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mercoledì 5 maggio 2010

Sicilia: strategie agricole

Per i siciliani il territorio è un valore. Il territorio è un valore da custodire. Forse è per questo motivo che tutti gli operatori del comparto agricolo non si vogliono arrendere ad una crisi che, da tempo, li sta mettendo in ginocchio. La Sicilia, una volta non a caso chiamata il granaio di Roma, col suo grano, i vigneti, gli uliveti, gli agrumeti potrebbe rappresentare il fiore all’occhiello dell’agricoltura nazionale, se non addirittura europea. Oggi molti prodotti sono contraddistinti dal marchio che ne certifica la qualità ma, in tempi di recessione economica, qualcuno sembra puntare più sulla quantità: così l’olio, il vino, le arance, il grano, tutto proviene dalla Tunisia, dal Marocco, dalla Spagna e dalla Grecia. Meno qualità, più risparmio e aziende siciliane al collasso.
A Sciacca, fermo restando che la crisi non nasce ieri ma ha radici ben più radicate nel tempo, l’assessore Piazza prima e l’assessore Fazio adesso si sono ritrovati a fare i conti con una situazione allarmante. Ogni livello della politica, comunale, provinciale, regionale e nazionale, ha le proprie competenze in materia: sicuramente a livello locale si potrebbe fare molto di più per quanto concerne la viabilità rurale ridotta oramai ad un colabrodo.
I dati del comparto agricolo sono preoccupanti e sembrano giustificare le continue proteste pacifiche portate avanti dagli operatori del settore, l’ultima delle quali a Palermo “Il Sicilia Agricoltura Day”, manifestazione molto riuscita ed apprezzata dallo stesso assessore regionale al settore Giambattista Bufardeci. E degli incontri erano poi seguiti a quel movimento di protesta tra Bufardeci e Michele Cimino al quale ha presenziato anche il consigliere comunale del Pdl Silvio Caracappa.
E’ un dato di fatto che il numero di aziende agricole in Sicilia al 2005 ammonta a 246.992 e fa registrare una diminuzione del 15,5% rispetto al 2000. Sono in aumento le aziende a conduzione mista, familiare ed extrafamiliare, mentre risulta esiguo il numero di aziende guidate da giovani. Il numero degli occupati in agricoltura nel 2005 è pari a 113 mila unità, in netta diminuzione rispetto al 2000 (135 mila unità).
Al livello di formazione professionale in agricoltura, la maggior parte dei conduttori agricoli possiede la licenza di scuola elementare sebbene la percentuale di conduttori laureati sul totale sia superiore in Sicilia rispetto all’Italia intera, il 4,8% rispetto al 3,4%. Da alcuni anni si avverte da parte delle imprese che operano in ambito rurale una diffusa incertezza e precarietà nei confronti di un mercato che si va delineando verso una maggiore competitività e concorrenza. Di conseguenza o per autodifesa, si è avviato un processo di diversificazione delle attività agricole, basti pensare agli agriturismo o all’incentivazione di attività turistiche, aspetti che comunque in Sicilia non hanno ancora espresso le reali potenzialità.
Alcune risposte alle esigenze del comparto sono già giunte dall’Unione Europea che tra il 2003 e il 2004 ha compiuto la riforma della Politica Agricola Comune (PAC). Attraverso la PAC si intende valorizzare il modello europeo di agricoltura, promuovendo il mercato e la multifunzionalità nelle aree rurali. In pratica l’impresa agricola oggi è chiamata a muoversi seguendo le dinamiche dei mercati ed i contesti istituzionali, territoriali, organizzativi per le filiere che rendono necessario per l’imprenditore agricolo sviluppare capacità di analisi economica, cultura d’impresa e forte attitudine manageriale.
La Sicilia insomma è ad una svolta, deve modernizzare il settore. Gli ambiti principali su cui sembra necessario intervenire riguardano la semplificazione amministrativa per la partecipazione a bandi e assegnazioni, la riorganizzazione della valutazione e della selezione delle proposte, la gestione informatizzata e il sistema di monitoraggio. L’amministrazione regionale quindi punta al consolidamento e all’estensione del partenariato istituzionale, economico e sociale. Con quali mezzi? Con quali provvedimenti? Quelli previsti dalla Strategia di Asse.
L’Asse 1 riguarda il miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale, migliorando quindi le capacità imprenditoriali, quelle tecnico professionali degli addetti e puntando al ringiovanimento del tessuto imprenditoriale. Per conseguire ciò la Regione ha individuato due obiettivi specifici: favorire la diffusione delle informazioni, delle conoscenze e migliorare le capacità imprenditoriali e professionali del settore; e favorire altresì il ringiovanimento del tessuto imprenditoriale. La Regione a tal fine proseguirà l’attività di sostegno ai nuovi insediamenti di giovani che devono proporre un piano di miglioramento aziendale che rappresenti un insieme coerente di interventi finanziabili dalle misure del PSR. Il “pacchetto giovani” consentirà di accedere agli aiuti per far fronte all’adattamento strutturale dell’azienda, all’adeguamento alle norme comunitarie e all’accesso ai mercati.
L’asse 2 riguarda il miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale sostenendo interventi volti a promuovere la tutela e la conservazione del paesaggio agroforestale, l’equilibrio territoriale e la diffusione di pratiche agricole e forestali sostenibili. Obiettivo salvaguardare i livelli di occupazione.
L’asse 3 parla di qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale al fine di creare e consolidare delle opportunità occupazionali. Si punta quindi sullo sviluppo dell’artigianato, sul turismo e sulla valorizzazione dei prodotti agroalimentari. Saranno previsti interventi di recupero e riqualificazione del patrimonio storico e culturale dei borghi e dei centri rurali e si cercherà di potenziare contestualmente le infrastrutture, i servizi locali e le innovazioni. Al giorno d’oggi quello che ci si aspetta dal mestiere dell’agricoltore è che si trasformi via via in una professione di sintesi, all’incrocio tra la produzione, la protezione della natura e la gestione del territorio. La reinvenzione del mestiere si deve fondare sul ridefinire lo status professionale dell’agricoltore, riconsiderare i fondamenti della solidarietà professionale e rinnovare l’etica dell’attività agricola al fine di permettere l’affermarsi di un settore multifunzionale, un settore che sappia costruire e sfruttare nuovi mercati e servizi.
L’asse 4 infine riguarda l’attuazione dell’approccio Leader, ossia il rafforzamento delle capacità progettuali e gestionali locali, e la valorizzazione delle risorse endogene dei territori.
Insomma tanto si può fare in merito al rilancio dell’agricoltura, alcune cose sono state fatte, altri provvedimenti sono in cantiere, per tutto il resto si attenderà l’approvazione del bilancio e della finanziaria regionale che da settimane è in discussioni all’ARS. Le risorse territoriali non mancano anche se il comparto appare molto deluso e sfiduciato. Come sempre il rilancio passa essenzialmente dai giovani e dalla nuove generazioni. Vedremo gli effetti che la strategia di asse e il cosiddetto “pacchetto giovani” saranno in grado di produrre sul territorio.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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