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lunedì 13 settembre 2010

Il coraggio delle idee. A Sciacca niente sagre... e anche i nostri prodotti "emigrano"

Tantissime le sagre sparse in tutta la Sicilia. A Cattolica Eraclea addirittura quella sul pesce azzurro. Peccato il pesce fosse di Sciacca. Dopo i giovani dunque emigrano anche i nostri prodotti ai quali nella città ex termale non viene destinata alcuna sagra

A Cattolica Eraclea il 13, 16 e 17 agosto si è tenuta una tre giorni dedicata al pesce azzurro denominata La “Sagra del pescato della Provincia di Agrigento”. La manifestazione è stata uno dei fiori all'occhiello degli eventi inerenti al quadricentenario della cittadina. Cattolica Eraclea è diventato così il centro dell’agrigentino per la promozione del pescato azzurro. Appare abbastanza discutibile a dire il vero la scelta della Regione Sicilia di portare la promozione del pesce azzurro in una cittadina a profonda tradizione agricola, dove bisognerebbe, forse, pensare a idee nuove per risollevare un’agricoltura in profonda crisi. Ma da dove proveniva tutto quel pesce fresco? Da Sciacca naturalmente che ha provveduto ad inviare anche alcuni chef locali che si sono adoperati nella realizzazione dell’evento, pulendo il pesce e preparando alcune leccornie molto apprezzate dai cattolicesi. Precisamente a fornire il pesce è stata la cooperativa fra i pescatori che è stata coinvolta nell'organizzazione dall'amministrazione comunale cattolicese.
1200 kg di pesce in totale tra i quali 500 kg di sarde, 500 kg di acciughe, 300 kg di sgombri, 120 kg di spatola, 120 kg di pesce spada, 100 kg di acciughe marinate e altri 150 kg di pesce di vario genere. Insomma non c’è che dire: proprio una bella grigliata di pesce fresco e saccense. Era proprio impossibile organizzare un evento del genere a Sciacca per l'estate saccense 2010 invece che spedire il pesce a cattolica? Non solo Cattolica Eraclea comunque. A Ribera il prossimo 10, 11 e 12 settembre si terrà il pizzafest con ospiti d'onore come Arisa, rivelazione sanremese , Cristian Imparato, baby fenomeno di “Io Canto”, il programma condotto sulle reti mediaste da Gerry Scotti e diverse cabarettisti siciliani. Alle volte basterebbe avere un po' di idee, coraggio e fantasia nell'organizzare qualcosa di nuovo: perchè non tenere anche a Sciacca la sagra della pizza (che nulla ha da invidiare a quella di Ribera), la sagra delle acciughe, della nutella, dell'olio, del vino. Con tutti i prodotti tipici, caratteristici e di qualità che possiede il nostro territorio si potrebbe tenere in piazza Angelo Scandaliato una festa, una sagra, una degustazione a sera. Si, è vero, a proposito di promozione del pesce azzurro a Sciacca abbiamo avuto l'Azzurro Fest ma, forse, sarà stato il periodo in cui si è tenuta la sagra oppure lo scarso coinvolgimento della gente, la festa non ha avuto il successo sperato.
Tutto il contrario rispetto a Cattolica Eraclea. Per 3 giorni non c'è stato un cattolicese che sia rimasto a casa mentre la piazza della cittadina è stata presa d'assalto anche da alcuni turisti provenienti dalle vicine strutture alberghiere e località balneari limitrofe. Tutti a gustare, decantare e assaporare la bontà del pesce azzurro e non. “Buonissimo questo pesce di Cattolica” qualcuno esclamava. Qualche altro più scaltro affermava: “pesce straordinario, chissà da dove arriva”. Risposta: da Sciacca, città marinara che non sa o non vuole o non può promuovere i frutti del proprio pescato, che non ha un assessorato alla pesca, che ha chiuso definitivamente il proprio mercato ittico, che da un ventennio non procede alla pulizia dei fondali portuali, che ancora attende una degna riqualificazione di tutto il quartiere marina, attenzionato, cercato e visitato soltanto durante i periodi pre-elettorali.
Abbiamo scoperto dunque che per trovare il buon pesce azzurro ci dobbiamo recare fino a Cattolica Eraclea, che per gustare “la migliore pizza dell’agrigentino” dobbiamo andare a Ribera, che per assaporare la bontà del cous cous ci conviene proseguire fino a San Vito lo Capo (che da anni promuove con successo questa sagra fatta di degustazioni e concerti di cantanti famosi e di richiamo), che per la carne e la pecora meglio andare a Santa Margherita di Belice, che per i dolci, soprattutto i cannoli un piccolo viaggio fino a Piana degli Albanesi non guasta, che per il castrato occorre arrampicarsi fino a Caltabellotta, che per il vino si deve procedere per Menfi con “Inycon” e chissà quanti esempi ancora sarebbe possibile fare. A Sciacca a quanto pare invece non esiste nulla degno di essere istituzionalizzato, non c’è alcun prodotto di richiamo, niente col quale creare dal nulla una sagra e farla divenire di anno in anno fiore all’occhiello della promozione della città. Naturalmente la situazione odierna è il frutto di manchevolezze almeno decennali: nessuno che ci abbia pensato? Niente fantasia? Niente soldi?
Di tutto un po’ ma, la questione è sempre quella, se si vuole diventare terzo polo turistico si deve investire, creare, credere, sperimentare in idee e progetti nuovi. Si rischia è chiaro ma meglio il rischio che l’inerzia per la quale tutto scorre senza che nulla cambia.
Sentirci ripetere che siamo una città turistica è una barzelletta. Peccato che non faccia ridere più nessuno.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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