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mercoledì 29 settembre 2010

Prime piogge, primi danni. Cede l'asfalto a Sciacca.

E’ bastato un violento temporale di 10 minuti per mandare in tilt e paralizzare Sciacca. Frane, smottamenti, tombini saltati, fanghiglia dovunque e disagi per la circolazione stradale. Le frane dello scorso anno sono un ricordo ancora troppo fresco per non cercare di intervenire in tempo con le dovute pulizie di tombini, torrenti e cunette stradali

Mercoledì 20 settembre. Erano passate da poco le 16 di un pomeriggio qualunque quando un breve ma violento nubifragio si è abbattuto su Sciacca.
Pedoni e automobilisti sorpresi dalla pioggia ma anche dalle evidenti conseguenze.
In via Alcide De Gasperi ma anche in zona Stazzone parecchi i tombini che sono saltati con i liquami pronti a disperdersi per strada con notevoli difficoltà per gli utenti di veicoli a motore e con disagi dal punto di vista igienico sanitario.
Non è un bello spettacolo osservare un fiume di liquami correre senza ostacoli. Ma andiamo oltre.
È mancata la corrente elettrica in diversi punti della città anche a causa dei tantissimi fulmini che si sono ripetuti in breve tempo. Computer, rete internet, uffici, bancomat: tutto in tilt. La situazione è tornata normale soltanto dal giorno dopo. A San Michele addirittura una cabina elettrica è andata letteralmente in fumo determinando non solo un grave pericolo ma anche l’interruzione dell’energia elettrica nel quartiere.
Allagamenti lungo le arterie stradali ma anche all’interno di alcune abitazioni di via Caricatore invase completamente dall’acqua piovana.
Tra la discesa Campidoglio e per l’appunto via Caricatore, un torrente d’acqua, detriti e fango ha travolto tutto quello che ha incontrato lungo il cammino.
Immagini come queste sono divenute tristemente note ultimamente in tutta Italia. Residenti barricati in casa durante il temporale e poi alle prese con la bonifica delle proprie case. L’acqua in alcuni punti ha sfiorato i primi piani delle abitazioni. Panico e scene allucinanti come non si credeva mai di poter vivere in città. Qualche residente denuncia anche che le mura di sostegno presenti in zona grondavano acqua, in pratica la pioggia attraversava il cemento senza problemi: come siamo messi a stabilità e sicurezza si chiedevano molti preoccupati? Cosa sarebbe successo se qualche passante si sarebbe trovato per caso a scendere da quelle parti?
Alla Perriera, in corso Miraglia, parte dell’asfalto ha ceduto e sono dovuti intervenire gli uomini della guardia di finanza per garantire la sicurezza dell’area prima che si procedesse a transennare l’ennesimo punto franoso presente a Sciacca.
In via Fratelli Argento, nei pressi di alcune attività commerciali, del pietrisco e fango si è riversato per strada causando notevoli disagi alla circolazione.
In via Libertà altri smottamenti. In entrambi i casi rotture evidenti del sistema fognario. Ricordiamo che ha piovuto solamente per 10 minuti. Non di più. E siamo ancora a settembre. Nell’ultimo weekend c’erano ancora bagnanti in spiaggia.
In via Licata all’altezza dell’ufficio tributi pietre e fango dovunque. Anche in questo caso sono intervenuti gli uomini della polizia municipale per apportare le necessarie misure di sicurezza alla circolazione stradale e pedonale.
Insomma la tenuta geologica di Sciacca appare ancora alquanto approssimativa. E’ chiaro poi che la collocazione della città in collina determina la nascita naturale di molte discese e di conseguenza di improvvisati fiumi d’acqua piovana allor quando si formano nubifragi del genere.
Il temporale, al di là delle conseguenze occasionali, riapre nuovamente e con forza il problema dei tombini della città che per la maggior parte sono completamente otturati e non spurgati mentre in altri punti sono proprio scomparsi.
Molti residenti segnalano infatti che dopo i lavori di rifacimento delle rete idrica e fognaria, una volta che si è proceduto ad asfaltare le strade, intere zone sono rimaste sprovviste di griglie, asfaltate anch’esse. Per lunghi tratti di strada non si vede un tombino neanche a pagarlo ed anche quando se ne scova qualcuno esso è naturalmente ostruito, cosa che in inverno determina allagamenti e in estate il classico ed insopportabile fetore.
Sarebbe opportuno procedere con urgenza alla pulizia dei tombini, alla scerbatura delle cunette laterali e alla bonifica dei principali torrenti, specie il Cansalamone e la Foce di Mezzo alla Foggia, onde evitare per quanto possibile futuri e pericolosi allagamenti.
Ma non solo. Gli attuali lavori di sistematica della rete idrica e fognaria saccense vengono espletati a regola d’arte? E’ possibile che non ci sia un tombino che non sia saltato dopo 10 minuti di pioggia? Anzi, è possibile che, in molti punti e per molti metri, non ci sia un tombino?
Inutile ricordare i danni ingenti dell’anno scorso con le frane e gli smottamenti di Piazzetta Libertà, via Amendola e via Al Lido. Ancora oggi i lavori sono in corso e si è dovuto attendere il finanziamento della Protezione Civile per tappare l’emergenza. Poiché, a parte tutto, il problema rimane sempre quello: non ci sono fondi economici. Ogni intervento, anche il più minimo, diventa quasi insostenibile se non subentra l’aiuto di qualcuno: regione, stato o protezione civile.
Non siamo ancora nella vera stagione delle piogge ma già si contano i primi danni e le prime preoccupazioni. Colpa dell’uomo si dice sempre in questo caso. A forza di non tenere in considerazione il territorio, l’ambiente e la natura, questa si ribella. E’ quando lo fa, spesso sono danni seri. L’edilizia selvaggia, l’abusivismo, il disprezzo delle regole e delle leggi ha fatto nel tempo tutto il resto.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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