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lunedì 31 marzo 2008

Sulla Demagogia




Questa è la definizione tecnica di Demagogia, un argomento alquanto attuale, specie in questi giorni di campagna elettorale. Ma si può scavare ancora più a fondo.


(Gianni Pardo)


E ancora:


(Gianni Pardo)


Allargando e inserendo, invece, il concetto di Demagogia (ed evidentemente anche di Democrazia) alla Rete, ad Internet, quindi ai canali di comunicazione più moderni....





Le cose da dire e segnalare sul concetto di Demagogia sono innumerevoli così come la bibliografia esistente su questo argomento. Qua ho voluto solamente tracciarne un breve e moderno quadro per informare e trattare del problema, poichè di problema si tratta. Subiamo a volte in modo così passivo tutto quello che ci circonda da non comprendere che esprimere la libertà e subirla sono cose totalmente ed essenzialmente diverse. Sta alla coscienza di ognuno di noi capire che abbiamo una coscienza viva e vivente, in grado di osservare la realtà e interpretarla attraverso la nostra testa. Occorre vivere su un palcoscenico difficile e duro dove ognuno di noi deve essere contemporaneamente marionetta e mastroburattinaio, un paese entra in crisi quando le prime sono in numero esponenzialmente maggiore rispetto ai secondi. Abbiamo un dovere nei confronti di noi stessi: vivere, non subire la vita.


"Vivere è la cosa più difficile del mondo. Molta gente esiste. Ecco tutto." (Oscar Wilde)

1 commento:

Calogero Parlapiano ha detto...

Cari utenti in merito a questo post "Sulla Demagogia" non so perchè ma parti del post sono state tagliate. Provo a reinserirle qua dentro, nella categoria "Commenti".

Inizio post:

"Demagogia è un termine di origine greca (composto di demos, "popolo", e ago, "conduco / trascino") che indica un comportamento politico incline ad assecondare le aspettative della gente, sulla base della percezione delle loro necessità. Di frequente uso nel dizionario politico, con accezione dispregiativa indica il comportamento di colui che utilizza frasi retoriche ed esprime promesse inconsistenti per accaparrarsi il favore dell'elettorato, facendo spesso leva su sentimenti irrazionali, ed alimentando la paura o l'odio nei confronti del nemico o dell'avversario politico. In altri termini, la demagogia è l'attività del politico che, in vista del proprio favore, spinge il popolo a fare qualcosa contro il suo stesso interesse, sviando la percezione delle necessità reali.
Platone come anche Aristotele indicavano la demagogia come una forma di governo che deriva dalla degenerazione della democrazia e che sarebbe preludio della tirannide o dell'anarchia"

Questa è la..... (sul post)

"Demagogia significa più o meno spingere il popolo a fare qualco-sa: e questo a sua volta significa che è impossibile distinguerla dalla democrazia. Quando il popolo stesso decide qualcosa, si è in democrazia. Anche se per ipotesi il demagogo lo ha spinto su una via rovinosa questo nulla toglie al fatto che infine è il popolo stesso che ha deciso. La democrazia è tale anche quando commette errori.
Tentando tuttavia lo stesso di distinguere la democra-zia dalla demagogia, si potrebbe proporre una definizione: la demagogia è l'attività del politico che, nel proprio interes-se, spinge coscientemente il popolo a fare qualcosa contro il suo interes-se. Gli elementi caratterizzanti sarebbero dunque la malafede del politico e il danno per il popolo." (Gianni Pardo 1)

E ancora: (sul post)

"Per quanto riguarda la demagogia, la sua importanza in un paese non dipende dai cattivi politici, dipende dal popolo. Se c'è modo d'avere un facile successo, anche danneggiando il paese, i politici senza scrupoli non mancheranno mai. L’indifferenza degli ambiziosi al bene comune, ogni volta che entra in conflitto col loro personale interesse, è un dato che va considerato costante. L'unico possibile argine alla demagogia, bisogna ripeterlo, è il livello di civiltà non dei governanti ma dei governati. Se coloro che rischiano di pagare per gli errori suggeriti dai demagoghi sono cittadini colti e maturi, ben pochi si azzarderanno ad essere grossolani capipopolo: rischierebbero la squalifica. Al contrario, in un paese primitivo e incolto, il demagogo ha facile presa. Può promettere anche la Luna, visto che parla ad una maggioranza che non sa a che distanza essa sia. Addirittura, ha il dovere di prometterla, visto che, se non lo facesse lui, lo farebbe un altro, vincendo le elezioni" (Gianni Pardo 2)

Collegando ed inserendo, invece, il concetto di Demagogia alla Rete... (sul post)

"La rete è democratica o demagogica? Michele Serra pone questa domanda retorica nella rubrica L’Amaca pubblicata quotidianamente su la Repubblica.

Credo sia giusto soffermarsi sulle sue riflessioni perché frutto del pensiero di uno scrittore, autore televisivo e opinionista in grado di mettere a nudo con disincantata ironia le contraddizioni del nostro tempo.

“Da quel semi-analfabeta tecnologico che sono, continuo a chiedermi perché pubblicare su Internet qualunque porcheria sia (di fatto) lecito, mentre lo stesso genere di materiale non trova sbocco sugli altri media… non servono cursus professionali, o raccomandazioni di parenti e amici: cosa che rende la faccenda assai democratica, ma anche alla mercè di qualunque idiota e farabutto.” (Michele Serra, la Repubblica 11 aprile 2007)

Senza giri di parole va subito raccomandato di non sottovalutare la valenza nazional-popolare della tv e la sua carica impressionante di volgarità. Nell’ultimo Grande Fratello, per esempio, il bullismo viene offerto come spettacolo esercitato contro un quarantenne, ribattezzato Orsacchio dalla Gialappa, colpevole di essere il più vecchio del gruppo. L’emulazione e la vanteria dei giovani trova uno sfogo passivo nella tv e uno attivo su Internet. In entrambi i casi vengono sfruttati malessere e ignoranza per fare audience e accessi.

Massimo Gramellini scrive: “Il deserto morale che scorre sul computer non nasce lì dentro, ma dalla vita reale. Volgarità, arroganza e vuoto interiore esisterebbero anche se la Rete smettesse di diffonderli. Sarebbe solo più difficile avere cognizione della portata del fenomeno, che per tradursi in notizia avrebbe bisogno di un dramma, come nel suicidio dell’adolescente sfottuto dai compagni.” (Massimo Gramellini, La Stampa 12 aprile 2007)

Esiste un malessere evidente nella vita reale ma, da bravo giornalista, Gramellini non può sparare a zero contro ogni forma di censura quasi che i media non avessero peso nell’educazione e nella cultura dei giovani. Come ha scritto Serra prima di lui, accusare di essere dei censori chi vuole mettere severi controlli sui maggiori gestori (Google, YouTube, ad esempio) vale quanto incolpare di repressione un poliziotto che sventa una rapina.

La disputa non deve svolgersi solo sul terreno morale, ma soprattutto su un piano pratico.
Lo spettatore che divora cinema e tv spazzatura diventa inevitabilmente un potenziale produttore di multimedialità fecale. Possiamo senza dubbio affermare che si diventa ciò che si mangia.

Il problema deve essere affrontato investendo intelligenza e denaro su una corretta educazione alimentare senza trascurare nel frattempo di porre un limite o chiudere, se fosse necessario, l’attività di chi si arricchisce vendendo veleno.
La censura, da sola, limita la democrazia. La libertà, senza cuore e idee, la trasforma in demagogia.

In realtà sappiamo che quest’ultimo processo è già in atto e tutti i media si prestano senza problemi a qualsiasi campagna demagogica in occasione delle consultazioni elettorali. La nostra democrazia è costantemente a rischio e fortemente limitata nelle sue potenzialità.

Internet pare abbia avuto il merito di rendere trasparente la scuola. Possiamo vedere l’inconfessabile caos che devasta i rapporti interpersonali, l’alienazione degli adulti, il bullismo e le molestie sessuali. Un incredibile amplificazione mediatica ci mostra, però, solo la realtà che fa notizia e sa attirare spettatori, utenti, ascoltatori, lettori e pubblicità.

L’uso costruttivo dei media, nonché i messaggi positivi che vengono dai giovani impegnati in rivoluzionari percorsi educativi, vengono sistematicamente occultati. Opinionisti e professori già parlano di giovani senza memoria che non vedono il futuro, di scuola decapitata e chiedono il ritorno a un’età dell’oro in cui disciplina e ordine vanno curati a scapito della creatività.

Oltre alla spazzatura di cui ha scritto Michele Serra adesso c’è da preoccuparsi anche di chi non conosce i new media e tanto meno le potenzialità umane e l’intelligenza delle nuove generazioni. Bisogna ricordare che i mezzi di comunicazione tradizionali sono gestiti da adulti e così i siti che pubblicano oscenità. La scuola è incapace di rinnovarsi per mancanza di adeguati investimenti e per l’assenza di un progetto culturale adeguato ai tempi. Di tutto ciò i minori non hanno nessuna colpa.

Se manca un codice etico e un sistema ferreo di sanzioni contro chi crea una rete di interessi attorno a Internet con la scusa del suo potenziale democratico deve puntare l’indice da un’altra parte.

I media sono gestiti dagli adulti e non dai giovani. La scuola è vecchia e non prevede un programma di alfabetizzazione ai media. Bisogna intervenire con decisione trattando siti, portali e tutto ciò che si trova in Internet con gli stessi criteri di responsabilità che ispirano la legge sulla stampa. Deve sempre essere individuabile un responsabile per fare rispettare la privacy, il diritto d’autore e il codice deontologico riconosciuto dai giornalisti e da chi fa informazione.

I minori, a scuola, devono studiare i media, conoscerne il linguaggio e la tecnica di comunicazione sia per comprendere meglio la complessità della società contemporanea sia per appropriarsi concretamente del diritto all’espressione e alla creatività. La Rete è demagogica quanto la politica, i media e la scuola. La democrazia i giovani devono conquistarsela con l’aiuto degli adulti che non possono permettersi di rinunciare nei loro confronti al proprio senso di responsabilità."

...Conclusioni sul post pubblicato.

(Scusate ma il problema non è dipeso dal mio volere).