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mercoledì 1 dicembre 2010

Presentato a Sciacca "Sotto Processo" di Benny Calasanzio che afferma: "Informare per cambiare"

Passa dall’informazione il futuro della società e della classe dirigente italiana ne è convinto Benny Calasanzio a Sciacca per presentare il suo ultimo libro: “Sotto Processo”. Presenti all’evento anche il magistrato Vella e l’imprenditore antiracket Ignazio Cutrò.

E’ stato presentato sabato scorso a Sciacca l’ultimo libro di Benny Calasanzio intitolato “Sotto Processo”, Editori Riuniti.
L’evento, che è stato organizzato dall’associazione di promozione sociale L’AltraSciacca col patrocinio del Comune, si è tenuto presso l’ex chiesa Santa Margherita ed è stato moderato dal giornalista Giuseppe Pantano.
Presenti alla presentazione del libro anche il sostituto procuratore Salvatore Vella in qualità di relatore e l’imprenditore di Bivona Ignazio Cutrò, seduto in platea, tra il pubblico, insieme alla moglie, alla figlia e ai due uomini di scorta.
Tanta gente ha seguito la manifestazione in modo interessato tanto che, alla fine, ne è seguito un breve dibattito, con delle domande poste all’autore, proprio dal pubblico.
Occorre sottolineare invece la quasi totale mancanza delle personalità politiche locali. A parte il consigliere comunale del Pd Maurizio Grisafi, mancavano tutti: consiglieri, assessori, sindaco, insomma dell’amministrazione non c’era nessuno. Nemmeno per un saluto, nemmeno in segno di cordialità nei confronti del magistrato Vella che, quasi da solo, tira avanti all’interno del tribunale di Sciacca o di Calasanzio che ha avuto un nonno e uno zio uccisi dalla mafia a Lucca Sicula, nemmeno per un gesto di solidarietà a Ignazio Cutrò che ormai sta lottando da solo la sua battaglia contro la mafia e contro quei pezzi dello Stato che non lo stanno aiutando a dovere decretando la fine della propria impresa edile. L’assessore Alberto Sabella, durante la conferenza stampa che ha decretato la nascita a Sciacca del gruppo finiano di “Fli”, aveva detto che la giunta si “era spostata troppo a sinistra.” Premesso che valori come l’antimafia, la giustizia, il rispetto della legge e della legalità non hanno colore politico, né simboli di partito, un’amministrazione comunale che si dice essere di “centro-sinistra” sarebbe dovuta essere presente in messa a questo evento. Invece niente, silenzio. Tornando al libro di Calasanzio, questa la descrizione che aveva redatto “Il Fatto Quotidiano”, il giornale di Padellaro e Travaglio e per il quale collabora anche Calasanzio.
“Come un cancro diffuso, illegalità e violazione delle leggi non sono prerogativa esclusiva dei politici nostrani. Un nutrito gruppo di colletti bianchi, manager d’azienda, amministratori delegati, costruttori, giornalisti, funzionari dello Stato e della Chiesa, dello spettacolo e dello sport li emula nei medesimi comportamenti. Benny Calasanzio, giovane giornalista free lance, raccoglie e documenta le più eclatanti vicende attuali, ponendo particolare attenzione ai procedimenti che riguardano le pericolose connivenze con Cosa Nostra. Uno spaccato desolante dell’Italia e della sua classe dirigente, denunciato con un’ormai rara passione civile in questi nostri tempi d’individualismo e rincorsa al potere a ogni costo.” (da “Il Fatto Quotidiano” del 24 Ottobre 2010).
L’orgoglio di una classe dirigente: tutti indagati e contenti.
Una foto di gruppo degli uomini e delle donne al timone di questa nazione, che nonostante siano indagati e sotto processo non mollano la presa e rimangono saldamente in sella, il più delle volte fortificati dalla solidarietà dei colleghi. Perché in questo caso la casta di appartenenza si chiude come una sorta di falange impenetrabile, che si autoassolve e si autoconserva.
Il libro di Benny Calasanzio è un piccolo horror con protagonisti politici e industriali. Un elenco di “diversamente onesti”, quelli per i quali tacere diventa colludere. Una storia con un finale già scritto: e vissero tutti indagati e contenti. Si potrebbe dire: “sotto processo e me ne vanto”. Politici, imprenditori, eminenze grigie: il “meglio” dell’Italia ha la fedina sporca.” Queste invece alcune delle parole scritte in merito da Marco Travaglio.
Una materia scottante insomma, uno spaccato della classe dirigente italiana desolante. “E’ un libro che ha la scadenza come lo yogurt” ha detto Calasanzio durante la presentazione. “Le indagini continuano, aumentano coloro sui quali aggravano denunce o condanne. Avrei potuto continuare a scriverlo. Evidentemente ci saranno altre nuove edizioni di Sotto Processo.”
Benny Calasanzio ha ampliato lo spettro d’indagine a tutta la classe dirigente italiana, raccontando le disavventure di magistrati, medici, imprenditori, senza ovviamente dimenticare i politici. Storie conosciute, altre meno. Un viaggio per capire, secondo l’ottica dell’autore naturalmente, “chi semu manu a nuddru” come si dice a Sciacca. Un quadro desolante anche della società civile che spesso non si arrabbia contro i disonesti, che non reagisce, che diventa indifferente. “Spesso votano o simpatizzano per chi li ha rovinati e così gli arresti, gli avvisi di garanzia, i rinvii a giudizio e le condanne fanno curriculum per la carriera politica, manageriale, imprenditoriale, dirigenziale.”
In Italia nessuno ormai più si dimetta una volta subite denunce o condanne. Il confronto con qualunque altra democrazia è imbarazzante e devastante. Barack Obama, appena insediato alla presidenza degli Stati Uniti, rinunciò a tre ministri appena designati nel suo primo governo: Tom Daschle, colpevole di un’evasione fiscale per 120 mila dollari (tasse non pagate per una vettura con autista messa a sua disposizione da una compagnia privata); Nancy Killefer (rea di non aver pagato per un anno e mezzo i contributi alla colf, peraltro poi versati successivamente); e Bill Richardson (oggetto di un’inchiesta per presunta corruzione).
“Viene quasi da sorridere. La gravità dei reati che hanno portato alla rinuncia da parte di Obama di questi tre ministri risultano quasi ridicoli al cospetto dei reati che hanno coloro che continuano a guidare questo nostro paese” dice Calasanzio.
Alla fine un barlume di speranza per il futuro. Cambiare si può ma soltanto attraverso una coraggiosa, puntuale e libera informazione. “Quando la gente riesce ad essere informata, capisce e quando capisce pensa a cambiare le cose. Servono a questo i libri di denuncia, serve a questo il mio libro, serve a questo il programma di Saviano, servono a questo le battaglie degli altri autori. Ed è proprio per questo, per evitare che qualcosa cambi, che fanno di tutto per ridurci al silenzio.”

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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