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martedì 9 febbraio 2010

Tutti al Lavoro

E’ inutile girarci attorno. Tra i saccensi, naturalmente non tutti, sta cominciando a circolare un po’ di malumore per le ultime scelte politiche dell’amministrazione Bono. Le note polemiche sul carnevale, sulla viabilità cittadina e sulle mozioni riguardanti la marineria e la protezione civile hanno acceso gli animi non soltanto tra maggioranza ed opposizione ma anche, se non soprattutto, tra i cittadini della città delle terme. Il tutto condito dall’ormai estenuante attesa del rimpasto di giunta che dovrebbe dare maggiore spazio agli uomini ed ai numeri del partito democratico.
Sciacca, da sempre, è la città dei grandi amori, fulminanti, passionali, rapidi. Spesso però così come nascono, muoiono. In un batter d’occhio. E’ già successo con Ignazio Cucchiara, Ignazio Messina e Mario Turturici. Sicuramente la Giunta Bono ancora gode di una buona dose di speranze, aspettative, nonché di tempo a disposizione. Ma alcune vicende andavano gestite meglio.
Si è parlato per settimane del piano viabilità che ha interessato il centro storico, la via Figuli ed il viale della Vittoria. Alla fine si è generato soltanto confusione. In un clima di tutti contro tutti e soprattutto di tutti contro Brunetto, l’assessore competente. Tra ordinanze e contrordinante, si è evinto che alla fine a spuntarla sono sempre i commercianti. E ciò denota almeno tre cose: manca l’autorità ed il decisionismo da parte di chi, a volte, forse a malincuore, dovrebbe semplicemente “comandare”; i commercianti, a dispetto delle divergenti opinioni, hanno ancora in mano un solido potere decisionale; a farne le spese sono quasi sempre gli ignari automobilisti, ignari nel senso che, se un giorno una strada è a senso unico e l’altro invece diventa a doppio senso, non si ci capisce davvero più nulla, si crea soltanto confusione e si finisce per scontentare tutti anche se si sperava di accontentare qualcuno.
Sulla questione marineria si è detto e scritto tanto ma mai, purtroppo, la parola fine su una vicenda che rischia di assumere connotati grotteschi. Di mercato ittico tutti parlano ma non si capisce perché nessuno compia passi concreti verso la sua apertura. Il piano regolatore del porto potrebbe dare un nuovo assetto all’area portuale di Sciacca ma ancora è troppo presto per valutarne gli eventuali risvolti positivi. Il tutto, spesso, collocato in un clima di degrado anche se, a dire il vero grazie all’attenzione dell’assessore alla pesca Ignazio Piazza, tante volte l’area portuale è stata debitamente ripulita. Si potrebbe parlare di senso civico e di aumentare l’attenzione per l’ambiente circostante da parte degli operatori del settore ma troppe volte questi appelli sono già caduti nel vuoto e rimasti sordi come un eco lontano. Quello che è sicuro è che la pesca, e di riflesso il mare, dovrebbe rappresentare il vero motore della nostra economia ma al momento non sembra che siano state messe in cantiere misure tali da risolvere la crisi del settore. Specie a livello locale. Si dovrebbe attingere a piene mani dai fondi che la comunità europea mette a disposizione presentando nuovi progetti inerenti alla nostra realtà, cosa che soltanto una pubblica amministrazione può fare.
Intanto però contravvenendo a tutte le ordinanze in merito, si continua a pescare beatamente, e nell’illegalità, la neonata. La pesca del novellame è regolata da precise leggi. A Sciacca si poteva cominciare a pescare a partire dal prossimo mese, eppure, come ha denunciato Nino Bentivegna, fiduciario della condotta saccense di Slow Food e noto ristoratore della città, qualcuno non solo pesca lo stesso la neonata ma lo fa in aree attigue alla fogna contravvenendo a tutte le disposizioni in materia di sicurezza igienico – sanitaria. Evidentemente si potrebbero intensificare i controlli da parte della Capitaneria di Porto ed invitare tutti al rispetto delle regole. “Evidentemente la distruzione del nostro mare è autorizzata” ha attaccato Nino Bentivegna. Insomma un altro caso da attenzionare e che non mancherà di avere notevoli conseguenze in ambito marinaro.
Di protezione civile invece si è cominciato a parlare in tempi relativamente brevi, ossia da quando c’è stata l’emergenza della frana di piazzetta Libertà e dopo il crollo della palazzina fatiscente di Favara. Sciacca poggia su un terreno friabile ed argilloso, un terreno iper abusato e violentato dall’uomo. I piani di pronto intervento dovrebbe venire costantemente oliati. Non solo in caso di tragica calamità ma come coscienza civica del problema. Sempre nell’ambito della protezione civile emergono temi caldi come quello della messa in sicurezza dei torrenti di cui la nostra città è piena, in contrada Foggia oppure il noto Cansalamone ed altri. Per non parlare dei piani d’emergenza che riguardano i possibili incendi.
A Sciacca come nel resto della Sicilia insomma c’è un po’ di allarme dopo quei noti fatti di cronaca e si ci chiede con sempre maggiore insistenza cosa si possa fare per il nostro locale dissesto idrogeologico.
Non ci sono dubbi che l’amministrazione Bono, in carica a partire da giugno, quindi da pochi mesi, ha dovuto fronteggiare parecchie emergenze, a partire da quelle economiche. Si attende con ansia che venga deliberato il nuovo bilancio comunale per capire se, dove e quando si potrà intervire sui diversi casi che attanagliano la nostra città.
Una cosa è certa però. La gente si attende fatti e soprattutto concretezza. Il tempo della pazienza e dell’attesa sembra essere giunto alle battute finali. Il sindaco Vito Bono e l’intera squadra assessoriale devono prendere in mano la situazione, decidere, muoversi, progettare, cercare finanziamenti andando a bussare presso tutte le porte e gli uffici esistenti sul Pianeta Terra e dare segnali di attivismo. Attivismo anche politico. Se ci sono da fare correzioni all’organico assessoriale, devono essere fatte al più presto per uscire dall’ambiguità e per cominciare un lavoro che, da qui ai prossimi quattro anni, si presenterà duro ed irto di salito.
Buon lavoro a tutti.


Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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