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giovedì 11 novembre 2010

Compost per l'agricoltura: dai rifiuti, fertilizzante per i terreni

Sogeir, assessorato regionale dell’agricoltura, unità operativa di Sciacca e facoltà di Agraria dell’università di Palermo insieme per sperimentare l’utilizzo del compost prodotto dall’impianto della società d’ambito come fertilizzante in alcuni terreni. Un progetto che potrebbe avere ottimi risvolti scientifici, l’abbattimento dei rifiuti e dei costi per gli agricoltori


La Sogeir Ato Ag1 ha posto in essere un nuovo progetto di sensibilizzazione e promozione per raggiungere il dichiarato obbiettivo di “rifiuti zero”.
E’ stata sottoscritta infatti una convenzione con l’assessorato regionale delle risorse agricole e alimentari e la facoltà di agraria dell’università di Palermo per la conduzione di prove sperimentali al fine di testare il compost in agricoltura.
Il progetto è ambizioso e potrebbe risultare molto importante. I protagonisti di questo accordo tripartisan sono stati naturalmente il presidente di Sogeir Vincenzo Marinello, il presidente degli impianti di smaltimento della Sogeir Giovanni Indelicato, il direttore dell’unità operativa di Sciacca Giuseppe Pasciuta, il direttore del dipartimento di agronomia e ambiente presso l’università degli studi di Palermo nella facoltà di Agraria Lucio Pristina e il consulente chimico Filippo Giglio.
La sperimentazione sarà effettuata in tre terreni: una coltivazione di arance a Ribera, una di olive a Sciacca e un vigneto a Menfi. Si cercherà di verificare non solo come risponde il terreno a questi trattamenti ma anche come risponde la stessa pianta. Dunque verrà data agli agricoltori la possibilità di utilizzare il compost prodotto dalla lavorazione dell’umido (ossia il rifiuto organico urbano). Si tratta di un fertilizzante naturale che, se tutto andrà a buon fine, potrebbe rivelarsi un’arma vincente per il futuro dell’ambiente e dell’agricoltura: ci sarebbe la possibilità di riutilizzare quei rifiuti e di avere del fertilizzante a basso costo e probabilmente migliore rispetto a quello usato fino ad ora.
Gli agricoltori saranno invitati a fornire alcuni residui di potature (i residui di potatura infatti non possono essere bruciati) e al contempo verranno aiutati al fine di abbattere i costi di produzione ed avere maggiori ricavi. In tempi di crisi potrebbe essere una nuova risorsa.
I terreni sono messi a disposizione dall’unità operativa, per ora si tratti di uliveti, vigneti e agrumeti ma ci potrebbe essere la possibilità di allargare la sperimentazione anche su altri tipi di coltivazioni. Lo scopo è anche quello di testare questo prodotto dal punto di vista scientifico: chi lo sta già utilizzando ne è entusiasta e dice che sta ottenendo buoni risultati. Per questo sono stati mobilitati inoltre i laboratori di analisi chimica – agraria dell’assessorato regionale delle risorse agricole e alimentari.
Questo progetto è partito pure dalla considerazione del fatto che i terreni del circondario e non solo sono poveri di sostanza organica e i costi di produzione quasi sempre sono più alti rispetto ai ricavi.
La stipula di questa convenzione è stata utile anche per spiegare a tutti il funzionamento dell’impianto e come si riesca a produrre questo compost.
La frazione umida rappresenta oltre il 40% dei rifiuti complessivi, si tratta di circa 14mila tonnellate l’anno. E’ proprio grazie all’impianto per il compostaggio della frazione organica della Sogeir sito nell’aria industriale di contrada Santa Maria che si riduce l’impatto determinato da questa tipologia di rifiuti evitando di portarli in discarica e prolungando quindi la vita della stessa.
Presso questo centro, uno dei fiori all’occhiello della società d’ambito, vengono conferiti i rifiuti organici provenienti dalla raccolta porta a porta effettuata nei 17 comuni che fanno parte della società Ato AG1. Nel dettaglio lì confluiscono: i rifiuti organici di provenienza alimentare (il cosiddetto FORSU), i fanghi civili ed agroindustriali, gli scarti verdi, i materiali legnosi e le biomasse organiche residue da trasformazioni agroalimentari come possono essere le sanse vergini ed esauste, i sottoprodotti animali comportabili, oppure gli scarti di lavorazione.
La soluzione impiantistica individuata, per la piena conformità tecnico – processistica ai requisiti sopraelencati, prevede, dunque, tre distinte sezioni di trattamento: la fase di biossidazione accelerata in biocella con ricircolo e trattamento dell’aria esausta attraverso uno scambiatore di aria –aria e aria – acqua, riutilizzo del percolato per l’umidificazione della biomassa, insufflazione settoriale, ambiente di processo controllato e regolato. Poi si passa alla fase di post-compostaggio in cumulo statico aerato, semiconfinato con teli semi traspiranti a carboni attivi. La fase di maturazione invece prevede appunto la maturazione in cumulo rivoltato, coperto con temi semi traspiranti.
Le fasi di lavorazione dunque consistono nella ricezione del forsu (la frazione organica dei rifiuti solidi urbani), nella ricezione strutturante – ammendante (il vegetale), nella miscelazione del forsu col vegetale, nella biossidazione accelerata in biocella della durata minima di 7 giorni, nel postcompostaggio in cumulo aerato con la durata minima di 28 giorni, nella maturazione in cumulo rivoltato della durata minima di 56 giorni e infine dell’affinamento con doppio stadio di vagliatura.
Sogeir, assessorato regionale dell’agricoltura, unità operativa di Sciacca e facoltà di Agraria dell’università di Palermo insieme per sperimentare l’utilizzo del compost prodotto dall’impianto della società d’ambito come fertilizzante in alcuni terreni.
Un progetto che potrebbe avere ottimi risvolti scientifici, l’abbattimento dei rifiuti, l’abbattimento dei costi per gli agricoltori e il riutilizzo del compost. Anche da queste idee potrebbe passare il miglioramento e la conservazione del nostro patrimonio naturale ed ambientale.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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