Si allarga il fronte di coloro che non riescono più a bere le giustificazioni fumose della Girgenti Acque, società che gestisce l’approvvigionamento idrico in provincia di Agrigento.Troppi i disservizi, troppe le perdite idriche, troppi i giorni nei quali l’acqua non giunge in alcune zone delle città, troppi i dissesti che causano anche alle nostre strade ed all’asfalto.
In provincia di Agrigento però, non si ci muove ormai solamente “contro” la Girgenti Acque, ma “contro” la privatizzazione dell’acqua decisa con alcune leggi – vergogna dal governo nazionale.
Non sono mancate le mobilitazioni, le raccolte firme, le proteste da parte di tutti coloro che, ritenendo l’acqua un bene essenziale e di primaria importanza per il bene comune, non vogliono che venga mercificato e regolato dagli interessi di pochi.
A Sant’Angelo Muxaro prima, a San Biagio Platani poi ed infine a Menfi sono stati respinti in modo deciso ma pacifico i commissari regionali che avevano il compito di requisire le reti e consegnarle ala Girgenti Acque: sono infatti diversi i comuni che ancora non si sono consegnate alla società capendo subito l’andazzo che c’era. Noi a Sciacca naturalmente siamo stati i primi a dare tutto nonostante le immense risorse idriche del nostro territorio: insomma dovrebbero essere loro a pagare noi e non viceversa, invece ci troviamo nell’assurda situazione di dover pagare a caro prezzo la nostra acqua che, tra l’altro, “esportiamo” anche nei comuni limitrofi.
“Ricordiamo, scrive l’associazione L’AltraSciacca dalle pagine del proprio sito, quel 27 Maggio del 2008 a Sciacca quando le reti furono consegnate senza batter ciglio e, addirittura, col seguito di proclami entusiastici. Ribellarsi quando si ritiene che certe leggi non siano giuste e che non tutelino a sufficienza la collettività non significa essere “fuorilegge” ma significa “onorare il proprio mandato nei confronti dei propri cittadini”. Ma tant’è.
Nel frattempo a Menfi, il sindaco Michele Botta (Pdl) nei giorni scorsi ha indetto un importantissimo consiglio comunale aperto a tutti i cittadini e lo ha fatto svolgere all’aperto, ossia in piazza Vittorio Emanuele III. Hanno partecipato tantissimi sindaci dei comuni vicini tra cui quello di Sciacca, Vito Bono, che, lo scorso 7 novembre, aveva anche partecipato a Caltanissetta all’Assemblea Regionale del Coordinamento degli Enti Locali per l’Acqua Bene Comune segnando una svolta, seppur minima: il comune di Sciacca adesso si schiera apertamente al fianco degli altri 23 sindaci “ribelli” dei comuni più piccoli che vogliono la ripubblicizzazione dell’acqua.
E’ lecito attendersi molto di più in merito da Vito Bono poiché su questo tema si è incentrata la sua recente campagna elettorale, occorre prendere posizione, parlarne in consiglio comunale, coinvolgere cittadini ed associazioni e muoversi in maniera decisa all’interno dell’Ato.
Due sono i momenti più importanti che si avuti nelle ultime settimane. A Menfi durante la seduta del consiglio comunale aperto alcuni privati cittadini hanno riconsegnato al sindaco le proprie tessere elettorali al grido di: “se loro continueranno l’iter per la privatizzazione dell’acqua, noi non andremo più a votare”. La sortita è stata molto veemente ed il sindaco di Bivona Giovanni Panepinto, leader dei sindaci ribelli, non ha apprezzato molto il gesto facendo capire apertamente di non essere d’accordo.
L’altro episodio degno di rilievo sono le furiose dichiarazione del Presidente della Provincia di Agrigento nonché Presidente dell’Ato idrico Eugenio D’Orsi: “Entro un mese faremo quanto di nostra competenza per rescindere il contratto posto in essere con la Girgenti Acque. Adesso basta. Questi signori devono capire e sapere che, da oggi, l’atteggiamento del Presidente dell’Ato è cambiato. Basta con la comprensione, basta col dargli tempo. Devono rispettare il contratto se ne sono capaci. Se non lo sono che se ne vadano a casa.”
Dichiarazioni durissime. Certo appare improbabile smuovere la matassa della burocrazia contrattuale e legale in un mese ma se davvero si facessero seguire a queste parole i fatti nel giro di poco tempo potrebbe venire indetta una nuova gara d’appalto per la gestione delle risorse idriche provinciali. Ma sempre in regime di privatizzazione almeno per il momento. Anche perché da Roma il parlamento continua a legiferare in tal senso. Sulle leggi poste in essere in questi giorni ecco l’interessante opinione di Luigi Meconi, noto giurista. “L’attuale Governo sta ingannando i cittadini, facendogli credere di fare i loro interessi mentre di contro e per mezzo di un decreto legge ( art. 15 D.L. n. 135/2009 , spacciato per adeguamenti di carattere comunitario) , di fatto ci sta rubando il nostro diritto ad un bene indispensabile per la nostra vita come è l’acqua, regalandolo a pseudo Società per Azioni, conniventi e compiacenti, il cui ultimo fine è, e sarà, fare profitto sul cosidetto “OroBlu”, come viene oggi comunemente chiamata l’acqua . Nella stesura del D.L. 135/2009 hanno però commesso un errore che contrasta con il cosiddetto Federalismo fiscale, e uno stravolgimento dei dettami inseriti nella nostra Costituzione (articolo 117 del nuovo titolo V della Costituzione) a proposito delle competenze e funzioni dei Comuni nell’organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale , come il servizio idrico. Espropriando, come di fatto hanno espropriato con norme che hanno sottratto a Comuni e Province funzioni fondamentali sui propri servizi di interesse generale, gli Enti di cui “è costituita” (art. 114 Cost.) la stessa Repubblica, si pensa non ci stia sincero democratico che non avrebbe motivo per cui allarmarsi per quello che sta succedendo con la privatizzazione, da parte dello Stato, dei servizi pubblici locali. Se tutte le forze politiche di centro destra e di centro sinistra hanno detto si perché si proceda in tema di Federalismo fiscale, di quale mai “federalismo” parlano se i Comuni e le Province, privati di funzioni fondamentali in tema di servizi pubblici di interesse generale, si troveranno ad essere, rispetto ai propri cittadini e imprese, mere ombre di se stessi davanti a multi utilities spa, magari quotate in borsa, magari con a finanziatori fondi pensione ballerini per gli incerti della finanza globale? Non posso concludere senza aggiungere che il DDL Calderoli, in tema di istituti di partecipazione del cittadino, è molto carente. E non si capisce perché non si raccorda con gli istituti partecipativi di cittadini e parti sociali contenuti nell’articolo 4 della legge 15/2009 e decreto legislativo di attuazione che ha avuto il via libero dal Consiglio dei Ministri in questi giorni.”
Non sarà facile salvare l’acqua. Di quello che in merito decidono a Roma nessun telegiornale mai ne parlerà. L’acqua non fa audience. In compenso fa e farà profitto. Quindi silenzio, anzi: acqua in bocca.
Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"
martedì 24 novembre 2009
Salviamo l'Acqua
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