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venerdì 9 luglio 2010

Salvatore Borsellino: "Ecco com'è cambiata la mia vita dopo il 19 luglio 1992"

di Martina Miliani -

Parla tutto d’un fiato Salvatore Borsellino. E soprattutto ringrazia, per la possibilità che gli abbiamo dato...
...di raccontare questa storia: “Sa non sono molto bene accetto da certa stampa, mi hanno dato del sovversivo”.
Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, parla di stragi di Stato, di
equilibri politici e di agende rosse che scompaiono improvvisamente.
Parla di illusioni, ma anche della voglia di continuare a lottare per
ottenere la verità, su quella strage fa gli ha portato via il
fratello. Parla anche di speranza, Salvatore Borsellino: spera che la
morte di Paolo non sia stata vana.

Cos’è cambiato nella sua vita da quel 19 luglio?

“E’ cambiata molto la mia vita. Ma ho attraversato diverse fasi da
allora. Fino al ‘97, vedendo la reazione della società civile e
delloStato alla strage, nutrivo la fortissima speranza che la morte di
miofratello fosse almeno servita a cambiare le cose. Poi ho capito
cheera tutta un’illusione: spenta, la reazione della società civile,
fasulla, quella dello Stato. Ma dal 2004 ho ricominciato a
parlare:avevo la certezza che la strage di via d’Amelio non fosse una
strage di mafia ma una strage di Stato”.

Quindi cosa ha pensato quando sono arrivate le dichiarazioni di Spatuzza e Ciancimino?

“Ho nutrito una profonda gratitudine verso le procure di Caltanissetta,
Firenze e Palermo. E’ nata in me una profonda speranza nei
collaboratori di giustizia, ma soprattutto in quei magistrati che li
stanno ascoltando, che stanno procedendo senza paura nonostante le
intimidazioni del capo dell’esecutivo”.

Cosa si sa davvero di via D’Amelio?

“Ho letto molti libri di giornalisti che parlano della trattativa tra
mafia e Stato, che si è svolta durante il periodo delle stragi. Io sono
convinto che mio fratello sapesse della trattativa, e conoscendo Paolo
sicuramente si sarà messo di traverso. Inoltre sono sicuro che il primo
luglio del 1992 quell’incontro con Mancino c’è stato, nonostante lui
continui a negarlo. C’è scritto nell’agenda grigia di Paolo. Lo Stato
doveva eliminare l’ostacolo alla trattativa intavolata nel momento in
cui si stava attuando in Italia l’ennesimo processo, dirompente per
l’opinione pubblica, di cambiamento degli equilibri politici. E in
questi casi, a scatenarsi sono le stragi di Stato”.

Cos’è il popolo delle agende rosse?

“E’ un movimento spontaneo, del quale fanno parte anche Sonia Alfano,
la figlia di Beppe Alfano morto ammazzato dalla mafia, e Benny
Calasanzio, nipote di due imprenditori anche loro uccisi nell’arco di
sei mesi dalla criminaità organizzata, proprio nel periodo delle
stragi. Abbiamo iniziato a muoverci nelle scuole e tra la gente, per
sensibilizzare l’opinione pubblica alla piaga della criminalità
organizzata. Alcuni giovani che abbiamo incontrato, hanno deciso di
unirsi a noi. Sono giovani non politicizzati, un gruppo trasversale,
che ha deciso di lottare con noi per ottenere giustizia e verità. Il
nostro più grande sostegno va ai magistrati che si adoperano per
questo, nonostante le minacce da parte del governo. La prossima
manifestazione sarà il 17, 18 e 19 luglio. Cercheremo di impedire la
profanazione di via d’Amelio da parte di quei politici che con
ipocrisia vengono a deporre corone di fiori”.

Il 17 febbraio del 2009 la Corte di Cassazione si è pronunciata
sull’agenda rossa: non ci sono prove che Paolo Borsellino l’avesse con
sè quel giorno, e con molta probabilità è andata distrutta
nell’esplosione.

“L’agenda rossa è il simbolo di questo movimento, il simbolo di
giustizia e di verità. L’arrivo di questa sentenza è una pietra tombale
sulla giustizia.Non si è mai arrivati ad una fase dibattimentale di
questo processo. Delle foto provano che il colonnello Arcangioli aveva
con sè la borsa mio fratello, nei momenti successivi alla strage.
Agnese, la moglie di Paolo, ha testimoniato lei stessa di aver visto
mio fratello quel giorno prendere l’agenda rossa, dalla quale non si
separava mai. Ho chiesto che Agnese, e tutti i familiari di Paolo
venissero incriminati per aver mentito, o per aver fatto sparire
l’agenda, perchè noi saremmo stati gli unici a poterla avere. Ho
chiesto che venissimo processati, ma non è successo nulla”.

Giorgio Napolitano si è rammaricato delle ombre che, nonostante i
processi arrivati a sentenza, continuano a permanere sulla strage di
Ustica. Perchè secondo lei è così difficile arrivare alla verità in
Italia?

“Dietro queste stragi ci sono sempre pezzi deviati dello Stato che
occultano notizie, depistano. Ustica, il caso Moro, Piazza Fontana,
Piazza delle Logge. Non si arriva alla verità a causa di apparati di
disinformazione, che continuano a nasconderla”.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/29241/48/

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