Questa fuorviante assimilazione, incuneata con malizia e perseveranza nella opinione pubblica per fini che attenevano ad una ristretta categoria di individui, non ha provocato soltanto una erronea percezione del reale, ma ha trascinato effetti devastanti nel sistema giustizia, rendendo il percorso del processo sempre più accidentato e il tempo della prescrizione sempre più breve, per consentire il raggiungimento di questo ambiguo status di semivergini che spetta ai prescritti.

E non ci si è preoccupati della vastità del danno, perché si doveva sapere che se un pescecane riesce a rompere la rete, uno sciame di pesciolini (senza meriti e senza colpe) lo segue verso la libertà.

È per questo che ormai la metà dei processi si conclude con una frustrante prescrizione.

Ed è strano che in questo mondo mediatizzato la gente accetti senza protestare questo black out improvviso della trama.

Immaginiamo una fiction che racconti un caso di omicidio. Un uomo penetra furtivamente in un appartamento, pugnala un signore che stava leggendo il giornale, fruga nei cassetti in cerca di refurtiva. Lo vediamo bene in volto, proviamo profonda repulsione per quello che sta facendo, partecipiamo emotivamente sperando che non la faccia franca e ci crediamo perché nei film arrivano sempre i nostri. Quando, improvvisamente, mentre l’assassino si sta guardando intorno con occhio torvo, ecco la dissolvenza, seguita dalla pubblicità. Aspettiamo con ansia che il film riprenda. Invece no, è finito. Scendiamo per prendere una boccata d’aria e troviamo l’assassino, elegante ed azzimato, che sorseggia un aperitivo al bar.

Così è stato (e così sarà) di molti imputati, eccellenti e no, nei confronti dei quali sono state trovate le prove sufficienti per la condanna ma vi è stata la dissolvenza.

Per la fiction o per il film lo spettatore, che ha pagato il canone o il biglietto, non accetterebbe mai di essere trattato in questo modo. I cittadini invece, che pure pagano le tasse e prestano i servizi che lo Stato richiede, si stringono nelle spalle, quando non se la prendono con i magistrati.

Nessuno pensa che in certi casi dovrebbe essere possibile pretendere di conoscere come finisce il film. Perché se è comprensibile che un ladro o un rapinatore si ritenga appagato dalla prescrizione, questo dovrebbe essere considerato inaccettabile per chi ricopre incarichi pubblici.

La prescrizione non è un traguardo da raggiungere ansimando e alzando le braccia in segno di vittoria. È una soluzione opaca che dà adito a sospetti e interrogativi, è il contrario di quella trasparenza che dovrebbe caratterizzare l’uomo pubblico, un velo oscuro sulla mitizzata casa di vetro.

Forse l’Italia poteva fare a meno di sapere se un avvocato londinese è corrotto, ma ha diritto di sapere se il suo Presidente del Consiglio è un corruttore.

Tutti i cittadini a questo punto dovrebbero chiedere a Berlusconi di rinunciare alla prescrizione per poter plaudire ad una chiara assoluzione nel merito.

http://domani.arcoiris.tv/?p=4391

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