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giovedì 11 febbraio 2010

“Forza Italia è il frutto della trattativa tra Stato e mafia“

Massimo Ciancimino continua la sua deposizione al processo Mori. Chiamando in causa ancora una volta il senatore Dell’Utri e i servizi segreti. E spunta una lettera inviata a dal padre a Berlusconi. Il senatore replica: “E’ un folle”

“Forza Italia è il frutto della trattativa tra Stato e mafia“: Massimo Ciancimino continua con le sue deposizioni fiume al processo Mori, chiamando in causa ancora una volta il partito del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i presunti legami con Cosa Nostra di Marcello Dell’Utri.

STATO E MAFIA – Ciancimino ha parlato oggi continuando la sua deposizione al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. A riferirlo a Ciancimino sarebbe stato il padre Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo, che secondo il figlio avrebbe avviato dopo il maggio del 1992 la trattativa con i Carabinieri da un lato e i boss mafiosi dall’altro. Ciancimino junior ha anche spiegato al pm Antonio Ingroia il contenuto di alcuni ‘pizzini’. L’argomento è stato affrontato dal teste nel corso della spiegazione di un pizzino, depositato agli atti del processo, e che a suo dire sarebbe stato indirizzato dal boss Bernardo Provenzano a Silvio Belusconi e Marcello Dell’Utri. Nel foglietto Provenzano avrebbe parlato di un presunto progetto intimidatorio ai danni del figlio di Berlusconi. “Intendo portare il mio contributo – si legge nel pizzino – che non sarà di poco conto perchè questo triste evento non si verifichi (si allude all’intimidazione ndr). Sono convinto che Berlusconi potrà mettere a disposizione le sue reti televisive”. «Mio padre - ha spiegato il testimone illustrando il biglietto – mi disse che questo documento, insieme all’immunità di cui aveva goduto Provenzano e alla mancata perquisizione del covo di Riina era il frutto di un’unica trattativa che andava avanti da anni. Con quel messaggio Provenzano voleva richiamare il partito di Forza Italia, nato grazie alla trattativa, a tornare sui suoi passi e a non scordarsi che lo stesso Berlusconi era frutto dell’accordo». Il testimone ha anche spiegato che la prima parte del pizzino, che lui custodiva, sarebbe sparita.

I SERVIZI LEGATI A COSA NOSTRA - Prima della deposizione, il figlio dell’ex sindaco di Palermo aveva depositato il passaporto rilasciato al figlio dieci giorni dopo la nascita. Secondo il teste il documento sarebbe stato ottenuto grazie all’intercezione del signor Franco, l’agente dei servizi segreti che per oltre 30 anni sarebbe stato protagonista, nell’ombra, della cosidetta trattativa tra mafia e Stato. Il rilascio del passaporto ad un bambino di soli 10 giorni, prassi insolita, ottenuto grazie allo 007, dimostrerebbe il legame tra il teste, suo padre e l’agente dei Servizi. Ciancimino ha poi consegnato al Tribunale altri documenti, fra cui uno su Ustica e il verbale di quando fu fermato e perquisito sul Monte Bianco nel maggio 2009. Tra il 2001 e il 2002 il capomafia Bernardo Provenzano «ha riparlato con Marcello dell’Utri. Me lo disse mio padre». In quell’occasione sarebbero state date «rassicurazioni» su provvedimenti a favore dei boss, come «l’aministia e l’indulto».Egli ha anche affermato di avere letto la lettera in carcere al padre Vito che, a sua volta, «voleva richiamare alla collaborazione il partito nato anche grazie alla trattativa». Secondo il figlio dell’ex sindaco, l’obiettivo della lettera sarebbe stato quello di invitare Berlusconi «come entità politica, non come individuo» a «tornare sui suoi passi» e rientrare nei ranghi. Vito Ciancimino, come spiegato dal figlio in aula, voleva una rete tv «per dire la sua». Tutto sarebbe nato da una intervista rilasciata dal premier a Repubblicà in cui avrebbe affermato che «se un suo amico fosse sceso in politica gli avrebbe messo a disposizione una rete tv», ha spiegato Ciancimino Junior.

IL SIGNOR FRANCO - Un agente dei Servizi segreti, chiamato il ’signor Franco’, avrebbe invitato caldamente Massimo Ciancimino a «tacere» e a «non parlare più di certe vicende perchè tanto non sarei mai stato coinvolto e non sarei mai stato chiamato a deporre. Cosa che avvenne - aggiunge Ciancimino junior – visto che fino al 2008, quando decisi di collaborare con i magistrati, nessuno mi interrogò mai». Il signor Franco, che secondo Ciancimino avrebbe avuto anche rapporti con il boss Bernardo Provenzano, gli avrebbe consigliatò di tacere dopo un’intervista pubblicata su Panorama da cui «emergeva in qualche modo un mio ruolo nell’arresto di Riina». È sempre Ciancimino a dire che il capitano Giuseppe De Donno, che lavorava con il generale Mori, in più occasioni, negli anni, lo avrebbe rassicurato che nessuno lo avrebbe sentito sulla vicenda relativa proprio all’arresto del boss Riina avvenuto il 15 gennaio del 1993 e su cui sarebbe stato persino apposto «il segreto di Stato».«Mentre mi trovavo agli arresti domiciliari nel 2006, una persona dei Servizi segreti mi disse di non parlare della trattativa e dei rapporti con Berlusconi». «Io dissi loro che c’erano dei documenti, insomma delle prove su tutte quelle vicende e che non avrei potuto sottrarmi, ma lui mi rassicurò che nessuno mi avrebbe chiesto niente». È sempre il figlio dell’ex sindaco a parlare di presunte «pressioni» che avrebbe ricevuto in quel periodo dall’allora vice procuratore nazionale antimafia Giusto Sciacchitano. Questi lo avrebbe invitato «a non coinvolgere la società Gas nell’indagine sul riciclaggio, perchè così ne avremmo tratto beneficio visto che lo stesso Sciacchitano era in buoni rapporti con la procura di Palermo che conduceva l’inchiesta».

IL PAPELLO - I carabinieri e i Servizi segreti sarebbero stati a conoscenza che Massimo Ciancimino teneva il papello in una cassaforte della sua abitazione all’Addaura. La cassaforte, però, non fu mai trovata nel corso delle perquisizioni che vennero effettuate quando Massimo Ciancimino fu arrestato per riciclaggio. Lo ha sostenuto il testimone a cui sono state mostrate delle foto della cassaforte realizzate a luglio scorso dalla Dia. Ciancimino le ha riconosciute, dopo un attimo di turbamento e commozione che ha causato l’interruzione dell’esame. Poi Ciancimino, a sorpresa, ha consegnato in aula una lettera scritta dal padre, l’ex sindaco mafioso di Palermo, indirizzata per conoscenza a Silvio Berlusconi. Il documento, di cui i pm e le difesa non avevano conoscenza , è stato ammesso dai giudici. Non se ne conosce ancora il contenuto.

http://www.giornalettismo.com/archives/50753/forza-italia-frutto-della-trattativa/

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