La crisi c’è, c’è ancora e colpisce soprattutto il mercato del lavoro. E’ quanto emerge dalla relazione del presidente e commissario straordinario dell’Inps Antonio Mastrapasqua in occasione della presentazione dell'attività e dei risultati dell'Istituto di previdenza a un anno dalla sua nomina.
Dati che hanno scatenato polemiche e di cui hanno parlato con toni da catastrofe quasi tutti i giornali italiani.
Cassa integrazione a livelli record, boom delle domande di disoccupazione e tante famiglie in ginocchio. La crisi, insomma, ha lasciato conseguenze pesanti seppure per alcuni si è concluso o addirittura non è mai esistita. Secondo questa relazione “L'Inps ha ricevuto in un anno 1,1 milioni di nuove domande di disoccupazione, con un incremento del 53% rispetto al periodo settembre 2007- agosto 2008. Le domande accolte dall'Istituto di Previdenza Sociale sono state 984.000, con un importo medio di circa 5.292 euro. Il numero di persone aventi diritto al trattamento pensionistico salira' nel 2010 del 50%, 176 mila nuovi pensionati potenziali nel bilancio previsionale per il 2010 contro le 118 mila persone del 2009. L'incremento dipende dalla combinazione delle nuove finestre previste dalla normativa e quelle varate nel 2007.”
La piaga del lavoro nero invece è ancora presente con punte di eccezionalità nel meridione. “Sono stati pari a oltre 1,5 miliardi di euro i contributi recuperati dalla lotta al lavoro nero nei primi 365 giorni di gestione del commissario straordinario Antonio Mastrapasqua all'Inps. L'aumento rispetto all'anno precedente e' significativo: 24,53 milioni di euro raccolti in piu'. La riforma dell'istituto previdenziale, inoltre, ha consentito una razionalizzazione dei tempi di erogazione delle invalidita' civili: grazie al fascicolo elettronico, l'Istituto stima di abbassare i tempi di erogazione da 345 a 120 giorni, accertando cosi' la data di visita per i richiedenti.”
Migliorano i conti dell'Inps, che in un anno ha portato avanti una completa riorganizzazione, beneficiando di risparmi sino a quasi 4 miliardi di euro.
Insomma come dire niente di nuovo sotto il sole, la crisi sapevamo che esisteva ma sentirsi sbattere in faccia questi dati ha sempre lo stesso effetto: quello di impotenza e di consapevolezza che le famiglie che entrano nella soglia di povertà è in aumento.
La disoccupazione è sempre stato un fenomeno, si fa per dire, al centro delle campagne elettorali di tutti i partiti, a destra ed a sinistra, ma nonostante le strategie ed i finanziamenti le cose non cambiano. Si va di agevolazione in agevolazione, di incentivo in incentivo, di aiuto in aiuto ma mai una soluzione generale, una lotta risoluta e piena al problema. Le dinamiche naturalmente sono tanti ma al sud continua ad essere fatto troppo poco, anzi si rischia di passare da quel poco al nulla. Anche a Sciacca la situazione di certo non è rosea. Basterebbe osservare tutti i giorni la fila di persone, di tutte le età, che vanno a bussare alle porte delle chiese per chiedere i prodotti della Caritas o anche per avere aiuti in denaro con le bollette incombono puntualmente come una spada di damocle. Basterebbe osservare l’avanti e indietro della gente dagli sportelli dell’Inps o dagli uffici comunali. Già I comuni, con le ragnatele nei cassetti dei soldi e spesso con dissesti e debiti, poco possono fare per quanto riguarda le politiche sociali ed a rimetterci sono sempre le fasce più deboli: i bambini e gli anziani. Si deve fare di tutto per portare finanziamenti in questa terra, si deve andare a bussare alle porte della provincia e poi della regione, e poi a Roma, per finire a Bruxelles. E ricominciare daccapo se tutti fanno le orecchie da mercante. Non servono però solo i finanziamenti, occorre una strategia, la cosiddetta programmazione, occorrono progetti su progetti, idee e persone competenti: perché è inutile ottenere finanziamenti che cadranno nel vuoto o nelle tasche di pochi o dei soliti noti. Altrimenti continueremo a dare ragione, nei fatti, alla Lega Nord che ha imposto il federalismo fiscale e la chiusura dei rubinetti finanziari verso il sud.
Conta poco avere i numeri di un problema, conta invece capirne le cause e metterne in pratica presto le opportune contromisure tanto a livello nazionale quanto a livello locale.
Secondo Giorgio Santini, Segretario confederale Cisl ''mentre non costituiscono una novita' i dati sul boom della cassa integrazione, e' preoccupante l'elevato numero (quasi un milione) di domande di disoccupazione presentate tra l'inizio di agosto 2008 e la fine di luglio 2009. Il dato è allarmante soprattutto se si considera che molti lavoratori ai quali e' scaduto un contratto flessibile non hanno potuto presentare la domanda di disoccupazione a causa degli stringenti requisiti assicurativi necessari per ottenere l'indennita'.”
La crisi non è terminata e bisogna continuare a sostenere le imprese e le famiglie. Certo è complicato spendere e far ruotare l’economia se di soldi in una famiglia non ne entrano da nessun lato. Poi naturalmente come era prevedibile, dopo le polemiche politiche, dopo le accuse di fomentare paura e disperazione arrivano le rettifiche e le precisazione a quella relazione.
L'Inps ha precisato che il numero dei beneficiari di sussidio di disoccupazione ad aprile 2009 è di 450mila soggetti, in marzo erano più di 460mila. “Il numero dei beneficiari non corrisponde mai al numero delle domande presentate e accolte. Il numero di domande ricevute e lavorate nel corso degli ultimi dodici mesi, 1,1 milioni, di cui 980mila accolte, è la sommatoria di richieste che si sono accumulate nel tempo. Non offrono la fotografia di un momento, ma la sequenza di fatti successivi. Il rapporto è di circa 1 a 2: un beneficiario ogni due domande, prosegue la nota. La spiegazione è semplice: il beneficio ha una durata variabile tra i sei e gli otto mesi; e non tutti i beneficiari ne godono per l'intero periodo, e non appena un beneficiario trova nuova occupazione decade dal diritto di ricevere il sussidio. È lecito quindi, conclude l'istituto, stimare il numero attuale dei disoccupati tra i 450mila di aprile, accertati dall'Inps, e i circa 500mila previsti entro fine anno dal recente rapporto del Cnel”. E dopo le precisazione si torna al silenzio. Perché se di un problema non parli allora significa che non esiste, che non esiste più.
Non un milione di potenziali disoccupati ma 500mila disoccupati effettivi: e noi che ci eravamo preoccupati….
Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"
giovedì 8 ottobre 2009
I numeri della Disoccupazione
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