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lunedì 23 novembre 2009

Agricoltura: dalla Sicilia a Roma con i trattori

La crisi del mondo agricolo in generale e di quello siciliano in particolare negli ultimi mesi ha raggiunto picchi inimmaginabili. I lavoratori non riescono più a rientrare dalle spese. L’importazione di prodotti dagli altri paesi del Mediterraneo, Tunisia, Spagna, Grecia, Marocco, ha dato il colpo di grazia alle nostre culture. Ci si ritrova quindi nell’assurda e paradossale situazione per la quale il “Made in Italy” è vantato in tutto il mondo conosciuto tranne che in Italia. E questo è un dato di fatto. Gli agrumi, la vite, le olive, le pesche sono tutti prodotti della nostra terra che, proseguendo di questo passo, rischiano l’estinzione non perché la Natura ha deciso di privarcene ma perché l’uomo ha abbandonato questo tipo di attività (soprattutto nel nord Italia), perché non si riesce più ad ammortizzare i costi (non c’è più un guadagno e a volte nemmeno un pareggio tra le spese effettuate) e specie perché è molto più semplice e vantaggioso importare dall’estero. Diminuisce la qualità, non si sa cosa mangiamo e come vengono trattati quei prodotti ma si risparmia un bel po’. La crisi è generalizzata: il ministro al comparto agricolo Luca Zaia (Lega Nord), al momento, non sembra aver preso provvedimenti sufficienti a lenire questo problema. E la Sicilia e la stessa Sciacca ne risentono molto. L’assessore all’agricoltura Ignazio Piazza sta cercando di trovare le soluzioni migliori per risolvere la questione del mercato del contadino, del mercato ortofrutticolo e del mattatoio comunale ma non sarà semplice poiché, come ben sappiamo, di fondi ce ne sono pochissimi e parecchie cose potrebbero essere risolte solamente partendo dall’alto: dal Parlamento nazionale e regionale. Intanto un corteo di trattori è partito nei giorni scorsi da Caltanissetta ed è arrivato fino a Roma per dare maggiore risonanza alla protesta contro la grave crisi che ha messo in ginocchio il settore agricolo siciliano. La decisione è stata presa dal comitato spontaneo degli agricoltori della provincia di Caltanissetta, di cui è portavoce il consigliere comunale Michelangelo Lovetere, dopo un mese e mezzo di sit-in svolti a Pian del lago. Al corteo si sono uniti gli operatori del settore di tutta la Sicilia, anche da Sciacca, con l’appoggio del Comune che ha messo a disposizione pure un autobus. Una volta giunti in Calabria i trattori hanno proseguito verso Roma per portare al governo nazionale le dichiarazioni di stato di crisi già approvate dalle regioni meridionali. Gli agricoltori hanno chiesto che vengano stanziate nuove risorse. Nonostante erano fermi proprio davanti il Parlamento è stato quasi impossibile trovare loro immagini all’interno dei tg nazionali. Forse è passata la notizia ma nulla di più. La crisi non esiste soprattutto se non la faccio vedere. Nel giorno del vertice della Fao a Roma, gli agricoltori siciliani hanno percorso le principali strade della capitale e si sono poi radunati in Piazza San Giovanni in Laterano per protestare. “Non è possibile vendere il grano a 13 centesimi, un quintale d'uva a 10 euro e un litro di olio extravergine di oliva a 3 euro" ha urlato un manifestante. "Oltre ai prezzi - ha detto un altro agricoltore - chiediamo che venga dato un contributo statale non alla produzione ma ai terreni. Per il grano è stato già fatto, ora manca il vigneto. Siamo qui a manifestare nel giorno in cui si apre il Summit della Fao e se non basta andremo a Bruxelles. "I Governi nazionale e della Regione Siciliana hanno abbandonato il settore agricolo alle proprie difficoltà senza prevedere alcun intervento capace di contrastare la crisi del settore". Lo ha detto il segretario regionale del Partito Democratico Giuseppe Lupo. "La crisi del Governo Lombardo - aggiunge Lupo - e della maggioranza che lo sostiene paralizza la Sicilia e non consente di affrontare le urgenti difficoltà dei diversi settori produttivi, con conseguenze negative per le imprese, i lavoratori e le loro famiglie.” "Il nostro Paese - dice l'assessore regionale all'Agricoltura Michele Cimino - ha sempre agevolato con strumenti finanziari straordinari l'industria del nord, vedi caso auto e ammortizzatori sociali. E' arrivato il momento di pensare anche all'industria del Sud". Cimino si è recato più volte a Roma in questi giorni per partecipare ad alcuni incontri con i parlamentari nazionali. Nell’attesa e nella speranza, quella degli agricoltori, di trovare immediate risposte e soluzioni. Un mondo agricolo che risulta sempre più spaccato al suo interno tra movimenti, associazioni, sindacati e gruppetti vari. Forse una maggiore unità farebbe comodo agli stessi operatori del comparto agricolo anche perché per il governo è di certo cosa migliore poter trattare con un solo referente che rappresenti l’intero mondo agricolo rispetto a tanti capi, spesso senza truppe. Insomma una marcia su Roma pacifica ma doverosa ed un problema ancora ben lungi dall’essere risolto: non servono più palliativi momentanei adatti soltanto a dare un breve sollievo, urgono decisioni e provvedimenti importanti. E definitivi.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

2 commenti:

Lelio ha detto...

In tutto questo la vera vergogna è stata il mutismo assoluto di tutti gli organi di informazione, e l'atteggiamento indegno dei cosiddetti "sindacati di categoria", schierati in massa a difesa dei loro privilegi, invece ddi difendere le legittime istanze degli agricoltori che sono di fatto abbandonati a loro stessi.

Calogero Parlapiano ha detto...

condivido in pieno con te Lelio. del resto la crisi non c'è.. se non la fai vedere...
ciao!