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sabato 6 febbraio 2010

Droga a Sciacca e nell'hinterland

Avevano consolidato un vero e proprio giro di spaccio di stupefacenti attorno al bar "Salvino" di Sciacca e al bar "Las Vegas" di Ribera, convinti che non sarebbero stati scoperti.
Pedinamenti e intercettazioni filmate hanno consentito agli investigatori di mettere a segno l'operazione antidroga malgrado gli indagati usassero un linguaggio criptato, quasi in codice. La droga aveva nomi diversi, come “pizza” o “birra”. E andare a rifornirsi corrispondeva alla frase “andiamo a funghi”.
Alla base dell'operazione messa a segno dagli agenti del commissariato di Sciacca, diretto da Elena Testoni un anno di indagini, intercettazioni, appostamenti , pedinamenti e registrazioni filmate avviate nel dicembre del 2008
Ma gli agenti del Commissariato saccense, coordinati dalla dirigente Maria Elena Testoni, hanno sgominato l'organizzazione, notificando ben 21 misure cautelari tra Sciacca, Ribera, Castelvetrano, Menfi e Caltabellotta: 13 custodie in carcere, 2 arresti domiciliari e 6 tra obblighi di dimora ed obbligo di firma.
In carcere sono finiti i saccensi Stefano Vinci, Alberto Bilella, Salvatore Montalbano, Giuseppe Arasi, Calogero Puleo, Diego Sabella e Giacomo Santannera 33 anni. Manette anche per i riberesi Calogero Sedita, Giuseppe Salvatore Failla, Mario Gallo, Leonardo Di Giorgi, Giuseppe Di Giorgi e Pierpaolo Abbruzzo, residente a Caltabellotta.
Agli arresti domiciliari, invece, Filippo Tardo di Sciacca e Gianvito Ferreri di Castelvetrano.
Nell’ambito dell'operazione antidroga sono stati raggiunti dalla misura cautelare dell'obbligo di dimora nel comune di residenza Ignazio Lucenti di Sciacca, Simona Gentile, nata in terra tedesca, ma residente a Sciacca e Vito Mirabile di Menfi. Per la riberese Adriana Sedita invece e' stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Altre due persone sono attualmente ricercate dalla polizia. 30 complessivamente sono le persone indagate.
L'operazione, denominata "Mata Hari", è scaturita dalle indagini partite lo scorso anno, dopo che i poliziotti hanno registrato alcuni decessi per overdose tra Sciacca e Ribera.
Alla vasta operazione, coordinata dal pm della Procura di Sciacca, Paolo Mazza, hanno partecipato anche uomini della Questura di Trapani, del Nucleo prevenzione crimine di Palermo e Catania, la squadra Mobile di Agrigento, elicotteri ed unità cinofile.
Soddisfazione è stata espressa della Uilps di Agrigento dopo gli arresti dell'operazione antidroga battezzata "Mata Hari". "Non passa giorno, si legge nella nota, senza aver la conferma che il fenomeno dell’uso di sostanze stupefacenti nel nostro territorio appare sempre più preoccupante. L’operazione conclusa brillantemente dai nostri colleghi della sezione Anticrimine del Commissariato di Sciacca, conferma che tale fenomeno non esclude alcuna parte del territorio della nostra Provincia e che quindi vere e proprie bande organizzate di criminali sviluppano un vero e proprio mercato di morte. Gente senza scrupoli che al fine di arricchirsi attraverso la detenzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti sempre più spesso per aumentarne le quantità nell’elaborarla mischiano la droga con sostanze ulteriormente nocive che causano la morte degli ignari acquirenti travolti dall’esigenza dell’assunzione una volta caduti nel baratro della dipendenza. L’encomiabile attività svolta da parte dei nostri colleghi in tutta la Provincia - conclude la nota-, a nostro modesto giudizio, è da premiare doppiamente considerate le oramai preoccupanti carenze d’organico e l’assoluta inefficienza del parco autovetture in dotazione".
Intanto sono già iniziati al carcere di Sciacca i primi interrogatori da parte del gip del tribunale Salvatore Giannino.
I due bar, i due locali di Sciacca e Ribera erano frequentati giornalmente dagli assuntori di droga che lì andavano a rifornirsi.
Uno spaccio assiduo, quasi giornaliero anche se quasi sempre le quantità di hashish vendute non erano enormi.
Al di là dei fatti meramente giudiziari e dei nomi delle persone coinvolte nel traffico e nello spaccio di droga, siamo innanzi ad un fenomeno che non può non preoccupare ed allarmare la società pubblica, politica e civile saccense e dell’intero hinterland. I dati degli ultimi mesi, e non solo, sono drammatici. Sono in aumento tanto le morti per overdose quanto il consumo di sostanze stupefacenti. Quali contromisure si possono prendere? Quali circostanze possono portare una persona, spesso un giovane, a cominciare a far uso di droghe più o meno leggere? Le motivazioni possono essere tante e nessuna. Del resto si parla di queste vicende da tempo immemorabile.
Una cosa è certa: la criminalità organizzata, piccola o grande che essa sia, punta dritta sulla droga, sul commercio dei traffici illeciti, sulla vendita all’ingrosso ed al dettaglio. Tante volte, quando le forze dell’ordine sventano giri criminosi inerenti al traffico di sostanze stupefacenti, ci rendiamo conto dell’enorme giro di affari che è presente dietro alla morte di questi ragazzi, vittime di aguzzini senza scrupoli i quali sfruttano la solitudine e la paura di tanti giovani.
E’ fuor di dubbio che anche, se non soprattutto, la mafia tiene le redini dei traffici più sostanziosi. Sostanziosi non solo dal punto di vista quantitativo ma anche dal punto di vista economico. Vortici di denaro sporco. Sporco del sangue delle tante, troppe vittime della droga. Non bastano le misure restrittive, non bastano le indagini, sempre puntuali, delle forze dell’ordine, non bastano le campagne di sensibilizzazioni contro questo assurdo fenomeno, occorre una presa di coscienza forte e decisa, da parte di tutti. Spesso si tratta di un vero e proprio circolo vizioso attraverso il quale si fomentano i conti in banca dei capimafia e delle maggiori bande criminose del territorio.
Poche settimane fa sempre il dipartimento della polizia di Sciacca aveva rinvenuto un grosso quantitativo di hashish sulla spiaggia Lido Fiori di Menfi a testimonianza che la droga c’è, esiste e gira più di quanto noi possiamo immaginare. Da dove proveniva quella droga? Una nave in transito se ne era sbarazzata forse alla vista di qualche motovedetta? Era già sepolta sotto la sabbia ed è tornata alla luce grazie alle mareggiate di questi giorni? Doveva essere ritirata da qualcuno ma le forze dell’ordine sono arrivate prima? Al momento mistero e riserbo assoluto su questo caso.
I traffici di stupefacenti spesso partono dal Sudamerica, Colombia, Venezuela, Perù e giungono via mare e di porto in porto fino a noi per essere smistati non solo nella nostra provincia ed in Sicilia ma anche per raggiungere i locali, i night e le discoteche del nord Italia. Alle grosse organizzazioni criminali interessa soprattutto la vendita di grossi quantitativi, non tanto la vendita, per così dire, al dettaglio. Spesso anzi la vendita al dettaglio viene gestita in proprio da piccole cellule criminali messe su all’occorrenza e per l’occasione, alla ricerca di facili e lauti guadagni.
Intanto c’è chi muore per le strade, per gli angoli nascosti dei vicoli della nostra provincia, nelle notti d’inverno e d’estate. Muoiono nel silenzio. Mentre altri si arricchiscono alle spalle.
Nell’attesa che altri arresti ed altri sequestri stiano lì a sottolineare la presenza della criminalità in provincia di Agrigento, rilanciamo un vecchio slogan inerente ad una campagna di sensibilizzazione antidroga.
“Io non mi drogo. Sono già stupefacente di mio”.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

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