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mercoledì 10 febbraio 2010

... E la scomparsa dei quotidiani

Il 1° febbraio 1975 usciva sul Corriere della Sera il famosissimo “articolo delle lucciole” (in realtà titolato Il vuoto di potere) di Pier Paolo Pasolini. Un lungo articolo, quasi un piccolo saggio, di analisi rigorosa sui cambiamenti avvenuti nella società italiana all’inizio degli anni ’60; Pasolini collega la scomparsa delle lucciole (sparite a causa dell’inquinamento atmosferico) e la nascita di un nuovo tipo di fascismo, completamento diverso da quello mussoliniano o da quello dei primi anni di governo degasperiano. Un fascismo sotterraneo, fatto di consumismo e di omologazione, dove i valori tradizionali cattolici della patria e della famiglia sono spariti; un nuovo potere nato e sviluppatosi senza che la classe dirigente democristiana se ne accorgesse. Spiegare interamente i vari aspetti di questa analisi è complicato e perciò vi rimando alla lettura dell’articolo (http://www.pasolini.net/saggistica_scritticorsari_lucciole.htm). Quello che invece mi interessa analizzare in questa sede è la situazione delle pagine culturali dei quotidiani italiani di oggi. Negli anni ’70 i giornali erano ricchi di interventi come questo, scritti da intellettuali di grande spessore che ponevano uno sguardo nuovo su alcuni aspetti dell’Italia. Erano anni di furibonde polemiche iniziate tra le colonne di un quotidiano e finito nelle pagine di saggi. Erano anni di grandi pensatori come Pasolini, Calvino, Fortini e Moravia, amici nella vita, ma convinti che il dibattito potesse arricchire il pensiero di un’intera nazione. Oggi invece cosa abbiamo? Alberoni che ogni lunedì sul Corriere ci spiega perché i fidanzati si lasciano oppure una lunga intervista al politico di turno che ha più il carattere di una velina fascista che di un pezzo giornalistico. Rimangono ancora dei buoni giornalisti con delle ottime rubriche (Buongiorno di Gramellini sulla Stampa o L’Amaca di Serra su Repubblica) ma non c’e più una radicale critica alla società italiana in un periodo come questo dove ce ne sarebbe estrema necessità.
Le cause sono parecchie e riguardano l’intero mondo della cultura. La fine dell’ideologie dopo l’89 ha portato ad un forte nomadismo intellettuale che ha prodotto solo confusione ed una mancanza di critica totale di un intero sistema di pensiero; la carenza di partiti portatori di un’ottica nuova e diversa, ma una grande classe politica senza vere distinzioni; la poca spendibilità della cultura in un mondo concorrenziale e crudele. La conseguenza diretta di tutti questi fattori è la decadenza del quotidiano italiano. Volendo inseguire il linguaggio televisivo si è persa la forza culturale della scrittura giornalistica: sempre meno battute e sempre più fotografie e grafici, un’agenda scelta guardando i telegiornali, interesse per il frivolo o per la cronaca patetico-sentimentale, ecc. In un contesto come questo la vera critica sociale non trova posto, perché troppo “intellettuale” (dandone una definizione negativa della parola) e non interessante per il lettore, e si preferisce lasciare la terza pagina al racconto della fiction andata in onda la sera prima. Un articolo come quello di Pasolini non so se sarebbe pubblicabile oggi: certamente non dai tre principali quotidiani nazionali (Corriere, Repubblica e Stampa). Se prima la funzione del giornale era quella di istruire il cittadini, di informarlo sui fatti e cercarlo di farlo crescere ideologicamente (con tutte le conseguenze che avuto negli anni del terrorismo) mettendosi al livello più alto di educatore, oggi si pone allo stesso livello del lettore per poter vendere qualche copia in più. Perciò vedo una sorta di catena che lega la crisi dell’intellettuale e quella del quotidiano; la causa dell’una è l’effetto dell’altra e viceversa. Un articolo di forte denuncia non sarebbe pubblicato, e allo stesso tempo il quotidiano non stimola il dibattito di una classe intellettuale che non esiste. Le conseguenze di questa scelta adottata negli anni ’80 sono state traumatiche per il dibattito politico contemporaneo e, cosa ancora più incredibile, anche per le vendite degli stessi quotidiani.

http://spiritiliberali.blogspot.com/2010/02/la-scomparsa-dei-quotidiani_04.html

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