Professore Porrello quali sono state le tappe principali della sua lunga carriera giornalistica?
Io mi sento il decano dei giornalisti di Sciacca, credo di rappresentare tutti per la lunga esperienza e per i 50 anni di giornalismo che è la mia vita. Nonostante io ho 82 anni, sono ancora molto attivo e posso dare tanto sia al giornalismo che alla mia città. Ho fatto 28 anni di televisione, prima con TRS e adesso con RMK che ritengo la mia famiglia e che è formata da tanti bravi ragazzi. Sono stato 4 anni alla RAI di Palermo, ho collaborato con tante riviste, di una sono stato anche il direttore, si chiamava “Seschiera” ed era edita dalle Terme di Sciacca. Per 30 anni sono stato corrispondente de “La Sicilia” ma ho iniziato prima con “Sud Sport” di Catania e poi con “L’Ora” di Palermo. Al mio attivo ho anche 7 libri, scritti dall’86 al 2008 e conto di pubblicarne degli altri. Le idee e la voglia di fare non mi mancano. Nella mia vita ho fatto anche 40 anni di scuola, ho insegnato pure dentro al carcere.
Come si è evoluto nel tempo il modo di “fare il giornalista”?
Mi ricordo che noi abbiamo cominciato con i “fuori sacco” che erano delle lettere scritte a macchina, poi siamo passati alle telefonate che venivano trascritte dagli stenografi, negli ultimi anni ho usato anche i fax mentre adesso tutto funziona via computer, con internet e le e-mail. Nella mia lunga carriera mi sono occupato soprattutto di sport, come il calcio e le corse automobilistiche, ma anche di cronaca nera seguendo tantissimi processi alla Corte d’Assise di Sciacca. I casi che ho seguito e che ricordo di più sono: il sequestro Campisi, la frana a San Marco, il caso di 3 ragazzi uccisi e trovati morti all’interno del portabagagli di un’auto nei pressi della SS115 e l’omicidio Miraglia. Ho seguito tantissimi consigli comunali e conosciuto tutti gli ultimi sindaci.
Quali sono i sindaci di Sciacca che ricorda con più affetto?
Quelli ricordo maggiormente e con più piacere sono Pippo Craparo, Cucchiara, Ettore Bobbio e Di Paola.
Qual è un episodio della sua lunga carriera che le è rimasto impresso?
Mi ricordo sempre il “Premio della Bontà e del Coraggio Antonino Alagna”. Quel Premio l’ho inventato io prendendo spunto da un triste fatto di cronaca. Siamo negli anni ’70, Antonino Alagna si getta in acqua per cercare di salvare suo cugino che rischiava l’annegamento, senza pensarci due volte. Si accorge della scena un certo Rapisardi, faceva il muratore ricordo, anche lui si getta in acqua e riesce a salvare il cuginetto ma non Antonino Alagna che purtroppo muore. Quel fatto suscitò in me un emozione tale che creai quel Premio il quale ogni anno veniva attribuito a persone meritevoli e che si erano particolarmente distinte. Il Premio veniva sponsorizzato da “La Sicilia”, poi ebbe le collaborazioni con gli scout e con il Lions Club. A premiare venivano prefetti, vescovi, gente di una certa importanza. Quanti ricordi!
Perché non ha mai pensato di intraprendere la carriera politica?
Alle persone alle quali io volevo bene sconsigliavo di entrare in politica, quindi non potevo farlo io. Non l’ho mai fatto perché la politica non è mai stata confacente al mio carattere. Ricordo che per anni ho assistito a dibattiti consiliari con l’aula piena zeppa di fumo. Adesso per fortuna non fanno più fumare dentro l’aula. Non ho mai voluto fare politica attiva, ho mantenuto sempre il distacco dai partiti per avere la mia indipendenza. E sinceramente nessuno comunque mi ha mai proposto di ricoprire incarichi pubblici. Il giornalismo deve amare la verità e l’obbiettività ma per fare questo occorre restare liberi. E’ chiaro poi che nel mondo del giornalismo non tutti la pensano come me, ci sono i giornalisti veri e quelli “venduti”, ossia non liberi come Fede, Feltri o come alcuni giornalisti di Rai3. I giornalisti che ho amato ed apprezzato di più sono stati Biagi, Montanelli, Gervaso, Giorgio Bocca anche se lui è un po’ schierato. Mentre tra quelli sportivi Cannavò, Roghi, Gianni Brera. A proposito di sport e di calcio invece, ricordo con tristezza la tragedia del “Grande Torino” schientatosi con l’aereo sulla collina di Superga. Quel Torino io l’avevo visto giocare a Palermo in una partita terminata 2 a 2. Ricordo che le partite cominciavano alle 14,30 ma noi alle 10,30 eravamo già al campo a “prendere posto”.
Cosa manca a Sciacca per diventare polo turistico al pari di Taormina, Cefalù o Giardini Naxos?
A Sciacca manca soprattutto la mentalità, sia civica che amministrativa. Noi abbiamo tutti i presupposti per diventarlo ma non siamo ricettivi, non siamo appetibili alla clientela, mancano strade degne, bagni pubblici, cestini dove gettare via le carte, occorre sapere le lingue sia nei negozi che, per esempio, in ruoli strategici come può essere quello dei vigili urbani. Mancano i trasporti. Insomma mancano tante piccole ma importanti cose.
Lei ama molto il teatro e la poesia. Perché il famoso Teatro Rossi venne demolito?
Il Teatro Rossi era di proprietà privata, doveva essere ristrutturato, la proprietà non aveva i soldi per farlo ed il Comune non volle acquistarlo. Così pensarono male di demolirlo. Al suo posto costruirono la pensilina per una ipotetica stazione degli autobus che volevano creare in quella zona: dopo pochi anni la pensilina crollò e siamo rimasti sia senza il Teatro Rossi che senza la stazione bus. Ma a proposito di edifici storici, che ne dite del Palazzo Valentino che si trova in via Vittorio Emanuele? Era stato acquistato da un privato che non ci ha fatto niente, sta cadendo a pezzi, il Comune non intende acquistarlo. Io ci sono entrato, all’interno è bellissimo, ci sono dipinti splendidi forse di Mariano Rossi, saloni grandissimi. Tutto abbandonato. E che dire del vecchio ospedale di via Figuli? Oppure del complesso Santa Margherita? Questi sono scandali! Sciacca continua a pagare la mancanza di un PRG che avrebbe dato ordine edilizio alla città, al posto di erigere palazzoni. Ricordo che qualche anno fa la costruzione di una casa di 4 piani avrebbe occultato uno dei panorami più belli della città, quello all’angolo di piazza Scandaliato, accanto al bar. La commissione edilizia aveva approvato il progetto al privato, fu poi il Comune a pagare quel privato per “pregarlo” di non erigere nulla e fare un piano anziché quattro. La commissione edilizia spesso ha approvato degli obbrobri. La verità è che a Sciacca il PRG non lo vuole proprio nessuno, così tutti potranno continuare a pescare nel torbido.
E’ vero che qualcuno voleva trasformare anni fa la piazza Scandaliato in un mega parcheggio?
Certo. Due diverse amministrazioni volevano farlo, li fermarono i cittadini e le opinioni dei giornalisti. Ma a Sciacca non mancano nemmeno altri scandali, penso per esempio ai due alberghi siti a San Calogero chiusi da 30 anni. Oppure penso al museo Antiquarium anch’esso chiuso e che adesso la Regione vuole vendere a dei privati, compresi tutti i suoi inestimabili reperti. In questo modo la città di Sciacca vuole diventare il terzo polo turistico siciliano vendendo i suoi angoli più belli?
Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"
martedì 13 aprile 2010
"Sciacca ha Tutto. Fuorchè la mentalità turistica". Intervista al giornalista Enzo Porrello
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