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giovedì 26 novembre 2009

Stragi '93: i PM vogliono i documenti dei servizi segreti


Come riportato da Lirio Abbate su 'L'Espresso' i magistrati della procura antimafia di Caltanissetta e Palermo hanno chiesto, questa mattina, tramite un ordine di esibizione degli atti all'attuale direttore del DIS (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza) Gianni De Gennaro, di poter accedere agli archivi dei servizi segreti per poter acquisire i documenti sulle stragi che hanno visto la morte dei giudici Falcone e Borsellino. La storia delle stragi italiane, da quelle brigatiste, passando per quelle 'nere', fino a Capaci e via D'Amelio, ha sempre visto la compartecipazione dei servizi segreti. Se non direttamente almeno indirettamente, coprendo il colpevoli o depistando le indagini.

L'ombra lunga dei servizi segreti, quindi dello Stato, si proietta in via D'Amelio, in quel del Castello Utveggio, punto di osservazione privilegiato, sul luogo della strage, dove, stando alle ricostruzioni di coloro che per primi indagarono vi fu impiantata una sede temporanea del SISDE di Bruno Contrada. Per non parlare di un episodio precedente, ovvero il fallito tentativo di attentato all'Addaura alla villa di Giovanni Falcone. Episodio a cui potrebbero essere connesse la scomparsa di Emanuele Piazza, giovane collaboratore del SISDE ucciso e poi sciolto nell'acido e di Nino Agostino, assassinato con la moglie nell'estate del 1989. Proprio su quest'ultimo, il pentito Giovan Battista Ferrante ebbe a dire "Se lo 'asciugarono' loro".

I punti oscuri delle vicende di Falcone e Borsellino rimangono molti. Episodi non completamente imputabili all'organizzazione di Cosa Nostra. Episodi che fanno pensare ad un coinvolgimento di apparati dello Stato, ben informati. Così, nell'ambito delle indagini avviate dalle procure di Caltanissetta e Palermo sui mandanti esterni a Cosa nostra delle stragi di Capaci e via D'Amelio, i capi degli uffici delle procure hanno deciso di inoltrare alla presidenza del Consiglio, da cui dipendono i servizi di intelligence, il provvedimento per l'acquisizione degli atti.

Da qui si cerca di riprendere la pista anche del famoso 'faccia da mostro', probabile agente dei servizi segreti, in contatto con la famiglia Ciancimino, utilizzato dalla mafia per commettere omicidi in Sicilia.

In attesa di osservare quanti omissis verranno messi in campo dai servizi segreti, oppure in attesa, finalmente, di uno squarcio di verità sul cielo grigio delle stragi? Certo è che la gente ha sete di conoscere. Come diceva lo stesso Falcone, "la mafia è un fatto umano e come tale può essere sconfitta. Si può vincere non pretendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori dello Stato.

Ma oggi questo, sarebbe un discorso da toga rossa, come tanti altri pronunciati da Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, che tutto erano, meno che toghe rosse. Toghe Rosse e magistratura comunista iniziò a dichiararlo Totò Riina dopo la sua cattura nel corso del processo

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