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giovedì 19 marzo 2009

Mafiocrazia: strane cose a Palermo

Marco Travaglio - Passaparola del 16-03-2009




Ne parlavo perché proprio in questo momento in cui la procura è impegnata su questi rapporti tra la politica e Ciancimino ed è impegnata a riscontrare le clamorose dichiarazioni del figlio di Ciancimino sul “papello” di Riina e su tutto quello che ruota intorno – il papello è un po' la carta fondante della Seconda Repubblica, per chi ha studiato la storia e non l'ha dimenticata dal 1992 ad oggi – parte, a freddo, un attacco politico-mediatico al capo di Palermo Francesco Messineo.E' una persona molto riservata, poco appariscente, non l'avete credo mai visto in televisione. E' un magistrato vecchio stampo, conservatore, che lascia lavorare i suoi colleghi e i suoi Pubblici Ministeri e ha riportato la concordia in una procura che ai tempi di Grasso era spaccata a metà e ha riportato soprattutto quel principio della circolazione delle informazioni che è il principio base sul quale nacque il pool antimafia di Falcone e Borsellino.Questo procuratore, da molti dipinto come un vecchio conservatore che non vuole noie, ha avuto il coraggio di andare in aula davanti al Gip di Palermo, due anni fa appena insediato, per chiedergli di revocare l'ordinanza con cui aveva disposto la distruzione delle famose telefonate fra Cuffaro e Berlusconi, telefonate che la procura del procuratore Grasso aveva pensato di far distruggere ritenendole irrilevanti: erano le telefonate in cui Berlusconi diceva di avere parlato col ministro Pisanu a proposito dei processi a Cuffaro e che quindi c'era da stare tranquillissimi. Nessuno ha mai capito a quale titolo il presidente del Consiglio dell'epoca – siamo nel 2004 – parlava in piena indagine Cuffaro col ministro dell'Interno e poi avvertiva Cuffaro, e dato che l'inchiesta sulle talpe nella procura di Palermo che poi ha portato al processo a Cuffaro, Aiello, al maresciallo Ciuro, al maresciallo Riolo, a Borzacchelli – chi ha letto un po' dei nostri libri un'idea se l'è fatta – si era sempre dovuta fermare di fronte all'ultima fonte che conosceva in anticipo le mosse degli inquirenti e che quindi avvertiva una volta Aiello, una volta addirittura il boss di Brancaccio Guttadauro, su dove erano piazzate le cimici e su quando bisognava parlare al telefono e quando no.Quest'ultima fonte i magistrati l'avevano sempre individuata in una fonte romana, che però non aveva mai avuto un nome o un volto: forse quelle telefonate tra Cuffaro e Berlusconi dove si parlava di un giro di informazioni non proprio regolare, visto che erano tutte notizie coperte dal segreto, poteva far luce ma, invece di svilupparle, il procuratore Grasso chiese di distruggerle.Quando poi arrivò Messineo andò in aula e chiese di revocare l'ordine di distruzione. Purtroppo non si poteva più farci nulla e quelle bobine, piuttosto preziose secondo me, furono distrutte e nel frattempo Grasso diventò procuratore nazionale antimafia, anzi gli fecero una legge apposta per levargli di mezzo il suo concorrente più temibile, Caselli....

3 commenti:

Pupottina ha detto...

strane cose dappertutto....

Andrea De Luca ha detto...

infatti...

Calogero Parlapiano ha detto...

troppo strane... dappertutto!
ciao a tutti :-)