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sabato 16 ottobre 2010

Sicilia, Lombardo: che "Casini"

Scelti i nuovi assessori del Lombardo IV. Nessuna sorpresa nell’attribuzione delle deleghe. Intanto la scissione tra Udc e Pid formato dai dissidenti siciliani sta determinando importanti effetto domino e nuovi scenari a Palermo e a Roma. Ogni giorno la conta se la nuova maggioranza ha i numeri per continuare a governare


Gian Maria Sparma assessore al Territorio e Ambiente, Gaetano Armao, confermato, all'Economia, Massimo Russo, confermato, resta alla Salute, Pier Carmelo Russo, confermato, alle Infrastrutture, Elio D’Antrassi all'Agricoltura, Sebastiano Missineo ai Beni Culturali, il prefettoGiosuè Marino all'Energia, Caterina Chinnici, confermata, agli Enti Locali, Andrea Piraino al Welfare, Marco Venturi, confermato alle Attività Produttive, Mario Centorrino, confermato, all'Istruzione e Daniele Tranchida al Turismo.
E’ dunque questo il team di dodici assessore tecnici scelti dal governatore Raffaele Lombardo per affrontare la quarta fase del proprio mandato. Già, team. Perché di team si tratta poiché non si registra la presenza di alcun politico seppure ogni tecnico sia stato indicato dai partiti che hanno deciso di comporre la nuova maggioranza di Lombardo.
Mpa, Pd, Udc di Casini, Fli e Api, queste le componenti politiche del Lombardo Quater. Non si può non sottolineare come i figiani di Futuro e Libertà per l’Italia, che hanno indicato il nome di due assessori, in Sicilia si alleino col Pd mentre a Roma hanno deciso di continuare ad appoggiare il premier Berlusconi. Stesso discorso per Casini. Le ripercussioni delle scelte regionali e nazionali sulla politica locale sono evidenti con intere componenti pronte a passare con nonchalance dalla maggioranza all’opposizione e viceversa. Una volta c’erano le bandiere si dice spesso nel calcio. Oggi si cambia bandiera, nello sport così come nella politica, senza problemi. Nuove casacche, nuove poltrone, nuove promesse. Il presidente Lombardo dal canto suo ha ringraziato "tutte quelle forze politiche che lo sosterranno nell'azione riformatrice", ma anche gli assessori che hanno fatto parte delle varie giunte che hanno scandito la legislatura. "Speriamo di ampliare le fette di consenso all'interno di questa assemblea", dice Lombardo ai parlamentari siciliani. E prosegue con parole precise e mai a caso. "L'azione di governo è sempre stata ispirata dal portare avanti un'azione di risanamento e innovazione. Dobbiamo fare pulizia nei conti della Regione. Se ci attarderemo in questa azione di quadratura, rischio che vedo grande, si rischia un federalismo a due velocità tra Nord e Sud. Il governo della Regione è composto da dodici tecnici che risponderanno del loro lavoro a tutta l'Assemblea e a tutti i siciliani". Necessario, per poter valutare con criterio, passare dalle parole ai fatti. Ma su una cosa sembrano esserci pochi dubbi. Questo governo tecnico difficilmente sarà l’ultimo della gestione Lombardo. E’ complicato pensare che si possa arrivare così al nastro di traguardo. Prima o poi le componenti politiche, nel vero senso della parola, torneranno a chiedere spazio in giunta. Si ritornerà a valutare la consistenza della maggioranza e si proseguirà con la rigida conta numerica del tipo “chi è con me” e “chi è contro di me”. La Sicilia rischia la paralisi in tutti i settori produttivi se non si da continuità ad un progetto. Mutare dirigenti e assessori ogni tot mesi non permette né la risoluzione delle varie problematiche né da il tempo necessario ai tecnici per occuparsi pienamente dei compiti loro affidati.
L’aspetto forse più interessante del Lombardo quater è la scissione che ha determinato in seno al partito dell’Udc. Casini, a Roma, si mantiene all’opposizione e ha chiesto la testa di Berlusconi. Gli onorevoli scudocrociati siciliani invece, Cuffaro, Mannino, Ruvolo e altri, in Sicilia avevano chiesto la testa di Lombardo. Risultato: gli ex Udc siciliani continueranno ad appoggiare Berlusconi ed hanno fondato la componente politica “Popolari per l’Italia di domani” (Pid), presente tanto a Roma quanto a Palermo. Casini con i suoi fedelissimi, a Palermo si allea con Lombardo mentre in senato rimane contro Berlusconi. Per la cronaca, a proposito di ripercussioni locali, al comune di Agrigento, l’Udc di Casini ha perso tutti i suoi rappresentanti che sono passati in toto al Pid manniniano. Saverio Romano, ex segretario dell’Udc in Sicilia, non esita a parlare di "scissione" all'interno dell'Udc ed è molto critico con il governo Lombardo e con quanto sta avvenendo in Sicilia. "Da ciò che è avvenuto in Sicilia - sottolinea Mannino - si capisce quali siano le vere intenzioni di Casini a livello nazionale". Vorremmo che Casini tornasse sui suoi passi - conclude Mannino - e che annunciasse la nascita di un vero terzo polo: un vero centro che dialoghi con il centrodestra. La tradizione Dc non può finire (così come avvenne 16 anni fa) all'interno della sinistra. Noi dobbiamo difendere quella tradizione e preservarla da qualsiasi cosa possa metterla a rischio". "Non c'era altro da fare che uscire dall'Udc e formare nuovi gruppi all'Assemblea regionale e alla Camera. Questo nella prospettiva della costituzione del partito dei Popolari per l'Italia di domani (PID)". Questo invece secondo Rudy Maira che ha ufficializzato l'uscita di alcuni deputati regionali dal gruppo dell'Udc. Oltre a Rudy Maira, ormai ex capogruppo Udc, sono presenti nel Pid i deputati regionali Totò Cordaro, Pippo Gianni, Marianna Caronia, Nino Dina, Fausto Fagone. Hanno aderito al nuovo gruppo anche Orazio Ragusa e Totò Cascio. Il gruppo di parlamentari fa riferimento all'ex segretario siciliano Saverio Romano, al senatore Totò Cuffaro, e agli onorevoli Giuseppe Drago e Calogero Mannino, tutti in rotta con la linea del leader Pier Ferdinando Casini.
Per il Pid non c’è spazio per alcun dialogo. Si deve tornare alle urne in Sicilia.
Nel gruppo dell'Udc all’ARS, che era composto da 11 deputati, rimangono solo tre parlamentari: Mario Parlavecchio, Giovanni Ardizzone e Marco Forzose. Loro appoggeranno Lombardo.
Una vera e propria rivoluzione dunque con effetti a cascata, o domino che dir si voglia, a tutti i livelli. Per precisione non è che il Pd siciliano o gli stessi rutelliani stiano meglio. Dentro il partito democratico ci sono alcuni deputati, una minoranza, che non hanno gradito l’ingresso in maggioranza e non si riconoscono nelle decisioni assunte dal segretario regionale Lupo e dal capogruppo del pd all’Ars Antonello Cracolici. I rutelliani invece a Roma hanno perso adepti, pronti anche loro a non tradire il premier.
Tornando all’Udc Casini sulla nascita del Pid ha detto "ognuno può scegliere di andare dove vuole, l'importante che non si inventi delle scuse, la nostra linea è chiarissima, quella di centro, che è rimasta coerente rispetto alle sirene di destra e sinistra. Si vede che non tutti sono immuni alle sirene...".
Le scelte di Lombardo hanno spaccato l’intera classe politica. Il Pdl a Palermo resta all’opposizione, dura e netta. Di conseguenza, l’Mpa a Roma sosterrà Berlusconi o gli farà pagare il conto? "Noi siamo assolutamente contrari a un'operazione politica che serve solo a Lombardo e non ai siciliani. Si e' sostituita una maggioranza con un'altra. Il Lombardo quater, lo dicono i dati di fatti, e' un ribaltone". Questo attacco al neo esecutivo regionale siciliano, targato Raffaele Lombardo, è arrivato non da un ferreo oppositore del governatore, ma da un suo ex assessore, Titti Bufardeci, a cui nel suo terzo governo il leader del Mpa aveva affidato una delega di peso come quella alle Risorse agricole. Ieri assessore, oggi oppositore. Caos totale. Laboratorio politico o ribaltone? Portare avanti le riforme o mancare di rispetto agli elettori?
Intanto l’ancora neonato Pdl Sicilia sembrerebbe già sul punto di naufragare poiché Miccichè, Cimino e lo stesso Bufardeci si sono fatti promotori del Partito del popolo siciliano, una specie di contraltare della Lega Nord. Ancora tutto da capire quanto questo nuovo sodalizio possa essere libero o meno da vincoli berlusconiani.
La situazione è tuttora in itinere e risulta complicato andare dietro alla ridda continua di voci, comunicati, conferenze stampa, attacchi mediateci e passaggi perpetui da una componente all’altra.
Questa è la “nuova” politica che parla, attacca, si difende, si allea, si spacca o si accorda.
Da una poltrona all’altra però non c’è traccia dei veri problemi che attanagliano la gente e i settori produttivi siciliani e nazionali. Per quelli nessun partito si spaccherà mai in alcun sottogruppo.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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