Da Craxi a Berlusconi
di Giacomo Bottaro
Viviamo in un paese sbadato; un paese che, di tanto in tanto, perde la memoria. Che si tratti di amnesie, dimenticanze, e volontarie rimozioni non è comunque tollerabile che condizionino la vita istituzionale di uno stato moderno.
La classe politica che ha guidato l'Italia nei passati vent'anni ha costruito il proprio potere su contraddizioni stridenti, su equivoci che stanno davanti agli occhi di tutti, purché si sappia dove guardare. La stagione della cosiddetta seconda repubblica ha visto cambiare simboli, nomi e colori: i protagonisti, fatte salve alcune isolate eccezioni, sono rimasti gli stessi. L'Italia di Bettino Craxi, forse, non esiste più; quella dei "craxiani", però, non ha mai smesso di esistere. La pesante eredità socialista costituisce, ancora oggi, un nodo senza soluzione nella vita istituzionale del nostro paese; una questione che condiziona scelte ed orientamenti in campo politico. E' cruciale allora domandarsi l'entità e le forme di questo lascito. Se il nostro è un paese privo di una forte realtà socialista ma, nei fatti, governato da socialisti, che fine hanno fatto gli uomini di Craxi? Quali strade hanno imboccato i socialisti al tramonto della prima repubblica? Rispondere a queste domande significa fare considerazioni sulla vita politica di oggi; per farlo, però, è necessario un piccolo passo indietro.
La mancanza di una socialdemocrazia compiuta, innanzitutto, fa del caso italiano un'anomalia europea: l'ingombrante ruolo di Pci e Dc, a partire dal secondo dopoguerra, ha condizionato fortemente la percezione di sé di un Partito Socialista dall'identità ibrida. Non ci si deve stupire, quindi, se dopo Tangentopoli i "petali del garofano" abbiano intrapreso percorsi diversi. Basta un brevissimo elenco di nomi, però, per capire quale causa abbia sposato la maggioranza dei "socialisti di nuova generazione": Brunetta, Cicchitto, Frattini, Sacconi, e Tremonti sono soltanto alcuni dei politici migrati dal Psi a Forza Italia, adesso al Popolo della Libertà.
Una frazione corposa dell'attuale stato maggiore del Pdl vanta quindi trascorsi, più o meno lunghi, tra le file del partito guidato da Bettino Craxi. Il progetto del 1994 di Silvio Berlusconi, evidentemente, deve essere sembrato vincente a diversi ex craxiani. Se non bastassero i nomi citati poco sopra a tracciare un filo rosso tra Psi e Pdl si potrebbe aggiungere che lo stesso portavoce del presidente del consiglio, Paolo Bonaiuti, ha trascorsi socialisti. Degli ultimi giorni, poi, è la notizia che Gianni De Michelis, socialista mai domo, è diventato consulente del ministro Brunetta in materia di riforme. Ministri, capigruppo, consulenti ma anche semplici parlamentari: questa è la risposta alle domande che ci siamo posti poche righe sopra, questa è l'eredità scomoda consegnata al paese con lo sgretolarsi del Psi. La dimostrazione che la politica italiana continua a soffrire irrimediabilmente la sua storia recente.
Se si considera, poi, che la settimana scorsa il ministro delle finanze Giulio Tremonti (ex socialista) ha regalato all'Italia una manovra finanziaria pirata, il ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta (ex socialista) ha ferocemente accusato la "sinistra golpista" e il capogruppo Fabrizio Cicchitto (ex socialista e piduista) ha difeso coraggiosamente l'operato dei due colleghi il rischio è di essere vittime di una crisi d'identità spazio-temporale. Sembra che vent'anni di "nuova politica" non abbiano cambiato quasi nulla nella vita istituzionale italiana. Inevitabile notare, poi, che i "socialisti di Berlusconi" non si limitano a costituire la spina dorsale dell'attuale maggioranza di governo: rappresentano anche la fronda più agguerrita e irriverente nella squadra del primo ministro. "Uno Stato degli intrighi, un governo di piduisti, ex craxiani e riciclati, a cui Fini e Bossi fanno da sgabello" così Achille Occhetto, nel 1994, attaccava il neonato governo Berlusconi. Un'analisi passionale, la sua, che rispecchia però abbastanza fedelmente, almeno in parte, quello che è stato il contesto politico dal 1992 ad oggi. Se poi Occhetto continuava definendo "castello di menzogne e sotterfugi con cui si vuole coprire la rivincita del vecchio" l'esecutivo dell'epoca non si può non attribuirgli una certa lungimiranza.
Un paese memore della sua storia eviterebbe il ripetersi di gravi errori. Il corso politico cominciato con il governo Berlusconi del 1994 non rappresenta una fase nuova della storia d'Italia, i craxiani al governo ne sono l'esempio più evidente. Non bastano variazioni sul tema della cattiva politica: serve un cambiamento reale per concludere un ciclo dannoso per il paese. L'apertura di una nuova fase, però, passa necessariamente dalla presa di coscienza degli errori commessi affinché non si ripetano in futuro.
http://www.nuovasocieta.it/inchieste/2483-gb.html
Eppure mi hai cambiato la vita - F.Moro
martedì 6 ottobre 2009
L'evoluzione della specie: da Craxi a S.B.
Etichette:
considerazioni,
Contro la mafia,
domande,
Informazione
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
evoluzione della specie..
ma solo loro si evolvono? noi non possiamo?
no, non possiamo...perchè commettiamo sempre gli stessi errori... :-(
ciao ale
Posta un commento